La mamma di Pietro
di
Ipskiv
genere
etero
Da ragazzo avevo frequentato molto la casa di Pietro, poi crescendo, le varie relazioni, famiglia e figli ci avevano un po' allontanato, di conseguenza non vedevo più sua madre, Laura, da qualche anno.
L'inverno scorso mentre ero a lavorare lontano da casa ma non in trasferta, mi trovavo in un centro commerciale a pranzare, quando una bella donna molto formosa con i capelli rossi si mise su un'altro tavolo. La guardai un po', poi quando si girò e i nostri sguardi si incrociarono, la riconobbi. Ormai 65enne, ma ancora di bell'aspetto. Con un seno prorompente e due belle labbra carnose, ormai circondate dalle rughe dell'età. Mi alzai e lei fece lo stesso e ci abbracciamo, sentii tutto il suo davanzale spingere contro di me e la mia stretta si fece più calorosa.
Mi diede dei baci e ci sedemmo al mio tavolo in attesa della sua ordinazione. La nostra conversazione fu del più e del meno, visto che non sapevo che si fosse trasferita in quella zona. Dopo qualche minuto, la salutai di nuovo con un caloroso abbraccio, per godermi ancora le sue grazie.
La sera mentre stavo finendo di lavorare mi arrivò una chiamata da Pietro che mi disse che sua mamma gli aveva raccontato del nostro incontro e visto che lui sarebbe dovuto passare di lì, se l'indomani fossi stato disponibile, avremmo potuto pranzare insieme. Io accettai e mi diede appuntamento a casa di sua madre. Io arrivai poco prima di mezzogiorno, era già tutto pronto e incominciai a mangiare. Ricordammo i tempi passati, gli avvenimenti belli e brutti e il tempo volò.
Si erano fatte le due, ben oltre il mio orario di pausa per cui ci salutammo, promettendoci di rivederci. E mentre Pietro stava caricando la sua macchina, Laura mi disse che se volevo stare tranquillo avrei potuto passare di lì dopo il lavoro e fermarmi a dormire. Per me fu un regalo enorme, visto che per tornare a casa col traffico serale ci mettevo almeno 2 ore, e accettai di gusto, ma capitò una cosa strana, lei mi disse di non dire niente a Pietro e di arrivare la sera quando volevo.
Lavorai fino a tardi e arrivai da lei dopo le 9. Citofonai, mi aprì e la trovai in sala a guardare la TV. Indossava l'accappatoio e i capelli erano bagnati. La osservai e lei presa sempre dall'euforia mi abbracciò e stavolta il seno non più sorretto dal reggiseno, si fece sentire ancora di più.
Mi disse che era appena uscita dalla doccia e che se volevo potevo farne una. L'unico mio problema era che non avevo un ricambio, lei corse in camera e tornò con un paio di pantaloncini e una maglietta, probabilmente di Pietro. Mi lavai, misi i vestiti da lavoro a lavare in modo da averli avuti pulito per il giorno dopo e la raggiunsi a tavola con solo i pantaloncini addosso. Lei mise sul tavolo un po' di affettato e formaggi, con il pane, chiedendomi se volevo anche la pasta. Vista l'ora declinai e accettai quello che c'era.
Lei si sedette di fianco a me in modo da essere entrambi di fronte al televisore, ma in realtà la mia attenzione era rivolta alla sua scollatura più che ai programmi, e ogni volta che si allungava per prendere qualcosa l'accappatoio si apriva sempre un pochino di più. Ebbi un'erezione che, col solo i pantaloncini addosso, era molto visibile per cui cercai di rimanere calmo, ma la situazione non lo permise. Infatti lei mi guardò e sorridendo disse che lei si sarebbe fatta un bicchiere di vino. Si alzò, andò verso il lavandino e aprì l'armadietto chinandosi e facendo salire l'accappatoio lungo le cosce in modo pericoloso e il mio cazzo ringraziò tornado in posizione eretta. Si rimise a tavola, versando due bicchieri di vino e mandò giù il suo in un sorso. Cominciammo a chiacchierare, partendo da discorsi generici fino ad arrivare a momento più intimi e mentre il vino calava, lei diventava sempre più maliziosa e spavalda, mi appoggiò la mano sulla coscia più volte, incrociò le gambe senza curarsi del fatto che l'accappatoio rischiava si aprirsi e mostrare tutta la mercanzia. Finito di mangiare, lei si alzò a fatica e preparò il caffè che portò a tavola con una bottiglia di liquido trasparente senza etichetta, che dall'odore faceva capire di essere grappa. Versò due bicchierini e mentre io bevevo il caffè, prese il bicchiere, me lo consegnò e tenendomi la mano, mando giù di colpo il suo e io feci lo stesso. Scoppiò a ridere, senza particolare motivo. Si appoggiò a me con la schiena contro il mio fianco in modo che il mio braccio la potesse abbracciare, la scollatura si aprì definitivamente e coprendo a filo i due capezzoli, mostrava parte della pancia.
