Emma, la vicina
di
QwertyBoySeven
genere
etero
Sono QwertyBoySeven ed ho deciso di scrivere qui alcune delle avventure avvenute in questi anni. Non sono racconti fantasia, ma semplici storie di vita vissuta che scrivendo ricordo e tengo vive.
Da qualche tempo viveva, accanto a me, Emma, l’ex compagna di un mio conoscente. I due si erano lasciati qualche anno dopo la nascita del figlio e, mentre lui si era rifatto una vita altrove, lei era rimasta in paese con il bambino. Mamma sigle, di 35 anni, magra, capelli neri, una terza scarsa, braccia tatuate e un look tendente al dark.
Il nostro rapporto si era sempre limitato a un semplice saluto quando ci incrociavamo fuori casa o per strada e nulla più.
Durante la prima ondata, quando ci trovavamo tutti barricati in casa, capitò, da un terrazzo all’altro di vedersi, salutarsi e, per ingannare il tempo e mantenere un minimo di capacità a socializzare, di scambiare quattro chiacchiere. Così mi raccontò di essere disoccupata da qualche mese e di come il figlio si trovasse dal padre, bloccato dal lockdown pandemico. Io le raccontavo come quel momento non fosse diverso dalla mia routine “normale”, visto che lavoravo da casa anche prima che si diffondesse lo smart working, vivessi solo e che di mio, non ero proprio incline alla movida. Il nostro incontrarsi divenne, con il passare dei giorni, sempre meno un caso e sempre più un appuntamento fisso.
Non so voi, ma io personalmente, durante la quarantena avevo gli ormoni a mille e l’astinenza sessuale mi portava a “scandagliare” quotidianamente Tinder, approcciare via Instagram e, naturalmente, a fantasticare sulla mia vicina.
Quando ricominciammo ad avere più libertà, proposi ad Emma di uscire a fare due passi vicino casa, così da chiacchierare e ricominciare ad assaporare una libertà mancata per mesi e mesi. Lei accetto subito la proposta e, qualche minuto dopo, ci trovammo in giardino. Aveva un paio di quei pantaloni aderenti che valorizzavano il suo lato b e una felpa, ma per l’effetto che mi fece era come se si fosse presentata in intimo.
Da quel giorno e per qualche giorno, il nostro divenne un appuntamento giornaliero e il nostri discorsi divennero sempre più intimi, fino al toccare l’argomento sesso. Li mi disse che anche a lei pesava l’astinenza ma che non voleva assolutamente trovare qualcuno, delusa dalle ultime esperienze avute.
Mi feci coraggio e, mentre stavamo rincasando e prima di salutarci, ottenuta ormai una certa confidenza le dissi “se vuoi, in amicizia, potremmo fare qualcosa io e te. Senza risvolti sentimentali. Senza aspettarci nulla. Solo per alleggerire il periodo.”, lei inizialmente lo prese come uno scherzo, poi cercò di sviare il discorso visibilmente imbarazzata. Il girono seguente, durante l’ennesima passeggiata, riportai il discorso sul tema sessuale e rifeci la proposta, cambiandola leggermente in: “peccato tu non voglia, altrimenti potremmo fare qualcosa io e te. Senza risvolti sentimentali. Senza aspettarci nulla. Solo divertimento per alleggerire il periodo.” E fu in quel momento che lei rispose “e chi ti dice io non voglia?”. Mi fermai, mi avvicinai e la baciai. Rincasando le dissi “ma ora voglio un bacio con più trasporto”, lei sorrise e mi fece salire da lei.
In un attimo ci trovammo avvinghiati sul suo divano. La stanza era poco illuminata, ma abbastanza per veder cosa toccavo e il suo corpo mostrarsi pian piano, indumento tolto dopo indumento tolto. Lei, a cavalcioni sopra di me, era completamente in mia balia, nuda e bagnata. Ansimava già ai primi baci, mordeva il suo stesso labbro e mi abbracciava la testa mentre leccavo il suo seno. Le sue mani si fecero largo tra i miei pantaloncini e i miei boxer fino a stringere la mia erezione e cominciare a segarmi prima con delicatezza e poi sempre con più foga.
Appoggiai la mia schiena sul divano, la sistemai meglio sopra di me e mente con una mano stringevo il suo collo e l’altra il suo sedere, iniziai a penetrarla. Al primo affondo lei si lasciò scappare un gridolino e poi inizio a gemere mentre entravo ed uscivo ad ogni colpo. Poi iniziai ad aumentare il ritmo e lei stretta a me sussurrò “dai, così”.
Mi alzai, la girai, le feci poggiare le mani sullo schienale del divano e iniziai a prenderla da dietro mentre le mie mani stringevano il suo seno. Poi tirandole i capelli, le diedi qualche sculacciata senza perdere il ritmo della penetrazione. Venì prima di me e per me fu l’occasione per metterla in ginocchi e infilarglielo in bocca. Inizialmente lasciai a lei decidere il ritmo e il modo, poi fui io a dettarglielo. Giù quasi a voler farlo sprofondare in gola e poi fuori, lasciando che lo leccasse e poi ancora in bocca prolungando l’affondo. Non ci volle tanto perché anch’io venissi, tra il suo viso e la sua bocca. Lei non se ne lasciò scappare nemmeno una goccia e soddisfatta, ma con un velo di imbarazzo, si lascò andare ad un “wooo”.
