Architetti. Cap 10
di
perego65
genere
dominazione
Cap. 10
Alle 5 si alzò e prese il foglio che gli aveva dato Roberta la sera prima e iniziò a leggerlo.
Era una dichiarazione non troppo dissimile dall’informale accordo che aveva stipulato con Elisa qualche giorno prima:
“Chiedo di essere ammesso al servizio totale di Elisa.
Sono consapevole che se questa mia richiesta sarà accettata il mio corpo, la mia mente e il mio cuore saranno di proprietà di Elisa che ne disporrà nei modi e nei tempi che riterrà più opportuni.
Il mio unico obiettivo sarà la felicità della mia Padrona e per questo esaudirò ogni sua richiesta e ubbidirò a ogni suo ordine.
Lei avrà un controllo totale sulla mia esistenza intervenendo ogni volta che lo riterrà necessario; in particolare potrà decidere ogni singolo aspetto della mia vita sessuale.
Accetterò ogni punizione e non avrò nessun segreto anche sul mio passato.
Mi impegnerò per diventare una persona migliore in modo che Lei possa essere orgogliosa di me.
Infine rinuncio a ogni mio diritto nei confronti di Elisa che potrà vivere la sua vita in modo pieno ed appagante e senza nessuna limitazione”.
Marco continuava a leggere quelle poche righe cercando di declinarle per capire come, una volta accettate, avrebbero inciso sulla sua vita.
È vero che le indicazioni riportate erano estremamente esplicite così come molto esplicative erano state le ultime 24 ore passate a casa di Roberta, Luca gli aveva però detto che quella non era la normalità di tutti i giorni ma che alternavano periodi in cui Roberta pretendeva un rigido rispetto delle regole a periodi in cui avevano una vita normale. Marco pensò che sarebbe stato così anche per lui e che dalla frequenza con cui le due fasi si fossero alternate poteva dipendere la qualità della sua vita. Luca gli aveva spiegato che avevano stabilito un codice con cui Roberta gli faceva capire quando dovevano procedere al cambio di stato. Dei gesti e delle parole neutre che poteva utilizzare anche quando erano in compagnia di altre persone. Probabilmente Elisa avrebbe avuto un analogo atteggiamento e in fondo lui aveva iniziato ad intuire che era attratto da quel gioco anche se non aveva ancora capito fino a che punto era in grado di spingersi. Elisa nell’ultimo periodo si era trasformata e in più di una occasione l’aveva realmente spaventato e anche la velata minaccia della denuncia per la cam nel bagno non gli sembrò più un'ipotesi del tutto irreale.
L’altra precisazione, fatta sempre da Luca, che lo angosciava riguardava il passaggio di stato. Roberta poteva decidere in ogni momento così a volte capitava che in un momento normale lei non fosse soddisfatta di qualcosa che Luca aveva fatto o detto e così passava alla modalità "gioco" e lo puniva, spesso con il frustino. Questa sovrapposizione faceva sì che Luca non fosse mai realmente libero e che in un modo più o meno esplicito si dovesse sempre comportare come il suo schiavo. Altro esempio che gli aveva sempre riportato Luca riguardava il sesso. Anche nei momenti non di gioco quando dormivano insieme e lui non portava la cintura di castità era sempre lei che prendeva l'iniziativa e decideva cosa fare, e anche in quelle occasioni la soddisfazione di Luca non era una priorità.
Marco era terrorizzato da tutto questo ma si rendeva conto che ormai si era spinto ad un punto in cui non poteva più tornare indietro.
Roberta gli aveva detto la sera precedente che avrebbero dovuto organizzare una cena per quattro persone e questo occupò gran parte della loro mattinata. Per prima cosa andarono a fare la spesa in un mercato aperto solo nel fine settimana dove i contadini vendevano direttamente la merce. Luca si muoveva fra i banchi con grande sicurezza selezionando in modo attento la merce da prendere.
