Con mia figlia, il suo ragazzo e mio nipote
di
Pattymilf
genere
incesti
Erano passati pochi giorni da quando ero stato da mia zia Patrizia. Stavo pensando a quanto era stato piacevole entrare dentro di lei dopo avere scoperto a quale grado di porcaggine poteva arrivare. Mi chiedevo se e quando sarebbe risuccesso. Mi giunse il segnale di un nuovo messaggio di whatsapp. Il numero mi era sconosciuto, c’era un video e un breve testo.
Aprii il video; riprendeva zia di lato, piegata a novanta gradi, i gomiti appoggiati sul tavolo; le sue tettone ballavano libere mentre qualcuno la scopava da dietro, non era evidente se nella figa o nel culo. Due cose erano però chiare: una era che le piaceva, l’altra che l’uomo che la possedeva ero io, suo nipote Andrea.
Il messaggio era breve: sono Simone, il ragazzo di tua cugina. Vedo che la porcona si è fatta scopare anche da te, chiamami.
Chiamai subito
-Ciao, sono Andrea –
-Simone; vedo che ti sei divertito con il troione-
-Come mi hai trovato? –
-Non importa, diciamo che è non è stato difficile –
-Cosa vuoi? –
-Che ci divertiamo insieme –
Mi raccontò come gli piacesse fare scopare la mia cuginetta da amici fidati e come avesse fatto lesbicare, a sua insaputa, sua mamma con lei, di come usasse mia zia a suo piacimento.
-Vorresti farti un giro anche tu? –
Daniela era tutta diversa da mia zia; morettina, alta, più snella; complessivamente una bella passerina. Essendo mia cugina, non l’avevo mai considerata dal punto di vista sessuale ma un’offerta così mi tentava molto; del resto mi ero chiavato sua mamma, sorella di mio padre, senza troppe remore.
-Ok-
Qualche giorno dopo Simone mi richiamò per darmi appuntamento presso la casa di un amico, assente per qualche giorno. Mi raccomandò di essere puntuale e di parlare bisbigliando, così da non farmi riconoscere. Mi presentai come concordato: mi venne ad aprire; dall’ingresso passammo al soggiorno dove ci aspettava Daniela, in piedi: una benda le copriva gli occhi mettendo così in risalto la bocca dalle labbra carnose. Indossava un leggerissimo abito nero con spalline sottili che si fermava a metà coscia. Metteva in evidenza la sua abbronzatura e la sua figura perfetta. Le tette erano forse un po’ piccole, ma aveva proprio un bel culetto.
-Non occorre che ti presenti la puttanella, la conosci già; è a tua completa disposizione, eccetto il culo, che è ancora vergine. – mi disse Simone accompagnandola verso di me e indicandomi la camera da letto dove mi diressi tenendola per mano.
-Legala, gode di più-
Daniela era proprio un bel bocconcino; l’avevo sempre pensata come una ragazza timida e riservata, anche un po’ freddina; evidentemente Simone ne aveva colto gli aspetti nascosti e piacevoli. Doveva essere comunque emozionata perché i suoi capezzoli spuntavano dritti sotto al vestitino andando su e giù con i movimenti respiratori. Le misi le mani sulle spalle, scesi soffermandomi sul seno, stringendolo appena. Era proprio sodo. Le strinsi i capezzoli, erano grossi e duri, strinsi più forte cercando di retrarsi ma non mollai.
-Sta ferma, troietta -
Scesi lungo i fianchi e verso le cosce, lunghe, toniche. Infilai le mani sotto il vestito e risalii verso il culetto, nudo. Le strinsi le natiche sode con forza, premendo il suo bacino contro il mio, dove il cazzo si stava erigendo. Le misi due dita sulle labbra forzandola ad aprire la bocca:
-Fammi sentire come lecchi-
-Non sono una troietta, lasciami-
-Sei qui a farti scopare, senza sapere neanche da chi! Cosa sei?- Le strinsi una tettina con forza, finché non mi leccò le dita: La situazione era sempre più eccitante.
Feci scendere le spalline del vestito che scivolò a terra lasciandola completamente nuda. Un ampio letto ci attendeva.
