L'amore oltre la guerra - parte 3|Ho scopato con Francesca

di
genere
saffico

Ci risvegliammo abbracciate, non avevamo mai dormito cosi bene; fu un risveglio dolce e affettuoso, carico di sentimento. Ci baciammo con le lingue che dopo ieri notte si cercavano più insaziabili che mai e andammo a fare colazione godendoci il nostro weekend.
Decidemmo di uscire per Roma, così che Francesca poteva farmi da guida per i monumenti di quella splendida città. Io avevo i vestiti con cui ero venuta il giorno prima ma con la differenza che avevo le mutandine e reggiseno color smeraldo; Francesca si mise un vestitino con motivo floreale leggero che le arrivava a metà coscia, un intimo semplice color bianco e un paio di converse e uscimmo.
Mentre camminavamo ci tenemmo per mano, quando sentì il suo tocco una scossa mi percorse dalla profondità della mia vagina fino al collo, ma non era solo lussuria ed eccitazione, era una sensazione diversa, come se quella sensazione la volessi provare e riprovare con lei, un qualcosa che trascendesse il sesso stesso, probabilmente l’amavo, non lo so.
“Eli stai calma”, mi ripetevo dentro di me e nel mentre cercavo di calmarmi vedevo che anche Francesca ogni tanto mi guardava e sorrideva, la vedevo molto più felice rispetto a ieri, sarà stata la fantastica scopata mi dico, o forse anche lei stava cominciando a provare qualcosa?
La giornata passò tutto sommato tranquillamente, vedemmo i musei, monumenti e mangiammo una carbonara fantastica e conversammo amabilmente bevendo un ottimo rosso.
Nel tardo pomeriggio mi dice:
“Eli cara, stasera voglio portarti in un ristorante davvero di classe, voglio passare con te una serata indimenticabile, ti va bene?”
Le risposi che sarebbe stato meraviglioso.
Una volta tornate a casa, ci lavammo una per volta (lo so lo so volevate che ci lavassimo insieme, ma continuate a leggere non ve ne pentirete) e cominciammo a prepararci per andare.
Io mi misi l’abitino aderente color bordeaux che mi ero portata insieme a un tacco 10 e mi feci i capelli mossi: volevo essere sexy per Francesca, mi sentivo una ragazzina di 14 anni alla prima cotta. Scelsi accuratamente anche l’intimo, niente reggiseno e mutandine di pizzo nero leggerissimo e niente calze.
Quando vidi Francesca, rimasi senza fiato, era la ragazza più bella e sexy che avessi mai visto: aveva i capelli sciolti, lisci, minigonna in tessuto tartan rosso con giacchetta abbinata, un top rigido color crema che le lasciava l’ombelico in vista e fungeva anche da sostegno per le sue tette perfette e per finire quel capolavoro che era, un paio di tacchi color vermiglio non di vernice ma di velluto col tacco dorato; avrei voluta scoparla all’istante, altro che ristorante.
La cena non poteva andare meglio: cocktail, pesce e vino bianco e gli sguardi di ragazze e ragazzi; una cosa che ho notato è che appena poteva mi toccava la mano, come volermi sentire ed essere sicura che io fossi davvero li: stavamo cominciando ad innamorarci credo. Si era fatto tardi e torniamo.

Saliamo a casa e ormai in preda ad istinti sessuali non più trattenibili, cominciamo a baciarci, le nostre bocche si fusero e le nostre lingue si contorcevano nella più erotica delle danze; mentre ci baciavamo, le tolsi la giacca e le strinsi una testa mentre con l’altra mano la tenevo stretta a me e le toccavo quel culo da sogno. Francesca invece facilitata dal mio mito morbido mi stringeva le tette stuzzicandomi i capezzoli e poi mi mise l’altra mano nelle mutandine iniziando a massaggiarmi il clitoride e le grandi labbra. Una volta staccate mi guardò sorridendomi e leccandosi le dita intrise dei miei umori, mi prese per mano e andammo in camera. Ci spogliammo nude e ci stendemmo a letto nel 69 più bello della mia vita: io ero sopra e lei sotto e le baciavo e succhiavo il clito e tutti gli umori che le fuoriuscivano da quella fica completamente rasata e liscia.
“Eli ieri ti è piaciuto il dito nel culo, lo rivuoi” mi chiese
“Si franci” dissi mentre ansimavo dal piacere della leccata reciproca “mi piacciono da morire le tue dita nel culo, dimmi che sono la tua troia”.
“Sei la mia puttana Eli, ma che amo tantissimo”, non feci in tempo a riflettere sul ‘amo tantissimo’ che due dita mi scivolarono nel culo ormai lubrificato dalla saliva di Francesca, fu l’essenza del godere, avere il culo occupato mentre me la leccava e io la leccavo a lei. Cambiammo posizione e ci mettemmo sdraiate e io feci una cosa che non avevo mai fatto: scesi fino in fondo e mentre guardavo Francesca le baciai la pianta di un piede glielo leccai con tenerezza e succhiai le dita giocando con le dita; vedevo che le eccitava da morire pertanto ero contenta e continuai facendo la stessa cosa all’altro piede, cominciando a salire baciandola e leccandola. Vedevo che stava stringendo le tette strizzandosi i capezzoli da quanto era eccitata e inarcando istintivamente la schiena; salivo ancora: le cosce, l’interno e poi di nuovo quella fica meravigliosa, il monte di venere, la pancia, in mezzo alle tette, i suoi capezzoli e il suo collo e quando le ri ficcai la lingua in bocca la penetrai con tre dita sentendola godere e spingere contro di me. Continuai finché non esplose in un orgasmo che la sciò completamente svuotata, ansimante e con un filo di sudore.
“Adesso sta a me distruggerti piccola, stenditi” mi disse ancora ansimante
Cominciò col baciarmi le dita dei piedi, decorate con uno smalto rosso tenue, baciava un dito alla volta e poi mi baciò la pianta, lentamente e delicatamente per poi salire fino alla mia fica che ormai fradicia non voleva che essere penetrata pesantemente. Mi disse di girarmi, lo faccio e comincia a baciarmi il culo, via via aprendolo fino a giungere il buco, lo leccò e penetrò con la lingua, creando in me una sensazione di lussuria sfrenata. Mentre me lo leccava mi mise prima due dita nella fica, entrando e uscendo, poi tre dita e infine quattro; stavo impazzendo e lei lo sapeva. La cosa continuò per diversi minuti, mi leccava e penetrava il culo con la lingua e mi sditalinava finchè anch’io non esplosi in un orgasmo talmente forte da schizzarla tutta e bagnare il letto. Esauste si mise su di me e rimanemmo attaccate, seno a seno guardandoci negli occhi finché non crollammo a dormire.

Il giorno dopo pranzammo insieme e mano nella mano andammo alla stazione, dato che ormai era domenica e dovevo tornare. Ci accordammo che settimana seguente sarebbe salita lei a casa mia e ci salutammo con un lungo bacio.
In treno mi accoccolai sulla poltrona, pensando a Francesca non più come un Tenente di Corvetta conosciuto in guerra, ma coma alla mia ragazza: la nostra storia era appena iniziata.

FINE
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scritto il
2022-07-03
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