Irritazione inguinale
di
oedipus
genere
incesti
Irritazione inguinale
Mi chiamo Sergio, ho 20 anni, ma già da quando ne avevo 14 ho avvertito una insana voglia nei confronti di mia madre Floriana, una donna di 45 anni molto piacente. Confesso che in tutti questi anni tutte le volte che se n’è presentata l’occasione l’ho sbirciata, l’ ho spiata mentre si cambiava o era nuda in bagno. Ho sempre ammirato il suo corpo statuario, desiderato mordere i suoi capezzoli grossi e turgidi, carezzarla e leccarla tutta. E non mi sono fatto scrupolo di origliare dietro la porta della sua camera da letto quando, di notte, ma qualche volta anche di pomeriggio, gemeva e godeva sotto i colpi del cazzo di mio padre Antonio.
Un giorno, è accaduto l’anno scorso, mi sono tradito. L’avevo spiata in bagno dal buco della serratura e, per la prima volta, l’avevo sorpresa a masturbarsi. Sentivo gli occhi arrossati a furia di tenerli fissi nel buco, la visione era stupenda: le cosce larghe, la topa pelosa aperta e bagnata, le dita si agitavano sul grilletto e dentro la vagina, e poi l’abbondante liquido cremoso che bagnava le cosce e colava sulle lenzuola. Ah come bramavo essere lì a succhiare da quella figa sbrodolante!
La scena era troppo arrapante perché non me lo tirassi sull’istante e sborrassi. Per non sporcare in giro, pressai l’uccello con un fazzoletto dentro i pantaloni, che però rimasero sporchi con uno schizzo mal asciugato.
Non appena sentii un tramestio in bagno, corsi in cucina fingendo di essere assorto nella lettura. Ma mia madre, alla quale quelle macchie non erano sfuggite, me ne chiese ragione. Risposi ch’erano gocce di latte che mi erano cadute riempiendo il bicchiere. Lei mi diede un’occhiataccia, capì che mentivo e mi disse sospirando:
“Vatti a cambiare e portami indietro pantaloni e slip che te li sciacquo”.
Tornai subito dopo indietro indossando solo lo slip con il davanti molto gonfio. Nonostante avessi sborrato da poco, ero nuovamente eccitato. Lei guardò insistentemente il costume deformato e, presi gli indumenti da pulire, mi disse allusivamente:
“Sergio, non sei più un ragazzino, cerca di stare più attento …”
Poi annusò i pantaloni e gli slip e mi guardò nuovamente con un sorriso di malizioso compatimento. Ero chiaro che aveva capito l’origine di quelle macchie e che, magari, mi ero segato spiandola.
Subito dopo vidi che tornava verso il bagno e, curiosamente,
sentii che chiudeva a chiave la porta. Insospettitomi, corsi subito a guardare dal buco della serratura e la vidi con la gonna alzata, con una mano teneva il mio slip sotto il naso e con l’altra si masturbava nuovamente. Anzi, si era tolta le mutande e, tenendo le cosce bene aperte, cercava d’infilare il mio indumento nella vagina.
Che porca la mia adorata mamma! Ero eccitatissimo, sarei voluto entrare nel bagno, ma naturalmente non ne avevo il coraggio. Ma mi agitavo troppo e lei dovette percepire qualche rumore dietro la porta, tanto che tolse subito via lo slip dalla sua figa e, con voce alterata, esclamò:
“Chi c’è? Sei tu Sergio? Cosa vuoi?”
“No, scusa mamma, cercavo il giornale dello sport”, le risposi un po’ imbarazzato, “mica sai dove può essere?”
“ Uhhhmmm …. Che ne so? … vedi un pò se tuo padre l’ha lasciato sul divano”, mi rispose con tono palesemente irritato. Io continuavo a guardare dal buco della serratura, vidi che lei era rimasta a carezzarsi per qualche secondo il grilletto, ma poi, infastidita dalla mia interruzione, si era tirata giù la gonna senza indossare le mutande e si apprestava ad uscire dal bagno.
Scivolai velocemente in salotto e, difatti, lei mi trovò appunto accomodato sul divano con il giornale aperto.
“Lo hai trovato?”
“Sì, era proprio sul divano …. grazie!”
Mamma era rossa in viso, visibilmente eccitata, sentii che mi guardava il bozzo in bella mostra negli slip. Poi, d’un tratto, lei si era lasciata andare sul divano a cosce aperte, senza sistemare la gonna. Ero ammaliato da quelle gambe nude, volevo carezzarle. Mi sembrava di sentire l’odore acre della sua figa.