Non era la prima volta che Simone mi scopava con i suoi amici, o mi faceva scopare dai suoi amici; almeno una volta mi aveva fatta scopare anche da una donna che usò uno strap-on indistinguibile da un cazzo vero. In quell’occasione mi avevano liberato le mani, con il mio impegno a non togliermi la benda. Volevo esplorare il corpo di chi mi stava facendo godere; sentii tra le mani due tette grandi, morbide e sode. Non avevo mai palpato le tette di una donna ma scoprii che era piacevole. Me le ero portate alle labbra, le avevo baciate e leccate, succhiando e mordicchiando i grossi capezzoli eretti. L’avevo sentita giocare con la sua bocca sulle mie tettine e scendere lentamente fino alla mia fighetta. Aveva usato la lingua, mi aveva penetrata profondamente, mi aveva stimolata fino a farmi venire ancora. Mi aveva esplorato con le dita, era entrata nella mia passerina fradicia, avevo raggiunto un altro orgasmo. Mi vergognavo e godevo. Simone le aveva riempito la bocca della sua sborra che lei mi aveva passato baciandomi. Avevo ingoiato tutto.
Il mio ragazzo aveva ragione a dirmi che ero una puttanella: essere sbattuta dai suoi amici, senza però sapere quali fossero mi eccitava sempre. Era iniziato con la voglia di Simone di sodomizzarmi; ma il mio culetto era vergine e il suo cazzone troppo grosso. Per evitare di farmelo rompere avevo accettato di essere trattata così.
Simone mi aveva preannunciato un pomeriggio piacevole, almeno per lui…
Sentii suonare la porta, Simone mi fece alzare, mi calò la benda sugli occhi e fece entrare il nuovo ospite. Mi palpò le tette ed il culo e mi tolse il vestito. Mi guidò alla camera da letto, lo sentii spogliarsi. MI accompagnò fino al letto dove mi fece stendere. Seguì il consiglio di Simone, legandomi; mi sentivo così umiliata e indifesa.
-Penso che mi divertirò molto con te – mi sussurrò ad un orecchio
-Porco depravato –
Mi colpì a mano piena sul seno sinistro
-Zitta puttanella! –
Non me l’aspettavo, mi aveva fatto male. Non perse tempo: si mise al mio fianco, sentii il suo cazzo sulle mie labbra, lasciandomi pochi dubbi su cosa dovessi fare. Lo presi in bocca; sotto la guida di Simone ero diventata una brava pompinara; raggiunse rapidamente l’erezione: non era particolarmente lungo ma era sicuramente grosso, molto grosso.
Simone, il ragazzo di mia figlia Daniela, mi aveva telefonato e detto di raggiungerlo presso la casa di un suo amico. Tanto per farmi capire cosa intendeva mi aveva accennato ad una mia recente inculata in casa mia. Era uno di quegli inviti cui non potevo dire di no; minacciava di raccontare a Daniela tutto quello che mi faceva fare e mi teneva in pugno. Mi aveva raccomandato di vestirmi leggera per cui portavo solo una maglietta, abbastanza scollata e una gonna di cotone leggero, corta. Sotto avevo solo un perizoma.
Suonai e mi rispose di salire all’ultimo piano, mi aprì: indossava solo un paio di short.
-Oggi ho una bella sorpresa per te –
-Sarai il solito maiale –
-Non più di quanto tu sia troia –
-Bel posticino questo –
-Ha una bella vista sui tetti della città antica; affacciati – mi disse indicandomi un balconcino basso
Mi abbassai un po’ per sporgermi e guardare; Simone era dietro di me.
-Sei il mio troione preferito – mi disse mentre mi sollevava la gonna scoprendomi il culo, coperto, si fa per dire, dal sottile filo del perizoma.
-Ne hai preso uno nuovo di recente –
-Di perizoma?-
Mi arrivò una gran pacca sul culo; gli piaceva darmele
-Zoccola, non fare finta di non capire –
-Dai, che ti importa –
Mi arrivò una seconda pacca, poi le sue mani risalirono sotto la mia maglietta impossessandosi delle mie tettone.
-Mi piace sapere chi ti scopa, lo dovresti sapere – mi strizzava le tette, mi faceva male, lo sapeva, si divertiva e si eccitava. Sentivo il suo cazzo duro premere tra le mie natiche.
- Mi fai male, lasciami -
- Allora togliti la maglietta o te la strappo –
Sapevo che l’avrebbe fatto. Rimasi con le tette al vento, sperando che nessuno badasse a me. Nel frattempo si era calato gli short e sentivo il suo uccello crescere tra le mie cosce.