Questo fu il primo di una serie di incontri fatti con la mia vicina. Incontri fatti per il puro piacere del momento.
Da qualche tempo viveva, accanto a me, Emma, l’ex compagna di un mio conoscente. I due si erano lasciati qualche anno dopo la nascita del figlio e, mentre lui si era rifatto una vita altrove, lei era rimasta in paese con il bambino. Mamma sigle, di 35 anni, magra, capelli neri, una terza scarsa, braccia tatuate e un look tendente al dark.
Il nostro rapporto si era sempre limitato a un semplice saluto quando ci incrociavamo fuori casa o per strada e nulla più.
Durante la prima ondata, quando ci trovavamo tutti barricati in casa, capitò, da un terrazzo all’altro di vedersi, salutarsi e, per ingannare il tempo e mantenere un minimo di capacità a socializzare, di scambiare quattro chiacchiere. Così mi raccontò di essere disoccupata da qualche mese e di come il figlio si trovasse dal padre, bloccato dal lockdown pandemico. Io le raccontavo come quel momento non fosse diverso dalla mia routine “normale”, visto che lavoravo da casa anche prima che si diffondesse lo smart working, vivessi solo e che di mio, non ero proprio incline alla movida. Il nostro incontrarsi divenne, con il passare dei giorni, sempre meno un caso e sempre più un appuntamento fisso.
Non so voi, ma io personalmente, durante la quarantena avevo gli ormoni a mille e l’astinenza sessuale mi portava a “scandagliare” quotidianamente Tinder, approcciare via Instagram e, naturalmente, a fantasticare sulla mia vicina.
Quando ricominciammo ad avere più libertà, proposi ad Emma di uscire a fare due passi vicino casa, così da chiacchierare e ricominciare ad assaporare una libertà mancata per mesi e mesi. Lei accetto subito la proposta e, qualche minuto dopo, ci trovammo in giardino. Aveva un paio di quei pantaloni aderenti che valorizzavano il suo lato b e una felpa, ma per l’effetto che mi fece era come se si fosse presentata in intimo.
Da quel giorno e per qualche giorno, il nostro divenne un appuntamento giornaliero e il nostri discorsi divennero sempre più intimi, fino al toccare l’argomento sesso. Li mi disse che anche a lei pesava l’astinenza ma che non voleva assolutamente trovare qualcuno, delusa dalle ultime esperienze avute.
Mi feci coraggio e, mentre stavamo rincasando e prima di salutarci, ottenuta ormai una certa confidenza le dissi “se vuoi, in amicizia, potremmo fare qualcosa io e te. Senza risvolti sentimentali. Senza aspettarci nulla. Solo per alleggerire il periodo.”, lei inizialmente lo prese come uno scherzo, poi cercò di sviare il discorso visibilmente imbarazzata. Il girono seguente, durante l’ennesima passeggiata, riportai il discorso sul tema sessuale e rifeci la proposta, cambiandola leggermente in: “peccato tu non voglia, altrimenti potremmo fare qualcosa io e te. Senza risvolti sentimentali. Senza aspettarci nulla. Solo divertimento per alleggerire il periodo.” E fu in quel momento che lei rispose “e chi ti dice io non voglia?”. Mi fermai, mi avvicinai e la baciai. Rincasando le dissi “ma ora voglio un bacio con più trasporto”, lei sorrise e mi fece salire da lei.
In un attimo ci trovammo avvinghiati sul suo divano. La stanza era poco illuminata, ma abbastanza per veder cosa toccavo e il suo corpo mostrarsi pian piano, indumento tolto dopo indumento tolto. Lei, a cavalcioni sopra di me, era completamente in mia balia, nuda e bagnata. Ansimava già ai primi baci, mordeva il suo stesso labbro e mi abbracciava la testa mentre leccavo il suo seno. Le sue mani si fecero largo tra i miei pantaloncini e i miei boxer fino a stringere la mia erezione e cominciare a segarmi prima con delicatezza e poi sempre con più foga.
Appoggiai la mia schiena sul divano, la sistemai meglio sopra di me e mente con una mano stringevo il suo collo e l’altra il suo sedere, iniziai a penetrarla. Al primo affondo lei si lasciò scappare un gridolino e poi inizio a gemere mentre entravo ed uscivo ad ogni colpo. Poi iniziai ad aumentare il ritmo e lei stretta a me sussurrò “dai, così”.
Mi alzai, la girai, le feci poggiare le mani sullo schienale del divano e iniziai a prenderla da dietro mentre le mie mani stringevano il suo seno. Poi tirandole i capelli, le diedi qualche sculacciata senza perdere il ritmo della penetrazione. Venì prima di me e per me fu l’occasione per metterla in ginocchi e infilarglielo in bocca. Inizialmente lasciai a lei decidere il ritmo e il modo, poi fui io a dettarglielo. Giù quasi a voler farlo sprofondare in gola e poi fuori, lasciando che lo leccasse e poi ancora in bocca prolungando l’affondo. Non ci volle tanto perché anch’io venissi, tra il suo viso e la sua bocca. Lei non se ne lasciò scappare nemmeno una goccia e soddisfatta, ma con un velo di imbarazzo, si lascò andare ad un “wooo”.
Questo fu il primo di una serie di incontri fatti con la mia vicina. Incontri fatti per il puro piacere del momento.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Buon compleanno
Commenti dei lettori al racconto erotico