Mi chiamo Angela, parte III e ultima
di
Angela45
genere
prime esperienze
Quando mi svegliai, Ale era già alzato e stava trafficando sul suo portatile accanto alla vetrata. Fuori una leggera pioggerellina bagnava il vetro e dava a Hyde Park quell’ aria un po’ triste, ma altrettanto affascinante di una tipica giornata inverale inglese. Mentre mi stiracchiavo, a pancia in giù sul letto, pensavo tra me e me che era domenica, l’ ultimo giorno, e cercavo di immaginare cosa mi avrebbe chiesto di fare per lui. Lui si accorse che mi ero svegliata e si avvicinò al letto. Anch’ egli era nudo. Venne sul letto e spostò la trapunta per scoprirmi. Rimani così, mi disse, e si chinò per baciarmi i glutei. Sentii le sue labbra, e poi la sua lingua e infine le sue mani a stringermi le natiche. Proseguì con baci e lingua su per la schiena, lentamente, dolce, zigzagando, fino al collo, sussurrandomi …. sei uno spettacolo! Fu a quel punto che iniziai a percepire il suo cazzo sulle mie natiche, si abbassò col bacino per farlo premere sulla mia pelle. Lo posizionò nel taglio tra i glutei e prese a muoversi lentamente, una spagnola con i glutei, mentre sentivo il suo respiro sul collo. Una sua mano prese a toccarmi, calda si muoveva lungo un mio fianco, su, lentamente. Io mi ruotai leggermente per permettergli di afferrarmi un seno da dietro, cosa che lui fece e trovò il mio capezzolo turgido. Ci giocò ed agguantò il mio seno anche se la sua mano, seppur grande, non riusciva a contenerlo tutto. Girati, mi disse, e io obbedii, girandomi lentamente. Già mentre mi giravo, i suoi occhi si abbassarono sul mio seno e, dopo averli guardati qualche istante, si chinò per baciarmi sulla bocca, mentre con una mano continuava a palparmi una tetta. Scese con la lingua sul collo e poi sul seno, giocando prima su un capezzolo e poi sull’ altro. Mi piaceva come mi stava coccolando e non nascondevo il mio piacere con gemiti e muovendo il mio corpo. Lui scese ancora e io lasciai apposta le cosce socchiuse. Sapevo dove stava andando, e lo volevo, ma volevo sentirmelo chiedere, ordinare. Senza parlare questa volta, usò le sua mani per indurmi ad aprire le cosce ed io opposi quella minima resistenza per rendere più piacevole il gioco. Sentii la sua lingua sulla mia passera, sulle labbra, sul clitoride, poi mi sentii mordicchiare e poi iniziò a lavorare con la lingua che fece crescere l’ intensità dei miei gemiti e i movimenti incontrollati del mio bacino. Muovevo e sollevavo il bacino, presa dal piacere, e avvolgevo le mie cosce attorno alla sua testa per non farlo scappare fino a esplodere in urla di piacere. A quel punto lui si sollevò, aveva ancora una mega erezione e pensavo che mi avrebbe penetrata. Invece, si mise a cavallo sul mio busto, e lo posizionò tra le mie tette per una spagnola tradizionale. Mi prese le mani e mi indusse a usarle per stringere le mie tette sul suo cazzone. Prese a muoversi, per scoparmi le tette; io vedevo la sua cappella apparire e scomparire e dopo un po’ me la ritrovai in bocca a succhiarla e leccarla. La posizione non proprio comodissima, ma mi piaceva che fosse sempre lui a comandare.
Si fermò, si alzò dal letto e mi prese per mano per tirarmi fuori dal letto. Tutto il tempo, i suoi occhi su me, a penetrarmi e palparmi, mi mise spalle al muro e mi baciò, indirizzando subito una mano tra le mie cosce. Io lo abbracciai, ricambiai il bacio e sentii le voglie della mia passera riaccendersi. Mi portò nel salottino, si sedette e mi disse …. lasciati guardare un attimo. Io mi girai su me stessa, lentamente, offrendo il mio corpo ai suoi occhi affamati, e quando fui nuovamente di fronte a lui, vidi le sue dita farmi cenno di andargli sopra. Mi stava chiedendo di comandare io per un po’. Mi chinai, sempre in pedi, per baciarlo sulla bocca, sentii le sue mani che mi afferrarono i seni a penzoloni. Poi, mi misi a cavallo su lui, prendendo il suo arnese in mano e portandolo all’ ingresso della mia passera. Mi calai per lasciarmi penetrare, fino in fondo, e presi a muovermi, lentamente, sinuosamente mentre lui mi sorreggeva i seni. Le sue mani poi andarono sui miei fianchi e mi afferrarono i glutei, stringendoli forte, tirandomi verso di lui per poter mordere le mie tette. Presi le sue mani e gliele misi dietro la testa, sulla testiera del divano, tenendole ferme come fosse ammanettato e presi a muovermi con più ritmo, sempre più veloce fino a che non ce la fece più ed esplose dentro di me. Continuai a muovermi, mentre il suo cazzo pulsava dentro di me, fino a fargli spruzzare tutto quello che aveva.
