Finalmente!!! La rappresentante del caffè... fa la preziosa ma poi...
di
M.Spina
genere
etero
Erano anni che sognavo di darle una bella lezione di biliardo, so come si deve usare la propria stecca con certe tipe, ci vuole arte e mestiere, ma soprattutto ci vuole la capacità di non mollare mai.
Lei è Anita, una signora di circa cinquant’anni, single per scelta (come dice lei), non è bellissima ma è affascinante, con un seno da sballo, due cosce carnose e un culo da vera zoccola. Il suo vizio più ricorrente? Presentarsi ai suoi clienti con minigonne a fil di patata e vestitini succinti da brivido. Fa la rappresentante di una nota marca di caffè con sede a Torino, e puntualmente una volta al mese me la ritrovo nel mio locale per l’ordine periodico di caffè espresso e prodotti similari.
Lo ammetto, più volte ci ho provato, ormai dovreste aver capito che tipo sono. Non sono bello, non sono affascinante ma sono simpatico e soprattutto ho una certa esperienza nel comunicare con il gentil sesso. Ho cornificato almeno una trentina di volte la mia ex moglie Dorotea, non ne vado orgoglioso, ma il mio lavoro e la mia indole naturale di perverso figlio di puttana sempre in cerca di avventure sessuali mi ha portato a diventare colui che vive la trasgressione come una vera e propria missione di vita.
«Mi spiace Signor Spina, ma lei sa benissimo come la penso, nessuna storia con uomini sposati, quindi stia al suo posto e non sia insistente…»
Me lo avrà ripetuto almeno una decina di volte la culona. Si presenta vestita da mignotta, mi fa i sorrisini, le battute a doppio senso, finge di essere interessata a una sveltina in sala biliardo… poi dopo che ho firmato l’ordine, gonfiato con prodotti inutili che mi scadranno sugli scaffali del magazzino, solo per compiacere alla canaglia, lei che fa? Arrivederci e grazie, è stato un grande piacere!
Ma adesso le cose sono cambiate carissima, adesso il signor Manuel Spina è ufficialmente divorziato, e quindi single a tutti gli effetti, e per te questa non è una buona notizia…
Come sempre accade, si presenta a inizio mese, anche questa volta è vestita con una minigonna in similpelle nera, il suo bel sederone è fasciato così stretto da sembrare prossimo all’esplosione, i suoi cosciotti sono avvolti in un magnifico paio di calze autoreggenti, rigorosamente nere. La camicetta che indossa, anch’essa rigorosamente attillata, non lascia nulla all’immaginazione, il seno è affacciato ad una scollatura vertiginosa ed è in evidente fase di straripamento. Non c’è altro da aggiungere, questa volta si è superata, e l’unico pensiero che mi balena nella testa è, che se non me la scopo oggi, probabilmente non succederà mai più.
Siamo da un quarto d’ora nel mio piccolo ufficio, un locale piccolo, ma dotato di ogni confort. Ampia scrivania in mogano massello, poltrona ergonomica per il boss, e poltroncina comoda in velluto bianco per l’ospite e ovviamente un comodo divanetto in eco pelle bianca arricchito da due morbidissimi cuscini serigrafati con una scritta che dice “Sex? Yes please!”, tutto chiaro ?
Lei da quando si è seduta di fronte a me, accavalla e scavalla le gambe nervosamente, la mia temperatura corporea è già a circa quaranta gradi, sento la febbre della libidine salire, la salivazione ormai è azzerata, ma nulla ancora mi lascia pensare che un approccio andrebbe a buon fine. Per il momento desisto dalle mie intenzioni.
Poi, ci scambiamo ancora qualche battuta, e la situazione inizia ad essere più incoraggiante. Mi sorride spesso, si mette le mani tra i capelli e li impasta con movimenti sensuali. Io inizio a percepire una sua certa voglia di andare oltre, ma forse mi sbaglio.
Ci vuole una miccia, qualcosa alla quale appiccare il fuoco e che a sua volta faccia esplodere la passione, ammesso che da parte sua ci sia questa volontà…
«Ha dimenticavo signor Spina, prima di chiudere l’ordine, le volevo chiedere se le interessa provare un nuovo prodotto, della nostra azienda. In questo momento è in promozione, scontatissimo per i gestori che vogliono provare questa novità.»
«Mi piacciono le novità signora Anita, lei sa come sono fatto io, sempre alla ricerca di cose nuove da scoprire…»
«Certo, ricordo benissimo, e so bene anche cosa lei vorrebbe scoprire, caro il mio Manuel Spina, ricordo bene tutte le volte che ha tentato di scoprire il mio culo, ma in questo caso si parla di una fantastica cioccolata al peperoncino, aromatizzata a vari gusti tropicali in bustina, da miscelare solo con latte e scaldare con il bollitore della macchina espresso bar, e avrà qualcosa di unico da presentare ai suoi clienti, sarà un successo, vedrà.»
