Rebecca

di
genere
etero

Un’estate tornai in città intorno a Ferragosto, avevo fatto due settimane al mare con mia moglie e il mio bimbo piccolo. Una vacanza nei programmi ma in realtà molto stressante tra viaggio in auto e gestione della famiglia. Zero relax e ancora meno intimità di coppia, mia moglie non è una che fa sesso volentieri, era stanca anche lei a fine giornata e il bambino dormiva nella nostra stanza. Dopo una giornata di stimoli, vedendo tutte le ragazze in bikini che mi passavano davanti in spiaggia, ho provato a insistere ma quanto sono riuscito ottenere è stato una doccia insieme, veloce, con sega. Non ero neanche venuto perché il bambino chiamava e ho dovuto finire da solo.
Al ritorno in città andai a fare il tagliando all’auto, in una delle poche officine autorizzate aperte in quel periodo. Non ero stato il solo ad aver avuto quella idea, c’era una coda lunghissima e in officina mi hanno detto che c’era da aspettare almeno tutta la mattina. Faccio due passi nella zona, una strada con officine, piccole fabbriche, condomini e niente di più, deserta in quei giorni eccezion fatta per i miei “compagni di tagliando”. Mi sono fermato a un centro commerciale e ho fatto un giro dentro, prendendo un po’ di aria condizionata. Non avevo niente da acquistare così non passai molto tempo lì. Era pomeriggio, appena dopo pranzo. Uscii e mi fermai al chiosco bar che sorgeva nel parcheggio, ordinai una bibita fresca e mi sedetti al tavolino di plastica che faceva da dehors.
Mentre sorseggiavo la bibita e perdevo tempo sullo smartphone, dall’altra parte della strada vedo attraversare una ragazza bassa con un gran davanzale. Aveva degli short, delle infradito e una maglietta che le sue tettone rendevano aderente. Bionda con la coda di cavallo, indossava occhialoni da sole. Ciabattando arriva allo stesso bar dove stavo io, ordina anche lei qualcosa e si va a sedere in un tavolino dietro di me.
Ad un certo punto sento la sua voce chiede se prende, intendendo se lo smartphone ha campo. Io mi giro e rispondo che non ho problemi e così iniziamo a chiacchierare. Si parla del wifi del centro commerciale, che ogni tanto si riceve anche nel parcheggio dove siamo e rispondo che è un buon servizio per chi passa di lì o chi abita in zona e non ha internet a casa. Mi lamento del deserto di quelle zone di periferia, specie di estate e lei dice di abitare lì vicino.
Poi lei finisce la bibita e si alza, passandomi vicino per andare a buttare la lattina vuota mi comunica che se voglio un po’ di ombra c’è un parco dietro casa sua, indicando al di là della strada. SI offre di accompagnarmi.
Io accetto, anche se non avrei dovuto fidarmi troppo. Così ci incamminiamo insieme verso un palazzo lì di fronte, mi lascia all’angolo di una stradina e mi indica dove si trova il parco, lei sarebbe tornata indietro al centro commerciale a comprare un paio di cose che le servivano.
Ringrazio e la saluto.
Al parco in effetti c’è ombra, e mi fermo su una panchina a guardare i social. Dopo una decina di minuti, dopo essermi accertato per telefono che la mia auto non era ancora passata, sento chiamare un “Ehi” da lontano. Insiste, così mi giro e vedo sbucare da una finestra la ragazza di prima, che era rientrata a casa. Mi chiede dell’auto, le dico che ancora niente e mi invita a salire. Così, a voce alta, mi chiede se mi va un po’ di fresco su da lei. Declino ma lei insiste, dice di essere da sola e che può darmi qualcosa da bere di fresco, che posso caricare il telefono e usare il suo bagno.
Un po’ l’insistenza, un po’ il ricordo delle sue grandiose bocce mi fanno decidere per il sì.
Una volta su, mi presento, si chiama Rebecca. Mi fa fare un giro per la casa e mi spiega che aveva un esame da preparare per settembre e per questo motivo è a casa da sola ad agosto con i suoi genitori al mare. Mi fa accomodare in un soggiorno e mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Le dico che farei volentieri un passaggio in bagno e che ne approfitterei per caricare il cellulare. Una volta uscito dal bagno, vedendo la mia maglia tutta sudata mi dice di farmi una doccia, a me sembra veramente troppo e declino ma poi lei insiste stavolta con dolcezza, guardandomi maliziosa. Almeno togliermi la maglietta e farla asciugare, lo chiede sussurrando e fissandomi negli occhi. Io allora accetto per una doccia. Lei sembra contenta, mi indica dove sono gli asciugamani e mi lascia in bagno.
Entro in doccia e inizio a fantasticare, troppa carica erotica accumulata. Ho già un’erezione e sono intenzionato a masturbarmi, finire la doccia e andarmene da quella casa. Ma mentre sono a metà doccia la vedo attraverso il vetro che è entrata in bagno. Bussa chiedendo se può entrare ma scherza perché ha già aperto la porta della doccia ed è entrata, nuda, nella doccia. Tutto il ben di Dio delle sue tettone pendenti si sfrega contro di me. Inizia a insaponarmi e a giocare con i capezzoli, sfregandomeli sulla pancia. Poi si inginocchia e mi insapona l’uccello, se lo passa un po’ in mezzo alle tette e lo sento sparire nella morbidezza di quel seno. Potrei anche venire in quel momento, tanta è l’eccitazione. Appena faccio questo pensiero lei smette, mi sorride maliziosa, esce dalla doccia e mi dice che mi aspetta di là. Io rimango incerto se masturbarmi e andarmene o provare ad andare di là e proseguire con Rebecca.
Propendo per la seconda, consapevole che la mia erezione non sarebbe durata. Mi asciugo e mi infilo un accappatoio, provo a rilassare l’uccello ma non ottengo molti risultati, soprattutto perché lo metto a contatto con l’asciugamano.
Non indugio troppo, mi asciugo i capelli ed esco dal bagno. Rebecca mi aspetta sul letto di camera sua, è nuda e sdraiata di pancia, appoggiata ai gomiti, le tettone invitanti lì in mezzo. Le accarezzo il corpo, il culo, non bellissimo, ha i fianchi stretti, le gambe tozze. La bacio sulla nuca, lei si gira e mi abbraccia. Ci baciamo a lungo, sono su di lei. Ad un certo punto sento che mi spinge la testa in mezzo al seno, io mi ci abbandono. In quella posizione le tette sono aperte, vanno di lato ma io le prendo, le strizzo, mi ci tuffo in mezzo e ci rimango a lungo, la lecco in mezzo alla scollatura e stuzzico i capezzoli con la lingua. Poi scendo, arrivo a metà addome e alzo lo sguardo per capire se mi lascia scendere ancora più in giù. Le riceve le mie attenzioni ma geme poco, non fa versi, ha un sorrisino beffardo. Così scendo, le lecco l’inguine accarezzandole le cosce, lei le apre e le faccio un cunnilingus. Le labbra sono chiuse inizialmente, io vado di lingua esplorando ogni angolo, lei sembra finalmente sentire, la sento respirare profondamente. In quella posizione le acchiappo le tette e stringo, non troppo.
Accelero con la lingua e sento che sta per venire, che gode. Era molto che non facevo questo a una donna, è un’attività che mi è sempre piaciuta, farle godere, anche a mia moglie. In questo modo ho compensato tutte le volte che sono venuto troppo presto, ho ritardato il mio orgasmo.
È Rebecca a dirmi basta, io mi stacco e la bacio. Lei nel frattempo si è messa seduta, scende dal letto, apre un cassetto del comodino e tira fuori un profilattico. Torna a letto e mi spinge leggermente le spalle, io mi sdraio sulla schiena e lei apre il condom. Mi accarezza un po’ il cazzo per farmelo tornare duro in maniera soddisfacente, sempre con il sorrisino beffardo di prima, lo prende un po’ in bocca e lo ciuccia velocemente, senza troppo impegno. Poi mi infila lentamente il profilattico e in un niente è sopra di me.
Mi cavalca dolcemente, tenendo il seno tra le braccia. Io la prendo per i fianchi e accompagno i suoi movimenti. Poi si abbassa e sfrega i capezzoli sul mio petto, io sto per impazzire, sento la morbidezza del suo seno e mi trattengo dal toccarle, accarezzarle. Poi torna su, accelera il ritmo e mi prende una mano, se la passa sul seno, mentre io autonomamente accarezzo l’altra tetta con la seconda mano. Mi ritrovo a strizzarle mentre lei continua con il bacino e sembra accelerare.
Raggiunge l’orgasmo, la sento e vedo che rallenta. Si toglie da me, sfila il profilattico e mi fa venire con una spagnola. Caldo e morbido, schizzo quasi subito, colpendola sul mento.

