Architetti. Cap 11
di
perego65
genere
dominazione
Cap. 11
Si salutarono come sempre promettendosi che avrebbero ripetuto quelle cene con maggiore frequenza. Luca si scambiò con Marco uno sguardo cameratesco e gli disse "se hai qualche dubbio chiamami". Appena fuori Elisa gli allungò le chiavi della macchina dicendo: "guida tu. Sono stanca e ho bevuto troppo” si accomodò sul posto del passeggero, chiuse gli occhi e si lasciò andare a un sonno leggero. Si svegliò quando Marco spense il motore davanti la loro casa e, quasi sentisse il bisogno di certificare un fatto, disse "ho dormito per tutto il viaggio".
Una volta entrati Marco era indeciso sul da farsi ma non osava chiedere, fu Elisa a toglierlo dall'imbarazzo "vieni a letto. Questa sera dormiamo insieme".
Il termine "insieme" ebbe per Marco un sapore dolce.
Come avevano sempre fatto si prepararono con grande intimità; lei entrò nel bagno della stanza per lavarsi i denti e fare la pipì lasciando la porta aperta Marco provò però uno strano imbarazzo ed evitò di guardarla, resistendo al desiderio di farlo.
Quando uscì Elisa aveva indosso solo una canottiera. Lui si era già infilato sotto le lenzuola. Tutto gli sembrava come prima eccetto la gabbietta che gli era stata messa quella sera, simbolo tangibile del suo nuovo status.
Una volta a letto Elisa si mise su un fianco e si lasciò abbracciare da dietro in una posizione familiare. Il petto contro la schiena, una mano che le accarezzava un seno, i piedi che si toccavano, il suo pene, costretto nel metallo, appoggiato su sedere morbido e accogliente.
Elisa si scostò leggermente e disse: "è scomodo questo coso".
"Se è scomodo per te pensa per me".
Una piccola speranza attraversò la sua mente, speranza che Elisa fece morire sul nascere: "purtroppo è quello che ti sei meritato, non la possiamo certo togliere".
Lo disse come se non fosse lei a decidere ma come se lei si limitasse a far rispettare una regola morale superiore o ad eseguire una punizione divina.
Elisa si addormentò immediatamente, Marco invece non chiuse occhio per tutta la notte. Aveva il culo che ancora gli bruciava dopo il trattamento che gli aveva riservato Roberta e il pene che gli faceva male a causa dei frustanti tentativi di erezione, eppure era felice di stare lì. Provava un senso di gratitudine nei confronti di Elisa che l'aveva tolto da quella triste stanzetta nella casa degli studenti e si stava convincendo che il piacere, anche erotico, che avrebbe imparato a provare in quella situazione non sarebbe stato meno intenso degli orgasmi che si era procurato negli ultimi anni con amplessi famelici e compulsivi.
La mattina seguente come sempre arrivò Matteo per l'usuale scopata pre lavoro. Quella volta non lo fecero assistere ma lo lasciarono fuori dalla porta ad ascoltare la testata del letto che sbatteva sul muro e i gemiti di Elisa che si conclusero con un breve urlo liberatorio.
Rimasti nuovamente soli Elisa gli diede le indicazioni per la giornata precisando che una volta completati i lavori in casa doveva andare allo studio. Marco cercò di svolgere le sue attività nel modo migliore e soprattutto in modo veloce. Voleva che Elisa apprezzasse il suo impegno e voleva anche completare i disegni dei progetti che gli aveva assegnato Anna. Quando entrò nello studio gli sembrò che nessuno si fosse accorto del suo arrivo, solo Anna gli concesse un saluto rapido e uno sguardo beffardo, da cui gli fu evidente che anche lei sapeva del suo nuovo ruolo da sottomesso, una consapevolezza che gli procurò un grande imbarazzo e l'ennesimo tentativo di erezione.
Con il passare delle settimane Marco iniziò ad abituarsi a quella nuova quotidianità, si impegnava in misura uguale sia nei lavori in casa che nello studio. Provava piacere a fare bene le cose e anticipare i bisogni di Elisa. Lei lo lasciava fare e esercitava il suo ruolo di padrona sempre più raramente, e così sembrava quasi che fossero tornati alla loro vita precedente. Per il sesso Elisa aveva però introdotto una nuova ritualità: faceva spogliare Marco, gli liberava il pisello e lo faceva sdraiare sotto il divano. Lei si sistemava sopra, si toglieva le scarpe (il più delle volte teneva però le calze) faceva partire un film e iniziava con un piede a massaggiargli le palle e il cazzo mentre lo costringeva a leccare e baciare l'altro. Lui arrivava a livelli di desiderio che non aveva mai raggiunto prima così come lo eccitava moltissimo l'incertezza di quel gioco. Elisa aveva infatti imposto alcune regole: lui non poteva venire senza il permesso della sua padrona, e dal momento in cui lei gli diceva "ora puoi" lui aveva 30 secondi per raggiungere l'orgasmo, obiettivo che il più delle volte non riusciva a conseguire, soprattutto perché il tocco di Elisa in quei 30 secondi diventava leggerissimo e la paura di non riusciva gli generava un'ansia che non riusciva a controllare.