«Mmmm, la cioccolata al peperoncino! Adoro la cioccolata, ma sa, io questo tipo di prodotto lo uso già da anni, mi creda Anita, la concorrenza ne produce di qualità eccellente e a prezzi davvero convenienti, non ho intenzione di cambiare, sempre che non ci sia un motivo valido…»
«Ma se non lo prova non può dire che ciò che le offre la concorrenza è meglio di ciò che le offro io. Faccia il bravo Manuel, se mi fa l’ordine mi aiuta a raggiungere l’obbiettivo dei top five, i cinque migliori venditori della premiata ditta Latazza! Sia gentile la prego, una bella fornitura per un mese e avrà subito un bel premio.»
«Adesso si che si che si ragiona, questa volta ci siamo subito capiti mia cara, parliamo del premio, anzi, facciamo che lei mi da subito il premio e le firmo la fornitura, ma non di un mese, ma per un anno intero! Sempre che il premio sia corposo e disponibile…»
«Caspita come corre signor Spina, è fantastico! Con un ordine del genere io la top five la vinco sicuramente! Come premio avrà uno sconto per il prossimo mese sulla fornitura del caffè del venti per cento! Più corposo di così…»
«Ma è seria? Mi sta prendendo per il culo? Andiamo Anita, non faccia l’ingenua, non crederà davvero che io mi accontenti di uno sconto sul caffè? Ma che m’importa a me dello sconto, io pensavo a qualcosa di più, insomma dai, non mi vorrà far credere che io e lei ancora non riusciamo ad intenderci… Sono anni che ci stuzzichiamo a vicenda, e mi pare che lei sia anche interessata al mio premio, o almeno così mi ha fatto capire più volte. Mi sbaglio?»
«Intenderci? Qualcosa di più… Ancora con questa storia signor Spina? Ma cosa crede che io vado in giro a fare la mignotta, a vendermi il culo per cinquanta chili di caffè? Ma per chi mi ha preso, per una puttana? Lei così mi offende, guardi che è davvero un bel tipo! E poi lo sa come la penso, io con i mariti delle altre non mi ci metto, anche se a suo tempo le dissi che un colpetto da lei me lo sarei fatto dare volentieri, resta sempre il fatto che lei ha una moglie, quindi questa storia mi pare chiusa, capisce? Morta e sepolta!»
«Ma veramente? Morta e sepolta? Allora stammi bene a sentire cara Anita. Tutte le volte che ti presenti nel mio ufficio sei più nuda che vestita, mi fai le battutine, i doppi sensi, mostri le cosce e il culo come se fossi alla fiera della vacca di Mantova, mi provochi e mi lasci sempre con un cazzo di marmo tra le gambe, mi dici che ti faresti dare un colpo, ma che purtroppo sono sposato, e quindi… non si può!
Tu piuttosto, con chi credi di avere a che fare! Poi se proprio lo vuoi sapere, per tua informazione il signor Manuel Spina, si è separato dalla signora Dorotea tre mesi fa! Sono single cara la mia miss minigonna! Single e libero di scopare con chi mi pare! Capisci? E adesso cosa mi dici?»
«Ha ha ha ha, ma davvero? La cornuta ti ha messo alla porta? Ma guarda guarda! Allora è vero che tanto la gatta va al lardo, che ci lascia lo zampino! La signora Dorotea finalmente ha capito che razza di stronzo è il suo maritino! Quindi adesso sei single? E solo per questo, secondo te, io te la dovrei dare, perché pensi che io pur di vincere la mia classifica sono disposta a farmi fottere da te!»
«Bene! Adesso fai anche la preziosa! Allora ho ragione io, facevi tanto la maiala, ti divertivi a provocare, hai detto che io ti interessavo e mostravi il culo, solo per vendere qualche chilo di caffè in più! Allora lascia che ti dica cosa penso; in questo caso avrebbe avuto più dignità una puttana che tu che usi questi squallidi mezzucci per essere tra le top five.. le topo di sto cazzo! Allora sai cosa ti dico, fai una cosa, straccia subito quell’ordine, visto che ancora non l’ho firmato, poi alzi il tuo culone dalla mia poltroncina e vai a vendere il tuo caffè a qualche altro barista coglione come me, che mi sono fatto fottere come un bambino di cinque anni!»
«Ma che cazzo dice Spina! Ma che carattere di merda che ha! Non mi può fare questo! Io non ho preso in giro nessuno, ma che modi di trattare una signora per bene! Non vorrà stracciare veramente il suo ordine spero! Si calmi, sia ragionevole, forse mi ha solo fraintesa, sono un po’ esibizionista, mi piace scherzare, ma adesso non esageriamo. E poi chi le ha detto che questa volta un colpetto da lei non me lo faccia dare veramente… Lei firmi l’ordine, aggiungiamo una bella fornitura di cioccolata al peperoncino, e poi…»
E poi più o meno è andata così. Per orgoglio ho finto di non essere intenzionato a ritornare sui miei passi, lei ha capito che avrebbe perso un cliente importante, e ha fatto ancora un po’ la preziosa, io ho tergiversato, fatto l’offeso, lei si è intenerita, si è alzata dalla sua poltroncina, mostrandomi per l’ennesima volta la sua natura, mi si è avvicinata a passo felpato come una gatta si avvicina alla sua preda, e taac!
