Lo studente I

di
genere
incesti

Sono iscritto al primo anno di università e ho sempre avuto un debole per mia madre. All’istituto si incontrano parecchie belle ragazze che non mi dispiacciono ma inconfessabilmente trovo mia madre molto più affascinante di quelle sciacquette. La mia genitrice è una splendida milf di 45 anni, alta 1,70 con un bel corpo, un bel seno, anche se non più florido come quando era ragazza, un bel culo ancora modellato benissimo, un ventre piatto con qualche traccia di adipe ma appena accennata, cosce affusolate, piedi stupendi. E te lo credo, fa palestra tuttti i giorni. Dimenticavo di dirvi che ha una magnifica capigliatura castana non tinta. Purtroppo, nonostante l’abbia desiderato e lo desideri, non le ho mai visto la micetta, anche se ho cercato di indovinarla le volte in cui l’ho vista al mare.
I suoi geni si sono trasferiti, assieme a quelli di mio padre che è un bell’uomo, anche alla mia persona. Sono alto 180, moro, fisico asciutto. Queste “doti” mi permettono di avere un discreto successo con le ragazze e, visto che abito per gli studi in un piccolo appartamento in un’altra città, devo dire che la mia stanza da letto è spesso frequentata.
Nonostante questo devo confessare che ancora mi masturbo e il soggetto delle mie fantasie è sempre mia madre. Credevo che la lontananza mi avrebbe aiutato a poco a poco a dimenticarla, ma devo dire che la distanza ha invece rafforzato la mia passione di lei.
In una serata di inverno le telefono, avevo appena superato l’esame di matematica ed era andato bene.
Mi sono dimenticato di dirvi che i miei genitori sono divorziati da alcuni anni,e mia madre vive sola.
Lei si dimostrò contenta di sentirmi e di sapere che l’esame era andato bene.
- Quando vieni a trovarmi?- Mi disse all’apparecchio.
- Presto ma’ arrivo questo fine settimana
- Bene, sono contenta, ho delle novità che ti devo dire
- Quali ma’?
- Non per telefono, preferisco che tu sia qui.
Alla festa studentesca alla quale ho partecipato quella sera, ascoltavo molto distrattamente le conversazioni perché continuavo a pensare a quello che mi avrebbe detto mia madre.
Quel sabato ero giunto a casa. Dopo un bel pranzo come ultimamente non mi capitava più di gustare, mia madre sparecchiò si sedette di fronte a me e mi fissò negli occhi.
Alfredo tu sai che dopo papà io non ho avuto più un altro, anche se qualche avventuretta ci è scappata a tua insaputa…
Dove voleva andare a parare mi chiesi
– Ebbene – continuò, ultimamente ho conosciuto un uomo col quale ho avviato una relazione
Il cuore mi divenne di cemento. Riuscii a balbettare qualche bella frase ma non mi vennero tanto bene.
- Ormai sei un uomo – proseguì lei – ed è ora che tu abbia la tua vita e io la mia.
Le risposi che ne ero felice.
- Tu, hai qualcuna, dimmi la verità.
- Non nessuna ma’ te lo giuro – le risposi.
- Questo pomeriggio verrà Aldo così te lo farò conoscere – concluse lei.
Verso le sedici, effettivamente arrivò lui. Era un uomo simpatico ma io non lo potevo sopportare.
Mia madre ogni tanto si girava per guardarlo e i suoi occhi erano affettuosi.
La mia gelosia era enorme, lo devo ammettere. Quando lui se ne andò, io andai in camera mia e mi sdraiai sul letto. La notizia e l’incontro mi avevano sconvolto. Assieme alla gelosia provavo anche rabbia e proprio quella mi fece motivare una vendetta.
- Se mia madre va con quel cretino, io andrò con una delle sue amiche – mi proposi
Mia madre infatti aveva un gruppo scelto di amiche suppergiù della sua età, alcune piuttosto affascinanti e divorziate. Ce ne era una, Dora, che mi aveva fin da quando ero ragazzino guardato con occhi un po’ più che affettuosi. Era una bella donna. Faceva la professoressa nella facoltà di lettere e si sospettava avesse avuto delle relazioni con qualche studente. Sapevo che quella sera si sarebbero trovate in casa di mia madre.
Quando vennero, assieme ai complimenti che mi fecero, ci fu il previsto sguardo concupiscente di Dora. Io glielo restituii. Non ne sono sicuro, ma credo che mia madre si sia accorta di quelli sguardi.
