Come diventai cuckold - 2

di
genere
trio

Lasciata Catania, alla volta di Messina, Maria rannicchiata sul sedile, per tutto il viaggio, non disse una parola. Cercavo di darle chiacchiera ma reagiva con dei borbottii e la lasciai nei suoi pensieri. Arrivati a casa sistemò le sue cose e corse in bagno per una doccia, capivo che qualcosa era successo! Lei sempre così solare. Nella mia mente scorrevano probabili scene di cosa potesse essere accaduto, ero eccitatissimo e nulla potevo fare se non aspettarla che uscisse dal bagno. A questo punto una descrizione di Maria è d’obbligo: arrivata al matrimonio che era vergine, ho rispettato il suo volere, poiché d’educazione rigida, cresciuta in una famiglia all’antica. Tra noi solo effusioni spinte ma senza alcuna penetrazione sino alla prima sera. E’ di statura piccola, ben modellata, un seno da coppa di champagne, la pelle olivastra e vellutata, le gambe ben tornite, un ciuffo scurissimo le copre il pube. Ricordo il piacere nel sentire il mio cazzo entrare con molta difficoltà nell’antro dell’amore, un calore piacevole mi avvolgeva l’asta e nonostante i pochi mesi da quella prima volta, è rimasta ancora molta stretta. Del sedere, tondo, manco a parlarne si è sempre rifiutata. Esce dal bagno con addosso l’accappatoio e scappa di corsa nel letto, senza dire nulla. La seguo, m’infilo tra le lenzuola ed inizio a stuzzicarla carezzandole il seno. Niente. Mi girò le spalle cercando di evitare le mie carezze. Gli chiedo diverse volte cosa avesse ma non ottenni risposta, la rigirai verso di me e colsi che lacrimava. Carezzandole dolcemente il viso gli chiesi cosa avesse e se ne voleva parlare, mi rispose che aveva vergogna:
Vergogna di cosa? – gli chiesi - Di quello che è successo con Salvo! – rispose. Un brivido di piacere mi percorreva la schiena, ero eccitatissimo ma cercai di minimizzare facendo finta di non capire:
Pensavo ti avesse sfiorato involontariamente le cosce al cinema e tu chissà cosa avrai pensato – gli dissi e lei rispose che non si trattava del cinema ma che anche al cinema non era un tocco casuale: è stato per tutto il film con la mano ad accarezzarmi le gambe sino ad arrivare agli slip …. mi vergogno. La stringo di più e continuo a carezzarla un po’ dappertutto, sino ad arrivare tra le sue cosce per poi risalire lentamente verso il suo boschetto, mentre le baciavo il collo. E tu perché lo hai lasciato fare? - Gli chiesi - io non credevo che arrivasse a tanto – mentii spudoratamente. Quello che desideravo, in quel momento, era farle rivivere la situazione attraverso il suo racconto per saziare la mia libidine, oramai alle stelle. Con un dito ero sul suo clitoride, lo carezzavo delicatamente. Porco!! Ma come si è permesso? Pensavo fosse una persona con cui si potesse allacciare un’amicizia! – dissi – e tu non potevi alzarti, cambiare di posto? – e lei – ho avuto vergogna e avevo paura che tu potessi litigare. Cercai ancora una volta di non dar peso alle sue parole sminuendo la gravità dell’accaduto: e che sarà mai! Dai facciamo l’amore e non pensiamoci più – dissi mentre le carezzavo con più vigore la sua fighetta che iniziava a dar segni di eccitazione. Tranquillizzata per la mia comprensione cominciò ad ammorbidirsi e ci baciammo profondamente, passai su di lei continuando a carezzarle i seni, mettendo il mio arnese tra le sue gambe, senza penetrarla, la strusciavo. Iniziò a riscaldarsi. Alcuni minuti e le sussurro dolcemente nell’orecchio, come uno che ci ripensa: ma avevi detto che non si trattava solo di quello che è successo al cinema, c’è altro? Lei si blocca e incomincia a piangere, continuo con le effusioni e dolcemente la tranquillizzo che può dirmi tutto e che non avrei fatto scenate. Continuavo a baciarla ma lei niente, non reagiva più alle carezze. Che cosa è successo? chiesi. Questa la sintesi della sua confessione estorta dolcemente tra una carezza ed un bacio:
Non appena sei uscito per andare in rosticceria mi ha chiesto se volessi bere qualcosa ed io ho risposto di si, tanta era la vergogna che provavo in quel momento che avrei voluto scomparire. Ha riempito di cognac due bicchieri nonostante avessi chiesto qualcosa di analcolico. Con un sorriso mi ha esortato a bere dicendomi di non preoccuparmi, che anche se mi fossi ubriacata c’era sempre un letto per dormire. Si è seduto anche lui sul divano ed abbiamo bevuto, mi sentivo le gambe tremare, io sola in casa con un uomo che non eri tu. Lui accortosi della mia timidezza si avvicina e mi carezza il viso dicendomi di quanto fossi bella, arrossisco ancora di più, e nello stesso tempo poggia la sua mano sul ginocchio. Ero immobile, tremavo, lui si è fatto più audace anche nelle parole chiedendomi se mi fossero piaciute le carezze al cinema. Non ho risposto, tanta era la vergogna che provavo, la sua mano continuava a salire sfiorando leggermente la pelle. Sentivo che mi fissava anche se avevo lo sguardo sulla sua mano che entrava nelle mie mutandine. Ero bloccata. Non capivo più niente mentre mi baciava ora sul collo ora sulle labbra. Giocava con le dita li, diceva che non aveva mai sentito un fighetta più stretta della mia. Si alza e prendendomi per mano mi porta in camera, mi mette di traverso sul letto e lui inginocchiato mi tira verso la sponda del letto entrando con il viso tra le cosce mordeva gli slip fino a toglierli e continuando a leccare si spogliò. Cercavo di non guardarlo. Mi viene sopra e mi bacia in bocca mentre con le mani mi carezzava le cosce cercando di alzarle. Sentivo il suo cazzo premere sull’inguine in un movimento dal basso verso l’alto. Ad ogni movimento la corsa diventava più corta fino a fermarsi sul buchino. Non entrava, cercava con la mano di aiutarlo, sfregandolo sulle labbra, finché si posiziona e spinge il coso tutto dentro. Provo un dolore intenso per l’irruenza ma dopo un po’, nonostante cercassi di essere passiva e non dar segno di godimento, un piacere intenso mi assale e godo diverse volte prima che sento un calore nella pancia. Mi è venuto dentro. Restiamo un po’ in quella posizione, lo tira fuori, si alza, mi tira a sedere sul bordo del letto, vuole che lo prenda in bocca. In quel momento hai suonato il campanello e ci siamo ricomposti velocemente.
Mentre facevamo all’amore la stuzzicavo dicendo che non ci credevo e che era tutta una sua fantasia ma che se fosse stato vero l’avrei perdonata, non dovevo lasciarti sola con Salvo. Lei godeva e piangeva sotto i miei colpi, le sue gambe strette intorno al mio bacino mentre inarcava la schiena per meglio agevolare l’azione. Finimmo insieme abbandonandoci stremati sul letto. L’indomani a colazione gli chiesi la prova di quello che aveva raccontato la sera prima e lei mogia, andò in bagno e tornò con le mutandine tolte la sera prima. Una macchia giallastra con un forte odore d’uomo ricopriva lo slip. La guardai, lei abbassò lo sguardo, e la rassicurai che il fatto non avrebbe intaccato l’amore per lei e tornammo a letto.
scritto il
2012-06-29
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