-Di là c’è una bella coppietta che ci aspetta– mi aveva calato il perizoma e preso per i fianchi – li conosci tutti e due. –
-Fammi entrare, c’è qualcuno di fronte –
-Facciamolo guardare – mi prese i capelli tirandomi indietro la testa così da non potere nascondere il volto e spingere in fuori il seno.
Era dentro di me, il suo cazzo lo conoscevo bene, lo sapeva usare in tutti i modi, sia per darmi piacere che per badare solo a divertirsi, incurante di quello che potevo provare. Mi stava martellando duramente, metodicamente. Le mie tettone oscillavano al ritmo dei suoi colpi esposte agli occhi del vicino. Simone sapeva che questo mi eccitava e che il mio viso non avrebbe nascosto il mio godimento.
-Ti prego, lasciami entrare, farò quello che vuoi, il porco di fronte mi sta filmando con il cellulare-
-Farai lo stesso quello che voglio… -
Provai a resistere, ma Simone aveva accelerato il suo ritmo e stavo colando come una fontana; andò avanti per parecchi minuti; venni come l’ultima delle puttane, chiudendomi la bocca con la mano per non urlare. Sentii la figa riempirsi di sborra.
-Ora puoi rientrare –
Patrizia, la mamma della mia ragazza Daniela era, e in quel momento aveva anche l’aspetto, un gran troione. I capelli biondi e lunghi poco sopra alle spalle, erano tutti scarmigliati; gli occhi azzurri lucidi per la recente scopata. Le sue belle tettone erano ancora arrossate per la recente strapazzata. Le era rimasta solo la gonna, corta che lasciava semi scoperte le gambe abbronzate, slanciate dai sandali con un bel tacco. Un rivolo di sborra scendeva lungo una coscia.
Mi ero seduto su una poltrona, nudo, a gambe aperte, il cazzo barzotto bagnato dei suoi umori e del mio sperma
-Puliscimelo bene-
Era un troione obbediente; e sapeva fare la puttana: si mise a quattro zampe, e venne sculettando verso di me mentre il seno ciondolava libero. Mi guardava dritto negli occhi: con le mani mi accarezzava i coglioni mentre con le labbra e la lingua mi lucidava il cazzo. Me l’aveva fatto tornare duro, ma avevo altri programmi.
-Andiamo di là-
Aprii il video; riprendeva zia di lato, piegata a novanta gradi, i gomiti appoggiati sul tavolo; le sue tettone ballavano libere mentre qualcuno la scopava da dietro, non era evidente se nella figa o nel culo. Due cose erano però chiare: una era che le piaceva, l’altra che l’uomo che la possedeva ero io, suo nipote Andrea.
Il messaggio era breve: sono Simone, il ragazzo di tua cugina. Vedo che la porcona si è fatta scopare anche da te, chiamami.
Chiamai subito
-Ciao, sono Andrea –
-Simone; vedo che ti sei divertito con il troione-
-Come mi hai trovato? –
-Non importa, diciamo che è non è stato difficile –
-Cosa vuoi? –
-Che ci divertiamo insieme –
Mi raccontò come gli piacesse fare scopare la mia cuginetta da amici fidati e come avesse fatto lesbicare, a sua insaputa, sua mamma con lei, di come usasse mia zia a suo piacimento.
-Vorresti farti un giro anche tu? –
Daniela era tutta diversa da mia zia; morettina, alta, più snella; complessivamente una bella passerina. Essendo mia cugina, non l’avevo mai considerata dal punto di vista sessuale ma un’offerta così mi tentava molto; del resto mi ero chiavato sua mamma, sorella di mio padre, senza troppe remore.
-Ok-
Qualche giorno dopo Simone mi richiamò per darmi appuntamento presso la casa di un amico, assente per qualche giorno. Mi raccomandò di essere puntuale e di parlare bisbigliando, così da non farmi riconoscere. Mi presentai come concordato: mi venne ad aprire; dall’ingresso passammo al soggiorno dove ci aspettava Daniela, in piedi: una benda le copriva gli occhi mettendo così in risalto la bocca dalle labbra carnose. Indossava un leggerissimo abito nero con spalline sottili che si fermava a metà coscia. Metteva in evidenza la sua abbronzatura e la sua figura perfetta. Le tette erano forse un po’ piccole, ma aveva proprio un bel culetto.