La mia mano era appoggiata tra il suo fianco e la sponda della panca su cui eravamo seduti, fu un attimo, lei si girò leggermente e mi rimase incastrata tra lo schienale e il suo sedere.
Rimasi immobile per non dare la sensazione di essere un palpeggiatore ma la posizione aveva molto da dire e il mio cazzo ne approfittò. Non riuscii a nasconderlo visto che lei era proprio lì a portata, anche se non fece e non disse nulla, continuando a commentare quello che succedeva in TV. Arrivammo a mezzanotte. Lei rimase immobile e la mia mano sempre li. Ad un tratto alzò lo sguardo e mi sorrise, ricambiai e quel momento di dolcezza fu interrotto dall'accappatoio che fece saltare fuori un capezzolo. Il seno enorme, cadente per il tempo, aveva un enorme areola sormontata da un grosso e turgido capezzolo. Lei notò che il mio sguardo aveva trovato qualcosa di interessante e si tirò su senza però rimettere dentro il seno fuoriuscito. Si alzò, aprì un cassetto e tirò fuori una scatoletta di ferro, la aprì e ne tirò fuori una sigaretta, o meglio quello che sembrava ma vista la forma capii che era una canna. Non disse nulla fece solo il gesto di chiedere se avessi voluto farle compagnia e si posizionò sulla poltrona, accese e fece un lungo tiro, poi sollevò il sistema meccanico della poltrona e allungò le gambe. Ci fissammo e lei con nonchalance, slacciò definitivamente l'accappatoio e lo lasciò aprirsi ai suoi lati. Era una 65enne ma il suo corpo aveva ancora molto da dire, i grossi seni che occupavano tutto il suo torace, scendendo su una pancia piatta, i fianchi larghi non mostravano molti segni dell'età, e le gambe lunghe e fini, avevano solo qualche accenno di vene, e la leggera peluria rossa mostrava una certa cura delle parti intime. Mi alzai anche io e mi misi difronte a lei, l'ammiravo in tutta la sua bellezza e il suo sorriso compiaciuto fu interrotto solo dal tiro di canna che fece. Il fumo denso si diresse verso di me, allungò la mano e me la porse. Io aspirai avidamente, senza togliere mai lo sguardo da lei.
Apri il cassetto del mobiletto vicino alla poltrona e prese un rossetto, mentre io finivo la canna, si colorò le labbra di un rosso intenso. Io misi il mozzicone nel posacenere mentre lei si tirò su rimanendo seduta sulla poltrona, mi abbassò i pantaloncini e cominciò a succhiare il mio uccello ormai indurito da un po' dagli eventi. Mi mise le mani sui fianchi e mi tirò a se, succhiando avidamente, guardavo la mamma di un mio amico, una donna di 25 anni più grande di me, succhiare e fare sparire tra le sue labbra rosse il mio uccello. Mentre andava avanti e indietro con le labbra lasciava tracce di rossetto lungo il mio pene e quando arrivava alla fine andava ad appoggiarsi al mio ventre come se stesse dando un bacio, lasciando un segno di labbra rosse su di esso. Mi guardò un paio di volte, fino a che io non rilascia il mio sperma nella sua bocca. Non si fermò, ingoiò e pulì con la lingua il tutto, senza fare cadere nemmeno una goccia, si leccò le labbra e si ridistese sulla poltrona. Poi disse solo che era per questo che non avrei dovuto dire nulla a suo figlio, perché se no si sarebbe fermato li anche lui e non avrebbe potuto farmi questo regalo.
