Rapporti dalla provincia 2 - Il mio amore è per te.
di
lowrise
genere
saffico
“Cazzo, supercazzo! È terribilmente tardi!”, disse Marion guardando l’orologio e pulendosi della pisciata di Lili con un asciugamano.
“No, non andartene proprio ora”, disse di rimando Lili distesa sul letto pronta a leccarle la fica nuovamente.
Marion, sul bordo del letto, non le rispose subito: era troppo impegnata a rivestirsi. Allora Lili la raggiunse, la baciò dietro l’orecchio e le prese i seni con le mani. Marion emise dei languidi gemiti e a sua volta diede a Lili un bacio appassionato con la lingua. Poi però ritornò a rivestirsi di tutta fretta.
“Scusa, lasciami andare. Devo iniziare a lavorare!”, disse agitata la ragazza.
“Dove lavori?”, chiese Lili.
“Al Black Hole. Lo conosci?”.
“No. Frequento di rado i locali”.
“Se ti fa piacere la prossima volta ti porto con me e ti faccio conoscere la padrona”.
“Non me ne frega una fica stretta! Io voglio soltanto te”.
“Dai, non dire così. Ci vediamo presto”.
“Sarà sempre troppo tardi”, disse Lili girandosi su di un fianco e toccando con il suo culo quello di Marion.
Quest’ultima infilò due dita nella fica ancora bagnata di Lili, se le portò alla bocca e le leccò.
“Deliziosa. Così non mi dimentico di te, cara”, le disse.
“Vattene, puttana! Finisci di rompermi i coglioni con le tue cazzate”, proseguì Lili accendendosi l’ennesima sigaretta e cominciando a ridere.
“Ah, è così? Fai il gioco duro con me? Vedrai la prossima volta che ti infilo lo strapon in fica, ti farò piangere di dolore”.
“Siamo alle minacce! Bene, allora ti sfonderò il culo”, rispose Lili mentre si allargava le fradicie labbra vaginali e mandava una voluta di fumo in faccia a Marion.
Marion non rispose e si limitò a fare il gesto del fottiti seguito da un bacio inviato con la mano, al quale Lili contraccambiò.
La porta della roulotte si chiuse e Lili fumò nervosamente il mozzicone di sigaretta che le rimaneva. Si sentiva nuovamente sola e triste mentre sopraggiungeva la sera.
Lili, un tempo come oggi, parlava un linguaggio fresco, il linguaggio… della vagina, fatto di espressioni sincere, piccanti, spesso volgari e talvolta blasfeme, sempre oltre ogni limite della decenza, come parolacce e bestemmie che fuoriuscivano dalle sue piccole labbra. A cui si accompagnavano dei gesti per certi versi sconcertanti e scorretti per la sua giovane età, come le frequenti ubriacature con superalcolici nei bar fino a tarda notte. Per non parlare degli atti di teppismo e vandalismo e furti nei negozi del centro cui Lili si abbandonava con incredibile partecipazione e che… firmava sempre con una pisciata o con le feci, con grande e imbarazzante sconcerto dei suoi coetanei. O ancora le indecenti scene di scazzottate, con in palio una sniffata di cocaina o una trombata da concedere anche a qualche giovane, organizzate con ragazzi e ragazze in fetidi scantinati di rioni malfamati, con tanto di lividi al volto e sul corpo da esibire con fierezza per i giorni seguenti a scuola e con gli amici quasi fossero stati degli ambiti trofei e con il solo scopo, in un crescendo di emozioni, di farsi picchiare a sangue. E più cresceva lo sdegno di compagni di classe e professori per quella vergognosa ragazza, e tanto più Lili godeva di quella situazione, aumentando il numero di incontri cui partecipava e in egual misura i trofei che incassava, fossero essi stati soldi, sesso o droga.
Lili poi praticava ossessivamente la masturbazione, con vari oggetti che le venivano introdotti per gioco e per scommessa nella vagina dai suoi coetanei. Per finire con i filmini hard di sesso violento con ragazze e ragazzi con lei protagonista assoluta in scene girate anche in pubblico e che venivano spesso pagate con strisce di cocaina o capi d’abbigliamento usati, come jeans, stivali e giubbini, di cui Lili faceva incetta e che talvolta rivendeva a sua volta. Tutto ciò nascondeva un disadattamento sociale fatto di soprusi, minacce e violenze, fisiche nonché sessuali, alle quali la giovane reagiva con l’impulso di una ribelle, specie dopo che l’adolescente aveva subito la perdita prima del padre e poi della madre, scomparsa in situazioni misteriose dopo pochi mesi.
L’indomani mattina Lili decise di uscire. Si infilò velocemente un paio di jeans sporchi e strappati alle ginocchia, come sempre senza mutandine, indossò un’aderente canottiera sporca di grasso che le copriva a malapena i seni; poi calzò dei vecchi stivali di pelle stile biker infangati e talmente consumati che chiunque se ne sarebbe sbarazzato molto tempo prima. Ma non lei, che vi era particolarmente affezionata. Quanti ricordi e quanta strada avevano fatto quegli stivali. Ricordava ancora quando li aveva comperati in un sito internet con i soldi raggranellati con il sesso sfrenato delle sue folli nottate e soprattutto non dimenticava le lotte in famiglia per quegli stivali ritenuti tanto peccaminosi quanto volgari, perfino indegni di essere indossati da una ragazza per bene, al pari del suo primo chiodo di pelle nera, datole da un ragazzo che l’aveva posseduta più volte in una notte. Ma Lili, che non si sentiva una ragazza come le altre, era stata determinata e aveva fortemente combattuto, anche con violenze nei confronti della madre e bestemmie irriverenti al padre, per indossare tanto il chiodo quanto quegli stivali.
Ricordava ancora la prima volta che lo aveva fatto e lo stupore, misto a sdegno, che quegli stivali avevano suscitato a scuola, soprattutto tra i professori. I compagni maschi, invece, nel vedere Lili con un rossetto rosso fuoco, il trucco esagerato, con indosso il suo primo chiodo di pelle sotto il quale si intravedeva una maglietta bianca portata senza il reggiseno, i jeans aderenti, portati senza mutande, sporchi, consumati e strappati alle ginocchia, con dentro gli stivali, si erano lanciati in commenti di apprezzamento che ogni giorno si erano fatti sempre più spinti e volgari. Così, eccitata come non mai, nei bagni della scuola, Lili aveva cominciato dapprima a farsi palpeggiare le parti intime, poi si era decisa a tirare tante di quelle seghe a molti di loro. Ma ad altri fortunati, invece, che l’avevano eccitata con le loro volgarità, la giovane aveva concesso la sua fresca passera, che era sempre in tiro, perdendo subito la verginità con sveltine goduriose nei bagni della scuola o la sera dietro un albero ai giardinetti. Ben presto aveva ottenuto una sorta di monopolio: tutti i maschi in calore volevano montarla e la cosa non era piaciuta alle sue rivali, che si erano viste prevarivare e per questo si volevano vendicare. E avevano convinto Maria, che aveva teso un tranello a Lili, facendole credere che un ragazzo particolarmente dotato la stava attendendo nei bagni per un rapporto completo.
