Una matrigna eccezionale

di
genere
incesti

Quando mia madre ci abbandonò per seguire le sue aspirazioni, mio padre si consolò abbastanza velocemente, passando da un'avventura all'altra, talvolta nell'arco di una sola notte. Io e mio fratello siamo cresciuti affidandoci, soprattutto, alla nonna. Non che nostro padre ci trascurasse, ma era molto impegnato a mandare avanti l'azienda. Eravamo adolescenti e un po' risentimmo della perdita degli equilibri familiari, ma la nonna fu formidabile nel riempire i vuoti e gestire in maniera mirabile il nostro sviluppo psico fisico. Poi, improvvisamente, mio padre ci annunciò di avere deciso di risposarsi e nel giro di poche settimane ci presentò la sua nuova compagna e si sposò.
Olga è russa, 48 anni , 5 meno di papà. Longilinea, ma con un seno prosperoso, simpatica e alla mano, parla benissimo l'italiano, quasi senza inflessione. Entrò nelle nostre vite con l'autorevolezza della padrona di casa, ma anche con la prudenza dell'ospite inaspettato. Entrammo subito in empatia.

Io e mio fratello, finita l'università, avevamo subito cominciato a collaborare in azienda, ed ora, sempre più spesso, mio padre lasciava a noi la guida, per curare i rapporti commerciali con l'estero ed in particolare per curare la nascita di 2 nuove filiali in Romania e Polonia.
Mio fratello non aveva fatto mistero con me che Olga gli piacesse e di avere intenzione di provarci, anzi mi propose di provarci insieme. Io, sul momento, cercai di dissuaderlo, ma, evidentemente, con scarsi risultati.
Una sera, eravamo seduti tutti e tre sulll stesso divano: succedeva spesso, quando mio padre non c'era, perché Olga, finito di sistemare dopo cena, veniva a sedersi tra di noi, facendosi largo. Eravamo soliti commentare le trasmissioni che seguivamo e lo facemmo anche quella sera. Erano passati pochi mesi dal matrimonio. Antonio, mio fratello, posò, quasi per caso, la mano sul ginocchio di Olga, che non batté ciglio, continuando a parlare, guardando ora uno ora l'altro. Indossava un vestitino sopra al ginocchio, non troppo attillato, almeno non come quelli che era solita portare e che sottolineavano tutte le sue curve. Confortato da quell'atteggiamento, Antonio fece scivolare la mano sempre più su, accompagnando il vestito e scoprendo le cosce di Olga, che continuava a parlare tranquilla. Ero inebetito: aspettavo una sberla che non arrivava, anzi, quando la mano di Antonio raggiunse la parte alta delle cosce e cercò si scivolare all'interno, lei divaricò leggermente le gambe per agevolarlo. Così, anch'io cominciai ad accarezzarle l'altra coscia, mentre Antonio era arrivato a scostarle di lato il perizoma e due dita si intrufolavano già nella fica di lei, che ora aveva passato le braccia dietro di noi per abbracciarci. Non c'erano più dubbi: mi abbassai sul suo seno, scoprendolo ed afferrandone il capezzolo tra le labbra e poi tra i denti. Lei, ora, non parlava più: tra un respiro ed un altro, sempre più pesanti, si lasciava sfuggire qualche gemito, mentre con movimenti lenti e composti del bacino accompagnava il ditalino che Antonio le faceva. I nostri sguardi si incrociarono ed il suo chiedeva cazzi.la prendemmo per mano e l'accompagnammo sul suo letto e non perdemmo tempo a spogliarla: perizoma di lato e dentro tutti e due. Tutti e due nella sua fica, calda, bollente e che colava come una fontana rotta.
“Mi piace! Mi piace!” continuava a ripetere, mentre il suo corpo vibrava sotto i nostri colpi, ci concedemmo una breve pausa: lei, stesa tra di noi, si alternava sui nostri corpi, coprendoli di baci, di piccoli morsi, di piroette della lingua sui capezzoli. Poi si lasciò scivolare e si impossessò, nuovamente, dei nostri cazzi, accarezzandoli, prima di avvilupparli tra le labbra e cominciare un doppio pompino.
“Piano!” quella di Antonio sembrò un'implorazione “Voglio farti il culo, prima di venire!”
Lei lo lasciò subito:
“Ne ho voglia anch'io! “ si limitò a dire, concentrandosi su di me, che sembravo avere una maggiore autonomia.. Bastarono pochi minuti: rinfrancato, Antonio la prese per i fianchi, mentre lei non lasciava andare il mio cazzo dalla bocca, le fece sollevare il culo e, senza tanti convenevoli, la inculò, strappandole un gridolino di sincero dolore. Il pompino che mi faceva divenne meno intenso, interrotto dai colpi poderosi che Antonio le affibbiava e poi lui venne. Con un urlo disumano, estrasse il cazzo dal culo di Olga e si portò sopra la sua testa, per inondarle di sborra i capelli. In un attimo presi il suo posto e lei ricominciò a godere. Ora mi incitava, mentre mio fratello, steso accanto, si menava dolcemente il cazzo, ancora semiduro. Volli venirle sulla testa anche io, imbrattandola di sborra anche sugli orecchi. Stanchi, ma non ancora soddisfatti, ci lasciammo cullare dal silenzio e dalle carezze di lei per un tempo indefinito, fino a che i nostri membri non ripresero vigore, per la sua, ma anche la nostra gioia. La chiavammo ancora per un'ora o forse più, poi ci addormentammo spossati.
Il giorno dopo, nessuno fece cenno a quello che era successo, ma non come fosse un tabù, ma come se fosse la normalità più scontata. Talmente scontata, che lei ci salutò con un bacio, quando uscimmo per andare al lavoro.
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2021-11-20
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