A 50 anni si cambia - 1
di
oedipus
genere
bisex
1.
50 anni sono, simbolicamente, un po’ il giro di boa della vita. La strada incomincia a scendere, il tempo corre più in fretta, i ricordi e i rimpianti prendono il posto dei desideri. Un giro di boa tanto più evidente e significativo se a quell’età ti capita di scoprire dentro di te pulsioni nuove, insospettate, e di aprirti ad orizzonti nuovi, imprevisti, sconvolgenti rispetto alla vita sin qui vissuta.
I cinquantenni di cui si parla sono io, Mauro, e Giulia, mia moglie. Abbiamo celebrato di recente le nostre nozze d’argento; il nostro unico figlio, Fabio, ormai lavora ed è andato a vivere da solo; presto, speriamo, ci farà diventare nonni. Siamo ad un passaggio delicato della nostra vita coniugale. Con Giulia ci vogliamo bene e conduciamo un ménage sessuale normale, ma, si sa, la normalità è spesso una trappola che produce assuefazione e stanchezza. E, non a caso, da qualche tempo registro che siamo più inquieti ed irritabili.
E, credo, è appunto da questa stanchezza ed inquietitudine che nasce l’episodio che ha dato al giro di boa un significato non solo simbolico.
Ormai erano quattro-cinque giorni di seguito che restavo a casa da solo. Appena dopo cena accompagnavo mia moglie a dormire da sua madre, che aveva avuto una crisi ischemica ed aveva bisogno di assistenza continua. Quella sera, invece di rincasare subito, passando dinanzi al cartellone di un film a luci rosse, mi viene il capriccio di entrare in sala e gustarmi una visione meno insulsa e soporifera dei soliti programmi televisivi. L’avevo fatto solo un paio di volte in gioventù, insieme ai miei amici, per quella curiosità morbosa del proibito che è propria di quell’età. Ma ora, alla mia età, era uno sfizio quasi inspiegabile: forse ora avvertivo il bisogno di scaricarmi, era più di una settimana che non scopavo e nei giorni scorsi avevo resistito, un po’ per vergogna, all’istinto di masturbarmi dinanzi alla tv.
Entro nel cinema e, per un istintivo pudore, mi sistemo in una poltrona all’ultima fila. In sala ci saranno non più di una ventina di persone, sedute a molta distanza l’una dall’altra. E’ una pellicola molto hard, con pompini e inculate senza risparmio e con sborra che si versa a fiumi: scene di grande voluttà che vengono accompagnate da gemiti e mugugni inconfondibili che risuonano nella sala e che costituiscono una specie di colonna sonora del film. Da come si muovono freneticamente, si capisce che molti si stanno masturbando nel buio della sala. Io mi trattengo dal farlo, anche se mi accorgo di essere molto eccitato.
Dopo circa un quarto d’ora vedo un giovanotto un po’ scapigliato, di un’età vicina a quella di mio figlio, che si alza dal suo posto e viene a sedersi proprio alla mia destra. Quella presenza così vicina mi infastidisce un po’, tanto più che, mentre sullo schermo scorrono le immagini di un trans che incula selvaggiamente un maschio, il ragazzo si tira fuori il cazzo e inizia a segarsi mugolando senza ritegno.
All’inizio resto sorpreso ed anche un po’ imbarazzato; ma, col passare dei minuti, vedere quel giovinastro che se lo tira alla grande e sentire il suo respiro affannato finisce per accentuare il mio stato di eccitazione. Senza volerlo e quasi senza accorgermene, mi ritrovo anch’io con i pantaloni sbottonati e con il cazzo fremente nelle mani.
Ci masturbiamo affiancati, vedo che il ragazzo comincia a guardarmi in maniera irridente, poi ad un tratto mi mette una mano sulla coscia; è un tocco che mi dà immediatamente una scarica di adrenalina, che aumenta la mia eccitazione, lo lascio fare. Non passano che pochi minuti e lo sconosciuto si fa più ardito, mi prende la mano e se la porta sul suo cazzo vibrante.
