Oltre il muro 2

di
genere
incesti

Il mare conosceva tutti i suoi segreti: sapeva parlargli, col rumore della risacca, suggerirgli cosa fare, lambendo dolcemente gli scogli, o percuotendoli con rabbia inaudita. Ma, stavolta, c’era un richiamo piùforte, che lo accompagnava da ore e che non voleva quietarsi. Non sarebbe servito il mare, lo sapeva; ci voleva altro e sapeva anche questo.
Arrivato a Poggiardo, invertii la rotta e tornòp sui suoi passi, seguendo un’altra strada.
Fece un giro intorno all’oratorio: non gli fu difficile individuarla, in un gruppetto di catechiste, che si attardavano al termine della lezione, per discutere il prossimo da farsi. Si fermò, poco discosto e attese che lei si accomiatasse e lo raggiungesse.
“Hei! Come mai qui?”
“Hai la macchina?”
“No! Ho fatto 2 passi e sono a piedi.”
“Sali! Ti porto a casa io, dopo.”
“Dopo? Tu sei pazzo, ma io più di te, temo.”
Si sollevò un po’ la gonna, per poter salire alle spalle del figlio, scoprendo due cosce bianchissime e tornite.
“Dove andamo?”
“In pineta!”
“E se c’è gente?”
“A quest’ora è troppo presto per gli amanti ed i tossici. Ed è troppo tardi pe i runner.”
“Speriamo sia come dici tu: immagini lo scandalo se qualcuno ci vedesse?”
Ci vollero pochi minuti per raggiungere un posto abbastanza appartato, ai margini della pineta. Maddalena scese, non senza qualche difficoltà, e si guardò intorno: nella fioca luce dell’imbrunire tutto sembrava come previsto dal figlio.
“Che intenzioni hai?”
“Te l’ho scritto: ho voglia di incularti!”
“Pensavo che in tutte queste ore la fantasia ti fosse passata!”
Lui la prese per i fianchi e la baciò; lei rispose al bacio senza alcuna riluttanza.
“Come faccio a farmi passare la voglia di una donna come te? Sei meravigliosa, mamma!”
“Sicuro che non è solo che tii do la possibilità di farlo?”
“Non dimenticare che ho una fidanzata che non mi dice mai di no.”
“Vero! Ma faccio fatica a credere di piacere ad un ragazzone bello e giovane come te.”
“Ora tira su quella gonna: non abbiamo tantissimo tempo.”
Lei rivoltò la gonna sulla schiena, sfilò un paio di caste mutandine, liberando un culo ed una fica da incorniciare. Lui non riuscii a resistere neanche un attimo a quella vista: si tuffò tra le chiappe della madre e prese a leccarle il buco del culo con una passione sconfinata. Leccava con tale entusismo che la fice di lei cominciò a gocciolare umori che si perdevano lungo le cosce.
“Amore, starei così per sempre. Ma dobbiamo andare.”
“Hai ragione, mamma!”
Si sollevò, mantendendosi basso quel tanto che bastava perché il suo cazzo fosse all’altezz dello sfintere della madre. Poi cominciò a spingere.


Serena girò la chiave nella toppa ed entrò in casa. Un silenzio irreale l’accolse: a quell’ora, sua madre doveva già essere tornata dal catechismo e, come al solito, si sarebbe dovuta mettere ai fornelli per preprare cena, canticchiando quelle vecchie canzoni degli 883, o meglio di Pezzali, che sembrvano piacerle tanto.
Col padre, erano d’accordo che facesse un giro un po’ più lungo, in modo di arrivare a casa 5 minuti dopo lei: una precauzione eccessiva, forse, sed melius abbundare. Tirò dritta in camera sua, sfilò gli indumenti che aveva addosso e mise una tuta. Quindi fece il cammino a ritroso, verso la cucina. Mancò poco che sbattesse su suo padre, che entrava in casa in quel momento.
“Non c’è nessuno?”
“Pare di no!”
“Strano! Ma non del tutto negativo.”
“Che vuoi dire?”
“Che mi hai lasciato addosso una voglia, puttanella!”
“Vacci piano, papà! Hai una certa età.” ma non fece nulla per divincolarsi dall’abbraccio di lui, che la tirava a se fino a che le loro labbra non si congiunsero.

“Oddio! Il tuo cazzo mi fa impazzire. Non avrei mai creduto che sarei arrivata a preferire il rapporto anale. Rompimi, spaccami, distruggimi. Insomma, fai quello che vuoi! Ti prego, saziami di cazzo ne ho bisogno.”
“Se non dovessimo rientrare a casa, farei in modo di durare ore. Vorrei vederti godere come una troia.”
“Continua, continua. A papà racconteremo che mi hai voluto portare a fare un giro in moto.”
Il ragazzo continuava ad incularla, tenendo una mano sul suo fianco e con l’altra tirandolei capelli, come fossero le redini di una giumenta da domare. Le sue palle sbattevano sulle chiappe della madre, provocando un rumore simile allo sciabordio delle onde su un’imbarcazione. Maddalena, trasfigurata da un’infinità di orgasmi che le si ripetevano senza soluzione di continuità, lo lasciava fare, anzi sembrava che quell’atto, all’apparenza violento, servisse a completare il suo piacere. Si sentiva completamente sua, oggetto e soggetto del piacere di lui e, in cuor suo, sperava che, nella notte, il marito pretendesse i propri diritti di coniuge. Avvertii, quasi con dispiacere, il ritmo del ragazzo che aumentava, parallelamente ai suoi grugniti di piacere. Sentii i caldi fiotti di sborra invaderle l’intestino e si abbandonò, poggiando le spalle sulla schiena di lui.
Si ripulirono in fretta, coi kleenex che non mancavano mai nella borsa della madre, e si precipitarono verso casa.

Serena e il padre ebbero giusto il tempo di ricomporsi, sollecitati dal rombo della moto. Finsero di alternarsi nel preparare cena ed accolsero con un sorriso i nuovi arrivati.
“Fatto tardi, stasera!”
“Quel pazzerello di tuo figlio ha voluto farmi un giro in moto.”
“Con quella gonna? Avrai dovuto mostrare in giro un poì di gambe!”
“Geloso?”
“Chi, io? Non lo sono mai stato.”
“Sarà!” si avvicinò e gli stampò un bacio sulla bocca. Serena trattenne a stento un moto di gelosia, mentre il fratello si allontanava verso il bagno.
di
scritto il
2023-06-11
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