Sguardi
di
Stay High
genere
bisex
È una di quelle serate.
Quelle dove vuoi uscire, c'è caldo, non servono più mascherine, non chiedono più un lasciapassare che non avevo. E neanche ho voglia di preparare cena, no, vado da Mimmo e mi stravacco al primo tavolino.
Che poi non è proprio il primo, è l'ultimo rimasto, nel senso che metà sono vuoti, ma prenotati per più tardi.
Mi ha messo in fondo, con le spalle alle piante che separano dall'altro locale, ho la visuale in prospettiva delle due file di tavoli lungo il borgo, che finisce contro una casa gialla sovrastata da un cielo già rondinoso. E non siamo neanche a giugno.
A destra l'interno del bar, aperto come uno scatolone, e la terrazza della casa di sopra con le piante e una solitaria rosa rossa persa nel verde.
Davanti, oltre due tavolini vuoti e prenotati, siedono un paio di ragazze.
O donne ? Tanto per me anche una trentasette è ragazza, che ne so.
Fatto sta che una si mette di lato invece che di fronte all'altra. Ha sistemato la sedia sul marciapiede, spalle al bar, ha un profilo particolare.
No, non ho voglia di descrivere, è un profilo particolare, basta, e le sopracciglia dritte che mi fanno sempre quell'effetto, sempre, e non so neanche perché.
Vede che la guardo. Si distoglie di scatto, ma poco dopo sbircia ancora per vedere se sto ancora guardando, parla con le altre, poi ancora gli occhi vengono di qua.
E io ho per la testa le stesse fantasie che si fa Snoopy : ecco il famoso scrittore al suo solito tavolo.. una ammiratrice lo fissa e lui restituisce uno sguardo condiscendente .. si signorina, sono proprio io, ma non lascio autografi quando sono al mio tavolo riservato qui a Montparnasse.
Coglione, fatto sta, calarsi in una parte aiuta, credere per un attimo alla fantasia rende più facile sostenere lo sguardo.
Arrivano le tapas di mare; una con la toma e l'acciuga, una con la burrata e la polpa di gambero cruda, Mimmo ha sempre ste trovate.
Per un attimo abbandono il gioco, ma se ancora alzo la visuale a sorpresa, eccola che ancora gira la testa dall'altra parte.
Però dentro il bar c'è un altro che si fa l'aperitivo da solo, un coso con addosso una cosa a righe, il tavolino è messo di sghembo in mezzo allo spazio aperto, per cui insomma è girato verso di me.
Lei lo ha alle spalle e non lo vede, ma io si e questo vede me.
Senta, signor aggeggio a righe, non potrebbe orientare il suo tavolino in una maniera da persone normali e smettere di mettersi in mezzo al mio gioco di sguardi ? No, non desiste, anzi risponde come fossero destinati a lui.
Che poi, oltre alle tapas avevo ordinato una cacio e pepe, che però tarda ad arrivare. La cameriera ha portato via, il tavolino è vuoto tranne che per la bottiglietta d'acqua, sembro uno che ha già finito e rimane lì solo per giocare da un tavolo all'altro.
Lei ancora butta uno sguardo, io alzerei la posta, ma vedo lui che vede me e allora subito cambio direzione.
E intanto la cacio è pepe non arriva e la bottiglia di minerale è vuota e basta un soffio di vento per farla volare.
Questa volta attacca lei, sguardo più diretto, devo ricambiare, ma devo anche schivare il coso e anche fermare la bottiglietta che cade e anche ricordarmi che se cerco di farlo col bicchiere in mano, questo rovescerá l'acqua. Ed è proprio quel che succede, ma rimango impassibile. Noi grandi scrittori di Montparnasse non trasaliamo.
L'aggeggio a righe si fa sempre più insistente, di lei riesco adesso a cogliere solo brevi lampi, immagini fuggenti di sopracciglia dritte e capelli lisci laccati.
Finalmente la cacio e pepe, la cameriera la deposita sul tavolino con un balzo artistico e subito si dilegua.
Almeno adesso ho un motivo plausibile per non guardare di là.
Gli spaghetti sono duri, già che mi hanno fatto aspettare mezz'ora potevano prendersi un minuto in più per cuocerli.
Vorrei divorarli in maniera feroce, ma c'è lei, bisogna rimanere composti, anche se non so neppure chi sia.
Vorrei continuare il gioco, guardare se è ancora lì, ma c'è lui, che addirittura esce a fumare e si appoggia allo stipite, proprio in mezzo.
Proprio davanti a me praticamente, con lo stesso sorriso ebete che forse avevo anche io per lei un attimo prima.
E allora cosa resta da fare: faccia dentro al piatto di cacio e pepe, come una trincea, testa bassa per schivare i proiettili.
E poi basta, la situazione è già degradata, mi alzo e vado a pagare, incrocio un nuovo sguardo, l'altra ragazza che stava a quel tavolo, è più bassa, più mora, e mi guarda come se stesse vedendo un marziano scendere da un disco volante.
Tranqui, vado solo a pagare, non è come se volessi spaccarti il tavolino ad asciate come Jack Torrance.
Esco dopo aver pagato, il coso proprio casualmente rientra in quel momento e ancora me lo trovo davanti, schivo con nonchalance, mi allontano da quel luogo di perdizione.
Ma nell'andarmene non posso fare a meno di notare, che adesso, soltanto adesso, la donna dal profilo particolare si è risistemata di fronte all'altra. Dove prima mi avrebbe dato le spalle.