Si siede sulla scrivania, di fronte a me, e spalanca le gambe.
Difficile da credere, ma tutto vero!
Poi con i suoi occhioni sgranati, e il labbrino stretto mi dice:
«Dai Manuel, smettiamola di fare i ragazzini, tanto prima o poi doveva capitare, vuoi il tuo premio? Dovrai faticare un po’ per guadagnartelo, vediamo come te la cavi con la lingua, poi se sarai meritevole, avrai tutto ciò che desideri…»
«Che stronza che sei Anita, ci sono voluti anni prima che ti decidessi a spalancarmi le cosce? Forse però non hai capito che qui comando io… vuoi la mia firma? Vuoi essere la regina della Latazza? Prima mi fai un bel pompino, poi se ti dimostri meritevole te la lecco, e dopo il premio te lo do io… un bel cazzo tra le chiappe, duro e pronto a farti godere!»
«Che merda che sei Manuel! Ti piace dominare vero? Non voglio credere che sia un ricatto, altrimenti ti sputerei in faccia, lo prendo solo come un invito galante di un furbetto che tutto sommato mi ha sempre fatto un certo effetto… tu non sai con chi hai a che fare, preparati a impazzire, perché la regina della Latazza, nella sua vita privata è una magnifica e ineguagliabile amante del pompino…»
Scivola giù dalla scrivania, si avvicina al divanetto, prende uno dei cuscini bianchi con la scritta “Sex? Yes please!”, poi ritorna da me, spinge la mia poltrona contro il muro, getta il cuscino a terra, si inginocchia e finalmente mi sbottona i pantaloni, lasciando sgusciare il mio pene già eretto di fronte al suo viso. Ma non basta, perché la porca ha l’asso nella manica; si sbottona la camicetta, slaccia il reggiseno e libera due magnifiche bocce degne della regina della spagnola.
«Tutta natura!» esclama lei orgogliosa.
Io a quel punto non posso che socchiudere gli occhi, sono eccitatissimo e teso come una corda di violino. Sento il tepore delle mammelle, avvolgere la mia asta, sono morbide e vellutate e profumano di buono, la sua collana in perle di fiume sfiora il mio glande, dando una magnifica sensazione di carezza fresca e particolare.
Il mio cazzo con quel contatto schizza verso l’alto, pulsa e freme come se cercasse un orifizio in cui trovare il suo ambiente naturale.
Ci pensa Anita a risolvere la situazione, con la lingua bollente inizia a stuzzicare proprio il frenulo, così mette subito in mostra la sua incredibile capacità nell’arte della fellatio. Lo picchietta, percorre in lungo più volte l’asta, si sofferma sui testicoli, leccandoli come fossero un gelato, risale lentamente e finalmente inghiotte, con lentezza estrema tutto fino alla sua radice. Prima di risalire si diverte a pompare con brevi movimenti della testa, inondando così la sua bocca di saliva, trasformandola in una fantastica vulva tutta da scopare.
Risale ancora una volta, strofina le sue tette facendolo affogare tra la loro carne, ritorna a leccare l’asta, si ripete con le mie palle, ormai umide e gonfie, poi si rimette il mio dardo in bocca e questa volta con una certa veemenza affonda senza pietà aumentando lentamente la velocità. Non usa mai le mani, solo un fantastico gioco di lingua e labbra, di risucchi e piccoli morsi… E’ meglio di come pensavo; sfrontata, inibita e vorace, tanto da portarmi in pochi minuti al limite della mia resistenza.
Io cerco di distrarmi, mi aggrappo ai braccioli della poltrona, stringo la sua testa tra le mie cosce, poi mi devo arrendere. La afferro per i capelli, la tiro indietro e la costringo a sfilare il mio cazzo dalla bocca.
«Calmati ragazza, non vorrai ammazzarmi subito così… ma quanto sei puttana da uno a dieci? Sembra che nella vita hai fatto solo pompini!»
«Da uno a dieci? Direi cento caro il mio barista! Adesso vediamo tu quanto sei bravo con la lingua da uno a dieci! Avanti leccamela!»
Si soleva dalla posizione in cui si trova, da un calcio al mio splendido cuscino, poi con una manata sposta quelle poche cose che si trovano sulla scrivania, lasciando tutta una parte del piano libera. Con un movimento veloce si sfila il perizoma nero, rimane solo con la sua mini a fil di patata e le sue calze autoreggenti, appoggia il culo sul tavolo, si mette in posizione e spalanca le cosce proprio davanti alla mia faccia.
Uno spettacolo, la sua vagina è una straordinaria opera d’arte.
Un monte di venere pacioccone come piace a me, completamente rasata, e due magnifiche grandi labbra in quel momento aperte e ben lubrificate.
Dal mio punto di vista è tutto esposto, il suo sfintere anale, il suo sesso, e poco più in alto le mammelle, che adesso, con i suoi due capezzoloni eretti sembrano ancora più grandi e più belle.
Non perdo tempo, con le mani agguanto le due coppe, le stringo e le bacio, leccando i capezzoli, e le areole… Lentamente scendo, senza mai staccare la mia lingua dalla sua pelle, sfioro solo velocemente le sue grandi labbra, e scendo ancora fino al buchetto. Lo stuzzico, affondo la lingua e già sento che si rilassa.