Quando però Elisa si rendeva conto che le palle di Marco erano troppo gonfie allora il footjob diventava più deciso e i trenta secondi si estendevano fino a quando il respiro di Marco diventava più affrettato, i suoi gemiti più intensi e un primo schizzo tracciava una parabola che si smorzava fra i peli del petto, a quel punto Elisa si fermava lasciando con un orgasmo a metà e il piacere non completato. Subito dopo Marco si affrettava a ringraziare la sua padrona stupito dalla consapevolezza che non sarebbe tornato indietro per nessun motivo e che, nonostante tutto, non avrebbe scambiato quel gioco erotico con nessuna delle scopate della sua vita precedente. Nulla gli aveva mai procurato emozioni così forti.
Lui amava quasi tutto della sua nuova vita, così quando un giorno Elisa gli disse "mi sei più utile come architetto che come massaia, da domani facciamo venire una colf così tu potrai dedicare più tempo al lavoro dello studio" ne fu quasi dispiaciuto.
Un altro gesto di cortesia di Elisa nei suoi confronti fu quando gli disse "la mattina quando scopo con Matteo non è più necessario che assisti, Te lo risparmio".
Erano in salotto seduti sul divano guardando insieme il telegiornale. Rispetto alle notizie che arrivavano dal mondo quella decisione, così come tutto il loro rapporto, era una inezia, eppure Marco provò una fitta allo stomaco e trovò il coraggio di dirle "a me piace guardarti e sentirti godere mentre stai con un altro".
Elisa stava guardando fuori dalla finestra, si voltò verso Marco, gli sorrise con affetto e disse "il nostro problema è che siamo uguali, comunque se è quello che vuoi lo chiederò a Matteo".
Dal giorno successiva Marco fu riammesso a partecipare alla liturgia mattutina e con il passare dei giorni fu maggiormente coinvolto fino al giorno in cui Matteo gli ordinò di pulirgli il cazzo con la lingua dopo che aveva scopato con quella che era stata la sua donna. Un altro passo verso la sottomissione totale che continuava a spaventarlo e ad attirarlo. Quando poi Matteo iniziò a provocarlo chiedendogli "ti ricordi questo odore?" oppure "sei bravo con la lingua, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto adorare un uomo superiore" le lacrime gli riempirono gli occhi e il cazzo gli si gonfiò dentro la gabbietta".
Gli era sempre più evidente come fosse Matteo a guidare il gioco.
laser657@gmail.com
Si salutarono come sempre promettendosi che avrebbero ripetuto quelle cene con maggiore frequenza. Luca si scambiò con Marco uno sguardo cameratesco e gli disse "se hai qualche dubbio chiamami". Appena fuori Elisa gli allungò le chiavi della macchina dicendo: "guida tu. Sono stanca e ho bevuto troppo” si accomodò sul posto del passeggero, chiuse gli occhi e si lasciò andare a un sonno leggero. Si svegliò quando Marco spense il motore davanti la loro casa e, quasi sentisse il bisogno di certificare un fatto, disse "ho dormito per tutto il viaggio".
Una volta entrati Marco era indeciso sul da farsi ma non osava chiedere, fu Elisa a toglierlo dall'imbarazzo "vieni a letto. Questa sera dormiamo insieme".
Il termine "insieme" ebbe per Marco un sapore dolce.
Come avevano sempre fatto si prepararono con grande intimità; lei entrò nel bagno della stanza per lavarsi i denti e fare la pipì lasciando la porta aperta Marco provò però uno strano imbarazzo ed evitò di guardarla, resistendo al desiderio di farlo.
Quando uscì Elisa aveva indosso solo una canottiera. Lui si era già infilato sotto le lenzuola. Tutto gli sembrava come prima eccetto la gabbietta che gli era stata messa quella sera, simbolo tangibile del suo nuovo status.
Una volta a letto Elisa si mise su un fianco e si lasciò abbracciare da dietro in una posizione familiare. Il petto contro la schiena, una mano che le accarezzava un seno, i piedi che si toccavano, il suo pene, costretto nel metallo, appoggiato su sedere morbido e accogliente.
Elisa si scostò leggermente e disse: "è scomodo questo coso".
"Se è scomodo per te pensa per me".
Una piccola speranza attraversò la sua mente, speranza che Elisa fece morire sul nascere: "purtroppo è quello che ti sei meritato, non la possiamo certo togliere".
Lo disse come se non fosse lei a decidere ma come se lei si limitasse a far rispettare una regola morale superiore o ad eseguire una punizione divina.
Elisa si addormentò immediatamente, Marco invece non chiuse occhio per tutta la notte. Aveva il culo che ancora gli bruciava dopo il trattamento che gli aveva riservato Roberta e il pene che gli faceva male a causa dei frustanti tentativi di erezione, eppure era felice di stare lì. Provava un senso di gratitudine nei confronti di Elisa che l'aveva tolto da quella triste stanzetta nella casa degli studenti e si stava convincendo che il piacere, anche erotico, che avrebbe imparato a provare in quella situazione non sarebbe stato meno intenso degli orgasmi che si era procurato negli ultimi anni con amplessi famelici e compulsivi.
