Fantasie metropolitane

di
genere
etero

E’ lunedì pomeriggio. La settimana è iniziata nel peggiore dei modi. I mercati non stanno andando per nulla bene. Anzi. Il capo ci ha appena convocato per dirci che un cliente molto importante, è sul piede di guerra per le performance. E’ fondamentale che il team vada a trovarlo. Nella sua azienda. Territorio suo. Non benissimo insomma. Dopo mesi di riunioni online, pare che il cliente richieda una riunione in presenza. Quasi sicuramente per farci il culo. Va beh, anche questo può essere utile alla fin fine. Il team, oggi, siamo Marco ed io. Andrea è su un altro cliente e non può muoversi. Ovviamente il tempo è pessimo, diluvia e, ciliegina sulla torta, c’è lo sciopero dei taxi. Quelli di Uber, che ho già provato a chiamare, non arrivano.
Prendo l’iniziativa e chiedo a Marco se non pensa che la soluzione migliore sia prendere i mezzi. Dato che non ci sono alternative, Marco mi segue. Scendiamo in metropolitana. La fermata è veramente vicina alla nostra sede. A causa dello sciopero, la metro sembra un mercato di Bangkok nell’ora di punta. C’è una folla assurda, al limite del sopportabile. Saliamo velocemente sul primo treno in arrivo. Non c’è ovviamente posto a sedere. Ho il tailleur con la gonna e le scarpe con i tacchi alti. Non proprio il massimo per stare in piedi in queste condizioni. Mi attacco alle maniglie in alto. Preferisco tenermi con entrambe le mani. A causa della posizione e delle braccia in alto, mi sale la camicia e mi si apre un bottone. “Bene – penso – iniziamo bene”. Non posso staccare le mani, rischio di cadere. “Va beh, pazienza. Il bottone rimane aperto, tanto non mi vede nessuno”. Marco ed io siamo vicini, uno di fronte all’altra. Con Marco non mi faccio molti problemi. Siamo colleghi da più di un anno. So già che non mi guarderà nemmeno. Siamo usciti insieme per lavoro un paio di volte a cena. Una sera, forse complice il vino, ci siamo anche baciati, ma nulla di più. Non ne abbiamo mai parlato. Abbiamo entrambi fatto finta di niente. Ho già capito il tipo: freddo e professionale. Capita raramente che mi sbagli.
“Strano… ho come la sensazione di essere fissata”. Mi accorgo che è Marco che mi sta guardando… e non solo. Sta bellamente sbirciando dentro l’apertura della camicia. Siamo molto vicini. In ufficio non siamo mai stati così vicini. Sento il suo odore e sento il suo sguardo sul mio seno. La cosa mi imbarazza e allo stesso tempo mi eccita. Molto. I miei capezzoli – maledetti, mi fanno sempre questo scherzo – lo sentono bene. Si risvegliano… “Oh cavolo, cosa mi succede?” Lo guardo negli occhi. Mi fissa dritto nelle pupille. Non mi aveva mai guardato così. È incredibilmente sensuale. Mi fa sentire a disagio… Sono in metropolitana, sono circondata da un mucchio di persone, ho un tailleur da 1.000 euro… eppure mi sento nuda…
Fermata successiva, sale altra gente. Marco ed io siamo sempre più vicini. Uno attaccato all’altra. Sento qualcuno che mi spinge da dietro. Il solito cafone che si fa largo spintonando. Dopo poco, però, sento qualcosa di rigido appoggiato al mio sedere, è una sensazione strana. Sento una mano che sale da sotto la gonna e sento le dita sulla mia pelle. Chissà perché questa mattina avevo deciso di mettere le calze autoreggenti… . Guardo Marco e gli chiedo a voce bassa: “Sei tu?”