Canone inverso
di
Nero di Penna
genere
incesti
Si comincia sempre dalla madre, anche quando è la figlia che si fa avanti. Sulla spiaggia sono stato avvicinato al bar da una ragazza giovane, che stava con un’amica. In genere non do confidenza, ho più di quarant’anni e sono singolo, ma non mi fido mai delle situazioni facili. Ma qui era tutto normale: faccio vela e le due ragazze pure. Quando però una delle due l’ho rivista il giorno dopo e con me era troppo seduttiva, le chiedo ironicamente se sua madre era libera. Era una provocazione, ma lei subito conferma quanto avevo intuito, sorridendo e portandomi da sua madre che prendeva il sole sotto l’ombrellone. Una donna normale, né bella né brutta, con un bel corpo e un sorriso ambiguo, che solo più tardi avrei imparato a decifrare. Curiosamente, aveva poco seno, mentre sua figlia era più in carne. In ogni caso il contatto era stabilito. E così cominciò la storia che mi avrebbe cambiato la vita.
Non andammo a letto subito, questo succede solo nei film. Ogni giorno uscivo con la mia vela, una laser di seconda mano molto veloce quanto scomoda, poi verso le 11 prendevo il sole chiacchierando con entrambe le donne, che di vela poco capivano ma ammiravano chi la praticava. Ero ancora abbastanza atletico da far scena sulla spiaggia e in quel periodo ero singolo, quindi tutto prometteva bene, e così fu: prima a pranzo insieme, poi la passeggiata sul lungomare, infine fui invitato a casa, il classico villino in affitto o in proprietà sul litorale laziale, ben arredato e soprattutto con una stanza da letto dove prima o poi speravo di entrare: niente di peggio di quelle donne che prima ti fanno vedere la camera da letto e poi ti lasciano fuori della porta.
A letto alla fine ci siamo andati, era un afoso pomeriggio di agosto e la figlia era rimasta con le amiche sulla spiaggia. Sudavamo entrambi come candele e questo non mi dispiaceva. Trovai invece sgradevole il suo abbraccio, come se si aggrappasse a me invece di sedurmi. E quando glielo misi dentro, ci vollero almeno venti minuti prima di portarla a una vera eccitazione. Della sua vita privata non sapevo molto, se non che aveva avuto comunque un uomo padre di sua figlia. Quando non ho progetti per il futuro, faccio poche domande e aspetto che la storia me la racconti lei. In tardo pomeriggio poi ci raggiunse la figlia, che sicuramente aveva capito l’andazzo della giornata e forse aveva volutamente ritardato. Cenammo poi tutti insieme, ma tornai a casa mia: provavo imbarazzo verso la figlia, anche se era chiaro che mi ero scopata sua madre mentre lei ci aveva lasciato casa libera. La cosa durò per più di una settimana, fin quando iniziai a dormire a casa loro, ormai di famiglia. E qui avvenne qualcosa che non mi aspettavo: la figlia era una provocatrice nata. Entrava in salotto scalza nonostante i rimproveri di sua madre, girava mezza nuda e mi faceva capire di saper tutto sulle nostre prodezze sessuali. Non diceva niente, ma lo faceva capire con lo sguardo, non è chiaro se complice o meno. Sua madre comunque lasciava correre, incurante sia dello stile della figlia che delle mie reazioni, peraltro molto controllate. Anche se il cazzo ti scoppia nei pantaloni, non devi mai far capire alla madre che vuoi scoparti la figlia procace & precoce, e così facevo. Credo anche di esserci riuscito e al massimo ne avremmo discusso a letto la notte stessa. Di fatto parlammo poco, ma tra un amplesso e l’altro qualche domanda l’ho fatta pure. I rapporti tra madre e figlia risentivano della mancanza di un uomo in casa, ma non erano critici. In ogni caso la mia storia di coppia sarebbe finita con l’estate e lo facevo anche capire.
