Un pompino perfetto

di
genere
etero

Al mio prossimo risveglio, voglio averti assolutamente nuda.
Sul mio letto.
Io, consapevole della tua maestria, mi abbandono supino sul letto, quasi svogliato, negligentemente disinteressato.
È una scommessa che voglio perdere.
Voglio vedere quanto impieghi a portarmi all'inferno.
Scommetto su una sfida che so di perdere, ma che voglio rendere travagliata solo per il piacere di vederti impegnata a dare del tuo meglio.
Non che io non ne abbia voglia, ma, così facendo, non mi lascerò sorprendere da un orgasmo fin troppo veloce.
Lo voglio, lo pretendo violento, ma che sia lungo, esteso e che duri un lasso di tempo che non voglio, non posso e non so quantificare.
No, non imboccarlo subito!
Voglio che, dapprima, ti metti a cavalluccio sulla mia coscia.
A strofinare la tua carne asciutta su di essa.
Non toccarmi!
Non ancora.
Cavalca la coscia.
Come un'onda che si infrange sulla riva; così voglio vederti dondolare.
Sulla mia coscia.
Strusciati decisa e, quando, come la risacca, vai indietro, lascia combaciare lo spacco del tuo fondoschiena sulla mia coscia.
Il mio membro comincia a sbrogliarsi.
Inizia a gonfiarsi senza che raggiunga, ancora, la rigidità di un menbro duro.
Adesso, comincia a calare le tue labbra sul mio ventre; ma non sfiorarlo.
Non ancora.
Lasciami godere del solletico dei tuoi capelli che cominciano a piovermi sul basso ventre.
Posa le tue mani, assolutamente aperte, sul mio petto.
Accarezzalo.
Disegnami, coi polpastrelli, i capezzoli.
Slitta, lenta, dal torace al ventre.
E, adesso, con il volto così vicino al mio sesso, ti prego, soffiaci sopra.
Come per svegliarlo con delicatezza.
Alza un tantino il capo, volgilo verso il mio volto, come per scommettere sulla sicura vittoria che, presto, avrai.
Fammi lo sguardo malizioso; come se potessi, se tu solo volessi, abbandonare il campo di piacere e lasciarmi là, così, incompiuto, incompleto; vedovo di un piacere che potrei credere sicuro e prossimo.
Calati!
Abbassa il capo sul mio ventre e comincia a sfiorarlo, impercettibilmente, col naso.
Inarca il bacino, lascia che per un solo momento, le labbra del tuo sesso perdano il contatto con la mia coscia.
Poi risiediti e scivola più in giù, verso il ginocchio.
Ginocchio che, adesso, preme e pressa contro il tuo sesso non più asciutto, ma succoso.
La tua bocca umida mi eccita.
Il mio membro è già duro.
Fiero.
Vibra.
Pulsa.
Scappellato attende il bacio delle tue labbra.
Non concedermi le labbra; non ancora.
Baciami al ventre. Leccalo.
Mordicchialo là, vicino all'ombelico.
Scendi un tantino, così da urtare col mento l'asta!
Accarezza la cap.pella col mento. Rotea il tuo volto su di essa.
Adesso lascia che la cap.pella, gonfia di desiderio, sfiori le tue guance. Il collo e poi, poi, ti prego, annusala!
Lasciami sentire il tuo caldo alito alla punta dell'asta.
Ora slitta sfregandoti il sesso sulla mia gamba.
Nel farlo, come una biscia, con l'eleganza di un serpente, sfiorami la pelle coi tuoi capezzoli turgidi.
Ho voglia.
Una folle voglia di sentire il tuo seno scorrere ai lati del mio bacino.
Voglio una tetta a solcare l'inguine.
E poi l'altra.
Ti osservo compiaciuto.
Mi hai eccitato ancora più velocemente di quanto avrei voluto; ma mi piace.
Mi piaci.
Guardami.
Fissami con gli occhi.
Punta i tuoi occhi dentro i miei e, con la bocca assolutamente aperta, calati sulla cap.pella senza ch'essa sfiori le tue labbra.
Ecco, si!