Il contatto con quel cazzo duro e caldo, svettante, mi dà un altro brivido. Mi accorgo di non avere la forza di sottrarmi, lo assecondo e comincio a segarlo; lui mi sorride ancora con aria impertinente e mi ricambia subito impossessandosi del mio cazzo e cominciando a tirarmelo energicamente.
Un’esperienza del genere non l’avevo mai vissuta, neppure da adolescente; ci seghiamo e gemiamo all’unisono, ma il tutto si svolge in silenzio, fino a quando lui non si accosta al mio orecchio e mi sussurra:
“Mmmhhhh …. davvero bravo! …. non sapevo che Fabio avesse un papà così porco! …”
Quelle parole mi gelano, mi rendo subito conto di essermi cacciato in una situazione incresciosa, imbarazzante. Mollo il suo cazzo, ma lui prontamente mi blocca il polso e mi riporta la mano sul suo cazzo scalpitante:
“Eh no! … mica mi lasci sul più bello! …. e poi, che c’è di male a godere insieme?”
Il suo tono è sfottente e suadente al tempo stesso, mi fa capire che mi ha sgamato, ma si mostra comprensivo e complice. Mi sento agitato, ma continuo a segarlo, come del resto lui fa con me. I nostri cazzi sono diventati due obelischi, non so come facciamo a resistere ancora. Il giovanotto si riavvicina all’orecchio e mi dice:
“Credo sia meglio continuare in un posto più tranquillo … usciamo!”
Ci ricomponiamo alla meglio, lo seguo come un automa. Mi chiede dove ho parcheggiato, entriamo nella mia macchina, ero uscito con la Smart, troppo piccola e scomoda per continuare a smanettarci lì dentro. A quel punto gli dico che occasionalmente sono solo a casa e che potremmo andare lì. Si illumina:
“Perfetto! …. Andiamoci subito!”
Nel tragitto verso casa, mentre guido, rimette la sua mano sulla mia coscia e mi lancia occhiate assassine. E’ un tipo che non mi piace molto: ha i capelli ricci e lunghi, un po’ unti; è sicuramente un ragazzo aitante, fisicamente ben messo, ma ha un piglio di arroganza e di irriverenza, di volgarità, che trovo quasi insopportabile; ma ha un fare sicuro e disinvolto che mi domina.
Per prima cosa gli chiedo com’è che conosce mio figlio. Mi risponde con una certa sufficienza:
“Frequentavamo la stessa palestra…..”
E, visto che restavo in attesa che continuasse, intuendo quel che volevo sapere, aggiunge con un ghigno:
“No, non ti preoccupare, l’ha ciucciato a noi più grandi sotto la doccia… ma niente di più … lui non è un vizioso come te…. … ahahah….”
Temevo di peggio, cerco di sapere di più di lui: come si chiama, cosa fa. Risponde con quell’aria di infastidita evasività che di solito si riserva ai troppo curiosi:
“Mi chiamo Bruno, ho 28 anni, lavoro al megastore di elettronica sul raccordo autostradale…. me la passo bene, anche perché con tutti i porci e le porche che ci sono in giro, arrotondo discretamente…. ahahah ….”
Ho sentito bene? Mi sono imbattuto in una specie di gigolò bisex. Mi sento più umiliato che preoccupato, mi rendo conto di aver ceduto ad una debolezza imperdonabile, rischiosa, ma ormai non ho vie d’uscita.
Appena entrati in casa, mi guarda con occhi bramosi, comincia a toccarmi le braccia, a palparmi il culo. Non so cosa mi succeda, le mie prevenzioni si dissolvono, sono portato anch’io a fare lo stesso. Ci accomodiamo sul divano in salotto, verso un po’ di whisky nei bicchierini, cominciamo a metterci in libertà, in breve siamo nudi entrambi.
“Dove eravamo rimasti?....”, dice lui sghignazzando.
Torna ad impugnarmi il cazzo, si sporge verso il mio petto a leccarmi i capezzoli, poi allunga le mani ad accarezzarmi i fianchi e le spinge fino ad intrufolare le dita nel solco delle mie chiappe:
“Mmmhhhh, bellooo …. lo sai che, per l’età che hai, oltre al cazzo, hai anche un bel culo?”