La serata passò nelle chiacchere, quando a un certo punto Dora si alzò e andò in cucina per bere un bicchier d’acqua. Io andai con lei con una scusa e una volta lì le andai vicino e le sfiorai una mano. Assieme alla sorpresa, nel suo sguardo lessi anche interesse. M’ero portato il cellulare, lo aprii e glielo passai e lei, complice, digitò il suo numero e si mandò un messaggio.
Ormai era fatta. Il giorno dopo mi arrivò il messaggio che mi aspettavo. Dora era una donna dalle idee aperte, e non si sprecava in convenevoli. Il messaggio mi indicava l’ora e il luogo dell’appuntamento, via delle Ginestre 32. Era casa sua.
Così dicendo a mia madre che andavo a trovare i miei amici, uscii di casa. Devo dire che mia madre mi salutò malvolentieri, capii che voleva che restassi un po’ con lei per parlare probabilmente del suo uomo. Per quello avrebbe aspettato invano.
Raggiunsi così la sua amica, in un bell’appartamento nella periferia della città. Al pari di mia madre era anche lei piuttosto attraente. Era molto alta per una donna, superava sicuramente i 175 cm. Aveva delle poppe monumentali e un bel culo. Ci credo che i suoi studenti volessero andare con lei. Mi fissò coi suoi begli occhi verdi
- Tua madre sa che sei qui? - mi chiese
- No non le ho detto nulla – risposi
- Bene vieni in salotto.
Entrammo nella stanza e ci sedemmo sul divano. Io approfittai subito per metterle una mano sulla coscia. Lei non si scompose, si avvicinò a me e mi baciò. Dapprima era solo sulle labbra, poi le nostre lingue si incontrarono.
Lei nel contempo mi mise una mano sul pacco. Devo dire che avevo un’erezione notevole, tanto che i pantaloni mi facevano male.
Le stavo infilando una mano sotto la gonna quando lei si scostò e mi guardò di nuovo negli occhi.
- Devi promettermi una cosa – mi disse
- dimmi pure le dissi io sorpreso.
- Promettimi di non innamorarti di me. Il nostro sarà un rapporto puramente animale.
- Accetto – risposi
Poi le infilai la mano sotto la gonna. Raggiunsi la tela morbida delle mutandine già calde.
Comincia a massaggiarla.
- Dai, fammi sentire il tuo desiderio – disse Dora
Allora cominciai a pizzicare l’elastico poi infilai le dita sotto. I suoi peli e le sue grandi labbra erano calde. Raggiunsi le piccole labbra e vi infilai dentro due dita. Era già piena di umori
Continuammo a baciarci intrecciando le lingue.
I massaggi sulla mia patta continuarono. Ma lei aveva fretta
- Dàii slacciati in pantaloni, ti voglio avere nudo
Prontamente eseguii. Mi calai i pantaloni, mi tolsi le mutande, le scarpe, mi sfilai il maglione e la maglietta. In breve ero nudo col pisello più duro che mai
- Ti voglio vedere nuda – mormorai
Lei ebbe un sorriso di compiacimento e si sfilò subito le mutandine
- Annusale, senti quello che ti aspetta fra poco - annusai avido, erano profumate di figa.
Lei si spogliò lentamente, prima si sbottonò il vestito da dietro lasciando i seni nudi, che mi precipitai a baciarle.
- Ahhh, fammi sentire la tua lingua, leccami con la tua saliva sulla pelle – delirava. Detto questo mi spinse la testa in mezzo alle gambe. Non si era tolta ancora il vestito, per cui infilai la testa sotto la sottana. Aspirai l’odore della vulva bagnata. La lingua si fece strada tra i peli per arrivare alle piccole labbra. I suoi umori mi invasero la bocca
- Ahhh, fammi godere, dài con quella lingua ragazzo!
Io feci del mio meglio intanto lei si sfilava il vestito. Rimase nuda davanti a me. Risaltavano i suoi coscioni attraenti, la sua figa con la peluria curata in modo che fosse un triangolo perfetto, le sue tette piene con dei capezzoli che sembravano chiodi
- Su – disse lei affannata, - fammi sentire cosa vali. Io credevo fosse il punto di penetrarla, invece lei mi attirò di fianco a sè
- Fammi sentire il tuo sapore – e presomi il cazzo con la mano se lo introdusse in bocca. Cominciò un pompino da sogno. La sua bocca esperta mi avvolgeva il cazzo con una perizia che nessuna delle piccole troie che mi facevo all’università avrebbe avuto. Sentivo le sue labbra calde, la mia cappella che si schiacciava sul palato.