La sua testa cadde all’ indietro mentre godeva, le sue mani aggrappate alle mie tette e quando si riprese mi guardò e mi disse …. wow …. sei favolosa …. da guardare, da toccare e da scopare. Ho sete, aggiunse, portami qualcosa da bere. Mi alzai, prima che potessi allontanarmi, mi afferrò i glutei e ne morse uno. Poi mi lasciò andare con una sculacciata. Gli portai del succo di frutta e glielo porsi e mentre stavo per sedermi con lui mi disse, no, non qui, ma là su quella poltrona (messa a 90 gradi rispetto al divano). Mi sedetti e mi disse … tienile un po’ aperte, riferendosi alle mie cosce, lasciati guardare.
Avevamo fatto un po’ tardi a godere e l’ addetta alle pulizie premeva per rifare la nostra stanza. Era domenica e voleva finire presto, probabilmente. Ci facemmo una doccia assieme, veloce veloce, anche se mi sa che lui aveva una gran voglia di toccarmi ancora, e dopo esserci vestiti, uscimmo a girar per la capitale inglese.
Tornammo in camera alla stessa ora del giorno precedente, ma questa volta avevamo poche ore a disposizione. Il volo di ritorno sarebbe decollato alle 6 del mattino e quindi non c’era molto tempo per avermi a sua disposizione e per riposare un po’. Rovistando nel mio trolley mi disse, queste cose non le abbiamo ancora provate. Tirò fuori una mini bianca (una mini così mini, attillata, che io uso solo per giocare e con la quale non vado certo in giro, nemmeno nella calda Palermo) e un top anch’ esso bianco e molto attillato. Non mi diede altro, per cui io capii che avrei dovuto indossare la mini senza intimo, mentre il top era chiaro che andava da solo.
Volle che mi cambiassi davanti a lui, dandogli le spalle però. Così lui si mise sulla poltrona, non prima di essersi munito di un bicchierino con dell’ alcol da gustare durante lo spettacolo, ed io davanti a lui, dandogli le spalle. Si premurò che non fossi di fronte alla vetrata (che comunque era specchiata di fuori), perché mi voleva proprio di spalle e non voleva sbirciare il davanti riflesso da qualche parte. Mi tolsi dapprima il maglione a collo alto e poi gli stivaletti e successivamente i pantaloni e le calze. Che bona che sei, mi disse, appena rimasi coperta solo dal completino intimo nero, perizoma e reggiseno con bretelle. Essere guardata, ammirata, così, senza avere un contatto visivo con il mio ammiratore, mi piaceva e mi stava facendo venire voglia. Continuai, togliendo il reggiseno. Il mio seno sborda un po’ ai fianchi, quindi sicuramente lui ne vide una parte. Mi tolsi poi il perizoma e lui mi disse …. ferma così, un attimo, non avere fretta. Mi guardò per qualche istante, come se dovesse fare una qualche valutazione sul mio fisico e poi mi disse che potevo continuare. Mi infilai la mini e successivamente il top, che lasciava fuori il mio ombelico. Quando fui di nuovo, per modo di dire, vestita, sentii che si alzò dalla poltrona e si avvicinò, mi mise le mani sul culo e mi baciò sul collo. Sei uno spettacolo, disse, e mi cinse dapprima sulla pancia, poi salì con le mani sul top e poi mise le mani dentro a palpare direttamente le mie tette. Ti voglio, disse, e mi portò verso la scrivania, dove mi piegò a 90 gradi, si slacciò i pantaloni e lo infilò nella mia passera, senza aver neanche il bisogno di sollevare la gonna tanto era corta. Prese a sbattermi, con vigore, quasi violenza, ma assieme a lui godevo anche io e dopo un po’ di spinte, venne dentro di me, gemendo forte.
Durante il volo di ritorno, mi disse che era stato benissimo, che gli piaceva un sacco il mio corpo e che aveva molto apprezzato stare con me. Siamo rimasti amici, ma non abbiamo mai più fatto sesso assieme.
[Mi scuso con gli estimatori dei dettagli dettagliatissimi se alla fine sono andata un po’ veloce, ma la storia stava diventano sin troppo lunga]
Si fermò, si alzò dal letto e mi prese per mano per tirarmi fuori dal letto. Tutto il tempo, i suoi occhi su me, a penetrarmi e palparmi, mi mise spalle al muro e mi baciò, indirizzando subito una mano tra le mie cosce. Io lo abbracciai, ricambiai il bacio e sentii le voglie della mia passera riaccendersi. Mi portò nel salottino, si sedette e mi disse …. lasciati guardare un attimo. Io mi girai su me stessa, lentamente, offrendo il mio corpo ai suoi occhi affamati, e quando fui nuovamente di fronte a lui, vidi le sue dita farmi cenno di andargli sopra. Mi stava chiedendo di comandare io per un po’. Mi chinai, sempre in pedi, per baciarlo sulla bocca, sentii le sue mani che mi afferrarono i seni a penzoloni. Poi, mi misi a cavallo su lui, prendendo il suo arnese in mano e portandolo all’ ingresso della mia passera. Mi calai per lasciarmi penetrare, fino in fondo, e presi a muovermi, lentamente, sinuosamente mentre lui mi sorreggeva i seni. Le sue mani poi andarono sui miei fianchi e mi afferrarono i glutei, stringendoli forte, tirandomi verso di lui per poter mordere le mie tette. Presi le sue mani e gliele misi dietro la testa, sulla testiera del divano, tenendole ferme come fosse ammanettato e presi a muovermi con più ritmo, sempre più veloce fino a che non ce la fece più ed esplose dentro di me. Continuai a muovermi, mentre il suo cazzo pulsava dentro di me, fino a fargli spruzzare tutto quello che aveva.
