Finalmente, di nuovo a teatro

di
genere
etero

Chiara è felice. Una delle cose che le sono mancate di più in questo periodo era il teatro, ma finalmente stasera le cose sarebbero tornate alla normalità.
Per l’occasione ha scelto un lungo vestito rosso che le lascia scoperte le spalle e sostiene il suo seno e, per non sentire troppo il freddo autunnale, una stola a coprire le spalle.
Appena arrivata a teatro si sente subito invadere dalla bellezza del posto: pur conoscendolo bene, ogni volta è come fosse la prima. Inizia quindi a far vagare lo sguardo tra i candelabri, ora ammodernati in lampadari, che irradiano la loro calda luce gialla sugli arabeschi che abili artigiani avevano impresso nelle opere architettoniche che la circondano.
Chiara inizia ad emozionarsi e gli occhi sono quasi umidi nel sentirsi di nuovo viva nel luogo che tanta magia riesce a trasmetterle. Inizia quindi a spostarsi nell’ampio salone che accoglie il pubblico assaporando ogni minima cosa: il chicchiericcio sommesso del pubblico che prende posto, i profumi che arrivano dal bistrot, la sensazione tattile del cordone di velluto che delimita il percorso di accesso alle varie postazioni.

Chiara si stava beando di tutte queste emozioni, quando piccolo colpo sulla spalla la riporta alla realtà:
“Mi scusi Signorina, posso vedere il biglietto?”
Era la maschera di sala che stava chiedendole l’accredito per lo spettacolo che di lì a poco sarebbe iniziato. Per quella sera, Chiara non aveva badato a spese: per la grande riapertura, si era regalata un posto in un palchetto privato che, complici anche le norme di distanziamento sociale, sperava di aver avuto tutto per lei per godersi al meglio la rappresentazione. Chiara ama il teatro a 360 gradi, dalla commedia dell’arte ai musical, ma quella sera era previsto un concerto sinfonico che la avrebbe aiutata ad estraniarsi dal logorio della vita moderna.
Chiara, riportata alla realtà, porge il biglietto alla maschera.
“Prego Signorina, mi segua: la accompagno al suo posto”.
Chiara ha ora modo di osservare meglio la maschera - Mirko, come legge dalla targhetta - e pensa che, in altre occasioni, l’avrebbe definito un bel manzo: alto sull’1.80, biondino, capelli raccolti in un codino. Precedendola verso il palchetto non può non notare il sedere tonico e le spalle larghe. Ma Chiara stasera vuole solo soddisfare la sua voglia di arte, nonostante un’altra voglia inizi a crescere dentro di lei.
“Prego Signorina, il suo palchetto è poco più avanti sulla destra. Sono qui in caso dovesse avere bisogno di qualcosa”
“Grazie Mirko, ma dammi pure del tu. Sicuramente abbiamo più o meno la stessa età” - gli risponde Chiara strizzandogli l’occhio quasi in maniera involontaria.
Mentre prosegue sola verso il palchetto, maledice sè stessa per quel gesto “Chiara, cazzo, perchè devi fare la puttanella in ogni circostanza? Non puoi semplicemente goderti la serata?!”

Arrivata al palchetto, lo trova occupato. Due coppie avevano evidentemente prenotato in altri posti, ma trovando il palchetto libero a ridosso dell’inizio dello spettacolo, avevano pensato bene di occupare la migliore postazione.
“Guarda questi che pensano di essere allo stadio e di potersi mettere dove vogliono”.
Chiara non è una ragazza che giudica le persone alla prima occhiata, ma ha avuto subito la sensazione che fossero una coppia di arricchiti che volessero sbattere il loro benessere in faccia gli altri: erano vestiti in modo fin troppo appariscente con gli orologi d’oro in bella vista, le camicie sbottonate a mostrare il petto, le borse griffate e l’abbigliamento esagerato delle loro compagne.
“Ehm, scusate, quello sarebbe il mio posto” chiede Chiara gentilmente.
“Dai ragazzina, non ci rompere, vogliamo stare vicini e vedere bene ” risponde uno dei due con aria da sbruffone.
“Facciamo così, noi ora stiamo qui e tu prendi uno dei nostri posti in platea, che qui siamo quattro contro una” gli fa eco l’altro con fare da bulletto.
“Ma io ho pagato per la tranquillità di questo posto” risponde Chiara sentendo montare un misto di rabbia e frustrazione che le inumidiscono gli occhi. Aveva fatto dei sacrifici per potersi permettere quel biglietto per amore dell’arte ed ora due coppie di cafoni rischiavano di rovinare tutto. Ma lo spettacolo stava per iniziare e Chiara accetta suo malgrado la situazione.