Appena rientrati in casa posarono le buste in cucina e si andarono nuovamente a spogliare seguendo le indicazioni ricevute da Roberta. Luca aprì l'anta più stretta dell'armadio da cui estrasse due candidi grembiuli da cameriere di sala e una casacca smanicata da chef. Luca indossò la seconda e spiegò a Marco che per il servizio a tavola avrebbero indossato entrambi i grembiulini "tu indossalo subito perché devi preparare la tavola e non è igienico farlo nudo". Per Marco fu un altro schiaffo da incassare in silenzio, si allacciò il grembiule alla vita e si rese conto che era poco più che sufficiente per coprire l'inguine lasciando scoperto il sedere, prese coscienza che pochi giorni prima avrebbe rifiutato con forza una tale umiliazione, ma stava perdendo sempre più l'essenza dell'uomo che era stato. Luca si dimostrò anche un abile cuoco e per mezzogiorno il pranzo era pronto mentre Marco si era occupato di preparare la tavola. Roberta era arrivata in sala da pranzo per controllare che tutto fosse in ordine con un vestito celeste stretto con due spalline che lasciava ben visibile il suo seno e fasciava il corpo.
AI piedi aveva sandali dello stesso colore con una zeppa molto alta.
Marco fino al giorno prima avrebbe trovato quell’outfit volgare ma ormai il suo giudizio era sospeso su tutto. Roberta sembrò soddisfatta di come avevano lavorato i due schiavi e quando qualche minuto dopo squillò il campanello ordinò a Marco di andare a ricevere gli ospiti.
Appena aprì la porta provo una gioia profonda, era terrorizzato all’idea di trovarsi nudo davanti a degli sconosciuti oppure, peggio ancora, davanti a persone che lo conoscevano in un contesto completamente diverso. Invece di fronte a lui c’era solo Elisa, era bellissima, i capelli castani lunghi e mossi, il rossetto di un rosso particolarmente acceso, i soliti occhiali che lui aveva sempre trovato troppo grandi. Indossava una giacca nera, corta e aperta che lui non le aveva mai visto e sotto un top che le lasciava scoperta la pancia. I jeans elasticizzati e un paio di sandali con il tacco completavano il suo abbigliamento. Non gli sembrò stupita nel trovarlo nudo, ma forse un po' divertita. Con una certa dose di ironia gli disse "stai bene così" e lui, senza nessuna ironia "anche tu stai benissimo".
Quando Marco capì che i quattro posti a tavola erano per loro e che non ci sarebbero stati altri invitati tirò un sospiro di sollievo. Luca riempì quattro bicchieri con il prosecco e distribuì i calici, Roberta fece un brindisi "a un nuovo inizio". Si misero seduti e iniziarono a parlare, come avevano sempre fatto: il lavoro, conoscenze in comune, la politica, qualche gossip.
Se non fosse stato per la mancanza di vestiti dei due uomini sarebbe stata una cena simile a molte altre che avevano fatto negli anni precedenti. A essere precisi esisteva anche qualche altra piccola differenza: per esempio quella sera Roberta ed Elisa non si alzarono mai dal tavolo e a servire e a sparecchiare pensarono esclusivamente Marco e Luca. Altra differenza fu l'inusuale silenzio di Marco, troppo preoccupato da quello che sarebbe successo dopo per concentrarsi sulla conversazione. Al contrario Luca sembrava estremamente a suo agio e interveniva in continuazione facendo anche qualche criptico riferimento alla continuazione della serata. A Marco era evidente come tutti fossero a conoscenza di qualcosa che lui ignorava.
Finito il pranzo le due donne si misero sul divano e Roberta disse "penso che possiamo iniziare la cerimonia. Marco puoi fare la tua dichiarazione".
