Senza alcun godimento
di
R.Argento
genere
dominazione
Aveva un corpo sgraziato e i tessuti pregevoli degli abiti eleganti che indossava, quasi rifulgevano dal contatto della sua subdola pelle.
Correva voce che Michele Dell’Unto Cavaliere del lavoro, nominato dal Presidente più amato dal popolo italiano, avesse come amante Alessandra, giovane apprendista dal culo sodo e le forme perfette.
Le male lingue tessevano tele di parole quando in sala mensa appariva il suo passo incerto accompagnato dalla sua fida segretaria.
Dal tavolo dei due strategicamente posizionato su un falso piano erano esposte in bella mostra le cosce di Alessandra fasciate da una minigonna così leggiadra che si indovinava la presenza del reggicalze e l’assenza delle mutandine.
Il ghigno di Michele malcelato dai mustacchi le faceva aprire la bocca meno di quanto fosse necessario per ingurgitare la forchettata di spaghetti sugosi e allora succedeva che per non strozzarsi era costretto a morderli facendo tornare parte del cibo nel piatto mentre il condimento invece restava incastrato nei baffi.
In quella danza disgustosa quando beveva riusciva ad insozzare di sugo anche il bordo del bicchiere.
Lei invece, mangiava compita, lentamente ed in piccoli porzioni.
Malgrado il cavalierato, Michele non era un abile scrivano e non sapeva far di conto ed elargiva per quel posto di lavoro uno stipendio che avrebbe soddisfatto ben 4 impiegate.
Nella penombra dell’ufficio, Alessandra meccanicamente slacciava la patta dei pantaloni del capo che era svaccato sulla poltrona presidenziale.
Con difficoltà faceva scivolare i pantaloni sotto il culo molle di Michele fino a trovarsi con la faccia a ridosso del sesso piccolo e sudato del principale che frignava come invaso da una possente erezione.
Prese allora a picchiettare con lingua per risvegliare quel pene assopito ma il Cavaliere le spinse la faccia sul sesso ed ebbe una misera eiaculazione senza alcun godimento.
Correva voce che Michele Dell’Unto Cavaliere del lavoro, nominato dal Presidente più amato dal popolo italiano, avesse come amante Alessandra, giovane apprendista dal culo sodo e le forme perfette.
Le male lingue tessevano tele di parole quando in sala mensa appariva il suo passo incerto accompagnato dalla sua fida segretaria.
Dal tavolo dei due strategicamente posizionato su un falso piano erano esposte in bella mostra le cosce di Alessandra fasciate da una minigonna così leggiadra che si indovinava la presenza del reggicalze e l’assenza delle mutandine.
Il ghigno di Michele malcelato dai mustacchi le faceva aprire la bocca meno di quanto fosse necessario per ingurgitare la forchettata di spaghetti sugosi e allora succedeva che per non strozzarsi era costretto a morderli facendo tornare parte del cibo nel piatto mentre il condimento invece restava incastrato nei baffi.
In quella danza disgustosa quando beveva riusciva ad insozzare di sugo anche il bordo del bicchiere.
Lei invece, mangiava compita, lentamente ed in piccoli porzioni.
Malgrado il cavalierato, Michele non era un abile scrivano e non sapeva far di conto ed elargiva per quel posto di lavoro uno stipendio che avrebbe soddisfatto ben 4 impiegate.
Nella penombra dell’ufficio, Alessandra meccanicamente slacciava la patta dei pantaloni del capo che era svaccato sulla poltrona presidenziale.
Con difficoltà faceva scivolare i pantaloni sotto il culo molle di Michele fino a trovarsi con la faccia a ridosso del sesso piccolo e sudato del principale che frignava come invaso da una possente erezione.
Prese allora a picchiettare con lingua per risvegliare quel pene assopito ma il Cavaliere le spinse la faccia sul sesso ed ebbe una misera eiaculazione senza alcun godimento.
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