La vacanza (il campeggio)
di
Mario58
genere
trio
Non appena scesi a Portovecchio, cartina alla mano, ci dirigemmo in auto verso il camping che dista un tredici chilometri dal porto, verso sud. Il camping, che ha lo stesso nome del promontorio, si affaccia sul mar Tirreno all'altezza di Roma. A mezzo telegramma avevamo preso in affitto un bungalow. Sbrigate le pratiche di rito ci venne consegnata la chiave ed un inserviente ci accompagnò al nostro futuro domicilio per i prossimi quindici giorni. La casetta era immersa nel verde della macchia mediterranea, ombreggiata da alberi di pino. Si respirava aria salubre. Senza disfare le valige andammo a letto e sprofondammo in un profondo sonno ristoratore. Solo i morsi della fame poterono svegliarci che erano passate le diciotto. Avevamo dormito pesantemente per ben sei ore. Maria scelse un abitino leggerissimo a fiori ed io pantaloncini bianchi e polo. Uscimmo per esplorare il campeggio, qua e la qualcuno ancora nudo nonostante un vento di ponente mitigava la temperatura. Quando si dice “qual buon vento” mai detto fu più azzeccato in quanto nel vestirci avevamo dimenticato di essere in un camping per nudisti, per cui non eravamo i soli ad esserlo. Prendemmo un gelato nel ristorante ancora chiuso, avrebbe aperto alle sette. Una lettura veloce al menù esposto all'ingresso e cominciarono i primi problemi con la lingua. Aspettammo l'apertura del ristorante proseguendo la nostra esplorazione, piscina, campi da tennis fino ad arrivare alla spiaggia. Una caletta con un misto fra sabbia e breccia che terminava su entrambi i lati con dei scogli. Bonsoir madame! Messieur bonsoir – disse il cameriere. Buona sera – rispondemmo. Italiani? Si siamo Italiani – risposi alla domanda di rito quando si va all'estero ed ora mi aspettavo un bella Italia, pizza, mandolino invece: dove Italia? Napoli – rispondo. Ah! Bella Napoli, pizza, mandolino etc etc. (Ecco! Cosa vi dicevo?). Mangiammo ciò che il cameriere consigliò per non continuare oltre lo sfregio che entrambi facemmo della lingua Italiana (lui) e Francese (io). Restammo per un po' nello spazio dedicato alla discoteca, dove alcuni improbabili rockers ballavano ai ritmi di vecchie canzoni francesi dell'epoca. Continuammo l'esplorazione immersi nel buio più totale, rischiarato qua e la dalle luci esterne di camper e roulotte e più ci avvicinavamo alla spiaggia, più si apprezzava il chiarore della luna ed abituandoci con gli occhi vedemmo chiaramente dove mettere i piedi ed arrivammo alla spiaggia. Restammo fermi per un po' ad ascoltare il suono dell'acqua sugli scogli ed andammo a dormire. La mattina seguente preparammo una ricca colazione a base di latte, caffè, succo d'arancia e marmellate varie con l'immancabile baguette prese nel vicino market del camping. Nello spaccio ho subito la prima umiliazione, fatta di sguardi truci da parte dei clienti e della cassiera che bofonchiava: ah les italienne. Mi chiedevo cosa avessi fatto, forse non ho sal …. ma no! Entrando ho detto bogiuuuur, e allora cosa? Mi accorsi che erano tutti nudi ed ero il solo ad indossare il costume. Non ne feci parola con Maria. Solo quando, pronti per uscire, mi accorsi che Maria aveva indossato il costume, quello che fu oggetto di contesa con Gioacchino, e le dissi: guarda che il camping è naturista! Ho vergogna – rispose prontamente. Togli almeno il top – suggerii. Accolse l'invito ed uscimmo dirigendoci verso la spiaggia. Alcuni commenti di Maria mi divertirono: guarda che strano quel coso! - sussurrò indicando con gli occhi un pistolino di due centimetri di proprietà di un tedesco, almeno così pensai e dall'aspetto poteva esserlo. Ridemmo, sommessamente, di gusto e continuammo verso la spiaggia. Il bagnino, abbronzatissimo, dalle chiari origini nord africane, ci approntò le sdraio ed un ombrellone e contrariato disse qualcosa a Maria, capii che era per via del costume. Aprii le braccia in segno di sconforto e gli feci capire che era per via del ciclo. La mossa lo fece ridere: alor messieur no fick fick? Dal modo in cui lo disse venni preso anch'io da un