Marco si mise al centro della stanza con le braccia tese lungo i fianchi e si sentì come il bambino che a Natale in piedi sulla seggiola deve dire la poesia. Con le gambe incrociate Elisa lasciava dondolare una scarpa sulla punta del piede in un gesto che aveva una grande carica erotica. Luca al suo fianco gli stava facendo un video. Il vino che aveva bevuto a tavola gli diede un po' di coraggio e iniziò a ripetere il testo memorizzato la mattina cercando di usare la giusta intonazione. Nel complesso risultò convincente, a forza di ripetere mentalmente il testo non aveva solo imparato a memoria le parole ma ne aveva anche assorbito il significato. Roberta non fu però soddisfatta e gli ordinò di ripeterlo mettendosi in punta di piedi e con le mani dietro la testa. Solo dopo la quinta ripetizione le due donne si scambiarono uno sguardo che Marco interpretò con "può andare". Elisa si alzò e si mise davanti a lui "lo sapevo che sarei riuscita a trasformarti in un bravo schiavetto. Ricordati che se mi farai incazzare la pagherai cara". Un brivido gli attraversò la schiena, non aveva mai desiderato Elisa così tanto e mai era stato così spaventato da lei. Sapeva che era una donna tosta ma con lui si era comportata quasi sempre in un modo dolce e accondiscendente. Se lui si stava trasformando in un servo la trasformazione di Elisa in una mistress era ancora più sorprendente. In confronto a lei tutte le donne con cui lui l'aveva tradita gli sembrarono insignificanti.
Nella piccola e affusolata mano di Elisa comparve una gabbietta identica a quella che portava Luca che lei gli inserì con pochi movimenti decisi, come se fosse un gesto abitudinario.
Nello stesso momento anche Roberta si era alzata e con un gesto opposto liberò il pisello di Luca che reagì immediatamente aumentando in volume. Così ora Marco e Luca si trovavano in una situazione opposta: il primo angosciato da quella nuova realtà e dalla sensazione che provava e il secondo quasi euforico. Nella doccia la settimana prima a Luca non gli erano sfuggiti gli sguardi vogliosi di Elisa e ora che aveva avuto modo di confrontare la sua dotazione con quella di Marco il motivo gli era ancora più evidente. Si era così convinto che in quella domenica pomeriggio le due padrone si sarebbero scambiati gli schiavi e lui da sempre sognava una scopata con Elisa.
per commenti laser657@gmail.com
Alle 5 si alzò e prese il foglio che gli aveva dato Roberta la sera prima e iniziò a leggerlo.
Era una dichiarazione non troppo dissimile dall’informale accordo che aveva stipulato con Elisa qualche giorno prima:
“Chiedo di essere ammesso al servizio totale di Elisa.
Sono consapevole che se questa mia richiesta sarà accettata il mio corpo, la mia mente e il mio cuore saranno di proprietà di Elisa che ne disporrà nei modi e nei tempi che riterrà più opportuni.
Il mio unico obiettivo sarà la felicità della mia Padrona e per questo esaudirò ogni sua richiesta e ubbidirò a ogni suo ordine.
Lei avrà un controllo totale sulla mia esistenza intervenendo ogni volta che lo riterrà necessario; in particolare potrà decidere ogni singolo aspetto della mia vita sessuale.
Accetterò ogni punizione e non avrò nessun segreto anche sul mio passato.
Mi impegnerò per diventare una persona migliore in modo che Lei possa essere orgogliosa di me.
Infine rinuncio a ogni mio diritto nei confronti di Elisa che potrà vivere la sua vita in modo pieno ed appagante e senza nessuna limitazione”.
Marco continuava a leggere quelle poche righe cercando di declinarle per capire come, una volta accettate, avrebbero inciso sulla sua vita.
È vero che le indicazioni riportate erano estremamente esplicite così come molto esplicative erano state le ultime 24 ore passate a casa di Roberta, Luca gli aveva però detto che quella non era la normalità di tutti i giorni ma che alternavano periodi in cui Roberta pretendeva un rigido rispetto delle regole a periodi in cui avevano una vita normale. Marco pensò che sarebbe stato così anche per lui e che dalla frequenza con cui le due fasi si fossero alternate poteva dipendere la qualità della sua vita. Luca gli aveva spiegato che avevano stabilito un codice con cui Roberta gli faceva capire quando dovevano procedere al cambio di stato. Dei gesti e delle parole neutre che poteva utilizzare anche quando erano in compagnia di altre persone. Probabilmente Elisa avrebbe avuto un analogo atteggiamento e in fondo lui aveva iniziato ad intuire che era attratto da quel gioco anche se non aveva ancora capito fino a che punto era in grado di spingersi. Elisa nell’ultimo periodo si era trasformata e in più di una occasione l’aveva realmente spaventato e anche la velata minaccia della denuncia per la cam nel bagno non gli sembrò più un'ipotesi del tutto irreale.