Si avvia quindi verso la platea quando incontra di nuovo Mirko.
“Qualcosa non va? Il tuo posto è poco più indietro.” domanda Mirko.
“Il palchetto è occupato e lo spettacolo sta per iniziare.” risponde Chiara tamponandosi gli occhi con un fazzolettino per non rovinare il trucco.
“Ci penso io, seguimi”.
Chiara segue Mirko al palchetto e non può fare a meno di ringraziare mentalmente Mirko che, come il classico cavalier servente dei miti antologici, arriva in soccorso della dama in difficoltà.
Chiara aspetta fuori mentre Mirko entra nel palchetto per ripristinare l’ordine. Dal corridoio sente gli animi scaldarsi, ma dopo qualche istante vede le due coppie andarsene verso la platea con le pive nel sacco guardando Chiara in cagnesco per aver rovinato i loro piani. Si volta e vede Mirko che, sorridendole, le fa un inchino scherzoso facendole segno di prendere posto.
“Grazie Mirko, sei stato gentilissimo” gli dice Chiara poggiando una mano sulla sua spalla.
“Dovere, goditi lo spettacolo… Posso almeno sapere il tuo nome?” le domanda guardandola negli occhi.
“C-Chiara” risponde lei quasi paralizzata da quello sguardo penetrante.
Mirko si volta e torna alla sua postazione.
“M-Mirko scusa… Non potresti stare un po’ qui? In caso ritornino...” domanda Chiara sempre desiderosa di perdersi nelle sinfonie che di lì a poco suoneranno, ma anche decisa a non lasciarsi scappare una possibile occasione con Mirko.
“Mi spiace Chiara, non posso” risponde la maschera in modo austero, timoroso di perdere il lavoro rimasto fermo tanto a lungo in caso venisse scoperto.
“Andiamo, lo so che voi maschere durante lo spettacolo di fatto siete inoperosi e io non voglio rimanere sola” dice Chiara levandosi la stola e scoprendo le spalle.
Mirko è molto indeciso, ma si risponde che la posizione del palchetto è piuttosto defilata e preferisce stare con Chiara che giocare a carte con le altre maschere in attesa dell’intervallo. Entra quindi nel palchetto seguendo la ragazza e ammirando le sue forme fasciate dal vestito.

Proprio mentre seguiva Chiara, l’orchestra inizia col primo brano della serata: Ouverture 1812 di Čajkovskij.
Con la stessa delicatezza con cui gli archi attaccano a descrivere la campagna russa ed il popolo che si rifugia a seguito della dichiarazione di guerra di Napoleone, Chiara bacia Mirko dando il via alle ostilità.
Il bacio si fa via via più intenso ed i due amanti iniziano ad esplorare i rispettivi corpi presi dalla paura di essere scoperti e dalla foga del momento.
Chiara accarezza il cazzo di Mirko da sopra i pantaloni e lo sente crescere al crescere della melodia. Mirko dal canto suo ha preso possesso del sedere di Chiara che sente sodo attraverso la splendida stoffa del vestito.
Gli archi suonano ora in maniera più concitata per l’avvicinarsi delle truppe napoleoniche e Chiara si ritrova contro al muro più nascosto del palchetto con le mani di Mirko che frugano ovunque, le lingue intrecciate che si rincorrono e un desiderio liquido che ora deve essere soddisfatto.
Il suo vestito cade con poche resistenze seguito dalle mutandine. Come un archetto pizzica le corde di un violino, così Mirko usa le dita tra le gambe di Chiara che, dal canto suo, è tesa proprio le corde del suddetto violino. Il movimento è lento e le sembra che assecondi la melodia mentre la bocca di lui si è spostata sul collo causandole brividi lungo tutto il corpo.
E’ tutto un crescendo, la musica, le sensazioni, il desiderio, l’erezione di Mirko che ora è libera tra le sue mani. Chiara si sente trasportata da un turbinio di emozioni e proprio mentre la marcetta annuncia l’arrivo delle truppe francesi sulle campagne russe, Mirko la fa girare ed inizia a leccare la sua vulva come fosse il frutto più buono del mondo.
L’orchestra continua a suonare la sinfonia e la sinfonia di quello che sta succedendo tra Chiara e Mirko si mescola ad essa. Chiara sta cercando di non fare rumore, ma Mirko è bravo e Chiara non ne può più di quella tortura.
“Scopami” gli sussurra.
E Mirko, preso da furia quasi animalesca, entra in un solo colpo ed inizia a muoversi con un ritmo cadenzato.
Chiara non capisce più nulla e le sembra quasi di cavalcare tra le truppe napoleoniche che tentano di prendere Mosca.
Tutta questo nella sua mente, unito alla paura di essere scoperti e Mirko che aumenta il ritmo stanno facendo godere Chiara come non le accadeva da tempo e Mirko, accorgendosi della situazione, le tappa la bocca con una mano: questo non fa che aumentare le sensazioni di Chiara portandola pericolosamente vicina al punto di non ritorno.
Sente la musica aumentare di intensità, gli archi, gli ottoni, ed ecco i timpani. E’ tutto un crescendo e Mirko la scopa sempre più forte assecondando questo andamento.
Mirko dal canto suo non poteva prevedere che la serata prendesse quella piega. Sperava di passare una serata tranquilla raccimolando quattro soldi per le tasse universitarie ed era infastidito di dover fare da balia a personaggi discutibili che non sapevano nemmeno rispettare l’ordine dei posti a sedere. Ed ora stava scopando nel palchetto del teatro una splendida ragazza con la paura di essere scoperto e perdere quel lavoro che per tanto tempo era rimasto in standby. E proprio questa paura lo eccitava oltre misura trasmettendo questa eccitazione a Chiara che era quasi sul punto di venire.
E proprio mentre Chiara è all’apice del godimento, un colpo di timpano a simboleggiare i cannoni russi che arrestano le velleità francesi, sancisce il suo orgasmo soffocato nella mano di Mirko.
Anche Mirko è molto vicino ed esce da Chiara che subito si inginocchia a prendere in bocca il cazzo del suo difensore.
Altri colpi di cannone.
Fiotti caldi raggiungono il palato di Chiara.
Campane.
La Russia è salva, la serata è salva.


Riferimento all'opera sinfonica: https://www.youtube.com/watch?v=VbxgYlcNxE8
di
scritto il
2021-10-26
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