. Marco non sente o fa finta di non sentire… mi fa segno di non aver capito… poi lancia uno sguardo dietro di me e sorride. Non capisco e non riesco a girarmi. Marco guarda me, poi dietro di me e mi sussurra qualcosa all'orecchio. È pazzesco, ma sentire le sue labbra e la sua pelle vicina al mio viso e al mio collo mi… destabilizza. Non capisco bene cosa mi dice, sono davvero in aria, ma sento un brivido lungo la schiena. La mano che prima era sul lembo della calza autoreggente ha deciso di salire. La sento sulla pelle. Ha un che di elettrico. Ho come la sensazione di non essermi asciugata bene questa mattina, mi sento ancora bagnata e umida… Forse però non è la doccia di questa mattina. “Oh cavolo e adesso che faccio?”. Sono imbarazzata, guardo Marco nel tentativo di trovare un’ancora di salvezza. Marco mi guarda, cerca di capire se sono tranquilla o preoccupata. Sta giocando! Sta giocando con me! Adesso ho capito! Vuole vedere se sto al gioco o meno. Sono in dubbio… e se qualcuno mi vede?? Però il basso ventre mi pulsa… pulsa come non pulsava da… beh, da troppo. Non riesco a non farlo… la voglia di proseguire è troppo forte. Mi rilasso, cioè non proprio rilasso... Allargo leggermente le gambe e lascio salire la mano. Sento le dita che mi spostano gli slip. È ufficiale, sono bagnata, eccitata e non so nemmeno chi mi stia toccando. Ma capisco che il gioco lo dirige Marco: dietro di me c’è un suo complice, ma il mazziere di questa partita è Marco… Mi avvicino a lui. Gli do un bacio sulla guancia. Avrei voglia di prendergli il viso con entrambe le mani e baciarlo intensamente davanti a tutti. Marco mi guarda, capisce e con il labiale mi dice “non possiamo, lo sai…”. “Stronzo”, penso. Nel frattempo le dita sconosciute stanno entrando ovunque e mi stanno facendo bagnare sempre di più… Che vergogna, eccitarsi così senza sapere chi mi sta toccando. Sarà un uomo o una donna? Mi tocca con cognizione di causa, sa come far perdere il controllo a una donna…
La metro frena bruscamente. Non riesco a tenermi e vado addosso a Marco. I nostri corpi si scontrano. Marco mi stringe i capezzoli – “maledetti, ma da che parte stanno, dico io???”
La prospettiva di Marco
Come mi piace farla eccitare così…. Lo penso ma non glielo dico. Ha uno sguardo languido e si vede che ha voglia di essere scopata. Non posso dirle che è un mio amico. Che siamo d’accordo. Alessandro, il mio amico, decide di farle sentire la sua presenza. Si appoggia a lei. Le fa sentire il suo gonfiore dietro. Le prendo la mano e la appoggio sul mio gonfiore. Le sussurro all’orecchio “fai la brava… certe cose non si possono fare qui davanti a tutti…”.
Lei non sa che è un mio amico… o forse no, forse lo ha capito… “Non voltarti… non guardare dietro”. Mentre dico questa cosa, la sua gonna viene alzata da dietro e qualcosa viene introdotto. Inizialmente sono due dita, poi altro.
Lei si avvicina e mi dice “Ho voglia, ho voglia di te, ho voglia di scoparti e di essere scopata”. Io sorrido. Ed estraggo qualcosa. Sembra un telecomando. “Click” Ed il click dentro di lei vibra.
“Eh ma scopare adesso non si può…”. “Marco, cazz…così mi fai impazzire, ti prego, non così davanti a tutti”. “Lo so che ti piace se faccio così”.
La situazione è questa: ha due dita del mio amico nel sedere, il coso che vibra, la sua mano sul mio pacco e la mia faccia vicino a lei che le dice quanto è zoccola.
“Avere due cose dentro di me è una sensazione strana. Sto godendo mentre tu ti diverti a spegnere e accendere, a cambiare le velocità… ed il tizio dietro mi sta impalando...”


“Adesso fai la brava e fai quello che ti dico, ok? Altrimenti smettiamo subito”. “Stronzo”
“Sapevo ti sarebbe piaciuto”. Il mio amico le sfila le dita. E mi fa un segno. Indice, medio e anulare
“Gioia, no dico, avevi tre dita nel sedere! Ma non ti vergogni??”. “Sei veramente uno stronzo.”
