Intervista allo scrittore
di
Nero di Penna
genere
interviste
Mi presento: sono Nero di Penna, scrittore di racconti erotici nuovo ospite di EroticiRacconti. Maschio adulto, romano, laureato. Sono un lettore assiduo di libri di ogni genere e non disdegno il porno, anche se troppi prodotti in giro sono ripetitivi.
Domanda: Come hai scoperto EroticiRacconti?
Risposta: Con Google. Ne ho visti anche altri, ma non mi convincevano. Il vostro invece offre molta più libertà, pur inquadrata nei vari generi.
D: Quando hai cominciato a scrivere racconti erotici?
R: Anni fa mi dissi: ma invece di leggere racconti, perché non ne scrivi tu? Sapresti farlo meglio di tanti altri. Almeno provaci. L’occasione me la diede un’amica, molto curiosa di cose di sesso quanto timida. Mi chiese di scrivere per lei almeno una decina di racconti per esplorare un mondo per lei ancora sconosciuto. Si fidava di me e nel testo davo anche un sacco di consigli; avevo la stupenda sensazione di poter iniziare la ragazza, di educarla ai piaceri del corpo e dell’anima. Da quel giorno ne ho scritti un centinaio, anche se solo una decina sono stati messi in rete, tutti firmati da Nero di Penna. Scelsi questo nome pensando a un merlo che svolazzava vicino casa.
D: Ma i tuoi racconti l’amica timida poi li ha applicati?
R: Credo di sì, anche se era un po’ ingenua. Uno dei miei racconti s’intitolava “Non cesso di amarti”, dove il protagonista riusciva a far l’amore con la sua ragazza solo nel chiuso spazio di un bagno con doccia. Beh, ha voluto vedere il mio bagno (in effetti molto piccolo) chiedendomi “è qui che lo facevate, vero?”. Non aveva capito che la letteratura non è la fotografia della realtà, ma questo errore lo fanno anche i critici dei giornali: tutti pensano che Elena Ferrante sia nata a Napoli, ma non è vero.
D: E tu che ne sai?
R: Non me lo chiedere. Come non chiedermi se dietro tutto quello che scrivo ci sia l’esperienza completa di quanto è fissato sulla carta. Ho la capacità allucinatoria di immaginare una storia partendo da un dettaglio casuale.
D: Fammi un esempio
R: Vedo una ragazza che aspetta nervosa davanti a una fermata della metro, una di quelle fermate secondarie poco trafficate. Immagino allora che debba incontrarsi con un uomo, ma l’amica che ha la chiave dell’appartamento tarda ad arrivare. Oppure lei e l’amica si prostituiscono di nascosto, ma senza quella chiave… non chiaveranno.
D: Sei sposato?
R: Sì, ma mia moglie è una donna normale, anche se sotto la doccia è una bomba. La mia ex a letto era molto meglio e amava anche l’anale, cosa che ora mi sogno. Ero abituato a un sesso più trasgressivo. Ma è troppo facile dire: “queste cose non posso farle, allora le scrivo”: ogni coppia ha i suoi sogni segreti e sono sicuro che mia moglie vorrebbe esser penetrata da almeno tre uomini insieme. Non me lo dice, ma lo capisco da certi discorsi o da come guarda certi uomini sulla spiaggia.
D: Avete figli?
R: Si, ma ormai sono grandi. Se poi scrivo anche racconti incestuosi non vuol dire che ho molestato o abusato mia figlia o le sue compagne di scuola. La fantasia per fortuna è ancora un diritto civile, l’importante è che resti tale. Ci sono anche desideri che non possono essere soddisfatti, ma questo certa gente non lo capisce, pensa che ormai tutto è permesso…
D: E il porno, che ne pensi?
R: Da giovane sono stato addirittura un funzionario delle commissioni di censura cinematografica! (ride). Non ne potevo più: trame inutili, dialoghi demenziali, poi il pompino e alla fine sempre le stesse scopate. E’ una cucina povera, gli ingredienti sono pochi e sempre gli stessi, eppure la pornografia è un mercato sempre attivo e in continua evoluzione. Ho anche cercato di entrare nel giro come sceneggiatore, ma sono ambienti molto chiusi. Ora poi ognuno il porno se lo può produrre da solo. E sono convinto che non c’è migliore pornostar della propria moglie, se solo volesse andare fino in fondo. Ci sono poi le videochat erotiche, dove chiunque può esibirsi.
D: Ma la pornografia può avere limiti?
R: Il limite è uno solo: scopano loro, mica tu che guardi (ridacchia).
D: E nei racconti, che genere ami?
R: Nessuna preclusione. L’importante è che siano scritti bene. Troppo spesso si vede l’autocompiacimento e l’eccitazione di chi scrive, ma tu devi pensare al lettore. Troppe volte manca la sorpresa e si dipana solo una banale serie di luoghi comuni. Se uno entra dalla porta aperta è chiaro che viene per scopare; lo sperma esce sempre a fiumi; se una ragazza timida porta gli occhiali, sappiamo già che diventa una troia e alla fine ci vede pure bene. I biliardi poi servono solo per scopare. Potrei continuare…
D: E tu allora che fai quando scrivi?
R: Cerco di spiazzare il lettore. Prendiamo Lolita, il noto romanzo di Nabokov. Pur di legare a sé l’uomo, la madre in pratica gli porta la figlia in dote. Ebbene, proviamo a immaginare il contrario: la ragazza seduce l’uomo maturo per procurare un marito alla madre. Lo fa perché sa che sua madre è dannata all’Alzheimer e vuole garantirle un futuro, ma questo lo sa solo lei. Qui la ragazza non è una bambola erotica.