La mia impazienza cresceva al pari del mio cazzo. Mi avvicinai a lei, le misi premurosamente una mano sulla fronte:
“Non stai bene?”, le chiesi, “mi sembri un pò pallida...”.
Lei mi sorrise, mi prese la mano, la baciò:
“No, non è niente... solo un leggero giramento di testa”.
Baciò ancora la mano e se la portò sul seno lasciandovela libera. Io la carezzai e, non incontrando resistenza, la feci scivolare nell’ampia scollatura, carezzando un seno caldo e sodo e strizzando il turgido capezzolo.
Ma proprio in quel momento squillò il telefono e lei corse a rispondere. Porca miseria! Capii subito che l’incantesimo si era rotto. Incazzato mi alzai, andai in camera, mi rivestii ed uscii di casa.
Feci un giretto per smaltire l’eccitazione, ma non riuscivo a trovare pace, dopo un’ora rientrai.
Mamma mi chiese meravigliata:
“Com’è che sei tornato così presto?... non hai trovato gli amici al bar?”
Sospirai con un’espressione di fastidio:
“No, è che sento un prurito insopportabile!”
E mi abbassai i pantaloni e le mostrai l’inguine un po’ arrossato. Il fastidio era lieve, io lo ingigantivo a bella posta.
Lei, inginocchiata davanti a me, cercava di capire:
“Chissà, forse è una irritazione dovuta all’acqua del mare sporca!”.
Per meglio guardare spostò lo slip e, inevitabilmente ma anche involontariamente, mi strinse le palle e l’uccello che diventò subito duro.
Lei finse di non farci caso e premurosamente mi invitò ad andare in bagno e cominciare a sciacquarmi mentre cercava una pomata lenitiva. Mi tolsi i pantaloni e gli slip e mi piazzai sul bidet cominciando ad insaponarmi. Ma dopo nemmeno un minuto venne lei, mi tolse la saponetta di mano e me ne mostrò un’altra:
“E’ meglio usare questa saponetta antibatterica”, mi disse.
Quindi mi insaponò la parte arrossata, poi tutto l’uccello duro, mentre io mi perdevo nella sua scollatura e vagavo in mezzo a quelle tette senza reggiseno.
Si alzò, era visibilmente turbata, mi disse di lasciare qualche minuto che la schiuma facesse effetto e nell’attesa si sedette sul’orlo della vasca a gambe aperte tanto che io arrivavo con lo sguardo al pelo nero della sua figa. Ero eccitato e il cazzo continuava ad agitarsi ed a crescere.
Trascorsi un paio di minuti, mi disse:
“Su, ora lasciati sciacquare”.
Fece scorrere l’acqua, pulì per bene l’inguine, poi per lavare l’uccello dovette impugnarlo perché se ne stava duro ed eretto. Mi aveva fatto alzare ed ora mi asciugava, lo scappellava, lo carezzava, sembrava volesse masturbarlo: “Dai, andiamo in camera mia che ti spalmo più comodamente la pomata”.
Mi stese sul letto a gambe aperte per esaminare la parte arrossata, mi palpò le palle, carezzò il membro durissimo che, a giudicare da come respirava, capii che non la lasciava indifferente. Spalmò la pomata sull’inguine tenendo sempre con una mano il mio bananone:
“Vedi! E’ già meno rosso!”, mi disse, “chissà!, dev’essere stata una medusa …. per fortuna lo slip ha riparato il resto”.
Aveva parlato con voce tremante. Adesso me lo stava accarezzando forte, se non proprio masturbando. Si leccava le labbra secche per l’eccitazione. Poi avvicinò la bocca, alitò sopra come per riscaldarlo, infine lo prese in bocca, lo avviluppò con la lingua, poi lo tirò fuori e balbettando:
“Ti fa.. ma.. le... così..?”
Senza attendere la mia risposta lo masturbò contro le labbra, dopo di che se lo fece scivolare sino in gola, io spinsi penetrandola come se fosse una grossa vagina. Mentre lei spampinava, io le alzai la gonna fino in vita e cominciai ad esplorare quei meandri di lussuria già caldi e bagnati.
Liberò per un attimo la bocca e ansimando mi disse:
“Ti brucia con la saliva…? “
“No, mi piace”, risposi, “avvicinati di più”.
