Architetti. Cap 7

di
genere
dominazione

Cap. 7
La mattina dopo Elisa scese nello studio alle 11 e comunicò a tutti che Marco sarebbe tornato a lavorare con loro. Seguì un lungo silenzio, era percepibile il timore che quella parentesi felice si potesse concludere per tornare allo stato precedente in cui Marco maltrattava tutti e ci provava, in modo anche pesante, con le sue dipendenti. Ci pensò Elisa a tranquillizzare tutti rivolgendosi a Carla con un tono di voce sufficiente alto da poter essere udito da tutti “Carla puoi preparare un contratto da stagista per Marco, dovresti già avere tutti i dati che servono, per lo stipendio facciamo il minimo previsto dalle tabelle contrattuali”. Carla si tolse gli occhiali e disse: “Elisa sono 600 € al mese, non abbiamo mai pagato così poco nessuno stagista”. “Per quello che vale Marco è anche troppo. Gli stiamo facendo un favore a riprenderlo. Se non gli sta bene si può sempre cercare un altro posto”. Si scambiò poi degli sguardi di intesa con Matteo che non sfuggirono a nessuno.


Quando Marco arrivò nello studio fu accolto da una diffusa indifferenza. Si guardò intorno e la prima cosa che notò con un certo disappunto fu che la sua postazione di lavoro era occupata da Matteo. I piccoli oggetti che teneva sulla scrivania e servivano a personalizzarla erano spariti. Visto che nessuno sembrava accorgersi di lui si rivolse alla segretaria con una inusuale gentilezza.
"Ciao Carla, come stai? Elisa non c'è?"
Carla fece scorrere lo sguardo per l'ampio spazio quasi a voler verificare che Elisa non si fosse improvvisamente materializzata e poi disse: "no, oggi si è presa un giorno libero. Ha però lasciato detto che Anna si occuperà di te e ti spiegherà tutto. Appena si libera ci potrai parlare. Intanto se ti vuoi mettere a quella scrivania puoi iniziare a leggere il tuo contratto". Marco prese la cartellina azzurra che Carla gli stava allungando e si andò a mettere al posto che gli era stato indicato.
Era sconcertato. Si sentiva trattato come un estraneo in quella che lui ancora considerava casa sua. La conversazione con Carla era stata surreale, parlava di Anna come se lei non fosse presente.
Dopo aver letto il contratto Marco, sempre più nervoso, iniziò a guardare quello che succedeva intorno a lui e si rese conto che Matteo non solo aveva preso la sua scrivania ma ormai ricopriva anche il suo ruolo organizzando e dando indicazione a due ragazzi evidentemente assunti dopo la sua uscita. Dopo mezz'ora Anna raggiunse Marco e si mise seduta sulla scrivania davanti a lui. La gonna corta lasciava vedere a Marco gran parte delle gambe nude. Mentre gli parlava faceva dondolare le ballerine rosse sulla punta dei piedi. Nonostante il suo stato d'animo Marco non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. "Hai letto il contratto?".
"Anna è uno scherzo vero? Sono dieci anni che lavoro qui. Non posso essere trattato come se fossi un neolaureato".
"Mi ha detto Elisa che tu l'hai implorata per essere ripreso, se le condizioni non ti piacciono nessuno ti obbliga a rimanere".
Anche Matteo si era avvicinato e lo guardava con un sorriso soddisfatto.
"Voglio discutere di questa cosa con Elisa, non con voi".
"Elisa ha detto che me ne devo occupare io. Quindi o firmi il contratto oppure te ne puoi andare. Ah inoltre Elisa mi ha detto anche della cam nascosta".
Matteo le sfiorò una spalla con un gesto quasi casuale e intervenne nella discussione "una cosa di pessimo gusto da te non me lo sarei mai aspettato".
Marco prese dal taschino la sua montblanc, uno status symbol che ormai era del tutto incongruente, e firmò il contratto stando ben attento a non incrociare lo sguardo di Matteo.
Appena cacciato di casa si era reso conto di avere un problema finanziario. Elisa aveva infatti svuotato il conto che avevano in comune lasciandolo con poche centinaia di euro. Aveva fatto il bonifico la stessa notte in cui aveva scoperto i suoi tradimenti dimostrando notevole lucidità e presenza di spirito. Marco negli anni che aveva lavorato allo studio si era così abituato a non considerare l'aspetto economico un problema che si scoprì completamente impreparato a gestire e a cercare soluzioni per quella nuova situazione. I primi giorni chiese ospitalità ad alcuni amici, si rese però conto che ormai avevano solo amici comuni e che tutti tendevano a stare dalla parte di Elisa. Si scontrava così con un muto rimprovero che dopo pochi giorni diventava insopportabile portandolo a chiedere ospitalità altrove.
