Questione di chimica
di
Delic
genere
etero
Ogni volta che il suo corpo sfiorava la mia orbita sentivo il calore salire dal basso tra le cosce e salire nello stomaco. Spesso durante l'allenamento si testa il miglioramento nella capacità di sollevare pesi. In quel momento il corpo è già sovraccarico di stanchezza e spossatezza. Quello che serve è un aiuto extra nel restare concentrati. Un aiuto nel controllare la tecnica. L'occhio esterno dell'allenatore in questo caso è fondamentale. E lui era fenomenale in questo. Riusciva a prestare attenzione a tutti, ti girava intorno, lo percepivi anche da lontano il suo sguardo. Lo sentivo penetrarmi tra le scapole. Lo vedevo anche girata di spalle, vedevo la sua testa inclinata, vedevo il ricciolo chiaro che gli sfuggiva dalla cuffia sotto cui chiudeva i capelli. Vedevo l'increspatura del suo labbro sormontato dal piercing. Mi sembrava di sentire che si toccava il mento stropicciandosi la barba, quando mi osservava . "Sguardo avanti, convinto" mi diceva dall'altra parte della palestra. Eravamo almeno in quindici a sudare e bestemmiare, la musica era altissima per non ascoltare la fatica, eppure sapevo esattamente quando stava parlando con me. Non so come ma quel magnetismo era innegabile, inconfutabile, reale e tangibile. Eppure non esisteva nel pieno rispetto del rapporto coach-allieva.
Nei suoi esempi c'ero sempre e solo io, mi chiamava usando solamente la prima sillaba del mio nome.
"Rimani concentrata, non accelerare solo perché sono qua" alzo gli occhi, sono sdraiata prona a terra che riposo tra una serie e l'altra e con i piedi vicinissimi alle mie spalle mi sovrasta. Riesco a vedere la linea dei quadricipiti muscolosi attraverso la tuta grigia.
Alza un angolo del labbro in un sorriso beffardo, gira le spalle e si allontana.
Più volte mi sono immaginata quelle mani completamente tatuate dappertutto. Le vedo stringere gli attrezzi, le vedo afferrarmi i fianchi, le vedo coprire le mie mani mentre si pone alle mie spalle per aiutarmi a comprendere la posizione corretta del gomito. Ho il suo respiro addosso, mi parla sul collo..sento quel calore che si alza esponenzialmente. Prima del termine della lezione faccio una pausa bagno, li mi accorgo che che sono costretta a asciugarmela con della carta perché un rivolo di eccitazione mi è colato fino a metà coscia. Vorrei toccarmi subito e finire quello che è stato iniziato. Ma sono costretta a aspettare di farlo sotto la doccia. La prima volta che mi sono eccitata così me ne sono accorta proprio sotto la doccia, nello spogliatoio. Avevo scelto la cabina più in fondo e senza fare rumore accucciata sul pavimento con una mano sulla bocca per non fare rumore, con l'altra mi davo pace . Una volta tornata a casa avevo avuto un secondo orgasmo con il getto del bidet. Era l'unica cosa che mi desse sollievo. Avevo aperto l'acqua e a cavalcioni sul bidet dirigevo l'acqua prima tiepida sul mio pelo corto e curato, immaginandomi una mano che mi carezzava, poi man mano con l'acqua più fredda aprivo le piccole labbra e lasciavo che il getto mi puntasse dritto sul clitoride, come una lingua vogliosa, fino a godere.