Si accostò, riprendendo l’uccello in bocca. Le abbassai le mutande e presi a carezzare il suo sesso bagnato, cominciai anch’io a masturbarla. Si sollevò e guardandomi con gli occhi socchiusi con voce tremante mi disse:
“Ma cosa mi fai...?”
“Ti restituisco il piacere che mi dai … su, togli le mutande... vienimi a cavallo... vediamo se provando con il calore delle tue cosce si sentirà meglio ... “
Si tolse la gonna assieme allo slip e prima di salire sul letto mettendosi in bella mostra si massaggiò dopo sorridendo mi disse:
“Vediamo, credo anch’io che ti sentirai meglio ... “
Salì sul letto, si mise a cavalcioni e, impugnato il mio bananone, lo strofinò contro, si massaggiò il clito contro il glande grosso e duro:
“Ti fa… ccio ma .. le..”, balbettò.
“No, così no, prova a infilarlo in mezzo”, risposi già infoiato.
Quindi lo spinsi e lo vidi sparire nella cremosa vagina.
“Oh..oh...!”
Si alzava e si abbassava sul bastone di carne con vigore.
“Ti bru.. ci.. a...?”, balbettava eccitatissima.
“No... non mi brucia... continua... mi piace... piace anche a te..?”.
“Sì, mi piace...è così gro.. sso, lungo...bellissimo..”
Andava su e giù, roteava il bacino, si muoveva in tutte le direzioni. Un attimo dopo urlò:
“Vengo... vengooo!!!”
Ma non si fermò, continuava la cavalcata gemendo, ansimando, sussultando. Le avevo alzato la t-shirt e le mordevo i capezzoli, lei si tolse l’indumento e porse le tette alla mia bocca. Mentre così la leccavo e ciucciavo quei bottoncini rosa, avevo portato le mani sulle chiappe e con un dito le solleticavo l’ano.
“Non toccarmi così... mi ecciti di più... mi fai venire... Dai, lasciami... oohhh …. godo... vengo...vengoooo...”
Adesso muoveva il bacino in circolo:
“Bello...bello...”.
Lentamente la spostai, la feci mettere alla pecorina e lei eseguiva meccanicamente.
“Bello...”, continuava a ripetere.
Da dietro affondai l’uccello nella topa gocciolante e, afferratala per i fianchi, la scopai furiosamente.
“Bello...è bellissimo...amore, mica ti brucia, vero...?”.
“No, non mi brucia… ma vediamo se va meglio col buco di dietro…”
Le spalmai una grossa goccia di saliva nel buco già bagnato di sborra e vi spinsi un dito che fu accolto (almeno a me sembrò) con gioia. Allora tolsi il dito e lo sostituii col membro durissimo che spinsi con decisione e con decisione. Mamma non fece una piega, né si lamentò; l’ano si dilatò mirabilmente e il mio cazzo vi entrò come in un guanto.
“Oh...oh...”, gemeva mentre il glande spariva in quell’antro di perdizione.
In quel momento, tornata alla realtà, sempre eccitatissima: “Amore... mica ti brucia l’uccello... “
“No, non mi brucia... è bellissimo... nel tuo culo sta come in paradiso! “
“Amore... fai più piano... hai un arnese troppo grosso...”
Rallentai, ma continuavo a spingere, vedevo il membro sparire sempre più nello sfintere:
“Così va meglio..?”, le chiesi.
“Oh...oh...sì mi piace ... bellissimo...”
Si masturbava:
“Amore, è bellissimo... mi piace sentire il tuo bastone nel culo... godo... godo...vieni anche tu ... inondami col tuo seme ... dammi refrigerio che sono tutta un fuoco! “
Si accasciò sul letto ed io sopra con la carne nella carne.
Dopo qualche minuto girandosi:
“Amore, hai un cazzo che è una meraviglia ...hai visto come mi ha sverginato il didietro ..?”
“Oh Floriana, ti ho fatto male..?”
“Amore, mi piace come hai detto Floriana, ti prego ripetilo ancora...”
Così dicendo carezzava l’uccello che ritornava in turgida erezione.
“Floriana ... Floriana ... sapessi quante volte ho invocato il tuo nome masturbandomi …. Sapessi da quanto tempo bramo vederti nuda, carezzare il tuo corpo da sogno... baciarti... leccare la tua topina dolce e cremosa ...scoparti davanti e dietro... Floriana ... ti amo...ti amo...”