Voglio che tu faccia l'amore con la bocca al mio cazzo prima ancora che tu cominci a morderlo, a succhiarlo, a segarlo con le labbra.
Non voglio contatto alcuno, adesso.
Solo il piacere di sapere il mio membro dentro la tua bocca.
Calda.
Infuocata.
E pronta a spedirmi in inferno o paradiso, ma di certo a portarmi alla follia. Ad impazzire di te.
Le mani.
Le tue.
Le voglio ad accarezzarmi le cosce.
Con fare deciso, incalzante.
Afferrami una coscia, lascia che la tua mano si faccia più intrepida.
Lasciala salire.
Chiudi lentamente il pugno.
Slitta ancora più in dentro.
Sfiorami, giochicchia con la rosetta del mio ano, ma ritira subito il polpastrello.
Voglio che, adesso, con tutte e due le mani, prendi i miei coJioni come due uova.
Sii attenta, delicata; ma non troppo.
Fai si che io confonda piacere a dolore.
Fino a che non riesco più a stare supino e, appoggiandomi coi gomiti sul letto, osservo ogni tuo indecente ed osceno gesto.
Segui i movimenti del mio bacino, del mio ventre caldo.
Soffia sulla mia cappella. Ancora.
Sputaci sopra poi staccati lasciando un filo di saliva a collegarti con essa.
Ti prego, arrampicati, cingendomi per i fianchi, sul mio corpo.
Succhiami l'anima dalla cap.pella.
Afferramelo alla base.
Decisa.
Selvaggia; quasi violenta.
Voglio che tu, da vicinissimo, veda le venuzze arrampicarsi sull'asta.
Baciala.
Sfiora l'asta e percepiscine il sangue che scorre violento dentro le vene.
Mordilo alla base.
Leccalo.
Stringilo forte e, senza mai allentare, lascia scorrere la mano verso l'alto; a far tramontare la cap.pella dentro il tuo pugno.
Leccati le labbra.
Posale, schiuse, sul bordo della tua mano che contiene il mio dio.
Adesso lascia, lentamente, la mano scendere accompagnando la pelle.
La cap.pella risorge, ma solo per tramontare fra le tue succose labbra.
Imboccalo!
Più giù.
Fino ed oltre la gola.
Inondalo di saliva.
Succhialo!
Segalo e succhialo.
Sempre più veloce.
Di più!
Fino a che tu non senti le mie mani costringere il tuo capo ad imboccarlo tutto.
Completamente.
Fino alla base.
La lingua!
La voglio sentire slinguarmi la cap.pella.
Se vuoi, graffiami coi denti.
Staccati.
Afferrami la mano.
Costringila ad impugnare il mio stesso cazzo.
Allontana le tue labbra di qualche centimetro.
Afferrami e stringimi le natiche.
Lo sai, vero?
L'hai avvertito.
Hai sentito le mie natiche contrarsi.
Il godimento è prossimo.
Poggia la tua mano sulla mia e segami il cazzo insieme alla mia mano.
Schiudile.
Schiudi quelle maledette labbra.
Apri!
Aprile!!
Di più!!!
Non staccare i tuoi occhi dal mio volto.
Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hai mai sentito l'effetto che fa il sangue quando ti sale in testa?
Sai cosa si prova quando gli occhi annebbiano di piacere?
Ecco, la sborra, la sento scorrere dentro l'asta.
Ti afferro per i capelli abbandonando la mia mano dal cazzo, vorrei rallentare per prolungare il piacere, ma è troppo tardi.
Sono sulla via del non-ritorno.
Ti tiro a me, con forza, come un animale selvatico.
Ti sborro in bocca!
TI stacco il cazzo dalla bocca.
Me lo stringo in mano e lascio che la cap.pella si strusci fra le tue labbra, sulle tue guance, sul tuo collo.
Mi fermo.
Osservo un filo di sborra scolarti sul seno.
Lo spalmo con la cappella sul capezzolo.
Avverto un forte formicolio alla cappella, aiuta a prolungare il piacere.
Prendo il tuo volto fra le mie mani, ti tiro a me.
Ti bacio. e ti sussurro: Buongiorno tesoro
scritto il
2012-06-15
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