Mi lascia a letto, stanco e accaldato. Forse dormo anche qualche minuto. Lei intanto scende, passa in bagno, si riveste. Poi a voce alta mi chiama e mi chiede di andarmene, vorrebbe ricominciare a studiare. Io mi alzo un po’ confuso e vorrei parlarle di quello che è appena successo, chiederle il numero di telefono per rivederci. La guardo interrogativo e riesco solo a chiedere di andare in bagno. Lei acconsente e quando torno in camera è alla scrivania che legge delle dispense.
Un po’ mi offendo e glielo dico. Non vuole proprio dirmi niente? Lei allora alza lo sguardo verso di me e mi gela: “Non è stato poi questo granché, non mi hai fatto venire voglia di rivederti”.
Me ne vado e se ricordo bene sbatto anche la porta. Vado a prendere l’auto e torno a casa con la testa piena di questa assurda avventura erotica, bellissima a letto e terribile subito dopo. Una volta a casa i miei ragionamenti mi portano a concludere che forse non sono stato così bravo.
È tardo pomeriggio e il bimbo dorme. Provo ad avvicinarmi a mia moglie per cancellare il ricordo del pomeriggio. É insolitamente ricettiva, andiamo sul divano della sala, il bimbo dorme in camera nostra. Facciamo un sesso veloce, come al nostro solito da quando è nato il bimbo, io seduto e lei sopra di me. Le sue tettine un po’ svuotate, il suo corpo magro e i bei fianchi invitanti, dà qualche colpo veloce, nervoso, viene presto mentre io no. Me lo chiede e io mento, dico di essere venuto anche io. Il tempo di reindossare le mutandine e la mia erezione è già sparita.
scritto il
2022-05-09
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