Così dicendo mordevo i suo capezzoli, agitavo le dita nella gnocca allagata.
“Amore... è bellissimo sentirti... mi eccita sentirmi così desiderata dal mio Sergio... ma anch’io voglio confessarti che bramavo il tuo uccellone... sapessi quante volte mi sono masturbata spiandoti mentre eri nudo in bagno... sì.. così...mi piace come mi tocchi... amore, sì, ti amo anch’io ... e voglio essere scopata da te …. ti prego fottimi... sfondami col tuo uccellone...”
Aprì le gambe, mi accolse, poi mi imprigionò attorcigliando le caviglie sulle mie chiappe. Spingevamo i bacini urtando con forza e lei:
“Mi fai mancare il respiro... è troppo grosso... troppo lungo...è bellissimo...”
“Floriana, sei bellissima... vorrei stare tutto il giorno dentro di te...”
“Godo...è stupendo... più mi sfondi e più godo...più mi fai male e più godo... mi sento perversa... mai ho goduto così... mi sento una troia... una puttana... la puttana del mio Sergio...”.
Il cazzo stantuffava con sempre più lena.
“Floriana, sto per venire..”
“Oh sì ...dai, spingi forte... più forte...dai che veniamo insieme...ora… daiiii ... vengooooo!!!!…. Amore, è bellissmo...così.. così.. questo sì che è chiavare.. questo sì che è un bel cazzo..! “
Mi baciava e rideva. Era felice e felicemente mi disse:
“Cazzo.. che bel cazzo che hai..!”
Con mossa felina mi scartò e riprese a succhiare e leccare il mio bastone vestito dei nostri succhi seminali. Mi girai anch’io posizionando la mia bocca in mezzo alle sue cosce, finché non esplodemmo in un ultimo orgasmo.
Tornati nella posizione normale le nostre lingue mescolarono i sapore dei nostri sessi impazziti. Erano baci ardenti, splendide carezze.
Improvvisamente saltò su e con fare birichino mi disse:
“Ora vado a fare la doccia e tu …. non venire a spiarmi...”
Io non la spiai, non ne avevo bisogno, perché poco dopo ero anch’io sotto la doccia con lei.
Mi chiamo Sergio, ho 20 anni, ma già da quando ne avevo 14 ho avvertito una insana voglia nei confronti di mia madre Floriana, una donna di 45 anni molto piacente. Confesso che in tutti questi anni tutte le volte che se n’è presentata l’occasione l’ho sbirciata, l’ ho spiata mentre si cambiava o era nuda in bagno. Ho sempre ammirato il suo corpo statuario, desiderato mordere i suoi capezzoli grossi e turgidi, carezzarla e leccarla tutta. E non mi sono fatto scrupolo di origliare dietro la porta della sua camera da letto quando, di notte, ma qualche volta anche di pomeriggio, gemeva e godeva sotto i colpi del cazzo di mio padre Antonio.
Un giorno, è accaduto l’anno scorso, mi sono tradito. L’avevo spiata in bagno dal buco della serratura e, per la prima volta, l’avevo sorpresa a masturbarsi. Sentivo gli occhi arrossati a furia di tenerli fissi nel buco, la visione era stupenda: le cosce larghe, la topa pelosa aperta e bagnata, le dita si agitavano sul grilletto e dentro la vagina, e poi l’abbondante liquido cremoso che bagnava le cosce e colava sulle lenzuola. Ah come bramavo essere lì a succhiare da quella figa sbrodolante!
La scena era troppo arrapante perché non me lo tirassi sull’istante e sborrassi. Per non sporcare in giro, pressai l’uccello con un fazzoletto dentro i pantaloni, che però rimasero sporchi con uno schizzo mal asciugato.
Non appena sentii un tramestio in bagno, corsi in cucina fingendo di essere assorto nella lettura. Ma mia madre, alla quale quelle macchie non erano sfuggite, me ne chiese ragione. Risposi ch’erano gocce di latte che mi erano cadute riempiendo il bicchiere. Lei mi diede un’occhiataccia, capì che mentivo e mi disse sospirando:
“Vatti a cambiare e portami indietro pantaloni e slip che te li sciacquo”.