Ma qualcuno me lo impedì. E’ un classico: mi alzo di notte per andare al bagno e la figlia vi s’infila furtiva per sedurmi e naturalmente ci riesce. Quale uomo adulto resiste a una ragazza nuda che si sfila il pigiama, ti abbraccia, ti si strofina addosso e poi ti fa un pompino? E infatti ho lasciato fare, consapevole che sua madre dormiva o faceva finta di farlo. Nei film porno se una donna ti scopre a letto con un’altra, invece di farti nero si unisce alla coppia, ma nella vita reale è meglio non rischiare, per cui tornai silenziosamente a letto accanto alla mia donna. Naturalmente la mattina dopo la colazione fu vissuta in modo assolutamente regolare, senza sguardi allusivi e con tanto caffè. Più tardi saremmo andati in spiaggia e io avrei ripreso ad andare a vela, ma ormai era cambiato tutto, né sapevo se la mia storia parallela avrebbe avuto seguito. In quei casi, meglio non forzare mai la mano e aspettare gli eventi, e infatti per una settimana non successe quasi niente: io stavo insieme alla madre e la figlia si faceva i fatti suoi con i coetanei.
Una cosa però la notai: la ragazza si avvicinava a me ogni volta che vedeva allentarsi il mio legame con sua madre. Me ne accorgevo dal suo atteggiamento ansioso, oppure da uno sguardo troppo seduttivo. Nel corso della giornata non si notava, ma in certi momenti sì, come se un sesto senso la mettesse in guardia da una situazione di potenziale crisi. Lo so, esprimersi in questo modo è poco chiaro, ma tutto si traduceva in carezze, pompini e rapporti completi. C’erano giorni in cui praticamente stavo insieme con due donne a turno, matura ed esperta la prima e più giovane e sveglia la seconda, anche se alla fine dormivo diverse ore per riprendermi dal tour de force. Non prendevo viagra né sniffavo cocaina, quindi ogni tanto non diventava duro, ma sapevo comunque cavarmela. La madre amava essere presa con violenza o almeno non reagiva come le altre, in questo era molto passiva, mentre la figlia pretendeva più rispetto, anche se insaponandola sotto la doccia scoprii un dettaglio nascosto: aveva l’ano dilatato, segno che lo prendeva dietro da diverso tempo. Chi era l’artista? Non lo chiedevo di certo per primo. Ma come si vide scoperta, mi mise faccia al muro e dopo avermi cosparso di bagnoschiuma m’infilò un dito nel culo, lentamente ma fino in fondo, ripetendo poi lo stesso gesto prima con due e poi con tre dita. Io avevo scoperto il suo punto debole, ma neanche lei scherzava. Da quel momento la doccia fu la testimone dei nostri rapporti anali. A turno ci cospargevamo di olio o bagnoschiuma e come uno si appoggiava con le mani faccia al muro, l’altro iniziava il suo lento lavoro di penetrazione. Io le entravo dentro fino alle palle, lei prima o poi mi avrebbe infilato dietro quasi tutta la mano, roteando lentamente le sue dita affusolate. L’importante era non far rumore, ma lei riusciva a non emettere neanche un gemito. Chi l’aveva iniziata all’anale? Vista la giovane età, magari un parente o un amico del padre, ma quando l’inculavo non pensavo certo a questo. Piuttosto, non bisognava farsi scoprire dalla madre, che devo dire aveva un atteggiamento sempre più assente. A parte vuoti di memoria per indirizzi o impegni recenti (può capitare: dove avete parcheggiato la macchina ieri sera?), era a tratti nervosa o stanca. Aveva una pensione, quindi non lavorava più ma questo le aveva tolto quel minimo di socialità che aveva in ufficio, mentre la figlia ovviamente aveva il suo giro e faceva tardi la sera. Per fortuna al mare la sera uscivamo anche noi e ad Anzio (dove stavamo) non mancano occasioni di svago, non fosse altro che passeggiare per il porto o nel centro. Mi poteva annoiare magari l’apparente estraneità della madre, ma la vivacità della figlia manteneva alto il mio interesse per il legame. E poi il letto: con la madre provavo sensazioni forti – amava i colpi duri, come molte donne sposate – e quando mi tratteneva dentro di lei mi abbracciava forte le sue unghie mi penetravano nella schiena durante l’amplesso. Con la figlia era diverso, in un certo senso mi conosceva meglio lei e sapeva condurre il gioco. E’ stato spesso notato che nelle famiglie incestuose c’è un’inversione di ruoli, dove una madre assente o marginale delega le sue funzioni a una figlia talvolta persino bambina, la quale si assume responsabilità anche gravose e in pratica cerca di tenere unita a tutti i costi la famiglia. Esattamente: mi trovavo dentro un romanzo da manuale e ne approfittavo, rimanendo però prigioniero del meccanismo. Quando poi ho capito che la madre iniziava a soffrire di Alzheimer, era tardi. Forse la figlia lo sapeva o lo aveva intuito e per questo cercava di legarmi a lei. Ormai è passato del tempo e la figlia si è fidanzata e ora vive con il suo ragazzo, mentre io resto a casa con sua madre, com’è giusto che sia. L’amore ogni tanto lo facciamo pure, quando non è irascibile o assente per via della sua malattia. E faccio finta che la figlia abbia agito in buona fede, anche se so bene che non è vero. L’aveva pensata proprio bene, ma in fondo ho avuto anch’io la mia parte.