L’altra precisazione, fatta sempre da Luca, che lo angosciava riguardava il passaggio di stato. Roberta poteva decidere in ogni momento così a volte capitava che in un momento normale lei non fosse soddisfatta di qualcosa che Luca aveva fatto o detto e così passava alla modalità "gioco" e lo puniva, spesso con il frustino. Questa sovrapposizione faceva sì che Luca non fosse mai realmente libero e che in un modo più o meno esplicito si dovesse sempre comportare come il suo schiavo. Altro esempio che gli aveva sempre riportato Luca riguardava il sesso. Anche nei momenti non di gioco quando dormivano insieme e lui non portava la cintura di castità era sempre lei che prendeva l'iniziativa e decideva cosa fare, e anche in quelle occasioni la soddisfazione di Luca non era una priorità.
Marco era terrorizzato da tutto questo ma si rendeva conto che ormai si era spinto ad un punto in cui non poteva più tornare indietro.
Roberta gli aveva detto la sera precedente che avrebbero dovuto organizzare una cena per quattro persone e questo occupò gran parte della loro mattinata. Per prima cosa andarono a fare la spesa in un mercato aperto solo nel fine settimana dove i contadini vendevano direttamente la merce. Luca si muoveva fra i banchi con grande sicurezza selezionando in modo attento la merce da prendere.
Appena rientrati in casa posarono le buste in cucina e si andarono nuovamente a spogliare seguendo le indicazioni ricevute da Roberta. Luca aprì l'anta più stretta dell'armadio da cui estrasse due candidi grembiuli da cameriere di sala e una casacca smanicata da chef. Luca indossò la seconda e spiegò a Marco che per il servizio a tavola avrebbero indossato entrambi i grembiulini "tu indossalo subito perché devi preparare la tavola e non è igienico farlo nudo". Per Marco fu un altro schiaffo da incassare in silenzio, si allacciò il grembiule alla vita e si rese conto che era poco più che sufficiente per coprire l'inguine lasciando scoperto il sedere, prese coscienza che pochi giorni prima avrebbe rifiutato con forza una tale umiliazione, ma stava perdendo sempre più l'essenza dell'uomo che era stato. Luca si dimostrò anche un abile cuoco e per mezzogiorno il pranzo era pronto mentre Marco si era occupato di preparare la tavola. Roberta era arrivata in sala da pranzo per controllare che tutto fosse in ordine con un vestito celeste stretto con due spalline che lasciava ben visibile il suo seno e fasciava il corpo.
AI piedi aveva sandali dello stesso colore con una zeppa molto alta.
Marco fino al giorno prima avrebbe trovato quell’outfit volgare ma ormai il suo giudizio era sospeso su tutto. Roberta sembrò soddisfatta di come avevano lavorato i due schiavi e quando qualche minuto dopo squillò il campanello ordinò a Marco di andare a ricevere gli ospiti.
Appena aprì la porta provo una gioia profonda, era terrorizzato all’idea di trovarsi nudo davanti a degli sconosciuti oppure, peggio ancora, davanti a persone che lo conoscevano in un contesto completamente diverso. Invece di fronte a lui c’era solo Elisa, era bellissima, i capelli castani lunghi e mossi, il rossetto di un rosso particolarmente acceso, i soliti occhiali che lui aveva sempre trovato troppo grandi. Indossava una giacca nera, corta e aperta che lui non le aveva mai visto e sotto un top che le lasciava scoperta la pancia. I jeans elasticizzati e un paio di sandali con il tacco completavano il suo abbigliamento. Non gli sembrò stupita nel trovarlo nudo, ma forse un po' divertita. Con una certa dose di ironia gli disse "stai bene così" e lui, senza nessuna ironia "anche tu stai benissimo".