Tornai subito dopo indietro indossando solo lo slip con il davanti molto gonfio. Nonostante avessi sborrato da poco, ero nuovamente eccitato. Lei guardò insistentemente il costume deformato e, presi gli indumenti da pulire, mi disse allusivamente:
“Sergio, non sei più un ragazzino, cerca di stare più attento …”
Poi annusò i pantaloni e gli slip e mi guardò nuovamente con un sorriso di malizioso compatimento. Ero chiaro che aveva capito l’origine di quelle macchie e che, magari, mi ero segato spiandola.
Subito dopo vidi che tornava verso il bagno e, curiosamente,
sentii che chiudeva a chiave la porta. Insospettitomi, corsi subito a guardare dal buco della serratura e la vidi con la gonna alzata, con una mano teneva il mio slip sotto il naso e con l’altra si masturbava nuovamente. Anzi, si era tolta le mutande e, tenendo le cosce bene aperte, cercava d’infilare il mio indumento nella vagina.
Che porca la mia adorata mamma! Ero eccitatissimo, sarei voluto entrare nel bagno, ma naturalmente non ne avevo il coraggio. Ma mi agitavo troppo e lei dovette percepire qualche rumore dietro la porta, tanto che tolse subito via lo slip dalla sua figa e, con voce alterata, esclamò:
“Chi c’è? Sei tu Sergio? Cosa vuoi?”
“No, scusa mamma, cercavo il giornale dello sport”, le risposi un po’ imbarazzato, “mica sai dove può essere?”
“ Uhhhmmm …. Che ne so? … vedi un pò se tuo padre l’ha lasciato sul divano”, mi rispose con tono palesemente irritato. Io continuavo a guardare dal buco della serratura, vidi che lei era rimasta a carezzarsi per qualche secondo il grilletto, ma poi, infastidita dalla mia interruzione, si era tirata giù la gonna senza indossare le mutande e si apprestava ad uscire dal bagno.
Scivolai velocemente in salotto e, difatti, lei mi trovò appunto accomodato sul divano con il giornale aperto.
“Lo hai trovato?”
“Sì, era proprio sul divano …. grazie!”
Mamma era rossa in viso, visibilmente eccitata, sentii che mi guardava il bozzo in bella mostra negli slip. Poi, d’un tratto, lei si era lasciata andare sul divano a cosce aperte, senza sistemare la gonna. Ero ammaliato da quelle gambe nude, volevo carezzarle. Mi sembrava di sentire l’odore acre della sua figa.
La mia impazienza cresceva al pari del mio cazzo. Mi avvicinai a lei, le misi premurosamente una mano sulla fronte:
“Non stai bene?”, le chiesi, “mi sembri un pò pallida...”.
Lei mi sorrise, mi prese la mano, la baciò:
“No, non è niente... solo un leggero giramento di testa”.
Baciò ancora la mano e se la portò sul seno lasciandovela libera. Io la carezzai e, non incontrando resistenza, la feci scivolare nell’ampia scollatura, carezzando un seno caldo e sodo e strizzando il turgido capezzolo.
Ma proprio in quel momento squillò il telefono e lei corse a rispondere. Porca miseria! Capii subito che l’incantesimo si era rotto. Incazzato mi alzai, andai in camera, mi rivestii ed uscii di casa.
Feci un giretto per smaltire l’eccitazione, ma non riuscivo a trovare pace, dopo un’ora rientrai.
Mamma mi chiese meravigliata:
“Com’è che sei tornato così presto?... non hai trovato gli amici al bar?”
Sospirai con un’espressione di fastidio:
“No, è che sento un prurito insopportabile!”
E mi abbassai i pantaloni e le mostrai l’inguine un po’ arrossato. Il fastidio era lieve, io lo ingigantivo a bella posta.
Lei, inginocchiata davanti a me, cercava di capire:
“Chissà, forse è una irritazione dovuta all’acqua del mare sporca!”.
Per meglio guardare spostò lo slip e, inevitabilmente ma anche involontariamente, mi strinse le palle e l’uccello che diventò subito duro.
Lei finse di non farci caso e premurosamente mi invitò ad andare in bagno e cominciare a sciacquarmi mentre cercava una pomata lenitiva. Mi tolsi i pantaloni e gli slip e mi piazzai sul bidet cominciando ad insaponarmi. Ma dopo nemmeno un minuto venne lei, mi tolse la saponetta di mano e me ne mostrò un’altra:
“E’ meglio usare questa saponetta antibatterica”, mi disse.