Ogni giorno dopo la doccia mi riempivo di crema ovunque, ci tenevo tantissimo a essere sempre profumata, mi piaceva pensare che passandomi affianco riconoscesse il mio profumo e una volta a casa mi desiderasse come io desideravo lui. Quella sera nevicava e la palestra era semideserta, eravamo in tre in totale, due ragazzi e io. Finita la lezione come sempre segue lo stretching e soprattutto le chiacchiere. Lui seduto a cavalcioni sulla panca e noi per terra che ci tiriamo i muscoli ancora caldi. "Ho notato che facevi fatica a sollevare il braccio sinistro, ti fa male?, vieni qua" mi fa posto sulla panca indietreggiando, battendo con la mano nello spazio tra le sue cosce. Un mix di sensazioni mi assale facendomi diventare paonazza probabilmente. Nessuno sembra farci caso, continuano a scherzare e chiacchierare come prima mentre io prendo posto a gambe divaricate incastrata tra le sue ginocchia. C'è una certa distanza, con le braccia allungate mi massaggia una spalla da sopra la canotta. Con la coda dell'occhio intravedo quelle mani sulla mia pelle bianca e rabbrividisco nonostante sia accaldata dallo sforzo appena compiuto. Terminato lo stretching gli altri due compagni ci abbandonano con naturalezza salutando e chiudendosi alle spalle la porta della palestra. Siamo soli, la musica di sottofondo copre i miei pensieri che si stanno facendo insistenti. Cosa dovrei fare? Come sciolgo questo imbarazzo? Lui in silenzio continua a massaggiarmi una spalla, e piano piano scende sui lati della schiena e poi ripareggia i conti spostandosi sulla spalla opposta. Chiudo gli occhi e decido di godermi il momento semplicemente. Le mie spalle si rilassano e probabilmente lo sente sotto le sue mani. I suoi occhi e le sue mani sanno tutto ed è per questo che mi sciolgo in questa maniera per lui.
"Ecco è così che vorrei che fossi in mia presenza"
Fa un piccolo balzo in avanti e appoggia il suo corpo contro il mio, sento la sua erezione contro le natiche, sento il suo addome sodo appoggiato alla mia schiena, le spalle grandi che mi avvolgono. Una mano finisce dentro il mio top, l'altra nei leggins. Mi bacia il collo, io sono totalmente abbandonata. Arriva a toccarmela , sono un lago probabilmente ho inzuppato i leggins, e' così gonfia che il solo contatto mi fa godere immensamente, gemo senza controllo.
"Non vergognarti, anche tu mi fai questo effetto" sembra leggere ogni mio pensiero.
Mi giro, voglio prendere l'iniziativa ora che ho questa conferma. Glielo tiro fuori da sopra quella tuta grigia che tante volte ho scrutato e rimane così con la maglietta alzata sull'addome e il pene appoggiato contro, i testicoli fuori dai pantaloni, gonfi di eccitazione. Li accarezzo con le mie mani curate, massaggio l'asta su e giù, è così familiare questo contatto mi sembra di conoscere a memoria questo corpo. Mi godo i suoi gemiti bassi che mi vibrano nelle orecchie. Mi tira a se, mi abbasso il leggins e gli salgo sopra con ancora le mutande addosso, spostate di lato Scopiamo furiosamente, mi artiglia le natiche e non posso fare a meno di stamparmi in mente quella scena, di quelle mani che mi stringono la carne.
Duriamo pochissimo perché quella scopata era iniziata almeno tre mesi prima. "Tu hai del potenziale, ma ti vedo spesso distratta da questa chimica che c'è tra di noi.."
"Ne avevo bisogno.."
Nei suoi esempi c'ero sempre e solo io, mi chiamava usando solamente la prima sillaba del mio nome.
"Rimani concentrata, non accelerare solo perché sono qua" alzo gli occhi, sono sdraiata prona a terra che riposo tra una serie e l'altra e con i piedi vicinissimi alle mie spalle mi sovrasta. Riesco a vedere la linea dei quadricipiti muscolosi attraverso la tuta grigia.
Alza un angolo del labbro in un sorriso beffardo, gira le spalle e si allontana.
Più volte mi sono immaginata quelle mani completamente tatuate dappertutto. Le vedo stringere gli attrezzi, le vedo afferrarmi i fianchi, le vedo coprire le mie mani mentre si pone alle mie spalle per aiutarmi a comprendere la posizione corretta del gomito. Ho il suo respiro addosso, mi parla sul collo..sento quel calore che si alza esponenzialmente. Prima del termine della lezione faccio una pausa bagno, li mi accorgo che che sono costretta a asciugarmela con della carta perché un rivolo di eccitazione mi è colato fino a metà coscia. Vorrei toccarmi subito e finire quello che è stato iniziato. Ma sono costretta a aspettare di farlo sotto la doccia. La prima volta che mi sono eccitata così me ne sono accorta proprio sotto la doccia, nello spogliatoio. Avevo scelto la cabina più in fondo e senza fare rumore accucciata sul pavimento con una mano sulla bocca per non fare rumore, con l'altra mi davo pace . Una volta tornata a casa avevo avuto un secondo orgasmo con il getto del bidet. Era l'unica cosa che mi desse sollievo. Avevo aperto l'acqua e a cavalcioni sul bidet dirigevo l'acqua prima tiepida sul mio pelo corto e curato, immaginandomi una mano che mi carezzava, poi man mano con l'acqua più fredda aprivo le piccole labbra e lasciavo che il getto mi puntasse dritto sul clitoride, come una lingua vogliosa, fino a godere.