La sua testa cadde all’ indietro mentre godeva, le sue mani aggrappate alle mie tette e quando si riprese mi guardò e mi disse …. wow …. sei favolosa …. da guardare, da toccare e da scopare. Ho sete, aggiunse, portami qualcosa da bere. Mi alzai, prima che potessi allontanarmi, mi afferrò i glutei e ne morse uno. Poi mi lasciò andare con una sculacciata. Gli portai del succo di frutta e glielo porsi e mentre stavo per sedermi con lui mi disse, no, non qui, ma là su quella poltrona (messa a 90 gradi rispetto al divano). Mi sedetti e mi disse … tienile un po’ aperte, riferendosi alle mie cosce, lasciati guardare.
Avevamo fatto un po’ tardi a godere e l’ addetta alle pulizie premeva per rifare la nostra stanza. Era domenica e voleva finire presto, probabilmente. Ci facemmo una doccia assieme, veloce veloce, anche se mi sa che lui aveva una gran voglia di toccarmi ancora, e dopo esserci vestiti, uscimmo a girar per la capitale inglese.
Tornammo in camera alla stessa ora del giorno precedente, ma questa volta avevamo poche ore a disposizione. Il volo di ritorno sarebbe decollato alle 6 del mattino e quindi non c’era molto tempo per avermi a sua disposizione e per riposare un po’. Rovistando nel mio trolley mi disse, queste cose non le abbiamo ancora provate. Tirò fuori una mini bianca (una mini così mini, attillata, che io uso solo per giocare e con la quale non vado certo in giro, nemmeno nella calda Palermo) e un top anch’ esso bianco e molto attillato. Non mi diede altro, per cui io capii che avrei dovuto indossare la mini senza intimo, mentre il top era chiaro che andava da solo.
Volle che mi cambiassi davanti a lui, dandogli le spalle però. Così lui si mise sulla poltrona, non prima di essersi munito di un bicchierino con dell’ alcol da gustare durante lo spettacolo, ed io davanti a lui, dandogli le spalle. Si premurò che non fossi di fronte alla vetrata (che comunque era specchiata di fuori), perché mi voleva proprio di spalle e non voleva sbirciare il davanti riflesso da qualche parte. Mi tolsi dapprima il maglione a collo alto e poi gli stivaletti e successivamente i pantaloni e le calze. Che bona che sei, mi disse, appena rimasi coperta solo dal completino intimo nero, perizoma e reggiseno con bretelle. Essere guardata, ammirata, così, senza avere un contatto visivo con il mio ammiratore, mi piaceva e mi stava facendo venire voglia. Continuai, togliendo il reggiseno. Il mio seno sborda un po’ ai fianchi, quindi sicuramente lui ne vide una parte. Mi tolsi poi il perizoma e lui mi disse …. ferma così, un attimo, non avere fretta. Mi guardò per qualche istante, come se dovesse fare una qualche valutazione sul mio fisico e poi mi disse che potevo continuare. Mi infilai la mini e successivamente il top, che lasciava fuori il mio ombelico. Quando fui di nuovo, per modo di dire, vestita, sentii che si alzò dalla poltrona e si avvicinò, mi mise le mani sul culo e mi baciò sul collo. Sei uno spettacolo, disse, e mi cinse dapprima sulla pancia, poi salì con le mani sul top e poi mise le mani dentro a palpare direttamente le mie tette. Ti voglio, disse, e mi portò verso la scrivania, dove mi piegò a 90 gradi, si slacciò i pantaloni e lo infilò nella mia passera, senza aver neanche il bisogno di sollevare la gonna tanto era corta. Prese a sbattermi, con vigore, quasi violenza, ma assieme a lui godevo anche io e dopo un po’ di spinte, venne dentro di me, gemendo forte.
Durante il volo di ritorno, mi disse che era stato benissimo, che gli piaceva un sacco il mio corpo e che aveva molto apprezzato stare con me. Siamo rimasti amici, ma non abbiamo mai più fatto sesso assieme.
[Mi scuso con gli estimatori dei dettagli dettagliatissimi se alla fine sono andata un po’ veloce, ma la storia stava diventano sin troppo lunga]
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