Quindi mi insaponò la parte arrossata, poi tutto l’uccello duro, mentre io mi perdevo nella sua scollatura e vagavo in mezzo a quelle tette senza reggiseno.
Si alzò, era visibilmente turbata, mi disse di lasciare qualche minuto che la schiuma facesse effetto e nell’attesa si sedette sul’orlo della vasca a gambe aperte tanto che io arrivavo con lo sguardo al pelo nero della sua figa. Ero eccitato e il cazzo continuava ad agitarsi ed a crescere.
Trascorsi un paio di minuti, mi disse:
“Su, ora lasciati sciacquare”.
Fece scorrere l’acqua, pulì per bene l’inguine, poi per lavare l’uccello dovette impugnarlo perché se ne stava duro ed eretto. Mi aveva fatto alzare ed ora mi asciugava, lo scappellava, lo carezzava, sembrava volesse masturbarlo: “Dai, andiamo in camera mia che ti spalmo più comodamente la pomata”.
Mi stese sul letto a gambe aperte per esaminare la parte arrossata, mi palpò le palle, carezzò il membro durissimo che, a giudicare da come respirava, capii che non la lasciava indifferente. Spalmò la pomata sull’inguine tenendo sempre con una mano il mio bananone:
“Vedi! E’ già meno rosso!”, mi disse, “chissà!, dev’essere stata una medusa …. per fortuna lo slip ha riparato il resto”.
Aveva parlato con voce tremante. Adesso me lo stava accarezzando forte, se non proprio masturbando. Si leccava le labbra secche per l’eccitazione. Poi avvicinò la bocca, alitò sopra come per riscaldarlo, infine lo prese in bocca, lo avviluppò con la lingua, poi lo tirò fuori e balbettando:
“Ti fa.. ma.. le... così..?”
Senza attendere la mia risposta lo masturbò contro le labbra, dopo di che se lo fece scivolare sino in gola, io spinsi penetrandola come se fosse una grossa vagina. Mentre lei spampinava, io le alzai la gonna fino in vita e cominciai ad esplorare quei meandri di lussuria già caldi e bagnati.
Liberò per un attimo la bocca e ansimando mi disse:
“Ti brucia con la saliva…? “
“No, mi piace”, risposi, “avvicinati di più”.
Si accostò, riprendendo l’uccello in bocca. Le abbassai le mutande e presi a carezzare il suo sesso bagnato, cominciai anch’io a masturbarla. Si sollevò e guardandomi con gli occhi socchiusi con voce tremante mi disse:
“Ma cosa mi fai...?”
“Ti restituisco il piacere che mi dai … su, togli le mutande... vienimi a cavallo... vediamo se provando con il calore delle tue cosce si sentirà meglio ... “
Si tolse la gonna assieme allo slip e prima di salire sul letto mettendosi in bella mostra si massaggiò dopo sorridendo mi disse:
“Vediamo, credo anch’io che ti sentirai meglio ... “
Salì sul letto, si mise a cavalcioni e, impugnato il mio bananone, lo strofinò contro, si massaggiò il clito contro il glande grosso e duro:
“Ti fa… ccio ma .. le..”, balbettò.
“No, così no, prova a infilarlo in mezzo”, risposi già infoiato.
Quindi lo spinsi e lo vidi sparire nella cremosa vagina.
“Oh..oh...!”
Si alzava e si abbassava sul bastone di carne con vigore.
“Ti bru.. ci.. a...?”, balbettava eccitatissima.
“No... non mi brucia... continua... mi piace... piace anche a te..?”.
“Sì, mi piace...è così gro.. sso, lungo...bellissimo..”
Andava su e giù, roteava il bacino, si muoveva in tutte le direzioni. Un attimo dopo urlò:
“Vengo... vengooo!!!”
Ma non si fermò, continuava la cavalcata gemendo, ansimando, sussultando. Le avevo alzato la t-shirt e le mordevo i capezzoli, lei si tolse l’indumento e porse le tette alla mia bocca. Mentre così la leccavo e ciucciavo quei bottoncini rosa, avevo portato le mani sulle chiappe e con un dito le solleticavo l’ano.
“Non toccarmi così... mi ecciti di più... mi fai venire... Dai, lasciami... oohhh …. godo... vengo...vengoooo...”
Adesso muoveva il bacino in circolo:
“Bello...bello...”.
Lentamente la spostai, la feci mettere alla pecorina e lei eseguiva meccanicamente.