attacco di risa e risposi: no, niente ficca ficca. E se ne andò ridendo e divertito. Spalmai la crema sul corpo di Maria gettando sguardi indagatori intorno: diverse famiglie con figli, tutti rigorosamente nudi, alcune coppie nord-europee, molti tedeschi e qualche italiano. Misi un po' di crema anch'io, specialmente nelle parti basse per evitare bruciature da ciao vacanze, mi sdraiai inforcando i miei ray-ban per continuare, non visto, l'esplorazione delle bagnanti e constatai che Maria era la più in forma del villaggio. Doveva, però, essersene accorto anche il nostro vicino di ombrellone. L'ho beccato diverse volte a sbirciare il suo corpo. Rientrammo in casa che erano le dodici, preparammo un'insalata con dei pomodori, olive, uova ed alici. La mangiammo accompagnandola con una birra fresca ed andammo a dormire. I giorni a seguire visitammo il faro di Punta Chiappa (poteva chiamarsi diversamente?); l'arbre de mort; la plage de Palumbaggia e alcune puntate su Bastia, Ajaccio e l'ile Rousse lasciando gli ultimi sette giorni solo per il mare. Dimenticavo di raccontare di quando Maria si decise a togliere lo slip del costume, praticamente due giorni dopo il nostro arrivo. Jacques, questo il nome del bagnino tunisino, mentre arrivammo alla spiaggia si precipitò ad aprire le sdraio, restò imbambolato con gli occhi sul pelo nero di mia moglie, dimenticando di aprire la mia sdraio. Lo risvegliai dai suoi sogni e lui, con un sorriso smagliante, con il pollice in segno d'approvazione fece: maintenant fick fick, ok e se ne andò. Di sera eravamo soliti passeggiare sulla battigia, percorrevamo tutta la spiaggia da un capo all'altro e fu proprio una di queste sere che, richiamati da risa e gridolini, aggirammo lo scoglio e trovammo Jacques che montava la signora, moglie del nostro vicino di ombrellone. Ci notarono ma non si scomposero, Jacques continuò la monta con lo sguardo rivolto verso Maria e gli sorrideva, li lasciammo continuare in tutta tranquillità. Hai visto che foga? Dissi a Maria che non rispose. Andammo a letto e facemmo l'amore. L' indomani, molto presto, andammo in spiaggia, eravamo i primi. Jacques si precipitò a sistemarci le sdraio e si fermò a chiacchierare con noi. La lingua usata fu un improbabile miscuglio tra italiano e francese. De quale parte di Italia? Chiese. Napoli - rispose Maria. Bella Napule, io stato un poco avant de Francia – disse, poggiando una mano distratta sul ginocchio di Maria, e continuò – belle donne, scure come me. La discussione proseguì finché non dovette spostarsi per altri clienti. Stetti ancora un po' sulla sdraio finché non dovetti andare in giro per rifornire il frigo. Allo spaccio del camping feci la scorta per i sette giorni a venire mentre mentre per il fresco ci andavo tutti i giorni. Al ritorno in spiaggia trovai Jacques seduto sulla mia sdraio che conversava, aiutandosi anche con gesti, con Maria che rideva di ciò che poteva capire. Si alzò per farmi sedere e scusandosi se ne andò. Mi adagiai sulla sdraio e chiesi cosa l'avrebbe fatta ridere in quel modo. Non ho capito niente – disse – solo fick fick e fottere. Hai capito il bagnino! - dissi incrociando lo sguardo della vicina di sdraio, quella che si fatta chiavare dal tunisino. Mi fece un sorriso carico di significati, come a dire: adesso si farà anche la tua mogliettina! Guardai il cornuto al suo fianco e tornando a lei risposi al sorriso con un sollevamento di spalle, come a dire: chi se ne frega! Magari – pensai tra me – però deve partire da Maria e mi girai a pancia in giù per non mostrare l'inizio di un'eccitazione. La sera, dopo aver cenato, facemmo la solita passeggiata mano nella mano sino alla spiaggia, non fu una sorpresa trovarvi il bagnino che fingeva di sistemare gli ombrelloni. Sicuramente sapeva di queste passeggiate e voleva essere sicuro di non sbagliare nell'approccio. Maria indossava un abitino di lino bianco che lasciava intravedere lo slip anch'esso bianco, dei sandali in cotone avorio, non indossava il reggiseno. Mentre stavamo per accomodarci sulla sabbia, Jacques, da lontano, ci fece segno