Vertigini
di
Stay High
genere
sentimentali
C'è stato un tempo.
Ero ancora sfaccendato e potevo occuparmi di politica, molto tempo fa quindi, internet era appena all'inizio e si era ancora abituati a vivere davvero.
Usavamo al tempo festeggiare i solstizi, quello d'inverno nelle case di montagna di qualcuno, bevendo davanti a un camino e finendo di solito a dormire per terra.
Quello d'estate all'aperto, sempre per terra, ma all'aperto, e si cercava di vegliare fino a vedere il primo raggio del sole.
E una volta, forse l'ultima volta, ero finito disteso su una collinetta, un mucchio di terra praticamente, come quelli che a volte si trovano nei giardini pubblici, minuscolo, ma sufficiente a lasciare una visuale aperta sul cielo, anche la visione periferica, tutt'attorno.
E il cielo era di un nero perfetto e pieno di stelle, come se ne vedono solo nelle notti serene lontano dalle luci artificiali.
Disteso a quella maniera era come essere nel cielo, non sentivo più la terra sotto, stavo cadendo verso l'alto e sapevo che mi sarei perso, annullato.
E avevo le vertigini, come se il basso e l'alto si fossero scambiati i posti.
Distoglievo lo sguardo a tratti, ma poi mi dicevo che era uno spettacolo troppo bello per non guardare, quanto sarebbe passato prima di poter vedere di nuovo delle stelle così. E ancora guardavo e tornavo a cadere e tornavano le vertigini e la sensazione di cadere e morire, anche sapendo che non era così. E avanti così tutta notte, guardare e cadere, distogliere e volerne subito ancora, fino al giorno.
Perchè lo dico a voi ?
Perchè è la stessa cosa che provo con le donne, stavo pensando a come spiegarlo, cosa sentono i maschi quando entrano in contatto col femminile, con l'archetipo che in ognuna si riflette.
Cadere verso l'alto, sparire nelle stelle, forse morire.
Ero ancora sfaccendato e potevo occuparmi di politica, molto tempo fa quindi, internet era appena all'inizio e si era ancora abituati a vivere davvero.
Usavamo al tempo festeggiare i solstizi, quello d'inverno nelle case di montagna di qualcuno, bevendo davanti a un camino e finendo di solito a dormire per terra.
Quello d'estate all'aperto, sempre per terra, ma all'aperto, e si cercava di vegliare fino a vedere il primo raggio del sole.
E una volta, forse l'ultima volta, ero finito disteso su una collinetta, un mucchio di terra praticamente, come quelli che a volte si trovano nei giardini pubblici, minuscolo, ma sufficiente a lasciare una visuale aperta sul cielo, anche la visione periferica, tutt'attorno.
E il cielo era di un nero perfetto e pieno di stelle, come se ne vedono solo nelle notti serene lontano dalle luci artificiali.
Disteso a quella maniera era come essere nel cielo, non sentivo più la terra sotto, stavo cadendo verso l'alto e sapevo che mi sarei perso, annullato.
E avevo le vertigini, come se il basso e l'alto si fossero scambiati i posti.
Distoglievo lo sguardo a tratti, ma poi mi dicevo che era uno spettacolo troppo bello per non guardare, quanto sarebbe passato prima di poter vedere di nuovo delle stelle così. E ancora guardavo e tornavo a cadere e tornavano le vertigini e la sensazione di cadere e morire, anche sapendo che non era così. E avanti così tutta notte, guardare e cadere, distogliere e volerne subito ancora, fino al giorno.
Perchè lo dico a voi ?
Perchè è la stessa cosa che provo con le donne, stavo pensando a come spiegarlo, cosa sentono i maschi quando entrano in contatto col femminile, con l'archetipo che in ognuna si riflette.
Cadere verso l'alto, sparire nelle stelle, forse morire.
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