“Bello...”, continuava a ripetere.
Da dietro affondai l’uccello nella topa gocciolante e, afferratala per i fianchi, la scopai furiosamente.
“Bello...è bellissimo...amore, mica ti brucia, vero...?”.
“No, non mi brucia… ma vediamo se va meglio col buco di dietro…”
Le spalmai una grossa goccia di saliva nel buco già bagnato di sborra e vi spinsi un dito che fu accolto (almeno a me sembrò) con gioia. Allora tolsi il dito e lo sostituii col membro durissimo che spinsi con decisione e con decisione. Mamma non fece una piega, né si lamentò; l’ano si dilatò mirabilmente e il mio cazzo vi entrò come in un guanto.
“Oh...oh...”, gemeva mentre il glande spariva in quell’antro di perdizione.
In quel momento, tornata alla realtà, sempre eccitatissima: “Amore... mica ti brucia l’uccello... “
“No, non mi brucia... è bellissimo... nel tuo culo sta come in paradiso! “
“Amore... fai più piano... hai un arnese troppo grosso...”
Rallentai, ma continuavo a spingere, vedevo il membro sparire sempre più nello sfintere:
“Così va meglio..?”, le chiesi.
“Oh...oh...sì mi piace ... bellissimo...”
Si masturbava:
“Amore, è bellissimo... mi piace sentire il tuo bastone nel culo... godo... godo...vieni anche tu ... inondami col tuo seme ... dammi refrigerio che sono tutta un fuoco! “
Si accasciò sul letto ed io sopra con la carne nella carne.
Dopo qualche minuto girandosi:
“Amore, hai un cazzo che è una meraviglia ...hai visto come mi ha sverginato il didietro ..?”
“Oh Floriana, ti ho fatto male..?”
“Amore, mi piace come hai detto Floriana, ti prego ripetilo ancora...”
Così dicendo carezzava l’uccello che ritornava in turgida erezione.
“Floriana ... Floriana ... sapessi quante volte ho invocato il tuo nome masturbandomi …. Sapessi da quanto tempo bramo vederti nuda, carezzare il tuo corpo da sogno... baciarti... leccare la tua topina dolce e cremosa ...scoparti davanti e dietro... Floriana ... ti amo...ti amo...”
Così dicendo mordevo i suo capezzoli, agitavo le dita nella gnocca allagata.
“Amore... è bellissimo sentirti... mi eccita sentirmi così desiderata dal mio Sergio... ma anch’io voglio confessarti che bramavo il tuo uccellone... sapessi quante volte mi sono masturbata spiandoti mentre eri nudo in bagno... sì.. così...mi piace come mi tocchi... amore, sì, ti amo anch’io ... e voglio essere scopata da te …. ti prego fottimi... sfondami col tuo uccellone...”
Aprì le gambe, mi accolse, poi mi imprigionò attorcigliando le caviglie sulle mie chiappe. Spingevamo i bacini urtando con forza e lei:
“Mi fai mancare il respiro... è troppo grosso... troppo lungo...è bellissimo...”
“Floriana, sei bellissima... vorrei stare tutto il giorno dentro di te...”
“Godo...è stupendo... più mi sfondi e più godo...più mi fai male e più godo... mi sento perversa... mai ho goduto così... mi sento una troia... una puttana... la puttana del mio Sergio...”.
Il cazzo stantuffava con sempre più lena.
“Floriana, sto per venire..”
“Oh sì ...dai, spingi forte... più forte...dai che veniamo insieme...ora… daiiii ... vengooooo!!!!…. Amore, è bellissmo...così.. così.. questo sì che è chiavare.. questo sì che è un bel cazzo..! “
Mi baciava e rideva. Era felice e felicemente mi disse:
“Cazzo.. che bel cazzo che hai..!”
Con mossa felina mi scartò e riprese a succhiare e leccare il mio bastone vestito dei nostri succhi seminali. Mi girai anch’io posizionando la mia bocca in mezzo alle sue cosce, finché non esplodemmo in un ultimo orgasmo.
Tornati nella posizione normale le nostre lingue mescolarono i sapore dei nostri sessi impazziti. Erano baci ardenti, splendide carezze.
Improvvisamente saltò su e con fare birichino mi disse:
“Ora vado a fare la doccia e tu …. non venire a spiarmi...”
Io non la spiai, non ne avevo bisogno, perché poco dopo ero anch’io sotto la doccia con lei.
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