La guardai e mi inginocchiai davanti a lei. Allungò una gamba verso di me e mi chiese di leccare. Presi in bocca il suo alluce e lo succhiai avidamente, poi con la lingua le passai il collo e le altre dita, scesi arrivando al tallone e alla caviglia, un dolce sapore accompagnava quel feticismo, continuai percorrendo la sua gamba, prima lo stinco, poi ginocchio e avvicinandomi all'interno coscia, terminando con le mie labbra in mezzo a quel rossiccio pelo. Le labbra penzolavano verso di me, mentre la mia lingua esplorava la sua intimità, e ne assaporavo il sapore, comincia a giocare con il clitoride e la sentii ansimare e annuire. Mi mise una mano sui capelli e mi schiacciò il viso contro la sua figa, cercavo con la lingua di esplorare sempre più all'interno mentre l'odore di donna mi riempiva le narici. Cominciai anche a scavare con le dita. La trovai secca, la mia inesperienza con quel tipo di donne non mi permise di esprimermi al meglio, e fu li che lei mi tirò su, si alzò lasciando cadere l'accappatoio e si diresse verso la camera da letto, rovistò nel cassetto del comodino e prese quello che era un gel per massaggi, si mise in posizione ginecologica e si passò il lubrificante tra le gambe quasi in una masturbazione, poi mi invitò a fare quello che serviva, mi misi sopra di lei e mi ingellai anche il cazzo in modo da essere sicuro. La puntai ed entrai in modo delicato, il suo viso mi ringraziò e poi chiuse gli occhi e si lasciò andare mentre io con un movimento lento e continuo cominciai a scoparla. Un paio di volte emise dei piccoli gemiti di piacere intervallati da qualche si, poi le presi le gambe, gliele sollevai e iniziai a spingere sempre più veloce fino ad arrivare ad avere un orgasmo e sborrandole dentro.
Le lasciai le gambe e mi misi di fianco a lei. Si girò verso di me e mi spinse facendomi mettere a pancia in su. Si mise in piedi sul letto, appoggiò le mani contro l'armadio a ponte e mi mise il piede davanti alla bocca. Io passai la lingua sotto la sua pianta, trovandola liscia e morbida poi passai a succhiare le dita e passare la lingua tra di esse, mentre dello sperma scivolava lungo le cosce dalla sua vagina. Mi si mise con le cosce davanti alla faccia e mi fece leccare tutti quei sapori che c'erano tra di esse, sperma, eiaculazione femminile e gel.
L'inverno scorso mentre ero a lavorare lontano da casa ma non in trasferta, mi trovavo in un centro commerciale a pranzare, quando una bella donna molto formosa con i capelli rossi si mise su un'altro tavolo. La guardai un po', poi quando si girò e i nostri sguardi si incrociarono, la riconobbi. Ormai 65enne, ma ancora di bell'aspetto. Con un seno prorompente e due belle labbra carnose, ormai circondate dalle rughe dell'età. Mi alzai e lei fece lo stesso e ci abbracciamo, sentii tutto il suo davanzale spingere contro di me e la mia stretta si fece più calorosa.
Mi diede dei baci e ci sedemmo al mio tavolo in attesa della sua ordinazione. La nostra conversazione fu del più e del meno, visto che non sapevo che si fosse trasferita in quella zona. Dopo qualche minuto, la salutai di nuovo con un caloroso abbraccio, per godermi ancora le sue grazie.
La sera mentre stavo finendo di lavorare mi arrivò una chiamata da Pietro che mi disse che sua mamma gli aveva raccontato del nostro incontro e visto che lui sarebbe dovuto passare di lì, se l'indomani fossi stato disponibile, avremmo potuto pranzare insieme. Io accettai e mi diede appuntamento a casa di sua madre. Io arrivai poco prima di mezzogiorno, era già tutto pronto e incominciai a mangiare. Ricordammo i tempi passati, gli avvenimenti belli e brutti e il tempo volò.
Si erano fatte le due, ben oltre il mio orario di pausa per cui ci salutammo, promettendoci di rivederci. E mentre Pietro stava caricando la sua macchina, Laura mi disse che se volevo stare tranquillo avrei potuto passare di lì dopo il lavoro e fermarmi a dormire. Per me fu un regalo enorme, visto che per tornare a casa col traffico serale ci mettevo almeno 2 ore, e accettai di gusto, ma capitò una cosa strana, lei mi disse di non dire niente a Pietro e di arrivare la sera quando volevo.