Lì invece aveva trovato due sue scagnozze che, dopo averla picchiata in volto e immobilizzata, a turno avevano abusato di lei con uno strapon. Poi era stata la volta di Maria, che l’aveva costretta a un rapporto completo accompagnato da baci saffici con la lingua. Dopo l’iniziale repulsione, Lili aveva sentito un’inaspettata attrazione per quella puttanella e aveva goduto con lei come mai prima d’ora, scoprendo un lato dell’amore mai esplorato prima. Da quel giorno era divenuta orgogliosamente bisex, offrendo rapporti lesbici alle sue coetanee, che sempre più numerose scoprivano, grazie a lei, le gioie del sesso tra ragazze.
Indossò al volo il giubbotto fregato a sua zia e sul tavolo vide il pacchetto di sigarette che le aveva lasciato Marion. Ne prese una, se la infilò in bocca, ma non l’accese e mise nella tasca di destra il pacchetto e l’accendino. Fuori, neanche a dirlo, stava piovigginando, ma la giovane, come al solito, non se ne curò e decise di raggiungere la sommità della collina.
Prima di giungere scorse da lontano una sagoma.
“Chi si vede, è passato tanto tempo”.
Era Marco, amico d’infanzia di Lili, che seduto accanto a un albero, si stava tirando una sega.
“Come ai vecchi tempi, stronzetto?”, disse Lili.
“Perché no”.
“Fammi pisciare, che me la faccio addosso”.
Lili si tirò giù i jeans e, in piedi, urinò di gran gusto mentre Marco guardava quella scena per nulla imbarazzato.
“Vedo che non hai perso le tue buone abitudini: niente mutandine e reggiseno”.
“Certamente! Ora lascia fare a me”, disse Lili prendendo in mano il membro bello duro.
“Che cazzone, hai un look da figo, devi avere una “motazza” da urlo che fa godere diverse troiette”, aggiunse Lili mentre si portava alla bocca il cazzo.
“E questo?”.
“L’anello alla nerchia? È un regalo del mio ex”.
“Capisco…”, si limitò a dire Lili.
Il look di Marco era trasandato: indossava un vecchio chiodo di pelle nero pieno di scritte, spille e borchie in acciaio, dei pantaloni in pelle neri consumati alle ginocchia e sul culo e un paio di stivali biker sporchi e molto usati.
“Certamente, la vuoi vedere?”.
“Sì, certo. Sapessi cosa ho dovuto fare per prendermi questo chiodo!”, aggiunse Lili accendendosi la sigaretta e indirizzandosi verso la moto.
“Dai, racconta”, osservò Marco mentre stava cominciando a godere di quel bocchino.
“Semplicemente gli ho dovuto pisciare sopra. Era di quella puttana di mia zia e non me lo voleva dare”.
“È da te, ti credo!”, rispose il ragazzo godendo sempre più.
“A proposito: da quanto hai imparato a fumare?”.
“Da ieri e queste sigarette me le ha date il mio amore”.
“Non finisci mai di stupirmi”.
“Cazzo, che figata”, si lasciò scappare Lili una volta veduta la moto cromata di Marco.
Poi aggiunse.
“Mi vuoi scaricare la sborra in vagina o sulle tette?”.
“Vedi tu. Non penserai che voglia approfittare di te?”.
Senza dire parola Lili si abbassò i jeans, si mise a cavalcioni sulla sella, si piazzò sopra il cazzo e, a spegni candela, se lo infilò duro nella fica che aveva ben lubrificato con la saliva. Marco venne abbastanza velocemente, inondandola con tanto sperma.
“Per essere una lesbica e un frocio andiamo bene insieme! Non trovi?”, gli disse Lili leccandosi le dita piene di sperma raccolta dalla fica.
Marco sorrise prima di rivestirsi. I due giovani si salutarono e Lili ridiscese la collina per ritornare alla roulotte. Ma, sul sentiero, inciampò su di un sasso, scivolò e finì dritta in una pozza di fango a faccia in giù.
“Merda! Porca puttana! Dove cazzo sono caduta? Anche questa ci voleva ora”, esclamò Lili rialzandosi.
La giovane osservò che il fango era caldo, come l’acqua del vicino stagno e si ricordò di suo padre che le diceva di una sorgente di acqua calda nella zona. Così ne approfittò per farsi un bel bagno e lavarsi gli indumenti. Poi, nuda, terminò la discesa fino alla roulotte e, asciugatasi, si distese sul letto e si appisolò.
Trascorse un po’ di tempo e si sentì toccare sulla spalla.
“Che cazzo!”, esclamò.
“Sono io, non ti sei accorta che ti stavo bussando alla porta?”, le disse sua zia.
“Come ti permetti di rompermi ancora i coglioni. Come hai fatto a trovarmi?”, rispose stizzita Lili sdraiata nuda sul letto e intercalando infine un’irripetibile bestemmia.
“Sapevo di questa roulotte, me ne parlava tua madre. E non rispondermi in questo modo, puttana”.
“Perché? Ti insulto quanto cazzo mi pare”, disse con tono sprezzante Lili e accendendosi una sigaretta.
“Brava, adesso hai imparato anche a fumare. Stronza di un’ingrata, ti faccio vedere io”, la riprese sua zia.
“Cosa vuoi farmi?”, urlò Lili.
“Quello che avrei dovuto fare tanto tempo fa, a tua madre, nonché mia sorella: darle una bella lezione”.
Le si avvicinò e le assestò due sberle che fecero girare la testa ora a destra ora a sinistra alla povera ragazza, che si mise a piangere, non tanto per il dolore, quanto per essere stata ferita così nell’orgoglio. Poi la prese per i capelli e la gettò a terra. Lili si rannicchiò, cercando di evitare di prendere altre sberle, che giunsero poco dopo.
Zia Emma, con la mano destra protesa per assestare altre sberle, si arrestò e a sua volta si mise a piangere, accasciandosi.
“Le volevo bene a tua madre. Era un pezzo di me; insieme condividevamo tutto, i nostri amori giovanili e anche i nostri corpi. Sì, hai capito bene, ci volevamo bene e abbiamo fatto l’amore!”, si sfogò la donna.
Lili si rialzò e si avvicinò lentamente a Emma, in preda a una crisi di pianto. Le accarezzò la fronte e si mise in ginocchio davanti a lei.
“Me le sono proprio meritate quelle sberle!”, le disse abbassando lo sguardo.
Poi invitò Emma a rialzarsi e a calmarsi, offrendole una bibita, che la donna bevve.
“Vieni qui, fatti vedere, Lili. Sei uguale a tua madre. Hai lo stesso corpo, gli stessi occhi, lo stesso seno prominente”.
Poi Emma si soffermò su particolari più peccaminosi.
“Hai un culetto ben fatto; quanto alle labbra vaginali… sono belle carnose. Chissà in quanti te lo hanno detto e ti hanno goduto”.
“Quante…”, soggiunse Lili toccandosi la vagina e leccandosi le labbra con la lingua.
“Anche tu, dunque…”.
“Sì… sono lesbica”, disse Lili massaggiandosi i capezzoli.
“Anche se poco fa mi sono fatta sbattere da un compagno di classe”.
A quelle parole Emma si inginocchiò davanti alla giovane e, annusata la fica, subito dopo la leccò e disse:
“Ti è rimasta ancora un po’ di sborra dentro. Vuoi assaggiarla?”.
“Sì, fremo dalla voglia!”.
Emma si fece aiutare da Lili a sfilare i suoi jeans tanto stretti. Poi si tolse il giubbino di pelle, si abbassò verso la fica della giovane e gliela prosciugò, trattenendo il prezioso liquido in bocca, che poi scaricò parte in quella di Lili. Infine, baciò sua nipote con la lingua. Lili era in estasi e le due vennero una prima volta, Lili anche con un po’ di squirt, che Emma sorseggiò avidamente prima di emettere un gridolino di goduria.