Quelle dove vuoi uscire, c'è caldo, non servono più mascherine, non chiedono più un lasciapassare che non avevo. E neanche ho voglia di preparare cena, no, vado da Mimmo e mi stravacco al primo tavolino.
Che poi non è proprio il primo, è l'ultimo rimasto, nel senso che metà sono vuoti, ma prenotati per più tardi.
Mi ha messo in fondo, con le spalle alle piante che separano dall'altro locale, ho la visuale in prospettiva delle due file di tavoli lungo il borgo, che finisce contro una casa gialla sovrastata da un cielo già rondinoso. E non siamo neanche a giugno.
A destra l'interno del bar, aperto come uno scatolone, e la terrazza della casa di sopra con le piante e una solitaria rosa rossa persa nel verde.
Davanti, oltre due tavolini vuoti e prenotati, siedono un paio di ragazze.
O donne ? Tanto per me anche una trentasette è ragazza, che ne so.
Fatto sta che una si mette di lato invece che di fronte all'altra. Ha sistemato la sedia sul marciapiede, spalle al bar, ha un profilo particolare.
No, non ho voglia di descrivere, è un profilo particolare, basta, e le sopracciglia dritte che mi fanno sempre quell'effetto, sempre, e non so neanche perché.
Vede che la guardo. Si distoglie di scatto, ma poco dopo sbircia ancora per vedere se sto ancora guardando, parla con le altre, poi ancora gli occhi vengono di qua.
E io ho per la testa le stesse fantasie che si fa Snoopy : ecco il famoso scrittore al suo solito tavolo.. una ammiratrice lo fissa e lui restituisce uno sguardo condiscendente .. si signorina, sono proprio io, ma non lascio autografi quando sono al mio tavolo riservato qui a Montparnasse.
Coglione, fatto sta, calarsi in una parte aiuta, credere per un attimo alla fantasia rende più facile sostenere lo sguardo.
Arrivano le tapas di mare; una con la toma e l'acciuga, una con la burrata e la polpa di gambero cruda, Mimmo ha sempre ste trovate.
Per un attimo abbandono il gioco, ma se ancora alzo la visuale a sorpresa, eccola che ancora gira la testa dall'altra parte.
Però dentro il bar c'è un altro che si fa l'aperitivo da solo, un coso con addosso una cosa a righe, il tavolino è messo di sghembo in mezzo allo spazio aperto, per cui insomma è girato verso di me.
Lei lo ha alle spalle e non lo vede, ma io si e questo vede me.
Senta, signor aggeggio a righe, non potrebbe orientare il suo tavolino in una maniera da persone normali e smettere di mettersi in mezzo al mio gioco di sguardi ? No, non desiste, anzi risponde come fossero destinati a lui.
Che poi, oltre alle tapas avevo ordinato una cacio e pepe, che però tarda ad arrivare. La cameriera ha portato via, il tavolino è vuoto tranne che per la bottiglietta d'acqua, sembro uno che ha già finito e rimane lì solo per giocare da un tavolo all'altro.
Lei ancora butta uno sguardo, io alzerei la posta, ma vedo lui che vede me e allora subito cambio direzione.
E intanto la cacio è pepe non arriva e la bottiglia di minerale è vuota e basta un soffio di vento per farla volare.
Questa volta attacca lei, sguardo più diretto, devo ricambiare, ma devo anche schivare il coso e anche fermare la bottiglietta che cade e anche ricordarmi che se cerco di farlo col bicchiere in mano, questo rovescerá l'acqua. Ed è proprio quel che succede, ma rimango impassibile. Noi grandi scrittori di Montparnasse non trasaliamo.
L'aggeggio a righe si fa sempre più insistente, di lei riesco adesso a cogliere solo brevi lampi, immagini fuggenti di sopracciglia dritte e capelli lisci laccati.
Finalmente la cacio e pepe, la cameriera la deposita sul tavolino con un balzo artistico e subito si dilegua.
Almeno adesso ho un motivo plausibile per non guardare di là.
Gli spaghetti sono duri, già che mi hanno fatto aspettare mezz'ora potevano prendersi un minuto in più per cuocerli.
Vorrei divorarli in maniera feroce, ma c'è lei, bisogna rimanere composti, anche se non so neppure chi sia.
Vorrei continuare il gioco, guardare se è ancora lì, ma c'è lui, che addirittura esce a fumare e si appoggia allo stipite, proprio in mezzo.
Proprio davanti a me praticamente, con lo stesso sorriso ebete che forse avevo anche io per lei un attimo prima.
E allora cosa resta da fare: faccia dentro al piatto di cacio e pepe, come una trincea, testa bassa per schivare i proiettili.
E poi basta, la situazione è già degradata, mi alzo e vado a pagare, incrocio un nuovo sguardo, l'altra ragazza che stava a quel tavolo, è più bassa, più mora, e mi guarda come se stesse vedendo un marziano scendere da un disco volante.
Tranqui, vado solo a pagare, non è come se volessi spaccarti il tavolino ad asciate come Jack Torrance.
Esco dopo aver pagato, il coso proprio casualmente rientra in quel momento e ancora me lo trovo davanti, schivo con nonchalance, mi allontano da quel luogo di perdizione.
Ma nell'andarmene non posso fare a meno di notare, che adesso, soltanto adesso, la donna dal profilo particolare si è risistemata di fronte all'altra. Dove prima mi avrebbe dato le spalle.
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