Lavorai fino a tardi e arrivai da lei dopo le 9. Citofonai, mi aprì e la trovai in sala a guardare la TV. Indossava l'accappatoio e i capelli erano bagnati. La osservai e lei presa sempre dall'euforia mi abbracciò e stavolta il seno non più sorretto dal reggiseno, si fece sentire ancora di più.
Mi disse che era appena uscita dalla doccia e che se volevo potevo farne una. L'unico mio problema era che non avevo un ricambio, lei corse in camera e tornò con un paio di pantaloncini e una maglietta, probabilmente di Pietro. Mi lavai, misi i vestiti da lavoro a lavare in modo da averli avuti pulito per il giorno dopo e la raggiunsi a tavola con solo i pantaloncini addosso. Lei mise sul tavolo un po' di affettato e formaggi, con il pane, chiedendomi se volevo anche la pasta. Vista l'ora declinai e accettai quello che c'era.
Lei si sedette di fianco a me in modo da essere entrambi di fronte al televisore, ma in realtà la mia attenzione era rivolta alla sua scollatura più che ai programmi, e ogni volta che si allungava per prendere qualcosa l'accappatoio si apriva sempre un pochino di più. Ebbi un'erezione che, col solo i pantaloncini addosso, era molto visibile per cui cercai di rimanere calmo, ma la situazione non lo permise. Infatti lei mi guardò e sorridendo disse che lei si sarebbe fatta un bicchiere di vino. Si alzò, andò verso il lavandino e aprì l'armadietto chinandosi e facendo salire l'accappatoio lungo le cosce in modo pericoloso e il mio cazzo ringraziò tornado in posizione eretta. Si rimise a tavola, versando due bicchieri di vino e mandò giù il suo in un sorso. Cominciammo a chiacchierare, partendo da discorsi generici fino ad arrivare a momento più intimi e mentre il vino calava, lei diventava sempre più maliziosa e spavalda, mi appoggiò la mano sulla coscia più volte, incrociò le gambe senza curarsi del fatto che l'accappatoio rischiava si aprirsi e mostrare tutta la mercanzia. Finito di mangiare, lei si alzò a fatica e preparò il caffè che portò a tavola con una bottiglia di liquido trasparente senza etichetta, che dall'odore faceva capire di essere grappa. Versò due bicchierini e mentre io bevevo il caffè, prese il bicchiere, me lo consegnò e tenendomi la mano, mando giù di colpo il suo e io feci lo stesso. Scoppiò a ridere, senza particolare motivo. Si appoggiò a me con la schiena contro il mio fianco in modo che il mio braccio la potesse abbracciare, la scollatura si aprì definitivamente e coprendo a filo i due capezzoli, mostrava parte della pancia.
La mia mano era appoggiata tra il suo fianco e la sponda della panca su cui eravamo seduti, fu un attimo, lei si girò leggermente e mi rimase incastrata tra lo schienale e il suo sedere.
Rimasi immobile per non dare la sensazione di essere un palpeggiatore ma la posizione aveva molto da dire e il mio cazzo ne approfittò. Non riuscii a nasconderlo visto che lei era proprio lì a portata, anche se non fece e non disse nulla, continuando a commentare quello che succedeva in TV. Arrivammo a mezzanotte. Lei rimase immobile e la mia mano sempre li. Ad un tratto alzò lo sguardo e mi sorrise, ricambiai e quel momento di dolcezza fu interrotto dall'accappatoio che fece saltare fuori un capezzolo. Il seno enorme, cadente per il tempo, aveva un enorme areola sormontata da un grosso e turgido capezzolo. Lei notò che il mio sguardo aveva trovato qualcosa di interessante e si tirò su senza però rimettere dentro il seno fuoriuscito. Si alzò, aprì un cassetto e tirò fuori una scatoletta di ferro, la aprì e ne tirò fuori una sigaretta, o meglio quello che sembrava ma vista la forma capii che era una canna. Non disse nulla fece solo il gesto di chiedere se avessi voluto farle compagnia e si posizionò sulla poltrona, accese e fece un lungo tiro, poi sollevò il sistema meccanico della poltrona e allungò le gambe. Ci fissammo e lei con nonchalance, slacciò definitivamente l'accappatoio e lo lasciò aprirsi ai suoi lati. Era una 65enne ma il suo corpo aveva ancora molto da dire, i grossi seni che occupavano tutto il suo torace, scendendo su una pancia piatta, i fianchi larghi non mostravano molti segni dell'età, e le gambe lunghe e fini, avevano solo qualche accenno di vene, e la leggera peluria rossa mostrava una certa cura delle parti intime. Mi alzai anche io e mi misi difronte a lei, l'ammiravo in tutta la sua bellezza e il suo sorriso compiaciuto fu interrotto solo dal tiro di canna che fece. Il fumo denso si diresse verso di me, allungò la mano e me la porse. Io aspirai avidamente, senza togliere mai lo sguardo da lei.