D: Per finire, cosa diresti alla redazione di EroticiRacconti?
R: Che sentirete ancora parlare di me.
Domanda: Come hai scoperto EroticiRacconti?
Risposta: Con Google. Ne ho visti anche altri, ma non mi convincevano. Il vostro invece offre molta più libertà, pur inquadrata nei vari generi.
D: Quando hai cominciato a scrivere racconti erotici?
R: Anni fa mi dissi: ma invece di leggere racconti, perché non ne scrivi tu? Sapresti farlo meglio di tanti altri. Almeno provaci. L’occasione me la diede un’amica, molto curiosa di cose di sesso quanto timida. Mi chiese di scrivere per lei almeno una decina di racconti per esplorare un mondo per lei ancora sconosciuto. Si fidava di me e nel testo davo anche un sacco di consigli; avevo la stupenda sensazione di poter iniziare la ragazza, di educarla ai piaceri del corpo e dell’anima. Da quel giorno ne ho scritti un centinaio, anche se solo una decina sono stati messi in rete, tutti firmati da Nero di Penna. Scelsi questo nome pensando a un merlo che svolazzava vicino casa.
D: Ma i tuoi racconti l’amica timida poi li ha applicati?
R: Credo di sì, anche se era un po’ ingenua. Uno dei miei racconti s’intitolava “Non cesso di amarti”, dove il protagonista riusciva a far l’amore con la sua ragazza solo nel chiuso spazio di un bagno con doccia. Beh, ha voluto vedere il mio bagno (in effetti molto piccolo) chiedendomi “è qui che lo facevate, vero?”. Non aveva capito che la letteratura non è la fotografia della realtà, ma questo errore lo fanno anche i critici dei giornali: tutti pensano che Elena Ferrante sia nata a Napoli, ma non è vero.
D: E tu che ne sai?
R: Non me lo chiedere. Come non chiedermi se dietro tutto quello che scrivo ci sia l’esperienza completa di quanto è fissato sulla carta. Ho la capacità allucinatoria di immaginare una storia partendo da un dettaglio casuale.
D: Fammi un esempio
R: Vedo una ragazza che aspetta nervosa davanti a una fermata della metro, una di quelle fermate secondarie poco trafficate. Immagino allora che debba incontrarsi con un uomo, ma l’amica che ha la chiave dell’appartamento tarda ad arrivare. Oppure lei e l’amica si prostituiscono di nascosto, ma senza quella chiave… non chiaveranno.
D: Sei sposato?
R: Sì, ma mia moglie è una donna normale, anche se sotto la doccia è una bomba. La mia ex a letto era molto meglio e amava anche l’anale, cosa che ora mi sogno. Ero abituato a un sesso più trasgressivo. Ma è troppo facile dire: “queste cose non posso farle, allora le scrivo”: ogni coppia ha i suoi sogni segreti e sono sicuro che mia moglie vorrebbe esser penetrata da almeno tre uomini insieme. Non me lo dice, ma lo capisco da certi discorsi o da come guarda certi uomini sulla spiaggia.
D: Avete figli?
R: Si, ma ormai sono grandi. Se poi scrivo anche racconti incestuosi non vuol dire che ho molestato o abusato mia figlia o le sue compagne di scuola. La fantasia per fortuna è ancora un diritto civile, l’importante è che resti tale. Ci sono anche desideri che non possono essere soddisfatti, ma questo certa gente non lo capisce, pensa che ormai tutto è permesso…
D: E il porno, che ne pensi?
R: Da giovane sono stato addirittura un funzionario delle commissioni di censura cinematografica! (ride). Non ne potevo più: trame inutili, dialoghi demenziali, poi il pompino e alla fine sempre le stesse scopate. E’ una cucina povera, gli ingredienti sono pochi e sempre gli stessi, eppure la pornografia è un mercato sempre attivo e in continua evoluzione. Ho anche cercato di entrare nel giro come sceneggiatore, ma sono ambienti molto chiusi. Ora poi ognuno il porno se lo può produrre da solo. E sono convinto che non c’è migliore pornostar della propria moglie, se solo volesse andare fino in fondo. Ci sono poi le videochat erotiche, dove chiunque può esibirsi.
D: Ma la pornografia può avere limiti?
R: Il limite è uno solo: scopano loro, mica tu che guardi (ridacchia).
D: E nei racconti, che genere ami?
R: Nessuna preclusione. L’importante è che siano scritti bene. Troppo spesso si vede l’autocompiacimento e l’eccitazione di chi scrive, ma tu devi pensare al lettore. Troppe volte manca la sorpresa e si dipana solo una banale serie di luoghi comuni. Se uno entra dalla porta aperta è chiaro che viene per scopare; lo sperma esce sempre a fiumi; se una ragazza timida porta gli occhiali, sappiamo già che diventa una troia e alla fine ci vede pure bene. I biliardi poi servono solo per scopare. Potrei continuare…
D: E tu allora che fai quando scrivi?
R: Cerco di spiazzare il lettore. Prendiamo Lolita, il noto romanzo di Nabokov. Pur di legare a sé l’uomo, la madre in pratica gli porta la figlia in dote. Ebbene, proviamo a immaginare il contrario: la ragazza seduce l’uomo maturo per procurare un marito alla madre. Lo fa perché sa che sua madre è dannata all’Alzheimer e vuole garantirle un futuro, ma questo lo sa solo lei. Qui la ragazza non è una bambola erotica.
D: Per finire, cosa diresti alla redazione di EroticiRacconti?
R: Che sentirete ancora parlare di me.
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