-Non occorre che ti presenti la puttanella, la conosci già; è a tua completa disposizione, eccetto il culo, che è ancora vergine. – mi disse Simone accompagnandola verso di me e indicandomi la camera da letto dove mi diressi tenendola per mano.
-Legala, gode di più-
Daniela era proprio un bel bocconcino; l’avevo sempre pensata come una ragazza timida e riservata, anche un po’ freddina; evidentemente Simone ne aveva colto gli aspetti nascosti e piacevoli. Doveva essere comunque emozionata perché i suoi capezzoli spuntavano dritti sotto al vestitino andando su e giù con i movimenti respiratori. Le misi le mani sulle spalle, scesi soffermandomi sul seno, stringendolo appena. Era proprio sodo. Le strinsi i capezzoli, erano grossi e duri, strinsi più forte cercando di retrarsi ma non mollai.
-Sta ferma, troietta -
Scesi lungo i fianchi e verso le cosce, lunghe, toniche. Infilai le mani sotto il vestito e risalii verso il culetto, nudo. Le strinsi le natiche sode con forza, premendo il suo bacino contro il mio, dove il cazzo si stava erigendo. Le misi due dita sulle labbra forzandola ad aprire la bocca:
-Fammi sentire come lecchi-
-Non sono una troietta, lasciami-
-Sei qui a farti scopare, senza sapere neanche da chi! Cosa sei?- Le strinsi una tettina con forza, finché non mi leccò le dita: La situazione era sempre più eccitante.
Feci scendere le spalline del vestito che scivolò a terra lasciandola completamente nuda. Un ampio letto ci attendeva.
Non era la prima volta che Simone mi scopava con i suoi amici, o mi faceva scopare dai suoi amici; almeno una volta mi aveva fatta scopare anche da una donna che usò uno strap-on indistinguibile da un cazzo vero. In quell’occasione mi avevano liberato le mani, con il mio impegno a non togliermi la benda. Volevo esplorare il corpo di chi mi stava facendo godere; sentii tra le mani due tette grandi, morbide e sode. Non avevo mai palpato le tette di una donna ma scoprii che era piacevole. Me le ero portate alle labbra, le avevo baciate e leccate, succhiando e mordicchiando i grossi capezzoli eretti. L’avevo sentita giocare con la sua bocca sulle mie tettine e scendere lentamente fino alla mia fighetta. Aveva usato la lingua, mi aveva penetrata profondamente, mi aveva stimolata fino a farmi venire ancora. Mi aveva esplorato con le dita, era entrata nella mia passerina fradicia, avevo raggiunto un altro orgasmo. Mi vergognavo e godevo. Simone le aveva riempito la bocca della sua sborra che lei mi aveva passato baciandomi. Avevo ingoiato tutto.
Il mio ragazzo aveva ragione a dirmi che ero una puttanella: essere sbattuta dai suoi amici, senza però sapere quali fossero mi eccitava sempre. Era iniziato con la voglia di Simone di sodomizzarmi; ma il mio culetto era vergine e il suo cazzone troppo grosso. Per evitare di farmelo rompere avevo accettato di essere trattata così.
Simone mi aveva preannunciato un pomeriggio piacevole, almeno per lui…
Sentii suonare la porta, Simone mi fece alzare, mi calò la benda sugli occhi e fece entrare il nuovo ospite. Mi palpò le tette ed il culo e mi tolse il vestito. Mi guidò alla camera da letto, lo sentii spogliarsi. MI accompagnò fino al letto dove mi fece stendere. Seguì il consiglio di Simone, legandomi; mi sentivo così umiliata e indifesa.
-Penso che mi divertirò molto con te – mi sussurrò ad un orecchio
-Porco depravato –
Mi colpì a mano piena sul seno sinistro
-Zitta puttanella! –
Non me l’aspettavo, mi aveva fatto male. Non perse tempo: si mise al mio fianco, sentii il suo cazzo sulle mie labbra, lasciandomi pochi dubbi su cosa dovessi fare. Lo presi in bocca; sotto la guida di Simone ero diventata una brava pompinara; raggiunse rapidamente l’erezione: non era particolarmente lungo ma era sicuramente grosso, molto grosso.
