Pillole da pausa pranzo
di
Subjack
genere
dominazione
Le mie pause pranzo, da un po’ di tempo, hanno assunto delle pieghe inaspettate, ma molto piacevoli.
Ogni volta che ho la possibilità di andare in ufficio per lavoro, Madame mi dice di passare a casa sua in pausa pranzo.
Per un’ora sono a sua disposizione, faccio tutto quello che vuole, senza fiatare.
L’altro giorno sono arrivato a casa sua, lei era in tenuta casalinga con dei fuseaux neri che le rendevano ancora più bello il fondoschiena. Come sempre mi sono spogliato completamente appena arrivato.
Una volta di fronte a lei sono stato subito reindirizzato in cucina. Il banco era pieno di piatti e stoviglie dalla cena con amici che aveva avuto la sera prima. Se c’è una cosa che non mi piace è proprio scrostare i piatti prima di metterli nella lavastoviglie, ma purtroppo fu quello il mio compito.
Già dopo un paio di minuti, la mia erezione inziale dovuta all’eccitazione dell’incontro, era praticamente svanita e Madame se ne rese conto, così, si avvicinò a me e iniziò a stimolarmi l’ano con un dito. L’erezione tornò prepotente e Madame subito strinse le mie palle nella sua mano, intimandomi di mantenere il mio pene eretto.
Si allontanò da me per tornare dopo qualche minuto. La sentii armeggiare con qualcosa, ma non avevo il coraggio di voltarmi a guardare per paura di ricevere una punizione ben più grande di quello che stava per capitarmi.
Mi accarezzò con delicatezza e sensualità le gambe, lo scroto, l’ano e il resto del sedere. Ero sempre più eccitato. Poi prese di nuovo in mano le mie palle e ci attaccò due pinze, unite da una catenella, alla quale era appeso un peso di qualche chilo. Mi sembrava che si stessero staccando dal mio corpo. Mi fermai e appoggiai le mani sul lavandino per riprendere fiato, ma immediatamente fui ripreso con tanto di sberla sul sedere.
Ripresi a lavare i piatti, ma mentre facevo questo il peso dondolava e mi provocava un dolore che però non faceva altro che farmi sentire sottomesso ed eccitato.
Una volta finito rimasi fermo dove ero, così come voleva sempre Madame, che controllava scrupolosamente il mio lavoro.
Arrivò dietro di me, osservò il mio lavoro e ne rimase soddisfatta, così, disse che mi ero guadagnato due premi.
Staccò le pinze dalle palle provocandomi un gran dolore che per un momento mi tolse il fiato, mi infilò un piccolo plug nell’ano e mi fece indossare le sue autoreggenti. Questi erano i suoi regali. Iniziai però a capire quale fosse il suo intento quando mi disse di rivestirmi e andare al lavoro. Rimasi a bocca aperta guardandola con gli occhi sgranati. Rassegnato e sotto i suoi insulti, mi rivestii tenendo addosso quello che mi aveva dato e mi recai al lavoro.
Fu difficile lavorare quel pomeriggio tra erezioni continue, eccitazione, il plug inserito che si faceva sentire ad ogni movimento e la paura di essere scoperto da qualche collega.
subjack12@gmail.com
Ogni volta che ho la possibilità di andare in ufficio per lavoro, Madame mi dice di passare a casa sua in pausa pranzo.
Per un’ora sono a sua disposizione, faccio tutto quello che vuole, senza fiatare.
L’altro giorno sono arrivato a casa sua, lei era in tenuta casalinga con dei fuseaux neri che le rendevano ancora più bello il fondoschiena. Come sempre mi sono spogliato completamente appena arrivato.
Una volta di fronte a lei sono stato subito reindirizzato in cucina. Il banco era pieno di piatti e stoviglie dalla cena con amici che aveva avuto la sera prima. Se c’è una cosa che non mi piace è proprio scrostare i piatti prima di metterli nella lavastoviglie, ma purtroppo fu quello il mio compito.
Già dopo un paio di minuti, la mia erezione inziale dovuta all’eccitazione dell’incontro, era praticamente svanita e Madame se ne rese conto, così, si avvicinò a me e iniziò a stimolarmi l’ano con un dito. L’erezione tornò prepotente e Madame subito strinse le mie palle nella sua mano, intimandomi di mantenere il mio pene eretto.
Si allontanò da me per tornare dopo qualche minuto. La sentii armeggiare con qualcosa, ma non avevo il coraggio di voltarmi a guardare per paura di ricevere una punizione ben più grande di quello che stava per capitarmi.
Mi accarezzò con delicatezza e sensualità le gambe, lo scroto, l’ano e il resto del sedere. Ero sempre più eccitato. Poi prese di nuovo in mano le mie palle e ci attaccò due pinze, unite da una catenella, alla quale era appeso un peso di qualche chilo. Mi sembrava che si stessero staccando dal mio corpo. Mi fermai e appoggiai le mani sul lavandino per riprendere fiato, ma immediatamente fui ripreso con tanto di sberla sul sedere.
Ripresi a lavare i piatti, ma mentre facevo questo il peso dondolava e mi provocava un dolore che però non faceva altro che farmi sentire sottomesso ed eccitato.
Una volta finito rimasi fermo dove ero, così come voleva sempre Madame, che controllava scrupolosamente il mio lavoro.
Arrivò dietro di me, osservò il mio lavoro e ne rimase soddisfatta, così, disse che mi ero guadagnato due premi.
Staccò le pinze dalle palle provocandomi un gran dolore che per un momento mi tolse il fiato, mi infilò un piccolo plug nell’ano e mi fece indossare le sue autoreggenti. Questi erano i suoi regali. Iniziai però a capire quale fosse il suo intento quando mi disse di rivestirmi e andare al lavoro. Rimasi a bocca aperta guardandola con gli occhi sgranati. Rassegnato e sotto i suoi insulti, mi rivestii tenendo addosso quello che mi aveva dato e mi recai al lavoro.
Fu difficile lavorare quel pomeriggio tra erezioni continue, eccitazione, il plug inserito che si faceva sentire ad ogni movimento e la paura di essere scoperto da qualche collega.
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