Lei geme e muove il bacino, salgo nuovamente e assaporo il gusto asprigno delle sue secrezioni, poi decido di attaccare il suo piacere con le armi pesanti. Inumidisco il mio dito indice, con le mie labbra vado dritto nello spacco della vulva e inizio a succhiare, nello stesso istante, infilo il dito in profondità nella sua vagina, e inizio fare un massaggio profondo e sempre più audace. Questa volta dalla sua bocca esce un urlo strozzato, con le mani mi afferra la testa e mi spinge pressandomi tra le sue cosce. Tra i denti mi ritrovo il clitoride, è un magnifico chicco di caffè, e da quel momento non lo mollo più. Gioco di lingua, di labbra e con il dito la masturbo senza darle tregua. Non ci vuole molto, adesso il suo ventre sussulta, spinge contro la mia bocca quasi a farmi male, il suo respiro è sempre più affannato, la voce è roca:
«Non ti fermare Spina… Così dai che sto per venire… Adesso, siiiiii cazzo… adesso vengo, dai così non mollare… Siiii Cazzo! Bello, bravo cosiii… godoooooo!»
E’ una magnifica esplosione, grida, geme e si agita come un’ossessa, io sono quasi in apnea, ma non mollo la presa, fino a quando è lei a spingermi via con forza la testa. Le manca il fiato, respira velocemente, il suo ventre pompa come un mantice…
«Cazzo Manuel! Ma sei impazzito? Mi vuoi far morire? Tu sei un pazzo! Dio come ho goduto con quel ditino… ma che sorpresa questo porcello!»
Da maschio orgoglioso non posso che sorriderle in faccia, per farle notare subito dopo che è arrivata l’ora di riscuotere il mio premio.
Le afferro le gambe, e la costringo a sdraiarsi con la schiena sulla scrivania.
Con uno strattone la tiro verso di me, il suo culo adesso sborda dal piano del tavolo, mi appoggio i polpacci sulle spalle, di fronte a me vedo la sua meravigliosa pussy, lucida e bagnata come un gioiello in madre perla, spalancata come un’ostrica pronta per essere penetrata.
Non perdo tempo, prendo tra le dita il mio cazzo, duro come l’acciaio, lo struscio un paio di volte tra gli umori della mia partner e subito dopo con una spinta a dir poco irriguardosa glielo spingo tutto dentro. Lei lancia un urlo, mi apostrofa dandomi del porco, ma ha subito un sussulto che le scuote il basso ventre.
Non posso che constatare quanto la sua cavità sia bollente, avvolgente e lubrificata all’inverosimile, impossibile resistere. Il tempo dei preliminari e della dolcezza è scaduto. Le afferro gli avambracci, ancorandomi a lei in modo che non mi sgusci via, poi inizio a sbatterla con tutta la mia potenza. Mugola e chiude gli occhi, mi stringe i polsi per far si che ogni mio colpo sia sempre più profondo. Sento il sudore colare dietro alla schiena, adesso anche il mio respiro è corto, ma da maschio orgoglioso non voglio cedere, non prima di averla fatta godere una seconda volta.
E’ un amplesso fantastico, quasi animalesco, c’è una sintonia rara, di quelle che solo due amanti di vecchia data possono avere… Eppure è la prima volta che lo facciamo!
Il mio cazzo scivola tra la sua linfa con disinvoltura, anche i miei testicoli ormai sono intrisi del suo piacere… non respiro, sono al limite, lei sembra concentrata sul suo piacere, si capisce che cerca l’orgasmo… poi sento la sua muscolatura vaginale stringere il mio membro, mi tira ancora più a se e mugola…
«Adesso Manuel, adesso, vieni con me… vienimi dentro non preoccuparti… ».
«Cazzo veramente posso? Non resisto più…. Porca puttana sto per venire… Sei sicura?»
«Prendo la pillola scemo!.... haaa siii, dai vieni che voglio sentire la tua sborra calda… vengo, porca puttana! Sbattimi, sbattimi…. Siiiiiiiii… godooo!»
E’ un magnifico e raro orgasmo simultaneo, un colpo secco al cervello che mi toglie le forze, una decina di schizzi di liquido caldo e viscido che riempiono la sua vagina, che annegano il mio cazzo, che cola sulla mia scrivania come una benedizione a questa sublime ed ennesima avventura di puro sesso.
…qualche minuto dopo firmo l’ordine, ma con una clausola; ad ogni prossimo incontro sarà corrisposto un premio fedeltà in natura. Anita controfirma con piacere. Perché il caffè deve essere un piacere…. E il caffè Latazza è un piacere!
P.S. Alla mia ex Dorotea: leggo spesso le tue avventure su questo blog, vedo che finalmente hai trovato la tua vera indole di troia… peccato non averla scoperta quando eravamo marito e moglie, ma ricordati che non è mai troppo tardi per rimediare. Mi hai commentato un mio post ma sappi che non ti risponderò mai, come vedi io continuo a divertirmi, ma non nego che ogni tanto ti penso, e se ho capito bene anche tu mi pensi, tanto da avere tenuto integro un regalino per me… sai dove trovarmi piccola stronzetta, Non c’è altro da aggiungere.