Non andammo a letto subito, questo succede solo nei film. Ogni giorno uscivo con la mia vela, una laser di seconda mano molto veloce quanto scomoda, poi verso le 11 prendevo il sole chiacchierando con entrambe le donne, che di vela poco capivano ma ammiravano chi la praticava. Ero ancora abbastanza atletico da far scena sulla spiaggia e in quel periodo ero singolo, quindi tutto prometteva bene, e così fu: prima a pranzo insieme, poi la passeggiata sul lungomare, infine fui invitato a casa, il classico villino in affitto o in proprietà sul litorale laziale, ben arredato e soprattutto con una stanza da letto dove prima o poi speravo di entrare: niente di peggio di quelle donne che prima ti fanno vedere la camera da letto e poi ti lasciano fuori della porta.
A letto alla fine ci siamo andati, era un afoso pomeriggio di agosto e la figlia era rimasta con le amiche sulla spiaggia. Sudavamo entrambi come candele e questo non mi dispiaceva. Trovai invece sgradevole il suo abbraccio, come se si aggrappasse a me invece di sedurmi. E quando glielo misi dentro, ci vollero almeno venti minuti prima di portarla a una vera eccitazione. Della sua vita privata non sapevo molto, se non che aveva avuto comunque un uomo padre di sua figlia. Quando non ho progetti per il futuro, faccio poche domande e aspetto che la storia me la racconti lei. In tardo pomeriggio poi ci raggiunse la figlia, che sicuramente aveva capito l’andazzo della giornata e forse aveva volutamente ritardato. Cenammo poi tutti insieme, ma tornai a casa mia: provavo imbarazzo verso la figlia, anche se era chiaro che mi ero scopata sua madre mentre lei ci aveva lasciato casa libera. La cosa durò per più di una settimana, fin quando iniziai a dormire a casa loro, ormai di famiglia. E qui avvenne qualcosa che non mi aspettavo: la figlia era una provocatrice nata. Entrava in salotto scalza nonostante i rimproveri di sua madre, girava mezza nuda e mi faceva capire di saper tutto sulle nostre prodezze sessuali. Non diceva niente, ma lo faceva capire con lo sguardo, non è chiaro se complice o meno. Sua madre comunque lasciava correre, incurante sia dello stile della figlia che delle mie reazioni, peraltro molto controllate. Anche se il cazzo ti scoppia nei pantaloni, non devi mai far capire alla madre che vuoi scoparti la figlia procace & precoce, e così facevo. Credo anche di esserci riuscito e al massimo ne avremmo discusso a letto la notte stessa. Di fatto parlammo poco, ma tra un amplesso e l’altro qualche domanda l’ho fatta pure. I rapporti tra madre e figlia risentivano della mancanza di un uomo in casa, ma non erano critici. In ogni caso la mia storia di coppia sarebbe finita con l’estate e lo facevo anche capire.
Ma qualcuno me lo impedì. E’ un classico: mi alzo di notte per andare al bagno e la figlia vi s’infila furtiva per sedurmi e naturalmente ci riesce. Quale uomo adulto resiste a una ragazza nuda che si sfila il pigiama, ti abbraccia, ti si strofina addosso e poi ti fa un pompino? E infatti ho lasciato fare, consapevole che sua madre dormiva o faceva finta di farlo. Nei film porno se una donna ti scopre a letto con un’altra, invece di farti nero si unisce alla coppia, ma nella vita reale è meglio non rischiare, per cui tornai silenziosamente a letto accanto alla mia donna. Naturalmente la mattina dopo la colazione fu vissuta in modo assolutamente regolare, senza sguardi allusivi e con tanto caffè. Più tardi saremmo andati in spiaggia e io avrei ripreso ad andare a vela, ma ormai era cambiato tutto, né sapevo se la mia storia parallela avrebbe avuto seguito. In quei casi, meglio non forzare mai la mano e aspettare gli eventi, e infatti per una settimana non successe quasi niente: io stavo insieme alla madre e la figlia si faceva i fatti suoi con i coetanei.