La mattina seguente come sempre arrivò Matteo per l'usuale scopata pre lavoro. Quella volta non lo fecero assistere ma lo lasciarono fuori dalla porta ad ascoltare la testata del letto che sbatteva sul muro e i gemiti di Elisa che si conclusero con un breve urlo liberatorio.
Rimasti nuovamente soli Elisa gli diede le indicazioni per la giornata precisando che una volta completati i lavori in casa doveva andare allo studio. Marco cercò di svolgere le sue attività nel modo migliore e soprattutto in modo veloce. Voleva che Elisa apprezzasse il suo impegno e voleva anche completare i disegni dei progetti che gli aveva assegnato Anna. Quando entrò nello studio gli sembrò che nessuno si fosse accorto del suo arrivo, solo Anna gli concesse un saluto rapido e uno sguardo beffardo, da cui gli fu evidente che anche lei sapeva del suo nuovo ruolo da sottomesso, una consapevolezza che gli procurò un grande imbarazzo e l'ennesimo tentativo di erezione.
Con il passare delle settimane Marco iniziò ad abituarsi a quella nuova quotidianità, si impegnava in misura uguale sia nei lavori in casa che nello studio. Provava piacere a fare bene le cose e anticipare i bisogni di Elisa. Lei lo lasciava fare e esercitava il suo ruolo di padrona sempre più raramente, e così sembrava quasi che fossero tornati alla loro vita precedente. Per il sesso Elisa aveva però introdotto una nuova ritualità: faceva spogliare Marco, gli liberava il pisello e lo faceva sdraiare sotto il divano. Lei si sistemava sopra, si toglieva le scarpe (il più delle volte teneva però le calze) faceva partire un film e iniziava con un piede a massaggiargli le palle e il cazzo mentre lo costringeva a leccare e baciare l'altro. Lui arrivava a livelli di desiderio che non aveva mai raggiunto prima così come lo eccitava moltissimo l'incertezza di quel gioco. Elisa aveva infatti imposto alcune regole: lui non poteva venire senza il permesso della sua padrona, e dal momento in cui lei gli diceva "ora puoi" lui aveva 30 secondi per raggiungere l'orgasmo, obiettivo che il più delle volte non riusciva a conseguire, soprattutto perché il tocco di Elisa in quei 30 secondi diventava leggerissimo e la paura di non riusciva gli generava un'ansia che non riusciva a controllare.
Quando però Elisa si rendeva conto che le palle di Marco erano troppo gonfie allora il footjob diventava più deciso e i trenta secondi si estendevano fino a quando il respiro di Marco diventava più affrettato, i suoi gemiti più intensi e un primo schizzo tracciava una parabola che si smorzava fra i peli del petto, a quel punto Elisa si fermava lasciando con un orgasmo a metà e il piacere non completato. Subito dopo Marco si affrettava a ringraziare la sua padrona stupito dalla consapevolezza che non sarebbe tornato indietro per nessun motivo e che, nonostante tutto, non avrebbe scambiato quel gioco erotico con nessuna delle scopate della sua vita precedente. Nulla gli aveva mai procurato emozioni così forti.
Lui amava quasi tutto della sua nuova vita, così quando un giorno Elisa gli disse "mi sei più utile come architetto che come massaia, da domani facciamo venire una colf così tu potrai dedicare più tempo al lavoro dello studio" ne fu quasi dispiaciuto.
Un altro gesto di cortesia di Elisa nei suoi confronti fu quando gli disse "la mattina quando scopo con Matteo non è più necessario che assisti, Te lo risparmio".
Erano in salotto seduti sul divano guardando insieme il telegiornale. Rispetto alle notizie che arrivavano dal mondo quella decisione, così come tutto il loro rapporto, era una inezia, eppure Marco provò una fitta allo stomaco e trovò il coraggio di dirle "a me piace guardarti e sentirti godere mentre stai con un altro".
Elisa stava guardando fuori dalla finestra, si voltò verso Marco, gli sorrise con affetto e disse "il nostro problema è che siamo uguali, comunque se è quello che vuoi lo chiederò a Matteo".
Dal giorno successiva Marco fu riammesso a partecipare alla liturgia mattutina e con il passare dei giorni fu maggiormente coinvolto fino al giorno in cui Matteo gli ordinò di pulirgli il cazzo con la lingua dopo che aveva scopato con quella che era stata la sua donna. Un altro passo verso la sottomissione totale che continuava a spaventarlo e ad attirarlo. Quando poi Matteo iniziò a provocarlo chiedendogli "ti ricordi questo odore?" oppure "sei bravo con la lingua, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto adorare un uomo superiore" le lacrime gli riempirono gli occhi e il cazzo gli si gonfiò dentro la gabbietta".
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