Lei è Anita, una signora di circa cinquant’anni, single per scelta (come dice lei), non è bellissima ma è affascinante, con un seno da sballo, due cosce carnose e un culo da vera zoccola. Il suo vizio più ricorrente? Presentarsi ai suoi clienti con minigonne a fil di patata e vestitini succinti da brivido. Fa la rappresentante di una nota marca di caffè con sede a Torino, e puntualmente una volta al mese me la ritrovo nel mio locale per l’ordine periodico di caffè espresso e prodotti similari.
Lo ammetto, più volte ci ho provato, ormai dovreste aver capito che tipo sono. Non sono bello, non sono affascinante ma sono simpatico e soprattutto ho una certa esperienza nel comunicare con il gentil sesso. Ho cornificato almeno una trentina di volte la mia ex moglie Dorotea, non ne vado orgoglioso, ma il mio lavoro e la mia indole naturale di perverso figlio di puttana sempre in cerca di avventure sessuali mi ha portato a diventare colui che vive la trasgressione come una vera e propria missione di vita.
«Mi spiace Signor Spina, ma lei sa benissimo come la penso, nessuna storia con uomini sposati, quindi stia al suo posto e non sia insistente…»
Me lo avrà ripetuto almeno una decina di volte la culona. Si presenta vestita da mignotta, mi fa i sorrisini, le battute a doppio senso, finge di essere interessata a una sveltina in sala biliardo… poi dopo che ho firmato l’ordine, gonfiato con prodotti inutili che mi scadranno sugli scaffali del magazzino, solo per compiacere alla canaglia, lei che fa? Arrivederci e grazie, è stato un grande piacere!
Ma adesso le cose sono cambiate carissima, adesso il signor Manuel Spina è ufficialmente divorziato, e quindi single a tutti gli effetti, e per te questa non è una buona notizia…
Come sempre accade, si presenta a inizio mese, anche questa volta è vestita con una minigonna in similpelle nera, il suo bel sederone è fasciato così stretto da sembrare prossimo all’esplosione, i suoi cosciotti sono avvolti in un magnifico paio di calze autoreggenti, rigorosamente nere. La camicetta che indossa, anch’essa rigorosamente attillata, non lascia nulla all’immaginazione, il seno è affacciato ad una scollatura vertiginosa ed è in evidente fase di straripamento. Non c’è altro da aggiungere, questa volta si è superata, e l’unico pensiero che mi balena nella testa è, che se non me la scopo oggi, probabilmente non succederà mai più.
Siamo da un quarto d’ora nel mio piccolo ufficio, un locale piccolo, ma dotato di ogni confort. Ampia scrivania in mogano massello, poltrona ergonomica per il boss, e poltroncina comoda in velluto bianco per l’ospite e ovviamente un comodo divanetto in eco pelle bianca arricchito da due morbidissimi cuscini serigrafati con una scritta che dice “Sex? Yes please!”, tutto chiaro ?
Lei da quando si è seduta di fronte a me, accavalla e scavalla le gambe nervosamente, la mia temperatura corporea è già a circa quaranta gradi, sento la febbre della libidine salire, la salivazione ormai è azzerata, ma nulla ancora mi lascia pensare che un approccio andrebbe a buon fine. Per il momento desisto dalle mie intenzioni.
Poi, ci scambiamo ancora qualche battuta, e la situazione inizia ad essere più incoraggiante. Mi sorride spesso, si mette le mani tra i capelli e li impasta con movimenti sensuali. Io inizio a percepire una sua certa voglia di andare oltre, ma forse mi sbaglio.
Ci vuole una miccia, qualcosa alla quale appiccare il fuoco e che a sua volta faccia esplodere la passione, ammesso che da parte sua ci sia questa volontà…
«Ha dimenticavo signor Spina, prima di chiudere l’ordine, le volevo chiedere se le interessa provare un nuovo prodotto, della nostra azienda. In questo momento è in promozione, scontatissimo per i gestori che vogliono provare questa novità.»
«Mi piacciono le novità signora Anita, lei sa come sono fatto io, sempre alla ricerca di cose nuove da scoprire…»
«Certo, ricordo benissimo, e so bene anche cosa lei vorrebbe scoprire, caro il mio Manuel Spina, ricordo bene tutte le volte che ha tentato di scoprire il mio culo, ma in questo caso si parla di una fantastica cioccolata al peperoncino, aromatizzata a vari gusti tropicali in bustina, da miscelare solo con latte e scaldare con il bollitore della macchina espresso bar, e avrà qualcosa di unico da presentare ai suoi clienti, sarà un successo, vedrà.»
«Mmmm, la cioccolata al peperoncino! Adoro la cioccolata, ma sa, io questo tipo di prodotto lo uso già da anni, mi creda Anita, la concorrenza ne produce di qualità eccellente e a prezzi davvero convenienti, non ho intenzione di cambiare, sempre che non ci sia un motivo valido…»
«Ma se non lo prova non può dire che ciò che le offre la concorrenza è meglio di ciò che le offro io. Faccia il bravo Manuel, se mi fa l’ordine mi aiuta a raggiungere l’obbiettivo dei top five, i cinque migliori venditori della premiata ditta Latazza! Sia gentile la prego, una bella fornitura per un mese e avrà subito un bel premio.»