“Ti desidero”, le disse Emma soddisfatta.
“Anch’io, troia!”.
“Sì, insultami ancora, che mi eccita!”.
“Ti accontento subito, brutta sporca zoccola, cagna sempre in calore, con la fica di una maiala zozza”.
“Ehi, vacci piano, merda! Chi sono io per te?”.
“La mia zietta, dalla la figa tutta stretta”, la prese in giro la nipote.
“Come fai a dirlo?”.
“Ti ho spiata mentre ti masturbavi sul letto e al solo pensiero mi sono bagnata tutta”.
“Ti faccio vedere io la mia fica come si allarga, puttanella insolente”.
Emma prese dalla borsetta prima il suo vibratore rosa; poi, con aria di sfida, con l’altra mano prese lo strapon, suscitando l’entusiasmo di Lili.
“Finalmente! Vedremo quanto vali”, disse Lili con aria di sfida.
La giovane, accesasi una sigaretta, diede qualche tiro e si adagiò sul letto. A gambe larghe cominciò a masturbarsi, suscitando l’eccitazione di Emma.
La zia non seppe trattenersi dallo spettacolo della fica rasata che Lili continuava a masturbare con le dita della mano sinistra; le si distese accanto e le prese la mano con la sua, leccando quegli intensi umori vaginali frammisti a urina.
“Hai una fica deliziosa, cara. Ti voglio tutta per me!”, le disse accendendosi a sua volta una sigaretta.
Lili guardò sua zia ingrifarsi e la provocò ulteriormente sorridendole, fumando e leccandosi le labbra con la lingua. Poi, sapientemente, prese tra le mani i seni e se li massaggiò sempre più freneticamente, fino a far diventare turgidi i capezzoli.
Emma non resistette più e si gettò su quel meraviglioso, provocante e giovane corpo aveva voluto sempre possedere. Iniziò con il baciare sempre più freneticamente sua nipote: le lingue delle due si muovevano sincronicamente, mentre le gambe delle due donne si avvilupparono in un meraviglioso abbraccio. Le fiche cominciarono a dimenarsi sinuosamente, effettuando delle goduriose sforbiciate a ritmo sempre più frenetico. La prima che venne fu Lili, che riversò sulla fica della zia una consistente razione di piscia calda. La donna, gemendo come una cagna, venne a sua volta e il suo getto di squirt fu tanto notevole quanto sorprendente per la quantità ripetuta più volte, fino allo svuotamento completo della vagina.
Lili ed Emma, bagnate di sudore e di piscia, si leccarono a vicenda dapprima le fiche, poi tutto il corpo, in un turbine di passioni sempre crescente.
Ma la parte migliore stava per arrivare. Ripresasi da quell’estasi senza fine, Emma indossò lo strapon e, maliziosamente, fece cenno a Lili di raggiungerla.
Dopo essersi accesa l’ennesima sigaretta, la giovane allieva, indossati gli stivali, si mise in ginocchio e cominciò a leccare freneticamente quel cazzo di lattice. Emma, in preda a un’eccitazione indescrivibile, prese con le mani la testa di Lili, invitandola a mettersi in bocca quel membro. Dopo una decina di minuti, in cui Lili, terminata la sigaretta, aveva cominciato a masturbarsi la sua fica bollente, la ragazza non resistette più e saltò letteralmente addosso alla zia, ben disposta a godere del suo assalto.
“Stronza di una lesbica in calore, lo voglio dentro, subito! Capito!”.
“Vieni qui. Ti accontento subito”.
Emma allargò le gambe della giovane e infilò il membro di lattice nella fica di Lili, che iniziò subito a godere. La ragazza prese con entrambe le mani il culo della zia e, aiutandosi con le unghie, costrinse la donna a venirle sempre più dentro la vagina, che si dilatava. In un crescendo di orgasmi, Emma si contorceva; poi sollevò il busto: le sue mani erano libere di prendere i seni di Lili, che apparivano come succosi e peccaminosi frutti da godere. Li leccò con la lingua, non prima di averli ben bene strizzati per farli diventare ancora più turgidi. Lili fece altrettanto con i seni di sua zia, che non si trattenne e indirizzò su quel giovane corpo tutta la sua violenza e goduria. Le due si trovarono al culmine dell’orgasmo e indirizzarono l’una sull’altra i loro più eccitanti squirt.
Lili sembrava assatanata e, in preda a un infinito orgasmo pisciò ancora in faccia a sua zia, per poi indirizzare con le mani il suo getto caldo prima sul giubbino di pelle e poi sugli stivali che indossava. Ancora in preda a un’indescrivibile eccitazione Lili strusciò il suo corpo bagnato di piscia su quello della zia, che non poté far altro che leccarlo avidamente. Al termine di quell’atto d’amore così intenso Emma prese con le mani la bocca di Lili e le due si baciarono intensamente, facendole venire un’altra volta.
Lili da un lato, Emma dall’altro del letto, terminarono il loro orgasmo accendendosi una sigaretta e infilandosi a vicenda le dita della mano nelle frementi vagine ancora in calore. Poi, non soddisfatta ancora, Emma si alzò.
“Vieni, Lili, devo darti una cosa”.
Lili si avvicinò e, prima ancora che la ragazza realizzasse cosa succedesse, Emma divaricò le gambe e pisciò di gusto sui suoi stivali.
“Li ho marcati come hai fatto tu con il giubbotto. Non sei contenta?”.
“Grazie Emma”, rispose Lili leccando il clitoride della donna.
“Ti amo!”, disse Emma.
“Anch’io”, rispose la ragazza accendendosi un’altra sigaretta.
Emma, con ancora la fica fradicia di umori e di piscia si rimise i jeans, che si bagnarono a loro volta, si infilò la maglietta e si diresse alla porta.
“Non lasciarmi sola”, disse Lili precipitandosi verso di lei.
Emma baciò le sue labbra un’ultima volta e disse.
“Domani vengo”.
“Ti aspetterò e verrò anch’io, amore mio”.
Mentre Lili cominciò a radersi i peli attorno alla fica, iniziò a masturbarsi freneticamente per un’altra mezz’ora con il vibratore e non si accorse che stava imbrunendo. Quando improvvisamente qualcuno bussò ripetutamente alla porta della roulotte.
“Cazzo, adesso aspetta, chiunque tu sia”, disse Lili in preda a un ennesimo orgasmo.
“Merda, ti sei finalmente decisa ad aprirmi. Piove e sono tutta fradicia”, disse Marion.
“Spero che sia fradicia anche la tua fichetta. Ero intenta a godere di un orgasmo”, rispose Lili.
“Fai vedere”.
“Non prima che tu mi abbia baciata”.
Marion si tolse freneticamente i leggings di latex e, con ancora indosso il giubbino di pelle bagnato dalla pioggia si gettò sul letto, dove ad attenderla c’era Lili a gambe aperte. Non appena la giovane raggiunse il corpo dell’amica quest’ultima ebbe un sussulto, un anticipo d’orgasmo che sarebbe giunto di lì a poco. Ma Lili aveva in serbo una sorpresa: con la vagina piena chiuse fra le dita il suo clitoride e, non appena lo stimolo aumentò, scaricò un getto violento di piscia che raggiunse Marion proprio lì, fra le carnose labbra vaginali.