Intanto sentivo le sue tette sfiorarmi le cosce.
Io intanto le passavo le mani su quella schiena liscia, su quelle tette morbide, sulle cosce e sulla figa facilmente raggiungibile da quella posizione. Ricordo, che dopo averle ficcato le dita in quella fornace che era la sua vulva, che ne assaggiai i sapori. Pensai che lo stesso sapore potesse essere quello di mia madre. Ne succhiai gli umori mentre il cazzo mi diventava più duro che mai .
Vieni, scambiamoci le lingue – mi disse, e ci mettemmo a 69. Avere quella figa davanti coi suoi peli e quella fessura indovinabile dietro, dove io infilavo la lingua assaporando gli umori sempre più abbondanti, mi fece pensare che che la che mia madre fosse così. Quella figona di milf, che aveva conosciuto chissà quanti cazzi, ora mi si offriva a pochi centimetri dalla mia faccia. Lei intanto proseguiva col pompino. Adesso stava usando la gola così che mi sembrasse di introdurlo anticipatamente nella figa.
- Ah, come è bello succhiarti il cazzo, dài, lecca lecca, che ti sborro in bocca – delirava. Ma il pompino si interruppe. Lei si girò e nuda e bella, venne cavalcioni su di me che stavo ormai sdraiato sul divano.
- Su , infilami, il pisellino nel ventre – mi chiese. E dopo esserselo impuntato ci spinse sopra infilandoselo fino al nero. Sentivo la sua micia bagnata e calda che mi avvolgeva il tarello.
Lei mi appoggiò le mani sulle spalle , mi sorrise: - non dirlo a tua madre mi raccomando – e cominciò ad andare su e giù mentre il suo viso si deformava sotto il piacere che proveniva dal suo ventre. Io scoppiavo dalla voglia di venirle in pancia, ma sul più bello lei si arrestò
- Ora fai il tuo dovere, missionario mio. Si levò dal mio cazzo e si sdraiò sul dorso. Io le fui in un attimo in mezzo alle gambe.
Non riuscivo a credere come avessi potuto rinunciare in passato a quel ben di dio.
Cominciai ad andare avanti in dietro facilitato dalla sua ciprigna che ormai usciva a rivoli dalla sua figa.
- Dài , dài, che ti prendi la laurea – soffiò lei in preda al piacere più intenso
Io pompavo più che potevo, talora leccandole le tette, talora infilandole la lingua in bocca
Non potevo fare a meno di pensare che mia madre sotto di me avrebbe fatto altrettanto. Non ne potevo fare a meno.
Su ragazzino, fammi venire! - esclamò
Dài, dài, fottimi, fai come fossi tua madre, ragazzino mio! - aggiunse
Detto questo strinse lo sfintere vaginale e venne con tre convulsioni una più potente dell’altra. A me non ci volle altro, dopo poche pompate sborrai schizzandole nella cervice uretrale tre sborrate ognuna una ondata calda di sborra.
Estrassi il pene intriso dai suoi umori, dal mio sperma. Mi accasciai sopra a lei
- Caro – mi disse- non ho mai goduto tanto come col figlio della mia migliore amica.
Ti farò sborrare altre tre volte come minimo, prima che tu torni dalla tua mammina, puoi starne certo!

Quando tornai a casa, erano appena le dieci. Mia madre era in soggiorno, probailmente mi aspettava.
- Ciao caro, ti sei divertito con i tuoi amici?
- Si mamma, non c’è stato male- ero disfatto, mi facevano male i coglioni.
Non potei fare a meno però di ammirare le sue gambe che uscivano dalla vestaglia. Una fitta ai coglioni, già esauriti, egualmente mi colse. La serata con Dora, con le sue curve molli e generose, non aveva fatto che accrescere il mio desiderio per mia madre.
Lei mi sorprese dicendomi: - sei stato con Dora vero?
Io provai a negare ma nascondere qualcosa a mia madre era impossibile.
Dopo aver confermato i suoi sospetti , lei :
- quella troia non si smentisce mai. Io volevo chiederti che impressione ti aveva fatto Raffaele, ma capisco che ci sono più questioni più importanti da chiarire.
- Si mamma – risposi.
- Vieni a sederti qui, accanto a me – mi disse
Io ubbidii. D’altronde, era la stessa cosa che mi aveva chiesto Dora

Fine prima puntata

scritto il
2023-01-02
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