«Adesso si che si che si ragiona, questa volta ci siamo subito capiti mia cara, parliamo del premio, anzi, facciamo che lei mi da subito il premio e le firmo la fornitura, ma non di un mese, ma per un anno intero! Sempre che il premio sia corposo e disponibile…»
«Caspita come corre signor Spina, è fantastico! Con un ordine del genere io la top five la vinco sicuramente! Come premio avrà uno sconto per il prossimo mese sulla fornitura del caffè del venti per cento! Più corposo di così…»
«Ma è seria? Mi sta prendendo per il culo? Andiamo Anita, non faccia l’ingenua, non crederà davvero che io mi accontenti di uno sconto sul caffè? Ma che m’importa a me dello sconto, io pensavo a qualcosa di più, insomma dai, non mi vorrà far credere che io e lei ancora non riusciamo ad intenderci… Sono anni che ci stuzzichiamo a vicenda, e mi pare che lei sia anche interessata al mio premio, o almeno così mi ha fatto capire più volte. Mi sbaglio?»
«Intenderci? Qualcosa di più… Ancora con questa storia signor Spina? Ma cosa crede che io vado in giro a fare la mignotta, a vendermi il culo per cinquanta chili di caffè? Ma per chi mi ha preso, per una puttana? Lei così mi offende, guardi che è davvero un bel tipo! E poi lo sa come la penso, io con i mariti delle altre non mi ci metto, anche se a suo tempo le dissi che un colpetto da lei me lo sarei fatto dare volentieri, resta sempre il fatto che lei ha una moglie, quindi questa storia mi pare chiusa, capisce? Morta e sepolta!»
«Ma veramente? Morta e sepolta? Allora stammi bene a sentire cara Anita. Tutte le volte che ti presenti nel mio ufficio sei più nuda che vestita, mi fai le battutine, i doppi sensi, mostri le cosce e il culo come se fossi alla fiera della vacca di Mantova, mi provochi e mi lasci sempre con un cazzo di marmo tra le gambe, mi dici che ti faresti dare un colpo, ma che purtroppo sono sposato, e quindi… non si può!
Tu piuttosto, con chi credi di avere a che fare! Poi se proprio lo vuoi sapere, per tua informazione il signor Manuel Spina, si è separato dalla signora Dorotea tre mesi fa! Sono single cara la mia miss minigonna! Single e libero di scopare con chi mi pare! Capisci? E adesso cosa mi dici?»
«Ha ha ha ha, ma davvero? La cornuta ti ha messo alla porta? Ma guarda guarda! Allora è vero che tanto la gatta va al lardo, che ci lascia lo zampino! La signora Dorotea finalmente ha capito che razza di stronzo è il suo maritino! Quindi adesso sei single? E solo per questo, secondo te, io te la dovrei dare, perché pensi che io pur di vincere la mia classifica sono disposta a farmi fottere da te!»
«Bene! Adesso fai anche la preziosa! Allora ho ragione io, facevi tanto la maiala, ti divertivi a provocare, hai detto che io ti interessavo e mostravi il culo, solo per vendere qualche chilo di caffè in più! Allora lascia che ti dica cosa penso; in questo caso avrebbe avuto più dignità una puttana che tu che usi questi squallidi mezzucci per essere tra le top five.. le topo di sto cazzo! Allora sai cosa ti dico, fai una cosa, straccia subito quell’ordine, visto che ancora non l’ho firmato, poi alzi il tuo culone dalla mia poltroncina e vai a vendere il tuo caffè a qualche altro barista coglione come me, che mi sono fatto fottere come un bambino di cinque anni!»
«Ma che cazzo dice Spina! Ma che carattere di merda che ha! Non mi può fare questo! Io non ho preso in giro nessuno, ma che modi di trattare una signora per bene! Non vorrà stracciare veramente il suo ordine spero! Si calmi, sia ragionevole, forse mi ha solo fraintesa, sono un po’ esibizionista, mi piace scherzare, ma adesso non esageriamo. E poi chi le ha detto che questa volta un colpetto da lei non me lo faccia dare veramente… Lei firmi l’ordine, aggiungiamo una bella fornitura di cioccolata al peperoncino, e poi…»
E poi più o meno è andata così. Per orgoglio ho finto di non essere intenzionato a ritornare sui miei passi, lei ha capito che avrebbe perso un cliente importante, e ha fatto ancora un po’ la preziosa, io ho tergiversato, fatto l’offeso, lei si è intenerita, si è alzata dalla sua poltroncina, mostrandomi per l’ennesima volta la sua natura, mi si è avvicinata a passo felpato come una gatta si avvicina alla sua preda, e taac!
Si siede sulla scrivania, di fronte a me, e spalanca le gambe.
Difficile da credere, ma tutto vero!