Marion, a giudicare da come contorceva il suo corpo su quello di Lili, dimostrò di apprezzare il regalo.
“E questo?”.
“Stamattina mi sono fatta il piercing al clitoride”, disse sorridendo e provocando l’irrefrenabile desiderio di Lili.
“Lo vuoi?”, chiese Marion prendendo dalla tasca del giubbino di pelle uno spinello.
“Cazzo, sei inesauribile! È un casino che non me ne sparo uno, dammi qua”, disse Lili prendendolo dalle mani.
Lo accese e cominciò a fumare e a godere infilandosi un piccolo dildo rosa nella fica e soltanto quando lo spinello era a metà, lo offrì a Marion.
“Non preoccuparti, ne ho altri”, le disse mentre le leccava le tette.
“E se ti beccano?”, le chiese Lili mentre squirtava.
“Non preoccuparti, al locale lo fanno tutte senza problemi”, rispose Marion mentre prosciugava la vagina di Lili.
“La tua micia ha un sapore diverso da ieri, amore”.
“Non credo”, rispose Lili.
“Sei improvvisamente arrossita…”.
“E colpa dello spinello, non sono più abituata”.
“Non ti credo”, disse Marion mentre insinuava la sua lingua sempre più dentro la vagina del suo amore.
“E che cazzo! Da quando non si può scopare liberamente”, scattò Lili.
“Chi ti sei fatta stavolta”, chiese Marion mentre si dilatava le labbra vaginali.
“Mia zi, porca puttana! Ecco, sei contenta, ora?”.
“Contenta tu…”, rispose disinteressatamente Marion mentre si faceva lo spinello.
“Come, non te ne frega un cazzo, amore mio?”.
“No!”, disse Marion voltandosi dall’altra parte e mostrando il culo.
Le due amiche rimasero in silenzio mentre fumavano i loro spinelli. Lili notò che dal culo di Marion spuntava qualcosa di luminoso: si trattava di un butt plug di silicone rosa al quale era attaccato una pietra luccicante. Quell’oggetto, all’apparenza freddo, era invece caldo e pulsava all’unisono con il cuore di Marion. Lili era fortemente attirata da quella scena e si avvicinò al suo amore, con l’intenzione di annusarle l’ano. Ma, mentre si voltava, vide che dalle guance del suo amore scendevano delle grandi lacrime e si arrestò, in silenzio, guardando il suo amore cominciare a singhiozzare mentre terminava lo spinello.
A sua volta a Lili che, prima di terminare di spararsi il suo cannoncino, si era infilata in vagina il suo immancabile vibratore, scesero le prime lacrime.
“Scusa, amore, dammene un altro e ti racconto com’è andata veramente questa mattina”, disse Lili mentre incominciava a leccare il culo a Marion.
Marion, singhiozzante, non riuscì a risponderle e le indicò la borsetta. Lili si avvicinò e, attratta dal profumo che emanava, vi infilò la mano e, con sua sorpresa, oltre allo spinello, ne trasse un doppio dildo morbido.
“Amore mio, amore mio, ti amo!”, disse piangendo Lili raggiungendo la sua Marion.
Lili capì che la sua Marion era venuta da lei per fare l’amore. Le due giovani si avvinghiarono in un lungo e appassionato tribbing, in cui le loro umide vagine si sfregarono vigorosamente per interminabili minuti di puro godimento.
“Volevo dirti di mia zia…”, cominciò Lili.
Ma Marion la zittì ponendole il dito indice sulla bocca.
“Voglio te, ti desidero un casino! Non lo capisci che non posso più vivere se non pensando sempre a te”, rispose Marion piangendo di gioia.
Lili rimase in silenzio. Era senza parole, ma con un dito che sditalinava avidamente il suo stretto buco del culo. Guardando negli occhi Marion si accese lo spinello, aspirò alcune volte, raggiunse la bocca di Marion, tirò fuori la lingua e attese che il suo amore facesse altrettanto. Poi si mise in vagina alcune dita, le tirò fuori dopo essersi masturbata per qualche minuto e le mise nella micina di Marion. Prima di uscire da quel dolce luogo, le dita di Lili si imbatterono nel piercing del clitoride. Marion non riuscì a contenere i suoi umori di piacere e gemette come non mai.
Poi Lili si mise sopra il corpo pulsante di Marion e, con entrambe le mani, prese il viso del suo amore, per poterlo baciare meglio. Dalla bocca di Lili uscì calda saliva, che raggiunse l’avida bocca di Marion, che ingoiò quel liquido appiccicoso e attraente. Il suo gusto era agrodolce, un vero elisir d’amore e mischiava gli umori raccolti dalle due vagine a quello dello spinello.
Marion, sempre più in preda a fremiti d’amore, invitò Lili a estrarre il butt plug dal culo. La giovane non esitò un attimo e, leccandole lo sfintere, delicatamente aiutò a uscire quel meraviglioso oggetto di piacere, mentre il culetto si contraeva con un prolungato godimento. Lili osservò da vicino le pulsioni anali di Marion e si eccitò; poi prese in mano l’oggetto e osservò che su di esso si erano depositati potenti e meravigliosi umori anali, frammisti a piccoli pezzetti di cacca. Non ebbe repulsioni né ripensamenti e, dopo alcuni tiri di spinello, tirata fuori la lingua, leccò tutto con un crescente piacere.
Le si avvicinò Marion, che reclamava a sua volta un paio di tiri di spinello; poi volle godere della sua dose di piacere, consistente nel leccare la lingua di Lili, che aveva sapientemente assaporato le sue delizie anali. Non contenta, prese a due mani il doppio dildo, umettò un’estremità e se lo ficcò nella dolce e vogliosa micetta tutta bagnata di umori. Lili osservò il crescente godimento del suo amore mentre, centimetro dopo centimetro, il dildo scompariva nel tunnel vaginale che si dilatava al suo veloce transito.
“Infilatelo!”, riuscì a dire la giovane prima che l’assalissero i piaceri di quel meraviglioso oggetto.
Lili si sistemò di fronte a Marion, con le gambe incrociate e cominciò a sputare ripetutamente sull’altra estremità del dildo. La fredda plastica siliconica di quel meraviglioso giocattolo godurioso sembrava prendere vita e divenire un fallo in piena erezione mentre penetrava la sua dolce carne vaginale. Il tempo di alcuni tiri di spinello e Lili, dopo avere dilatato le labbra vaginali con il fallo, incominciò una danza fatta di movimenti ritmati avanti e indietro che accompagnavano il finto cazzo. Il godimento di Lili aumentò nel vedere il suo amore che si dimenava per farsi infilare e possedere dal dildo.
Le due giovani trascorsero alcuni minuti di autentica frenesia, durante i quali tiravano ora per sé ora per l’altra il frutto del piacere fallico che le penetrava sempre più in profondità.
Fintanto che Lili fu la prima a venire di piacere, seguita subito dopo da Marion. Le due tolsero il fallo dalle loro vagine pulsanti e si gettarono una sull’altra dapprima leccando i turgidi capezzoli. I loro corpi erano un tutt’uno e il tribbing che ne seguì preannunciò un caldo pissing che le due amanti bevvero direttamente dalle vagine.
“Resta con me, stasera, amore”, disse alla fine di quel lungo rapporto d’amore Lili accendendosi una sigaretta.