Ogni giorno dopo la doccia mi riempivo di crema ovunque, ci tenevo tantissimo a essere sempre profumata, mi piaceva pensare che passandomi affianco riconoscesse il mio profumo e una volta a casa mi desiderasse come io desideravo lui. Quella sera nevicava e la palestra era semideserta, eravamo in tre in totale, due ragazzi e io. Finita la lezione come sempre segue lo stretching e soprattutto le chiacchiere. Lui seduto a cavalcioni sulla panca e noi per terra che ci tiriamo i muscoli ancora caldi. "Ho notato che facevi fatica a sollevare il braccio sinistro, ti fa male?, vieni qua" mi fa posto sulla panca indietreggiando, battendo con la mano nello spazio tra le sue cosce. Un mix di sensazioni mi assale facendomi diventare paonazza probabilmente. Nessuno sembra farci caso, continuano a scherzare e chiacchierare come prima mentre io prendo posto a gambe divaricate incastrata tra le sue ginocchia. C'è una certa distanza, con le braccia allungate mi massaggia una spalla da sopra la canotta. Con la coda dell'occhio intravedo quelle mani sulla mia pelle bianca e rabbrividisco nonostante sia accaldata dallo sforzo appena compiuto. Terminato lo stretching gli altri due compagni ci abbandonano con naturalezza salutando e chiudendosi alle spalle la porta della palestra. Siamo soli, la musica di sottofondo copre i miei pensieri che si stanno facendo insistenti. Cosa dovrei fare? Come sciolgo questo imbarazzo? Lui in silenzio continua a massaggiarmi una spalla, e piano piano scende sui lati della schiena e poi ripareggia i conti spostandosi sulla spalla opposta. Chiudo gli occhi e decido di godermi il momento semplicemente. Le mie spalle si rilassano e probabilmente lo sente sotto le sue mani. I suoi occhi e le sue mani sanno tutto ed è per questo che mi sciolgo in questa maniera per lui.
"Ecco è così che vorrei che fossi in mia presenza"
Fa un piccolo balzo in avanti e appoggia il suo corpo contro il mio, sento la sua erezione contro le natiche, sento il suo addome sodo appoggiato alla mia schiena, le spalle grandi che mi avvolgono. Una mano finisce dentro il mio top, l'altra nei leggins. Mi bacia il collo, io sono totalmente abbandonata. Arriva a toccarmela , sono un lago probabilmente ho inzuppato i leggins, e' così gonfia che il solo contatto mi fa godere immensamente, gemo senza controllo.
"Non vergognarti, anche tu mi fai questo effetto" sembra leggere ogni mio pensiero.
Mi giro, voglio prendere l'iniziativa ora che ho questa conferma. Glielo tiro fuori da sopra quella tuta grigia che tante volte ho scrutato e rimane così con la maglietta alzata sull'addome e il pene appoggiato contro, i testicoli fuori dai pantaloni, gonfi di eccitazione. Li accarezzo con le mie mani curate, massaggio l'asta su e giù, è così familiare questo contatto mi sembra di conoscere a memoria questo corpo. Mi godo i suoi gemiti bassi che mi vibrano nelle orecchie. Mi tira a se, mi abbasso il leggins e gli salgo sopra con ancora le mutande addosso, spostate di lato Scopiamo furiosamente, mi artiglia le natiche e non posso fare a meno di stamparmi in mente quella scena, di quelle mani che mi stringono la carne.
Duriamo pochissimo perché quella scopata era iniziata almeno tre mesi prima. "Tu hai del potenziale, ma ti vedo spesso distratta da questa chimica che c'è tra di noi.."
"Ne avevo bisogno.."
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