di aspettare: attendez vous, attendez vous e corse verso di noi con due materassini da mare. Voilà madame, c'est pour vous – disse con un sorriso. Grazie - rispose Maria e nel sedersi scoprì le gambe. Mentre si ricomponeva, il bagnino rise: madame, comme siete bela. Ne rise anche Maria e se ne andò nel suo magazzino. Vuoi un gelato? Dissi. Si – rispose. Ok vado a prenderlo – e la lasciai sola per arrivare al bar, in cuor mio speravo nell'approccio di Jacques. Tornai con due ghiaccioli in mano e vidi che il bagnino era tornato alla carica, era seduto di fronte a Maria e parlottavano. Diedi un gelato a mia moglie scusandomi con Jacques: se avessi saputo – dissi. De rien – rispose lui, aggiungendo – avete fastidio? Non capii subito ma dopo un attimo realizzai: no, nessun fastidio, e mangiammo il gelato. Parlando Jacques non perdeva occasione di poggiare la mano sulle cosce di Maria, lei lo lasciava fare finché scoprì le carte prolungando una carezza lungo la coscia,fino all'inguine, mi guardò e disse: Maria vole Jacques e Jacques vole Maria – mentre lo diceva continuava a carezzare la sua coscia – tu volere? Guardai Maria che sorrise, mi guardai intorno e ritornando a guardare il bagnino, lui fece: buon posto per Maria venire? Senza attendere risposta la prese per la mano, si alzò e si diresse verso il capanno con Maria che lo seguiva docilmente. Li lasciai andare avanti. Entrarono nel capanno e socchiuse la porta. Li raggiunsi dopo un po', aprii lentamente la porta e vidi una scena favolosa: nel buio spiccava il bianco del vestito che veniva sollevato, dal bagnino, finché restò con il solo slip. La baciava appassionatamente, strizzandole ora il seno ora le natiche. Stettero in piedi per un bel po', le passava la mano sul pube, carezzandolo, infilando le dita tra l'elastico e la pelle finché non la fece sdraiare su di un letto, messo lì per l'occasione credo. Gli tolse gli slip inginocchiandosi ed iniziò a leccarla tutta, il respiro di Maria accelerava, ogni tanto un sospiro ed ogni volta sempre più frenetico. Un dito, due dita si alternavano nella fighetta alle ampie leccate di Jacques, finché non la sollevò a sedere sul letto e tirò giù i calzoncini, non portava le mutande, e mostrò a Maria un cazzo semi eretto ma che già dava ad immaginare di come fosse in erezione. Lo avvicinò alle labbra e carezzandola l'accompagno all'ingoio di quella mazza, stranamente a punta, iniziava con la cappella fine per raggiungere una discreta circonferenza dopo un paio di centimetri, e li di centimetri ce ne erano. Maria la ingoiò a metà, di più credo sia impossibile, ed iniziò un bocchino fantastico, succhiando come a volerlo fare scivolare tutto nella sua gola. Jacques continuò a carezzarla accompagnandola nei movimenti della testa. Stanca, si fermò e guardandomi sorrise, Jacques nel frattempo si era tolto anche la maglia mostrando un petto villoso e riccioluto poi prese Maria in piedi la baciò nuovamente a lungo e senza staccarsi si adagiò sul letto trascinandola con lui continuando il bacio mentre le sue mani correvano sulle chiappe di mia moglie, le stringeva, le allargava, ogni tanto uno schiaffo alternando natica ad ogni schiaffo. Maria era in preda al suo primo orgasmo. Gli leccò nuovamente la figa per poi risalire e posizionatosi tra le sue cosce le succhiò i seni, la baciò mentre io avevo il cazzo in mano, lo toccavo delicatamente per non finire, finché non vidi la mano di Maria che preso quel cazzone lo portò di prepotenza all'entrata della sua fighetta, lo strofinava sulle grandi labbra, le vedevo gonfiarsi finché scomparirono alla mia vista per l'affondo di Jacques nel ventre di mia moglie. Iniziò un veloce su e giù, si fermo dopo un po' per portarsi le gambe di Maria sulle spalle e ricominciò a scoparla violentemente. Maria urlava di piacere e vennero entrambi restando come morti sul lettino. Venni anch'io con abbondanti fiotti di sperma. Si misero supini lui le sorrise e la baciò. Nel tornare al bungalow ci chiese: posso rivedervi qui? Rispose Maria con un si.
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