“Dammi un bacio, troietta!”, rispose Marion mentre prendeva di bocca la sigaretta a Lili e terminava la sua masturbazione vaginale.
Fine seconda parte
“No, non andartene proprio ora”, disse di rimando Lili distesa sul letto pronta a leccarle la fica nuovamente.
Marion, sul bordo del letto, non le rispose subito: era troppo impegnata a rivestirsi. Allora Lili la raggiunse, la baciò dietro l’orecchio e le prese i seni con le mani. Marion emise dei languidi gemiti e a sua volta diede a Lili un bacio appassionato con la lingua. Poi però ritornò a rivestirsi di tutta fretta.
“Scusa, lasciami andare. Devo iniziare a lavorare!”, disse agitata la ragazza.
“Dove lavori?”, chiese Lili.
“Al Black Hole. Lo conosci?”.
“No. Frequento di rado i locali”.
“Se ti fa piacere la prossima volta ti porto con me e ti faccio conoscere la padrona”.
“Non me ne frega una fica stretta! Io voglio soltanto te”.
“Dai, non dire così. Ci vediamo presto”.
“Sarà sempre troppo tardi”, disse Lili girandosi su di un fianco e toccando con il suo culo quello di Marion.
Quest’ultima infilò due dita nella fica ancora bagnata di Lili, se le portò alla bocca e le leccò.
“Deliziosa. Così non mi dimentico di te, cara”, le disse.
“Vattene, puttana! Finisci di rompermi i coglioni con le tue cazzate”, proseguì Lili accendendosi l’ennesima sigaretta e cominciando a ridere.
“Ah, è così? Fai il gioco duro con me? Vedrai la prossima volta che ti infilo lo strapon in fica, ti farò piangere di dolore”.
“Siamo alle minacce! Bene, allora ti sfonderò il culo”, rispose Lili mentre si allargava le fradicie labbra vaginali e mandava una voluta di fumo in faccia a Marion.
Marion non rispose e si limitò a fare il gesto del fottiti seguito da un bacio inviato con la mano, al quale Lili contraccambiò.
La porta della roulotte si chiuse e Lili fumò nervosamente il mozzicone di sigaretta che le rimaneva. Si sentiva nuovamente sola e triste mentre sopraggiungeva la sera.
Lili, un tempo come oggi, parlava un linguaggio fresco, il linguaggio… della vagina, fatto di espressioni sincere, piccanti, spesso volgari e talvolta blasfeme, sempre oltre ogni limite della decenza, come parolacce e bestemmie che fuoriuscivano dalle sue piccole labbra. A cui si accompagnavano dei gesti per certi versi sconcertanti e scorretti per la sua giovane età, come le frequenti ubriacature con superalcolici nei bar fino a tarda notte. Per non parlare degli atti di teppismo e vandalismo e furti nei negozi del centro cui Lili si abbandonava con incredibile partecipazione e che… firmava sempre con una pisciata o con le feci, con grande e imbarazzante sconcerto dei suoi coetanei. O ancora le indecenti scene di scazzottate, con in palio una sniffata di cocaina o una trombata da concedere anche a qualche giovane, organizzate con ragazzi e ragazze in fetidi scantinati di rioni malfamati, con tanto di lividi al volto e sul corpo da esibire con fierezza per i giorni seguenti a scuola e con gli amici quasi fossero stati degli ambiti trofei e con il solo scopo, in un crescendo di emozioni, di farsi picchiare a sangue. E più cresceva lo sdegno di compagni di classe e professori per quella vergognosa ragazza, e tanto più Lili godeva di quella situazione, aumentando il numero di incontri cui partecipava e in egual misura i trofei che incassava, fossero essi stati soldi, sesso o droga.
Lili poi praticava ossessivamente la masturbazione, con vari oggetti che le venivano introdotti per gioco e per scommessa nella vagina dai suoi coetanei. Per finire con i filmini hard di sesso violento con ragazze e ragazzi con lei protagonista assoluta in scene girate anche in pubblico e che venivano spesso pagate con strisce di cocaina o capi d’abbigliamento usati, come jeans, stivali e giubbini, di cui Lili faceva incetta e che talvolta rivendeva a sua volta. Tutto ciò nascondeva un disadattamento sociale fatto di soprusi, minacce e violenze, fisiche nonché sessuali, alle quali la giovane reagiva con l’impulso di una ribelle, specie dopo che l’adolescente aveva subito la perdita prima del padre e poi della madre, scomparsa in situazioni misteriose dopo pochi mesi.
L’indomani mattina Lili decise di uscire. Si infilò velocemente un paio di jeans sporchi e strappati alle ginocchia, come sempre senza mutandine, indossò un’aderente canottiera sporca di grasso che le copriva a malapena i seni; poi calzò dei vecchi stivali di pelle stile biker infangati e talmente consumati che chiunque se ne sarebbe sbarazzato molto tempo prima. Ma non lei, che vi era particolarmente affezionata. Quanti ricordi e quanta strada avevano fatto quegli stivali. Ricordava ancora quando li aveva comperati in un sito internet con i soldi raggranellati con il sesso sfrenato delle sue folli nottate e soprattutto non dimenticava le lotte in famiglia per quegli stivali ritenuti tanto peccaminosi quanto volgari, perfino indegni di essere indossati da una ragazza per bene, al pari del suo primo chiodo di pelle nera, datole da un ragazzo che l’aveva posseduta più volte in una notte. Ma Lili, che non si sentiva una ragazza come le altre, era stata determinata e aveva fortemente combattuto, anche con violenze nei confronti della madre e bestemmie irriverenti al padre, per indossare tanto il chiodo quanto quegli stivali.
Ricordava ancora la prima volta che lo aveva fatto e lo stupore, misto a sdegno, che quegli stivali avevano suscitato a scuola, soprattutto tra i professori. I compagni maschi, invece, nel vedere Lili con un rossetto rosso fuoco, il trucco esagerato, con indosso il suo primo chiodo di pelle sotto il quale si intravedeva una maglietta bianca portata senza il reggiseno, i jeans aderenti, portati senza mutande, sporchi, consumati e strappati alle ginocchia, con dentro gli stivali, si erano lanciati in commenti di apprezzamento che ogni giorno si erano fatti sempre più spinti e volgari. Così, eccitata come non mai, nei bagni della scuola, Lili aveva cominciato dapprima a farsi palpeggiare le parti intime, poi si era decisa a tirare tante di quelle seghe a molti di loro. Ma ad altri fortunati, invece, che l’avevano eccitata con le loro volgarità, la giovane aveva concesso la sua fresca passera, che era sempre in tiro, perdendo subito la verginità con sveltine goduriose nei bagni della scuola o la sera dietro un albero ai giardinetti. Ben presto aveva ottenuto una sorta di monopolio: tutti i maschi in calore volevano montarla e la cosa non era piaciuta alle sue rivali, che si erano viste prevarivare e per questo si volevano vendicare. E avevano convinto Maria, che aveva teso un tranello a Lili, facendole credere che un ragazzo particolarmente dotato la stava attendendo nei bagni per un rapporto completo.
Lì invece aveva trovato due sue scagnozze che, dopo averla picchiata in volto e immobilizzata, a turno avevano abusato di lei con uno strapon. Poi era stata la volta di Maria, che l’aveva costretta a un rapporto completo accompagnato da baci saffici con la lingua. Dopo l’iniziale repulsione, Lili aveva sentito un’inaspettata attrazione per quella puttanella e aveva goduto con lei come mai prima d’ora, scoprendo un lato dell’amore mai esplorato prima. Da quel giorno era divenuta orgogliosamente bisex, offrendo rapporti lesbici alle sue coetanee, che sempre più numerose scoprivano, grazie a lei, le gioie del sesso tra ragazze.