Una cosa però la notai: la ragazza si avvicinava a me ogni volta che vedeva allentarsi il mio legame con sua madre. Me ne accorgevo dal suo atteggiamento ansioso, oppure da uno sguardo troppo seduttivo. Nel corso della giornata non si notava, ma in certi momenti sì, come se un sesto senso la mettesse in guardia da una situazione di potenziale crisi. Lo so, esprimersi in questo modo è poco chiaro, ma tutto si traduceva in carezze, pompini e rapporti completi. C’erano giorni in cui praticamente stavo insieme con due donne a turno, matura ed esperta la prima e più giovane e sveglia la seconda, anche se alla fine dormivo diverse ore per riprendermi dal tour de force. Non prendevo viagra né sniffavo cocaina, quindi ogni tanto non diventava duro, ma sapevo comunque cavarmela. La madre amava essere presa con violenza o almeno non reagiva come le altre, in questo era molto passiva, mentre la figlia pretendeva più rispetto, anche se insaponandola sotto la doccia scoprii un dettaglio nascosto: aveva l’ano dilatato, segno che lo prendeva dietro da diverso tempo. Chi era l’artista? Non lo chiedevo di certo per primo. Ma come si vide scoperta, mi mise faccia al muro e dopo avermi cosparso di bagnoschiuma m’infilò un dito nel culo, lentamente ma fino in fondo, ripetendo poi lo stesso gesto prima con due e poi con tre dita. Io avevo scoperto il suo punto debole, ma neanche lei scherzava. Da quel momento la doccia fu la testimone dei nostri rapporti anali. A turno ci cospargevamo di olio o bagnoschiuma e come uno si appoggiava con le mani faccia al muro, l’altro iniziava il suo lento lavoro di penetrazione. Io le entravo dentro fino alle palle, lei prima o poi mi avrebbe infilato dietro quasi tutta la mano, roteando lentamente le sue dita affusolate. L’importante era non far rumore, ma lei riusciva a non emettere neanche un gemito. Chi l’aveva iniziata all’anale? Vista la giovane età, magari un parente o un amico del padre, ma quando l’inculavo non pensavo certo a questo. Piuttosto, non bisognava farsi scoprire dalla madre, che devo dire aveva un atteggiamento sempre più assente. A parte vuoti di memoria per indirizzi o impegni recenti (può capitare: dove avete parcheggiato la macchina ieri sera?), era a tratti nervosa o stanca. Aveva una pensione, quindi non lavorava più ma questo le aveva tolto quel minimo di socialità che aveva in ufficio, mentre la figlia ovviamente aveva il suo giro e faceva tardi la sera. Per fortuna al mare la sera uscivamo anche noi e ad Anzio (dove stavamo) non mancano occasioni di svago, non fosse altro che passeggiare per il porto o nel centro. Mi poteva annoiare magari l’apparente estraneità della madre, ma la vivacità della figlia manteneva alto il mio interesse per il legame. E poi il letto: con la madre provavo sensazioni forti – amava i colpi duri, come molte donne sposate – e quando mi tratteneva dentro di lei mi abbracciava forte le sue unghie mi penetravano nella schiena durante l’amplesso. Con la figlia era diverso, in un certo senso mi conosceva meglio lei e sapeva condurre il gioco. E’ stato spesso notato che nelle famiglie incestuose c’è un’inversione di ruoli, dove una madre assente o marginale delega le sue funzioni a una figlia talvolta persino bambina, la quale si assume responsabilità anche gravose e in pratica cerca di tenere unita a tutti i costi la famiglia. Esattamente: mi trovavo dentro un romanzo da manuale e ne approfittavo, rimanendo però prigioniero del meccanismo. Quando poi ho capito che la madre iniziava a soffrire di Alzheimer, era tardi. Forse la figlia lo sapeva o lo aveva intuito e per questo cercava di legarmi a lei. Ormai è passato del tempo e la figlia si è fidanzata e ora vive con il suo ragazzo, mentre io resto a casa con sua madre, com’è giusto che sia. L’amore ogni tanto lo facciamo pure, quando non è irascibile o assente per via della sua malattia. E faccio finta che la figlia abbia agito in buona fede, anche se so bene che non è vero. L’aveva pensata proprio bene, ma in fondo ho avuto anch’io la mia parte.
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