Poi con i suoi occhioni sgranati, e il labbrino stretto mi dice:
«Dai Manuel, smettiamola di fare i ragazzini, tanto prima o poi doveva capitare, vuoi il tuo premio? Dovrai faticare un po’ per guadagnartelo, vediamo come te la cavi con la lingua, poi se sarai meritevole, avrai tutto ciò che desideri…»
«Che stronza che sei Anita, ci sono voluti anni prima che ti decidessi a spalancarmi le cosce? Forse però non hai capito che qui comando io… vuoi la mia firma? Vuoi essere la regina della Latazza? Prima mi fai un bel pompino, poi se ti dimostri meritevole te la lecco, e dopo il premio te lo do io… un bel cazzo tra le chiappe, duro e pronto a farti godere!»
«Che merda che sei Manuel! Ti piace dominare vero? Non voglio credere che sia un ricatto, altrimenti ti sputerei in faccia, lo prendo solo come un invito galante di un furbetto che tutto sommato mi ha sempre fatto un certo effetto… tu non sai con chi hai a che fare, preparati a impazzire, perché la regina della Latazza, nella sua vita privata è una magnifica e ineguagliabile amante del pompino…»
Scivola giù dalla scrivania, si avvicina al divanetto, prende uno dei cuscini bianchi con la scritta “Sex? Yes please!”, poi ritorna da me, spinge la mia poltrona contro il muro, getta il cuscino a terra, si inginocchia e finalmente mi sbottona i pantaloni, lasciando sgusciare il mio pene già eretto di fronte al suo viso. Ma non basta, perché la porca ha l’asso nella manica; si sbottona la camicetta, slaccia il reggiseno e libera due magnifiche bocce degne della regina della spagnola.
«Tutta natura!» esclama lei orgogliosa.
Io a quel punto non posso che socchiudere gli occhi, sono eccitatissimo e teso come una corda di violino. Sento il tepore delle mammelle, avvolgere la mia asta, sono morbide e vellutate e profumano di buono, la sua collana in perle di fiume sfiora il mio glande, dando una magnifica sensazione di carezza fresca e particolare.
Il mio cazzo con quel contatto schizza verso l’alto, pulsa e freme come se cercasse un orifizio in cui trovare il suo ambiente naturale.
Ci pensa Anita a risolvere la situazione, con la lingua bollente inizia a stuzzicare proprio il frenulo, così mette subito in mostra la sua incredibile capacità nell’arte della fellatio. Lo picchietta, percorre in lungo più volte l’asta, si sofferma sui testicoli, leccandoli come fossero un gelato, risale lentamente e finalmente inghiotte, con lentezza estrema tutto fino alla sua radice. Prima di risalire si diverte a pompare con brevi movimenti della testa, inondando così la sua bocca di saliva, trasformandola in una fantastica vulva tutta da scopare.
Risale ancora una volta, strofina le sue tette facendolo affogare tra la loro carne, ritorna a leccare l’asta, si ripete con le mie palle, ormai umide e gonfie, poi si rimette il mio dardo in bocca e questa volta con una certa veemenza affonda senza pietà aumentando lentamente la velocità. Non usa mai le mani, solo un fantastico gioco di lingua e labbra, di risucchi e piccoli morsi… E’ meglio di come pensavo; sfrontata, inibita e vorace, tanto da portarmi in pochi minuti al limite della mia resistenza.
Io cerco di distrarmi, mi aggrappo ai braccioli della poltrona, stringo la sua testa tra le mie cosce, poi mi devo arrendere. La afferro per i capelli, la tiro indietro e la costringo a sfilare il mio cazzo dalla bocca.
«Calmati ragazza, non vorrai ammazzarmi subito così… ma quanto sei puttana da uno a dieci? Sembra che nella vita hai fatto solo pompini!»
«Da uno a dieci? Direi cento caro il mio barista! Adesso vediamo tu quanto sei bravo con la lingua da uno a dieci! Avanti leccamela!»
Si soleva dalla posizione in cui si trova, da un calcio al mio splendido cuscino, poi con una manata sposta quelle poche cose che si trovano sulla scrivania, lasciando tutta una parte del piano libera. Con un movimento veloce si sfila il perizoma nero, rimane solo con la sua mini a fil di patata e le sue calze autoreggenti, appoggia il culo sul tavolo, si mette in posizione e spalanca le cosce proprio davanti alla mia faccia.
Uno spettacolo, la sua vagina è una straordinaria opera d’arte.
Un monte di venere pacioccone come piace a me, completamente rasata, e due magnifiche grandi labbra in quel momento aperte e ben lubrificate.
Dal mio punto di vista è tutto esposto, il suo sfintere anale, il suo sesso, e poco più in alto le mammelle, che adesso, con i suoi due capezzoloni eretti sembrano ancora più grandi e più belle.
Non perdo tempo, con le mani agguanto le due coppe, le stringo e le bacio, leccando i capezzoli, e le areole… Lentamente scendo, senza mai staccare la mia lingua dalla sua pelle, sfioro solo velocemente le sue grandi labbra, e scendo ancora fino al buchetto. Lo stuzzico, affondo la lingua e già sento che si rilassa.