Apri il cassetto del mobiletto vicino alla poltrona e prese un rossetto, mentre io finivo la canna, si colorò le labbra di un rosso intenso. Io misi il mozzicone nel posacenere mentre lei si tirò su rimanendo seduta sulla poltrona, mi abbassò i pantaloncini e cominciò a succhiare il mio uccello ormai indurito da un po' dagli eventi. Mi mise le mani sui fianchi e mi tirò a se, succhiando avidamente, guardavo la mamma di un mio amico, una donna di 25 anni più grande di me, succhiare e fare sparire tra le sue labbra rosse il mio uccello. Mentre andava avanti e indietro con le labbra lasciava tracce di rossetto lungo il mio pene e quando arrivava alla fine andava ad appoggiarsi al mio ventre come se stesse dando un bacio, lasciando un segno di labbra rosse su di esso. Mi guardò un paio di volte, fino a che io non rilascia il mio sperma nella sua bocca. Non si fermò, ingoiò e pulì con la lingua il tutto, senza fare cadere nemmeno una goccia, si leccò le labbra e si ridistese sulla poltrona. Poi disse solo che era per questo che non avrei dovuto dire nulla a suo figlio, perché se no si sarebbe fermato li anche lui e non avrebbe potuto farmi questo regalo.
La guardai e mi inginocchiai davanti a lei. Allungò una gamba verso di me e mi chiese di leccare. Presi in bocca il suo alluce e lo succhiai avidamente, poi con la lingua le passai il collo e le altre dita, scesi arrivando al tallone e alla caviglia, un dolce sapore accompagnava quel feticismo, continuai percorrendo la sua gamba, prima lo stinco, poi ginocchio e avvicinandomi all'interno coscia, terminando con le mie labbra in mezzo a quel rossiccio pelo. Le labbra penzolavano verso di me, mentre la mia lingua esplorava la sua intimità, e ne assaporavo il sapore, comincia a giocare con il clitoride e la sentii ansimare e annuire. Mi mise una mano sui capelli e mi schiacciò il viso contro la sua figa, cercavo con la lingua di esplorare sempre più all'interno mentre l'odore di donna mi riempiva le narici. Cominciai anche a scavare con le dita. La trovai secca, la mia inesperienza con quel tipo di donne non mi permise di esprimermi al meglio, e fu li che lei mi tirò su, si alzò lasciando cadere l'accappatoio e si diresse verso la camera da letto, rovistò nel cassetto del comodino e prese quello che era un gel per massaggi, si mise in posizione ginecologica e si passò il lubrificante tra le gambe quasi in una masturbazione, poi mi invitò a fare quello che serviva, mi misi sopra di lei e mi ingellai anche il cazzo in modo da essere sicuro. La puntai ed entrai in modo delicato, il suo viso mi ringraziò e poi chiuse gli occhi e si lasciò andare mentre io con un movimento lento e continuo cominciai a scoparla. Un paio di volte emise dei piccoli gemiti di piacere intervallati da qualche si, poi le presi le gambe, gliele sollevai e iniziai a spingere sempre più veloce fino ad arrivare ad avere un orgasmo e sborrandole dentro.
Le lasciai le gambe e mi misi di fianco a lei. Si girò verso di me e mi spinse facendomi mettere a pancia in su. Si mise in piedi sul letto, appoggiò le mani contro l'armadio a ponte e mi mise il piede davanti alla bocca. Io passai la lingua sotto la sua pianta, trovandola liscia e morbida poi passai a succhiare le dita e passare la lingua tra di esse, mentre dello sperma scivolava lungo le cosce dalla sua vagina. Mi si mise con le cosce davanti alla faccia e mi fece leccare tutti quei sapori che c'erano tra di esse, sperma, eiaculazione femminile e gel.
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