Indossò al volo il giubbotto fregato a sua zia e sul tavolo vide il pacchetto di sigarette che le aveva lasciato Marion. Ne prese una, se la infilò in bocca, ma non l’accese e mise nella tasca di destra il pacchetto e l’accendino. Fuori, neanche a dirlo, stava piovigginando, ma la giovane, come al solito, non se ne curò e decise di raggiungere la sommità della collina.
Prima di giungere scorse da lontano una sagoma.
“Chi si vede, è passato tanto tempo”.
Era Marco, amico d’infanzia di Lili, che seduto accanto a un albero, si stava tirando una sega.
“Come ai vecchi tempi, stronzetto?”, disse Lili.
“Perché no”.
“Fammi pisciare, che me la faccio addosso”.
Lili si tirò giù i jeans e, in piedi, urinò di gran gusto mentre Marco guardava quella scena per nulla imbarazzato.
“Vedo che non hai perso le tue buone abitudini: niente mutandine e reggiseno”.
“Certamente! Ora lascia fare a me”, disse Lili prendendo in mano il membro bello duro.
“Che cazzone, hai un look da figo, devi avere una “motazza” da urlo che fa godere diverse troiette”, aggiunse Lili mentre si portava alla bocca il cazzo.
“E questo?”.
“L’anello alla nerchia? È un regalo del mio ex”.
“Capisco…”, si limitò a dire Lili.
Il look di Marco era trasandato: indossava un vecchio chiodo di pelle nero pieno di scritte, spille e borchie in acciaio, dei pantaloni in pelle neri consumati alle ginocchia e sul culo e un paio di stivali biker sporchi e molto usati.
“Certamente, la vuoi vedere?”.
“Sì, certo. Sapessi cosa ho dovuto fare per prendermi questo chiodo!”, aggiunse Lili accendendosi la sigaretta e indirizzandosi verso la moto.
“Dai, racconta”, osservò Marco mentre stava cominciando a godere di quel bocchino.
“Semplicemente gli ho dovuto pisciare sopra. Era di quella puttana di mia zia e non me lo voleva dare”.
“È da te, ti credo!”, rispose il ragazzo godendo sempre più.
“A proposito: da quanto hai imparato a fumare?”.
“Da ieri e queste sigarette me le ha date il mio amore”.
“Non finisci mai di stupirmi”.
“Cazzo, che figata”, si lasciò scappare Lili una volta veduta la moto cromata di Marco.
Poi aggiunse.
“Mi vuoi scaricare la sborra in vagina o sulle tette?”.
“Vedi tu. Non penserai che voglia approfittare di te?”.
Senza dire parola Lili si abbassò i jeans, si mise a cavalcioni sulla sella, si piazzò sopra il cazzo e, a spegni candela, se lo infilò duro nella fica che aveva ben lubrificato con la saliva. Marco venne abbastanza velocemente, inondandola con tanto sperma.
“Per essere una lesbica e un frocio andiamo bene insieme! Non trovi?”, gli disse Lili leccandosi le dita piene di sperma raccolta dalla fica.
Marco sorrise prima di rivestirsi. I due giovani si salutarono e Lili ridiscese la collina per ritornare alla roulotte. Ma, sul sentiero, inciampò su di un sasso, scivolò e finì dritta in una pozza di fango a faccia in giù.
“Merda! Porca puttana! Dove cazzo sono caduta? Anche questa ci voleva ora”, esclamò Lili rialzandosi.
La giovane osservò che il fango era caldo, come l’acqua del vicino stagno e si ricordò di suo padre che le diceva di una sorgente di acqua calda nella zona. Così ne approfittò per farsi un bel bagno e lavarsi gli indumenti. Poi, nuda, terminò la discesa fino alla roulotte e, asciugatasi, si distese sul letto e si appisolò.
Trascorse un po’ di tempo e si sentì toccare sulla spalla.
“Che cazzo!”, esclamò.
“Sono io, non ti sei accorta che ti stavo bussando alla porta?”, le disse sua zia.
“Come ti permetti di rompermi ancora i coglioni. Come hai fatto a trovarmi?”, rispose stizzita Lili sdraiata nuda sul letto e intercalando infine un’irripetibile bestemmia.
“Sapevo di questa roulotte, me ne parlava tua madre. E non rispondermi in questo modo, puttana”.
“Perché? Ti insulto quanto cazzo mi pare”, disse con tono sprezzante Lili e accendendosi una sigaretta.
“Brava, adesso hai imparato anche a fumare. Stronza di un’ingrata, ti faccio vedere io”, la riprese sua zia.
“Cosa vuoi farmi?”, urlò Lili.
“Quello che avrei dovuto fare tanto tempo fa, a tua madre, nonché mia sorella: darle una bella lezione”.
Le si avvicinò e le assestò due sberle che fecero girare la testa ora a destra ora a sinistra alla povera ragazza, che si mise a piangere, non tanto per il dolore, quanto per essere stata ferita così nell’orgoglio. Poi la prese per i capelli e la gettò a terra. Lili si rannicchiò, cercando di evitare di prendere altre sberle, che giunsero poco dopo.
Zia Emma, con la mano destra protesa per assestare altre sberle, si arrestò e a sua volta si mise a piangere, accasciandosi.
“Le volevo bene a tua madre. Era un pezzo di me; insieme condividevamo tutto, i nostri amori giovanili e anche i nostri corpi. Sì, hai capito bene, ci volevamo bene e abbiamo fatto l’amore!”, si sfogò la donna.
Lili si rialzò e si avvicinò lentamente a Emma, in preda a una crisi di pianto. Le accarezzò la fronte e si mise in ginocchio davanti a lei.
“Me le sono proprio meritate quelle sberle!”, le disse abbassando lo sguardo.
Poi invitò Emma a rialzarsi e a calmarsi, offrendole una bibita, che la donna bevve.
“Vieni qui, fatti vedere, Lili. Sei uguale a tua madre. Hai lo stesso corpo, gli stessi occhi, lo stesso seno prominente”.
Poi Emma si soffermò su particolari più peccaminosi.
“Hai un culetto ben fatto; quanto alle labbra vaginali… sono belle carnose. Chissà in quanti te lo hanno detto e ti hanno goduto”.
“Quante…”, soggiunse Lili toccandosi la vagina e leccandosi le labbra con la lingua.
“Anche tu, dunque…”.
“Sì… sono lesbica”, disse Lili massaggiandosi i capezzoli.
“Anche se poco fa mi sono fatta sbattere da un compagno di classe”.
A quelle parole Emma si inginocchiò davanti alla giovane e, annusata la fica, subito dopo la leccò e disse:
“Ti è rimasta ancora un po’ di sborra dentro. Vuoi assaggiarla?”.
“Sì, fremo dalla voglia!”.
Emma si fece aiutare da Lili a sfilare i suoi jeans tanto stretti. Poi si tolse il giubbino di pelle, si abbassò verso la fica della giovane e gliela prosciugò, trattenendo il prezioso liquido in bocca, che poi scaricò parte in quella di Lili. Infine, baciò sua nipote con la lingua. Lili era in estasi e le due vennero una prima volta, Lili anche con un po’ di squirt, che Emma sorseggiò avidamente prima di emettere un gridolino di goduria.