Lei geme e muove il bacino, salgo nuovamente e assaporo il gusto asprigno delle sue secrezioni, poi decido di attaccare il suo piacere con le armi pesanti. Inumidisco il mio dito indice, con le mie labbra vado dritto nello spacco della vulva e inizio a succhiare, nello stesso istante, infilo il dito in profondità nella sua vagina, e inizio fare un massaggio profondo e sempre più audace. Questa volta dalla sua bocca esce un urlo strozzato, con le mani mi afferra la testa e mi spinge pressandomi tra le sue cosce. Tra i denti mi ritrovo il clitoride, è un magnifico chicco di caffè, e da quel momento non lo mollo più. Gioco di lingua, di labbra e con il dito la masturbo senza darle tregua. Non ci vuole molto, adesso il suo ventre sussulta, spinge contro la mia bocca quasi a farmi male, il suo respiro è sempre più affannato, la voce è roca:
«Non ti fermare Spina… Così dai che sto per venire… Adesso, siiiiii cazzo… adesso vengo, dai così non mollare… Siiii Cazzo! Bello, bravo cosiii… godoooooo!»
E’ una magnifica esplosione, grida, geme e si agita come un’ossessa, io sono quasi in apnea, ma non mollo la presa, fino a quando è lei a spingermi via con forza la testa. Le manca il fiato, respira velocemente, il suo ventre pompa come un mantice…
«Cazzo Manuel! Ma sei impazzito? Mi vuoi far morire? Tu sei un pazzo! Dio come ho goduto con quel ditino… ma che sorpresa questo porcello!»
Da maschio orgoglioso non posso che sorriderle in faccia, per farle notare subito dopo che è arrivata l’ora di riscuotere il mio premio.
Le afferro le gambe, e la costringo a sdraiarsi con la schiena sulla scrivania.
Con uno strattone la tiro verso di me, il suo culo adesso sborda dal piano del tavolo, mi appoggio i polpacci sulle spalle, di fronte a me vedo la sua meravigliosa pussy, lucida e bagnata come un gioiello in madre perla, spalancata come un’ostrica pronta per essere penetrata.
Non perdo tempo, prendo tra le dita il mio cazzo, duro come l’acciaio, lo struscio un paio di volte tra gli umori della mia partner e subito dopo con una spinta a dir poco irriguardosa glielo spingo tutto dentro. Lei lancia un urlo, mi apostrofa dandomi del porco, ma ha subito un sussulto che le scuote il basso ventre.
Non posso che constatare quanto la sua cavità sia bollente, avvolgente e lubrificata all’inverosimile, impossibile resistere. Il tempo dei preliminari e della dolcezza è scaduto. Le afferro gli avambracci, ancorandomi a lei in modo che non mi sgusci via, poi inizio a sbatterla con tutta la mia potenza. Mugola e chiude gli occhi, mi stringe i polsi per far si che ogni mio colpo sia sempre più profondo. Sento il sudore colare dietro alla schiena, adesso anche il mio respiro è corto, ma da maschio orgoglioso non voglio cedere, non prima di averla fatta godere una seconda volta.
E’ un amplesso fantastico, quasi animalesco, c’è una sintonia rara, di quelle che solo due amanti di vecchia data possono avere… Eppure è la prima volta che lo facciamo!
Il mio cazzo scivola tra la sua linfa con disinvoltura, anche i miei testicoli ormai sono intrisi del suo piacere… non respiro, sono al limite, lei sembra concentrata sul suo piacere, si capisce che cerca l’orgasmo… poi sento la sua muscolatura vaginale stringere il mio membro, mi tira ancora più a se e mugola…
«Adesso Manuel, adesso, vieni con me… vienimi dentro non preoccuparti… ».
«Cazzo veramente posso? Non resisto più…. Porca puttana sto per venire… Sei sicura?»
«Prendo la pillola scemo!.... haaa siii, dai vieni che voglio sentire la tua sborra calda… vengo, porca puttana! Sbattimi, sbattimi…. Siiiiiiiii… godooo!»
E’ un magnifico e raro orgasmo simultaneo, un colpo secco al cervello che mi toglie le forze, una decina di schizzi di liquido caldo e viscido che riempiono la sua vagina, che annegano il mio cazzo, che cola sulla mia scrivania come una benedizione a questa sublime ed ennesima avventura di puro sesso.
…qualche minuto dopo firmo l’ordine, ma con una clausola; ad ogni prossimo incontro sarà corrisposto un premio fedeltà in natura. Anita controfirma con piacere. Perché il caffè deve essere un piacere…. E il caffè Latazza è un piacere!
P.S. Alla mia ex Dorotea: leggo spesso le tue avventure su questo blog, vedo che finalmente hai trovato la tua vera indole di troia… peccato non averla scoperta quando eravamo marito e moglie, ma ricordati che non è mai troppo tardi per rimediare. Mi hai commentato un mio post ma sappi che non ti risponderò mai, come vedi io continuo a divertirmi, ma non nego che ogni tanto ti penso, e se ho capito bene anche tu mi pensi, tanto da avere tenuto integro un regalino per me… sai dove trovarmi piccola stronzetta, Non c’è altro da aggiungere.
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