Alla fine prese in affitto una camera in una casa di studenti fuori sede che finirono per adottarlo, trattandolo come un se fosse un parente sfortunato che ha bisogno di aiuto. Una situazione che lo metteva in enorme disagio così come trovava umiliante leggere il suo nome sul foglietto attaccato al frigorifero con i turni per pulire il bagno. Un compito che in vita sua non aveva mai svolto. Quando stava a casa finiva così per passare quasi tutto il tempo chiuso nella sua stanza leggendo svogliatamente romanzi leggeri e cazzeggiando su internet. La sua triste situazione non gli aveva però fatto diminuire il desiderio sessuale ma la ristrettezza economica, il crollo dell'autostima e lo stigma che la cerchia di amici gli aveva attribuito gli facevano escludere la possibilità di trovare una donna; dava così sfogo alle sue voglie con atti di onanismo che a volte compiva in modo quasi compulsivo. Erano però cambiate le immagini che richiamava alla mente per eccitarsi. Non si vedeva più come il protagonista dominante ma aveva iniziato ad immaginare Matteo che scopava con Anna o con Elisa. Si era scoperto anche attratto da immagini di dominazione femminile, un pensiero che fino a quando aveva vissuto con Elisa non l'aveva mai sfiorato. Qualche volta provò anche a navigare per i siti che aveva frequentato per anni, ma era come se fosse scattato un interruttore. Guardava i video ben noti di donne legate e frustate e non provava più nessuna emozione, se non un leggero senso di fastidio.
La sera avevo orrore a rientrare a casa. Non sopportava la spensieratezza e la sfrontatezza dei suoi coinquilini. Lui, che aveva perso tutto nel giro di poche ore, li avrebbe voluto mettere in guardia, ma ai loro occhi non aveva nessuna credibilità. Un fallito che a 35 anni il massimo che si poteva permettere era una stanza da 400€ al mese.
Cominciò quindi ad aumentare il tempo che passava a studio. Era sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via. Alla base di questa scelta c'era però anche un secondo motivo. Anna gli dava tantissimo lavoro da fare e lui ci teneva a rispettare le scadenze. Non la voleva deludere. Pensava che attraverso il suo impegno e una dedizione assoluta sarebbe stato considerato non solo da Anna e da Matteo ma indirettamente anche da Elisa. Succedeva a volte che lavorava così fino a tardi che, invece di tornare nella sua stanza, preferiva dormire qualche ora sul divano dello studio, lo stesso dove aveva dormito la sua ex la notte del disastro. Tolto un asettico buongiorno la mattina Elisa continuava a ignorarlo, si comportava nei suoi confronti con aristocratico distacco e questo suscitava in lui emozioni contrastanti che andavano dalla rabbia al desiderio; così, quando la notte rimaneva da solo a lavorare, gli faceva piacere sapere che lei era vicina, nella parte della casa che ormai a lui era vietata. Nello studio era inoltre presente un sistema di videosorveglianza che Elisa poteva anche controllare dal suo telefonino. Marco fantasticava sull’idea che lei lo spiasse mentre lui diligentemente finiva di disegnare le parti dei progetti che Anna gli aveva assegnato. Le cose andarono avanti così per quasi sei mesi, avevano raggiunto un certo equilibrio, quando una sera in cui Marco era rimasto a lavorare da solo si aprì la porta blu e nello studio rientrò Elisa. Indossava ancora i vestiti del giorno, un completo grigio e le scarpe nere alte. Avanzò verso di lui e, come aveva fatto Anna mesi prima, anche lei si mise seduta sulla sua scrivania. Aveva un rossetto particolarmente acceso e i soliti occhiali da maestrina che lui aveva sempre trovato troppo grandi. Al collo una catenina con attaccata una piccola “E” su cui erano incastonate alcune pietre.
“Evidentemente ti dovevo lasciare per farti iniziare a lavorare seriamente”.
Marco ritenne che quella affermazione non prevedesse una sua replica e rimase in silenzio. Avere nuovamente Elisa così vicina gli faceva però uno strano effetto.
“Sono venuta per farti una proposta; la donna che fa le pulizie ha deciso di tornare al suo paese e io non ho voglia di mettermi in casa uno sconosciuto, quindi ho pensato che ti poteva interessare tornare a casa e occuparti di tutto”.
Marco focalizzò la sua attenzione sulle parole “tornare a casa” e questo gli sarebbe stato sufficiente per accettare qualsiasi proposta. Chiese comunque: “e cosa dovrei fare?”.
Elisa sembrò quasi infastidita dalla domanda e non fece nulla per nasconderlo. Si sfilò gli occhiali e disse: “tutto. pulire, mettere in ordine, cucinare, lavare i miei vestiti, stirare. Poi non ho certo nessun problema a trovare un uomo quando ne ho voglia ma se accetterai qualche volta potrei anche chiederti di soddisfare qualche mia richiesta particolare”.
Marco non capiva se prevalesse il senso di umiliazione oppure la gioia all’idea di poterle stare nuovamente vicino. La risposta a questo suo dubbio arrivò subito dopo. Elisa prese da un cassetto della sua scrivania una cartellina celeste con il logo dello studio e gliela posò davanti “ho scritto qualche regola per il nostro nuovo rapporto, diciamo una sorta di informale contratto. Ora tu lo leggi con calma. Se decidi di accettarlo puoi raggiungermi in camera da letto, altrimenti torni a casa e continua tutto com’è oggi come se questa conversazione non ci fosse mai stata. Pensaci bene perché se accetti non potrai più tornare indietro”.