“Ti desidero”, le disse Emma soddisfatta.
“Anch’io, troia!”.
“Sì, insultami ancora, che mi eccita!”.
“Ti accontento subito, brutta sporca zoccola, cagna sempre in calore, con la fica di una maiala zozza”.
“Ehi, vacci piano, merda! Chi sono io per te?”.
“La mia zietta, dalla la figa tutta stretta”, la prese in giro la nipote.
“Come fai a dirlo?”.
“Ti ho spiata mentre ti masturbavi sul letto e al solo pensiero mi sono bagnata tutta”.
“Ti faccio vedere io la mia fica come si allarga, puttanella insolente”.
Emma prese dalla borsetta prima il suo vibratore rosa; poi, con aria di sfida, con l’altra mano prese lo strapon, suscitando l’entusiasmo di Lili.
“Finalmente! Vedremo quanto vali”, disse Lili con aria di sfida.
La giovane, accesasi una sigaretta, diede qualche tiro e si adagiò sul letto. A gambe larghe cominciò a masturbarsi, suscitando l’eccitazione di Emma.
La zia non seppe trattenersi dallo spettacolo della fica rasata che Lili continuava a masturbare con le dita della mano sinistra; le si distese accanto e le prese la mano con la sua, leccando quegli intensi umori vaginali frammisti a urina.
“Hai una fica deliziosa, cara. Ti voglio tutta per me!”, le disse accendendosi a sua volta una sigaretta.
Lili guardò sua zia ingrifarsi e la provocò ulteriormente sorridendole, fumando e leccandosi le labbra con la lingua. Poi, sapientemente, prese tra le mani i seni e se li massaggiò sempre più freneticamente, fino a far diventare turgidi i capezzoli.
Emma non resistette più e si gettò su quel meraviglioso, provocante e giovane corpo aveva voluto sempre possedere. Iniziò con il baciare sempre più freneticamente sua nipote: le lingue delle due si muovevano sincronicamente, mentre le gambe delle due donne si avvilupparono in un meraviglioso abbraccio. Le fiche cominciarono a dimenarsi sinuosamente, effettuando delle goduriose sforbiciate a ritmo sempre più frenetico. La prima che venne fu Lili, che riversò sulla fica della zia una consistente razione di piscia calda. La donna, gemendo come una cagna, venne a sua volta e il suo getto di squirt fu tanto notevole quanto sorprendente per la quantità ripetuta più volte, fino allo svuotamento completo della vagina.
Lili ed Emma, bagnate di sudore e di piscia, si leccarono a vicenda dapprima le fiche, poi tutto il corpo, in un turbine di passioni sempre crescente.
Ma la parte migliore stava per arrivare. Ripresasi da quell’estasi senza fine, Emma indossò lo strapon e, maliziosamente, fece cenno a Lili di raggiungerla.
Dopo essersi accesa l’ennesima sigaretta, la giovane allieva, indossati gli stivali, si mise in ginocchio e cominciò a leccare freneticamente quel cazzo di lattice. Emma, in preda a un’eccitazione indescrivibile, prese con le mani la testa di Lili, invitandola a mettersi in bocca quel membro. Dopo una decina di minuti, in cui Lili, terminata la sigaretta, aveva cominciato a masturbarsi la sua fica bollente, la ragazza non resistette più e saltò letteralmente addosso alla zia, ben disposta a godere del suo assalto.
“Stronza di una lesbica in calore, lo voglio dentro, subito! Capito!”.
“Vieni qui. Ti accontento subito”.
Emma allargò le gambe della giovane e infilò il membro di lattice nella fica di Lili, che iniziò subito a godere. La ragazza prese con entrambe le mani il culo della zia e, aiutandosi con le unghie, costrinse la donna a venirle sempre più dentro la vagina, che si dilatava. In un crescendo di orgasmi, Emma si contorceva; poi sollevò il busto: le sue mani erano libere di prendere i seni di Lili, che apparivano come succosi e peccaminosi frutti da godere. Li leccò con la lingua, non prima di averli ben bene strizzati per farli diventare ancora più turgidi. Lili fece altrettanto con i seni di sua zia, che non si trattenne e indirizzò su quel giovane corpo tutta la sua violenza e goduria. Le due si trovarono al culmine dell’orgasmo e indirizzarono l’una sull’altra i loro più eccitanti squirt.
Lili sembrava assatanata e, in preda a un infinito orgasmo pisciò ancora in faccia a sua zia, per poi indirizzare con le mani il suo getto caldo prima sul giubbino di pelle e poi sugli stivali che indossava. Ancora in preda a un’indescrivibile eccitazione Lili strusciò il suo corpo bagnato di piscia su quello della zia, che non poté far altro che leccarlo avidamente. Al termine di quell’atto d’amore così intenso Emma prese con le mani la bocca di Lili e le due si baciarono intensamente, facendole venire un’altra volta.
Lili da un lato, Emma dall’altro del letto, terminarono il loro orgasmo accendendosi una sigaretta e infilandosi a vicenda le dita della mano nelle frementi vagine ancora in calore. Poi, non soddisfatta ancora, Emma si alzò.
“Vieni, Lili, devo darti una cosa”.
Lili si avvicinò e, prima ancora che la ragazza realizzasse cosa succedesse, Emma divaricò le gambe e pisciò di gusto sui suoi stivali.
“Li ho marcati come hai fatto tu con il giubbotto. Non sei contenta?”.
“Grazie Emma”, rispose Lili leccando il clitoride della donna.
“Ti amo!”, disse Emma.
“Anch’io”, rispose la ragazza accendendosi un’altra sigaretta.
Emma, con ancora la fica fradicia di umori e di piscia si rimise i jeans, che si bagnarono a loro volta, si infilò la maglietta e si diresse alla porta.
“Non lasciarmi sola”, disse Lili precipitandosi verso di lei.
Emma baciò le sue labbra un’ultima volta e disse.
“Domani vengo”.
“Ti aspetterò e verrò anch’io, amore mio”.
Mentre Lili cominciò a radersi i peli attorno alla fica, iniziò a masturbarsi freneticamente per un’altra mezz’ora con il vibratore e non si accorse che stava imbrunendo. Quando improvvisamente qualcuno bussò ripetutamente alla porta della roulotte.
“Cazzo, adesso aspetta, chiunque tu sia”, disse Lili in preda a un ennesimo orgasmo.
“Merda, ti sei finalmente decisa ad aprirmi. Piove e sono tutta fradicia”, disse Marion.
“Spero che sia fradicia anche la tua fichetta. Ero intenta a godere di un orgasmo”, rispose Lili.
“Fai vedere”.
“Non prima che tu mi abbia baciata”.
Marion si tolse freneticamente i leggings di latex e, con ancora indosso il giubbino di pelle bagnato dalla pioggia si gettò sul letto, dove ad attenderla c’era Lili a gambe aperte. Non appena la giovane raggiunse il corpo dell’amica quest’ultima ebbe un sussulto, un anticipo d’orgasmo che sarebbe giunto di lì a poco. Ma Lili aveva in serbo una sorpresa: con la vagina piena chiuse fra le dita il suo clitoride e, non appena lo stimolo aumentò, scaricò un getto violento di piscia che raggiunse Marion proprio lì, fra le carnose labbra vaginali.
Marion, a giudicare da come contorceva il suo corpo su quello di Lili, dimostrò di apprezzare il regalo.