Simone, il ragazzo di mia figlia Daniela, mi aveva telefonato e detto di raggiungerlo presso la casa di un suo amico. Tanto per farmi capire cosa intendeva mi aveva accennato ad una mia recente inculata in casa mia. Era uno di quegli inviti cui non potevo dire di no; minacciava di raccontare a Daniela tutto quello che mi faceva fare e mi teneva in pugno. Mi aveva raccomandato di vestirmi leggera per cui portavo solo una maglietta, abbastanza scollata e una gonna di cotone leggero, corta. Sotto avevo solo un perizoma.
Suonai e mi rispose di salire all’ultimo piano, mi aprì: indossava solo un paio di short.
-Oggi ho una bella sorpresa per te –
-Sarai il solito maiale –
-Non più di quanto tu sia troia –
-Bel posticino questo –
-Ha una bella vista sui tetti della città antica; affacciati – mi disse indicandomi un balconcino basso
Mi abbassai un po’ per sporgermi e guardare; Simone era dietro di me.
-Sei il mio troione preferito – mi disse mentre mi sollevava la gonna scoprendomi il culo, coperto, si fa per dire, dal sottile filo del perizoma.
-Ne hai preso uno nuovo di recente –
-Di perizoma?-
Mi arrivò una gran pacca sul culo; gli piaceva darmele
-Zoccola, non fare finta di non capire –
-Dai, che ti importa –
Mi arrivò una seconda pacca, poi le sue mani risalirono sotto la mia maglietta impossessandosi delle mie tettone.
-Mi piace sapere chi ti scopa, lo dovresti sapere – mi strizzava le tette, mi faceva male, lo sapeva, si divertiva e si eccitava. Sentivo il suo cazzo duro premere tra le mie natiche.
- Mi fai male, lasciami -
- Allora togliti la maglietta o te la strappo –
Sapevo che l’avrebbe fatto. Rimasi con le tette al vento, sperando che nessuno badasse a me. Nel frattempo si era calato gli short e sentivo il suo uccello crescere tra le mie cosce.
-Di là c’è una bella coppietta che ci aspetta– mi aveva calato il perizoma e preso per i fianchi – li conosci tutti e due. –
-Fammi entrare, c’è qualcuno di fronte –
-Facciamolo guardare – mi prese i capelli tirandomi indietro la testa così da non potere nascondere il volto e spingere in fuori il seno.
Era dentro di me, il suo cazzo lo conoscevo bene, lo sapeva usare in tutti i modi, sia per darmi piacere che per badare solo a divertirsi, incurante di quello che potevo provare. Mi stava martellando duramente, metodicamente. Le mie tettone oscillavano al ritmo dei suoi colpi esposte agli occhi del vicino. Simone sapeva che questo mi eccitava e che il mio viso non avrebbe nascosto il mio godimento.
-Ti prego, lasciami entrare, farò quello che vuoi, il porco di fronte mi sta filmando con il cellulare-
-Farai lo stesso quello che voglio… -
Provai a resistere, ma Simone aveva accelerato il suo ritmo e stavo colando come una fontana; andò avanti per parecchi minuti; venni come l’ultima delle puttane, chiudendomi la bocca con la mano per non urlare. Sentii la figa riempirsi di sborra.
-Ora puoi rientrare –
Patrizia, la mamma della mia ragazza Daniela era, e in quel momento aveva anche l’aspetto, un gran troione. I capelli biondi e lunghi poco sopra alle spalle, erano tutti scarmigliati; gli occhi azzurri lucidi per la recente scopata. Le sue belle tettone erano ancora arrossate per la recente strapazzata. Le era rimasta solo la gonna, corta che lasciava semi scoperte le gambe abbronzate, slanciate dai sandali con un bel tacco. Un rivolo di sborra scendeva lungo una coscia.
Mi ero seduto su una poltrona, nudo, a gambe aperte, il cazzo barzotto bagnato dei suoi umori e del mio sperma
-Puliscimelo bene-
Era un troione obbediente; e sapeva fare la puttana: si mise a quattro zampe, e venne sculettando verso di me mentre il seno ciondolava libero. Mi guardava dritto negli occhi: con le mani mi accarezzava i coglioni mentre con le labbra e la lingua mi lucidava il cazzo. Me l’aveva fatto tornare duro, ma avevo altri programmi.
-Andiamo di là-
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