Poi si alza e si piazza di fronte a me brandendo il suo cazzo imbizzarrito contro la mia faccia. Lo indirizza verso la mia bocca e, visto che esito, me lo ficca tra le labbra e lo spinge dentro, irridendomi:
“Non mi dire che non ti piace…. ti assicuro che lo apprezzano tutti, maschi e femmine…. ahahah….”
Comincio a ciucciarlo, è la mia prima volta, non avrei mai pensato che mi succedesse a 50 anni. Dissimulata la repulsione iniziale, lecco e succhio con crescente intensità e convinzione: è davvero un bell’arnese, robusto, lungo, nerboruto. Via via ci prendo gusto, e la cosa sorprende innanzitutto me stesso; Bruno mi stantuffa vigorosamente martellandomi ripetutamente le tonsille; lo sento godere, grugnire come un animale. Mi incita con espressioni triviali:
“Succhia, succhia troia! …. Dai, continua così, svuotami i coglioni!”
Sento che la sua eccitazione è al limite e istintivamente rallento l’aspirazione, come a voler evitare l’eiaculazione che si annunciava. Bruno mi blocca la nuca con entrambe le mani; ancora due-tre affondi e poi un profluvio torrenziale di sperma mi allaga la bocca e la gola, fino quasi a farmi affogare. Trangugio a fatica la crema lattiginosa che Bruno mi ha scaricato, è meno repellente di quanto temessi.
“Bravo, bravo!”, mi dice sospirando di soddisfazione e aggiunge con un sarcasmo davvero insultante, “ti meriti un premio!”
Mi tira su, mi fa girare e inginocchiare sul divano, preme sulle mie spalle e mi spinge a chinarmi sul bracciolo esponendo in fuori il mio culo. Passa le sue dita nel solco delle chiappe, mi fruga nel foro anale, insinua un dito provocandomi un brivido intenso, poi mi sussurra con voce suadente:
“Stai tranquillo, rilassati …. vedrai che ti piacerà!”
Da quando mi ha scopato in bocca non capisco più nulla, sento la mia volontà azzerata, non mi rendo conto di quel che sta accadendo, non mi spiego neppure come sia potuto finire in una situazione così degradante. Resto in confusione, imbambolato, ed ho un soprassalto brusco, dolorosissimo, quando avverto lo strappo violento con cui Bruno mi lacera lo sfintere col suo cazzo infuocato.
E’ una fitta lancinante, una spada che mi spacca il culo, non riesco a trattenere un urlo; ma è anche una sensazione sconvolgente, non solo di dolore, che mi travolge la mente e si trasforma d’improvviso in qualcosa di mai provato, che dalle viscere si estende alla pancia e che si esprime in una voglia incontenibile di essere sfondato da quel punteruolo che mi sta squartando il didietro.
Un godimento indicibile che fa esplodere la mia eccitazione, tanto che, mentre Bruno affonda sadicamente i suoi ultimi, micidiali colpi e poi mi scarica in culo nuovi, abbondanti fiotti di sperma, schizzo anch’io la mia sborra imbrattando lo schienale del divano.
Bruno esterna tutta la sua goduria con grugniti osceni, ma sono stordito e li percepisco appena. Sento però che, una volta estratto il suo cazzo dal mio sfintere, mi schiaffeggia le chiappe e mi dice con ghigno beffardo:
“Sei una troia nata!... credo che da stasera non potrai fare a meno del mio cazzo …..”
Ci vogliono cinque minuti di rilassamento prima di cominciare a rivestirci. Prima di congedarci verso un altro bicchierino di whisky a Bruno; poi, ricordandomi di quel che mi aveva detto sul modo con cui lui arrotondava il suo stipendio, prendo il portafogli e faccio per estrarre un biglietto da 100 euro. Bruno mi blocca subito la mano, mi guarda negli occhi e mi dice in tono insinuante:
“No, che fai? …. Credo che ci rivedremo presto …. Se proprio vuoi ricompensarmi, la prossima volta fammi trovare anche tua moglie…”
Ci scambiamo i numeri di cellulare, Bruno mi dà una bella palpata al culo e poi sparisce nella notte.
(continua)
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