“E questo?”.
“Stamattina mi sono fatta il piercing al clitoride”, disse sorridendo e provocando l’irrefrenabile desiderio di Lili.
“Lo vuoi?”, chiese Marion prendendo dalla tasca del giubbino di pelle uno spinello.
“Cazzo, sei inesauribile! È un casino che non me ne sparo uno, dammi qua”, disse Lili prendendolo dalle mani.
Lo accese e cominciò a fumare e a godere infilandosi un piccolo dildo rosa nella fica e soltanto quando lo spinello era a metà, lo offrì a Marion.
“Non preoccuparti, ne ho altri”, le disse mentre le leccava le tette.
“E se ti beccano?”, le chiese Lili mentre squirtava.
“Non preoccuparti, al locale lo fanno tutte senza problemi”, rispose Marion mentre prosciugava la vagina di Lili.
“La tua micia ha un sapore diverso da ieri, amore”.
“Non credo”, rispose Lili.
“Sei improvvisamente arrossita…”.
“E colpa dello spinello, non sono più abituata”.
“Non ti credo”, disse Marion mentre insinuava la sua lingua sempre più dentro la vagina del suo amore.
“E che cazzo! Da quando non si può scopare liberamente”, scattò Lili.
“Chi ti sei fatta stavolta”, chiese Marion mentre si dilatava le labbra vaginali.
“Mia zi, porca puttana! Ecco, sei contenta, ora?”.
“Contenta tu…”, rispose disinteressatamente Marion mentre si faceva lo spinello.
“Come, non te ne frega un cazzo, amore mio?”.
“No!”, disse Marion voltandosi dall’altra parte e mostrando il culo.
Le due amiche rimasero in silenzio mentre fumavano i loro spinelli. Lili notò che dal culo di Marion spuntava qualcosa di luminoso: si trattava di un butt plug di silicone rosa al quale era attaccato una pietra luccicante. Quell’oggetto, all’apparenza freddo, era invece caldo e pulsava all’unisono con il cuore di Marion. Lili era fortemente attirata da quella scena e si avvicinò al suo amore, con l’intenzione di annusarle l’ano. Ma, mentre si voltava, vide che dalle guance del suo amore scendevano delle grandi lacrime e si arrestò, in silenzio, guardando il suo amore cominciare a singhiozzare mentre terminava lo spinello.
A sua volta a Lili che, prima di terminare di spararsi il suo cannoncino, si era infilata in vagina il suo immancabile vibratore, scesero le prime lacrime.
“Scusa, amore, dammene un altro e ti racconto com’è andata veramente questa mattina”, disse Lili mentre incominciava a leccare il culo a Marion.
Marion, singhiozzante, non riuscì a risponderle e le indicò la borsetta. Lili si avvicinò e, attratta dal profumo che emanava, vi infilò la mano e, con sua sorpresa, oltre allo spinello, ne trasse un doppio dildo morbido.
“Amore mio, amore mio, ti amo!”, disse piangendo Lili raggiungendo la sua Marion.
Lili capì che la sua Marion era venuta da lei per fare l’amore. Le due giovani si avvinghiarono in un lungo e appassionato tribbing, in cui le loro umide vagine si sfregarono vigorosamente per interminabili minuti di puro godimento.
“Volevo dirti di mia zia…”, cominciò Lili.
Ma Marion la zittì ponendole il dito indice sulla bocca.
“Voglio te, ti desidero un casino! Non lo capisci che non posso più vivere se non pensando sempre a te”, rispose Marion piangendo di gioia.
Lili rimase in silenzio. Era senza parole, ma con un dito che sditalinava avidamente il suo stretto buco del culo. Guardando negli occhi Marion si accese lo spinello, aspirò alcune volte, raggiunse la bocca di Marion, tirò fuori la lingua e attese che il suo amore facesse altrettanto. Poi si mise in vagina alcune dita, le tirò fuori dopo essersi masturbata per qualche minuto e le mise nella micina di Marion. Prima di uscire da quel dolce luogo, le dita di Lili si imbatterono nel piercing del clitoride. Marion non riuscì a contenere i suoi umori di piacere e gemette come non mai.
Poi Lili si mise sopra il corpo pulsante di Marion e, con entrambe le mani, prese il viso del suo amore, per poterlo baciare meglio. Dalla bocca di Lili uscì calda saliva, che raggiunse l’avida bocca di Marion, che ingoiò quel liquido appiccicoso e attraente. Il suo gusto era agrodolce, un vero elisir d’amore e mischiava gli umori raccolti dalle due vagine a quello dello spinello.
Marion, sempre più in preda a fremiti d’amore, invitò Lili a estrarre il butt plug dal culo. La giovane non esitò un attimo e, leccandole lo sfintere, delicatamente aiutò a uscire quel meraviglioso oggetto di piacere, mentre il culetto si contraeva con un prolungato godimento. Lili osservò da vicino le pulsioni anali di Marion e si eccitò; poi prese in mano l’oggetto e osservò che su di esso si erano depositati potenti e meravigliosi umori anali, frammisti a piccoli pezzetti di cacca. Non ebbe repulsioni né ripensamenti e, dopo alcuni tiri di spinello, tirata fuori la lingua, leccò tutto con un crescente piacere.
Le si avvicinò Marion, che reclamava a sua volta un paio di tiri di spinello; poi volle godere della sua dose di piacere, consistente nel leccare la lingua di Lili, che aveva sapientemente assaporato le sue delizie anali. Non contenta, prese a due mani il doppio dildo, umettò un’estremità e se lo ficcò nella dolce e vogliosa micetta tutta bagnata di umori. Lili osservò il crescente godimento del suo amore mentre, centimetro dopo centimetro, il dildo scompariva nel tunnel vaginale che si dilatava al suo veloce transito.
“Infilatelo!”, riuscì a dire la giovane prima che l’assalissero i piaceri di quel meraviglioso oggetto.
Lili si sistemò di fronte a Marion, con le gambe incrociate e cominciò a sputare ripetutamente sull’altra estremità del dildo. La fredda plastica siliconica di quel meraviglioso giocattolo godurioso sembrava prendere vita e divenire un fallo in piena erezione mentre penetrava la sua dolce carne vaginale. Il tempo di alcuni tiri di spinello e Lili, dopo avere dilatato le labbra vaginali con il fallo, incominciò una danza fatta di movimenti ritmati avanti e indietro che accompagnavano il finto cazzo. Il godimento di Lili aumentò nel vedere il suo amore che si dimenava per farsi infilare e possedere dal dildo.
Le due giovani trascorsero alcuni minuti di autentica frenesia, durante i quali tiravano ora per sé ora per l’altra il frutto del piacere fallico che le penetrava sempre più in profondità.
Fintanto che Lili fu la prima a venire di piacere, seguita subito dopo da Marion. Le due tolsero il fallo dalle loro vagine pulsanti e si gettarono una sull’altra dapprima leccando i turgidi capezzoli. I loro corpi erano un tutt’uno e il tribbing che ne seguì preannunciò un caldo pissing che le due amanti bevvero direttamente dalle vagine.
“Resta con me, stasera, amore”, disse alla fine di quel lungo rapporto d’amore Lili accendendosi una sigaretta.
“Dammi un bacio, troietta!”, rispose Marion mentre prendeva di bocca la sigaretta a Lili e terminava la sua masturbazione vaginale.
Fine seconda parte
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