La signora in pelle - Cap. 2 - Un sogno che si avvera

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etero

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Le prime ore dopo il rientro in ufficio trascorse placidamente, l’avvocato non rientrò e io potei concludere il mio lavoro di archiviazione e pensare di tanto in tanto all’incontro avuto a pranzo. Mi aveva fatto piacere incontrare Andrea dopo tantissimi anni e mi aveva fatto piacere che avesse avuto successo con la musica, la sua grande passione. Ogni tanto mi mandava dei messaggi con scritto “non vedo l’ora di accompagnarti”, “stanotte voglio vederti ballare”, “ti devi scatenare… dance … dance”. Che matto pensai, erano passati tanti anni da quando frequentavo la casa di Roberta, e lui non era cambiato affatto.
Ma quando si fecero le 6 rientrò il capo e dovetti ahimè lavorare duramente in quanto aveva bisogno di alcuni fascicoli e altri ancora … e altri ancora. Insomma mi ritrovai ancora in ufficio invece di andare a casa e prepararmi.
Andrea mi mandò un altro messaggio “sei pronta?” e io gli risposi “sono ancora al lavoro… forse sarà per un’altra volta” e lui mi rispose “non accetto scuse… ti voglio in disco con me… vengo a prenderti al lavoro” e alla fine risposi con un semplice “ok”.
Si fecero le 21.30 e finalmente l’avvocato mi diede il via libera e entrambi lasciammo l’ufficio sebbene io restai qualche minuto in più per poter rimettere i fascicoli che non servivano dov’erano e per darmi una piccola sistemata ai capelli nel bagno dell’ufficio. Poi presi la giacca del mio tailleur nero di pelle e la mia borsa e scesi le scale. Nel frattempo mi telefonò Andrea:
Sono qui sotto… sei pronta?
Si sto scendendo… arrivo - e chiusi la telefonata.
Aprì il portone e uscì dallo stabile e mi diressi verso la sua auto, una volta seduta dissi:
Ciao Andrea… scusa per il ritardo, ma ho avuto da fare al lavoro e non ho avuto nemmeno il tempo di cambiarmi… dici che mi fanno entrare vestita da ufficio?
Ma scherzi? Certo che ti fanno entrare e poi tu stai con me quindi non ti devi preoccupare… e poi… sei vestita di pelle… e la pelle ha sempre un suo fascino.
Grazie - risposi rimanendo un pò stranita dal suo commento e dal suo sguardo che non poteva essere che indagatore sul mio corpo.
Mise in moto l’auto e ci dirigemmo verso la destinazione e mentre ascoltavamo un po’ di musica da discoteca.
Una volta arrivati, lasciammo l’auto e andammo verso la discoteca, superammo il controllo di sicurezza ed entrammo e già c’era chi si stava esibendo. Lasciai la mia giacca all’ingresso con la mia borsa.
Daniela… ti va se prendiamo qualcosa da bere?
si ok
Dopo aver preso la nostra ordinazione, ci sedemmo su dei tavolini e chiacchieriamo un pò del più e del meno fin quando non fu chiamato da un ragazzo che gli parlò all’orecchio.
Cosa c’è? - feci io.
È ora Daniela… devo prepararmi ad andare a suonare. Vieni!
Ci alzammo e lo segui. Fin quando non si fermò e mi disse:
Qui non puoi entrare perché sono ammessi solo i tecnici… ma se vai li puoi andare in pista… anzi devi andare… perché voglio vederti ballare stasera. Vai … vai..
ok ok ci vado
Va! E divertiti!
Non appena gli volsi le spalle per incamminarmi timidamente verso la pista, sentii una sonora pacca sul culo e mi volsi verso di lui che sorridendomi esclamò - Scusa! Ma era da quando ero ragazzino che sognavo di farlo. È un sogno che si avvera.
Gli sorrisi timidamente anche con uno sguardo un po’ severo e gli risposi - Sei il solito ragazzaccio. Aveva ragione Roberta.
scritto il
2023-01-27
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