Rido. “Adesso scendiamo a questa fermata. Tu camminami a fianco. E non ti voltare. Ok?“
Scendiamo. Mi cammina a fianco. Ma sente la presenza alle sue spalle. Io intanto faccio variare la vibrazione. Ad un certo punto si deve fermare. Ho dato tutto gas e questo le impedisce quasi di camminare. “Ti odio” ma il suo sguardo dice tutt’altro.
Entriamo in un parcheggio. Scendiamo all’ultimo piano interrato. Ci fermiamo. Appartato ma un po’ di rischio c’è. Estraggo una cravatta. “E adesso questa la mettiamo sugli occhi”
“No… ti prego”. Ma aumento l’intensità del coso e lei ubbidiente si mette la cravatta sugli occhi. Mi metto davanti a lei. Il mio amico dietro. Ci pensa lui a sbottonarla. Le prendo la mano. L’ho tirato fuori e lei, automaticamente, inizia subito a masturbarmi. La gonna sale. Si sente scostare gli slip. Il mio amico toglie il coso da davanti e lo infila nel sedere…
Si china per succhiarmelo e lui ne approfitta per infilarlo. Così. Senza preavviso. Fino in fondo. È dotato il mio amico, ma lei è talmente bagnata che il gemito che sento non è certo di dolore…
Non capisce più niente. Seminuda, con un cazzo in bocca, le mie mani sui capezzoli, un vibro nel sedere ed uno che la sta scopando da dietro. Com’era prevedibile, dura poco. Smette di succhiare e dice “Cazzo… sto godendo come non mi è mai successo...mi sento zoccola...e questa cosa mi piace da impazzire... ma adesso ho voglia sentirti dentro di me...”.
“Con calma, gioia, con calma. Ma non davanti…Per me voglio il piatto più ambito”. Lei si gira ed inizia a succhiare Ale. Io sfilo il coso e lo metto in tasca. Le umetto per bene il buco e piano piano… con dolcezza e fermezza… la inculo. Tutto. Fino in fondo, senza fermarmi. Sento che inizia a tremare “E’ proprio lì lì per venire” penso. “Essere scopata in maniera così lasciva la sta facendo sbroccare” Ed infatti sento il suo sfintere rilassarsi… fino ad aprirsi del tutto. Viene. “Marco, cazzo, godo, godo da impazzire, mi piace sentirti così… dentro di me….” Le tremano le gambe. Quasi le cedono. “Cazzo cazzo...ho brividi ovunque, non riesco più a stare in piedi...” Veniamo entrambi... “Piaciuto eh!? Ma non è mica finita tesorino… Ehhhh adesso ti devi dare da fare con noi. Da brava, mettiti giù e succhia lui.” Lo succhia. Bene. Eh si vede che la ragazza ci sa fare… guarda guarda chi abbiamo come collega… E infatti Ale viene quasi subito… e lei, brava ed eccitata, si gestisce tutto il carico, senza apparentemente scomporsi. ”Adesso tocca a me”. L’amico si dilegua. Le tolgo la cravatta e la butto. Mi guarda. Lo so che quando la guardo così si eccita. Lo capisco. “Toccati. A te non basta mai vero porcellina?”. Si tocca, le piace che io la guardi mentre si masturba. Le prendo la testa, glielo infilo. E le scopo la bocca. E vengo, a fiotti, in gola, direttamente sulle tonsille. Fa fatica stavolta, ma non se ne fa scappare nemmeno una goccia. Mi alzo, mi guarda, mi accarezza il viso. Mi dà un bacio dolce.
Mi chiede "Mi stringi? Ho bisogno di un abbraccio…” E poi… “Ma… domani a che ora finisci?” Perplesso le chiedo “Perché?” “Mah, no dicevo… sai così, magari, possiamo tornare insieme in metro…”
scritto il
2022-11-22
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