Quando Marco capì che i quattro posti a tavola erano per loro e che non ci sarebbero stati altri invitati tirò un sospiro di sollievo. Luca riempì quattro bicchieri con il prosecco e distribuì i calici, Roberta fece un brindisi "a un nuovo inizio". Si misero seduti e iniziarono a parlare, come avevano sempre fatto: il lavoro, conoscenze in comune, la politica, qualche gossip.
Se non fosse stato per la mancanza di vestiti dei due uomini sarebbe stata una cena simile a molte altre che avevano fatto negli anni precedenti. A essere precisi esisteva anche qualche altra piccola differenza: per esempio quella sera Roberta ed Elisa non si alzarono mai dal tavolo e a servire e a sparecchiare pensarono esclusivamente Marco e Luca. Altra differenza fu l'inusuale silenzio di Marco, troppo preoccupato da quello che sarebbe successo dopo per concentrarsi sulla conversazione. Al contrario Luca sembrava estremamente a suo agio e interveniva in continuazione facendo anche qualche criptico riferimento alla continuazione della serata. A Marco era evidente come tutti fossero a conoscenza di qualcosa che lui ignorava.
Finito il pranzo le due donne si misero sul divano e Roberta disse "penso che possiamo iniziare la cerimonia. Marco puoi fare la tua dichiarazione".
Marco si mise al centro della stanza con le braccia tese lungo i fianchi e si sentì come il bambino che a Natale in piedi sulla seggiola deve dire la poesia. Con le gambe incrociate Elisa lasciava dondolare una scarpa sulla punta del piede in un gesto che aveva una grande carica erotica. Luca al suo fianco gli stava facendo un video. Il vino che aveva bevuto a tavola gli diede un po' di coraggio e iniziò a ripetere il testo memorizzato la mattina cercando di usare la giusta intonazione. Nel complesso risultò convincente, a forza di ripetere mentalmente il testo non aveva solo imparato a memoria le parole ma ne aveva anche assorbito il significato. Roberta non fu però soddisfatta e gli ordinò di ripeterlo mettendosi in punta di piedi e con le mani dietro la testa. Solo dopo la quinta ripetizione le due donne si scambiarono uno sguardo che Marco interpretò con "può andare". Elisa si alzò e si mise davanti a lui "lo sapevo che sarei riuscita a trasformarti in un bravo schiavetto. Ricordati che se mi farai incazzare la pagherai cara". Un brivido gli attraversò la schiena, non aveva mai desiderato Elisa così tanto e mai era stato così spaventato da lei. Sapeva che era una donna tosta ma con lui si era comportata quasi sempre in un modo dolce e accondiscendente. Se lui si stava trasformando in un servo la trasformazione di Elisa in una mistress era ancora più sorprendente. In confronto a lei tutte le donne con cui lui l'aveva tradita gli sembrarono insignificanti.
Nella piccola e affusolata mano di Elisa comparve una gabbietta identica a quella che portava Luca che lei gli inserì con pochi movimenti decisi, come se fosse un gesto abitudinario.
Nello stesso momento anche Roberta si era alzata e con un gesto opposto liberò il pisello di Luca che reagì immediatamente aumentando in volume. Così ora Marco e Luca si trovavano in una situazione opposta: il primo angosciato da quella nuova realtà e dalla sensazione che provava e il secondo quasi euforico. Nella doccia la settimana prima a Luca non gli erano sfuggiti gli sguardi vogliosi di Elisa e ora che aveva avuto modo di confrontare la sua dotazione con quella di Marco il motivo gli era ancora più evidente. Si era così convinto che in quella domenica pomeriggio le due padrone si sarebbero scambiati gli schiavi e lui da sempre sognava una scopata con Elisa.
per commenti laser657@gmail.com
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Architetti. Cap 9racconto sucessivo
Architetti. Cap 11
Commenti dei lettori al racconto erotico