A quell’ultima precisazione un brivido gli attraversò la schiena, appena rimasto solo iniziò però a leggere le tre pagine contenute nella cartellina. Era un vero contratto di schiavitù. Avrebbe rinunciato a ogni diritto, ogni decisione sulla sua vita sarebbero state nelle mani di Elisa. Le parti che lo colpirono maggiormente furono quelle sulle punizioni e quella sul controllo degli orgasmi. Su quest’ultima Elisa si era dilungata a spiegare che visto il suo comportamento ossessivo compulsivo nei confronti del sesso un controllo esterno avrebbe contribuito a migliorarlo come persona. Era una proposta oggettivamente irricevibile ma un irrazionale pensiero si faceva strada nella testa di Marco. Elisa era cambiata, aveva acquisito una nuova sicurezza, uno sguardo magnetico, il suo tono autoritario. Non si poteva più nascondere che tutto questo lo eccitava enormemente. Da quando era uscito di casa non era stato con nessuna altra donna e nulla lasciava presagire che nel breve periodo la sua situazione sarebbe migliorata. Aveva oggettivamente molto poco da perdere e così cercò di mandar via la sua paura e quasi di corsa entrò nella casa, attraversò la cucina e salì a due a due le scale che portavano nella zona notte della villa. La porta della camera da letto era chiusa e lì la sua sicurezza vacillò nuovamente. Sarebbe stato ancora in tempo per ripensarci e per tornare indietro invece, quasi senza che il cervello impartisse l’ordine, bussò in un modo timido. La voce di Elisa arrivò invece in modo deciso “entra”. La vide sul letto, indossava un pigiama a righe bianche e celesti di taglio maschile. I due bottoni slacciati della giacca gli mostrarono parte del seno, era sicuro che sotto i pantaloni non portava gli slip.
“Ero certa che avresti accettato. Allora avevo capito bene, quella dell’uomo dominante era solo una maschera ma nella realtà tu sei un uomo sottomesso che ama essere comandato”. Il suo sguardo correva dai piedi agli occhi di Elisa, si accorse poi che in fondo al letto erano appoggiati il suo reggiseno, i collant e le mutandine sporche. Tutto questo lo stava eccitando, eccitazione che aumentò quando Elisa gli disse “spogliati”.
Lo fece con calma, gli piaceva, non provare nessuna vergogna a rimanere nudo davanti a Elisa e gli sembrò anche normale che lei non si spogliò ma al contrario si chiuse i due bottoni della giacca mentre si alzava per mettersi di fronte a lui.
“Hai ragione. Io voglio solo soddisfare ogni tua richiesta e ubbidire a ogni tuo ordine”. Elisa lo abbracciò e gli spinse la lingua in bocca in un modo che non aveva mai fatto prima. Il cazzo era gonfio e dritto e premeva contro la pancia di Elisa, anche il contatto con il cotone del pigiama era eccitante. Elisa allontanò leggermente il viso per chiedergli “ti piace il mio culo”.
“Lo sai mi fa impazzire”;
“e allora lo puoi accarezzare”. Marco abbassò immediatamente le mani che stringevano le spalle di Elisa e gliele mise sul sedere, gli sembrò più sodo di come se lo ricordava. I brividi di piacere sempre più intensi “ora stai fermo”.
Si staccò e gli si mise alle spalle abbracciandolo da dietro. Mentre una mano gli passava fra i peli del petto con l'altra gli accarezzò le palle. "Ti ricordi quando nella registrazione ti ho detto che non avresti mai più visto la mia fica?” Marco con gli occhi chiusi quasi non la sentiva tanto era concentrato sull’arrivo del suo piacere che sentiva vicinissimo. “Stavo scherzando, ma guardarla è il massimo a cui puoi aspirare”. Fu sufficiente un solo movimento della mano di Elisa per provocare il primo schizzo. “Ancora, non ti fermare, per favore”.
Quelle parole non furono sufficienti per muovere a pietà Elisa che si staccò e si mise al suo fianco giusto in tempo per vedere le contrazioni involontarie del cazzo e lo sperma che usciva senza forza. Se avesse voluto Marco avrebbe potuto continuare da solo quello che Elisa aveva lasciato a metà, invece era rimasto con le mani dietro la testa, un dettaglio che non era sfuggito a nessuno dei due.
Elisa era molto soddisfatta di come gli avesse rovinato l’orgasmo, l’esperimento con Luca gli aveva dato consapevolezza del suo potere. Marco era frustrato da quel piacere a metà ma allo stesso tempo si rendeva conto di come sentisse suo il ruolo che Elisa gli aveva cucito addosso.
“Ora vai a dormire nella camera degli ospiti e cerca di riposare che domani ti aspetta la prima giornata della tua nuova vita e ti assicuro che sarà molto faticosa”.
L'ultima cosa che Marco vide prima di lasciare la stanza fu il grosso vibratore viola che Elisa prese dal cassetto di quello che una volta era stato il suo comodino.

scritto il
2022-08-27
1 . 6 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Architetti. Cap 6

racconto sucessivo

Architetti. Cap 8
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.