La prima volta con la mia amica
di
dgice
genere
prime esperienze
Con Martina siamo amici ormai da dieci anni, da quando iniziammo insieme il liceo. Da allora, il nostro legame è cambiato molto, come d'altronde è inevitabile che sia. Negli ultimi mesi, però, è diventata palese ad entrambi una certa attrazione sessuale. Pur avendo la stessa età, da questo punto di vista siamo agli antipodi: io un ragazzo in generale timido, abituato alle amicizie con ragazze ma senza nessuna esperienza con il genere opposto; lei, invece, una ragazza espansiva, volutamente seducente e con una lunga lista di avventure e sperimentazioni. La ricerca di una relazione molto fisica tra di noi ha alimentato le fantasie di entrambi, attratti dall’esperienza dell’una e dall’apparente innocenza e ingenuità dell’altro.
Qualche settimana fa ci siamo rivisti dopo tanto tempo per una passeggiata in montagna. Era un itinerario nel bosco inedito per entrambi, molto tranquillo e poco frequentato. C’era una calma assoluta, rotta solamente dai racconti di Martina che, come tradizione, mi riportava le sue ultime avventure a letto. In quell’occasione, mi disse che aveva da poco vissuto una notte di passione con uno sconosciuto, in una camera però nella quale contemporaneamente un’amica di lei con rispettivo uomo stavano godendo dei propri corpi. Mentre camminavamo, sentivo nelle mutande il mio membro diventare sempre più eretto, con alcune gocce di liquido pre-seminale che iniziavamo ad inumidirmi l’intimo. La mia mente stava galoppando veloce, portandomi ad immaginare la mia amica nuda, con il suo corpo magro, il seno non molto gonfio, le natiche piccole ma rotonde, i capelli biondi che cadevano morbidi sulle spalle.
Arrivammo ad una panchina e decidemmo di toglierci la giacca per il caldo. Martina tacque per un attimo. Ci guardammo, ci avvicinammo e ci abbracciammo. Sentivo il cuore battere forte per il contatto del suo corpo che aderiva al mio ed il sangue pompare nel mio pene che stava crescendo tra me e lei. Per paura che se ne accorgesse, mi staccai. “Che fai?” mi chiese. “Niente”, risposi imbarazzato. “Guarda che l’ho capito che ti stavi eccitando”. “Beh, è normale, con quello che mi stai raccontando”. Dopo un attimo di silenzio, mi domandò: “Ma tu provi invidia quanto di racconto certe cose?” “Se devo essere sincero, sì, Marti. È inevitabile. Fra l’altro, non avendolo nemmeno mai fatto con nessuna ragazza, è chiaro che queste storie mi eccitino”. Ci fissammo negli occhi. Sentivo che stava per accadere qualcosa, ma ero troppo imbarazzato per reagire. Fu lei ad interrompere la pausa: “Lo sai che non voglio rovinare la nostra amicizia dopo così tanti anni, ma vorrei anche che la prima volta con una donna fosse speciale. E devo ammettere che l’idea di essere io ad insegnarti mi eccita molto”. Non servì dire altro. Mi avvicinai a lei, appoggiandole cautamente le mani sui fianchi morbidi. Sollevai lo sguardo, guardando le sue labbra sottili e leggermente aperte. Avvicinai le mie alle sue ed improvvisamente sentì un forte calore sprigionarmi da dentro. Le bocche si schiusero e le nostre lingue si intrecciarono avide. Entrambi avevamo il respiro pesante, mentre le mie mani iniziarono a scorrere lungo la sua schiena, sempre più giù, posandosi sulle sue natiche rotonde. Misi da parte la timidezza e le strizzai, accarezzandole di tanto in tanto mentre continuavamo il gioco di lingue. Improvvisamente, sentì la sua mano appoggiarsi sul mio pene ormai marmoreo. Strusciò le dita sul tessuto dei pantaloni. Fu un attimo e si staccò da me. Con entrambe le mani cercò di abbassarmi in un colpo solo pantaloni e mutande, lasciando che il mio membro fuoriuscisse orgoglioso. Era tozzo e pulsante. Non disse nulla, me lo prese in mano ed iniziò lentamente a segarmi. Non stavo capendo nulla, era estasiato. Con un briciolo di razionalità, mi guardai in giro e vidi un angolo più riparato dove potevamo metterci, non lontano dal sentiero. Le presi la mano e mi affrettai a raggiungere quel posticino più riparato. Nemmeno il tempo di arrivare che baciai di nuovo la mia amica, percependo chiaramente il suo desiderio. Dopo di che, si inginocchiò davanti a me, accarezzò il mio pene, aprì la bocca e lo ingoiò. Sentire quel calore, la lingua che scorreva sul mio glande e vedere il mio pene che spariva nella sua bocca con un rumore di risucchio mi fece perdere la testa. Avevo sognato per così tanto tempo quel momento e finalmente era arrivato. Vedevo la sua testa muoversi avanti e indietro, mentre le sue dita giocavano con il mio scroto. L’eccitazione era tale che sentivo che non avrei potuto durare a lungo. “Marti, sto per venire”. Invece di allontanarsi, continuò il risucchio, finché non fui attraversato da un tremore improvviso, mentre mi svuotavo nella sua bocca. Gemevo e ansimavo, ma lei non si mosse di un centimetro. Anzi, aveva ingoiato tutto e stava finendo di pulire il mio membro appena svuotato. “Lo sapevo che eri esperta”. “La prossima volta però tocca a te” e dicendo questo si toccò velocemente tra le gambe. “Non vedo l’ora” le dissi. Le diedi un ultimo rapido bacio, la abbracciai, la presi per mano e ritornammo sul sentiero, pronti per continuare la passeggiata.
Qualche settimana fa ci siamo rivisti dopo tanto tempo per una passeggiata in montagna. Era un itinerario nel bosco inedito per entrambi, molto tranquillo e poco frequentato. C’era una calma assoluta, rotta solamente dai racconti di Martina che, come tradizione, mi riportava le sue ultime avventure a letto. In quell’occasione, mi disse che aveva da poco vissuto una notte di passione con uno sconosciuto, in una camera però nella quale contemporaneamente un’amica di lei con rispettivo uomo stavano godendo dei propri corpi. Mentre camminavamo, sentivo nelle mutande il mio membro diventare sempre più eretto, con alcune gocce di liquido pre-seminale che iniziavamo ad inumidirmi l’intimo. La mia mente stava galoppando veloce, portandomi ad immaginare la mia amica nuda, con il suo corpo magro, il seno non molto gonfio, le natiche piccole ma rotonde, i capelli biondi che cadevano morbidi sulle spalle.
Arrivammo ad una panchina e decidemmo di toglierci la giacca per il caldo. Martina tacque per un attimo. Ci guardammo, ci avvicinammo e ci abbracciammo. Sentivo il cuore battere forte per il contatto del suo corpo che aderiva al mio ed il sangue pompare nel mio pene che stava crescendo tra me e lei. Per paura che se ne accorgesse, mi staccai. “Che fai?” mi chiese. “Niente”, risposi imbarazzato. “Guarda che l’ho capito che ti stavi eccitando”. “Beh, è normale, con quello che mi stai raccontando”. Dopo un attimo di silenzio, mi domandò: “Ma tu provi invidia quanto di racconto certe cose?” “Se devo essere sincero, sì, Marti. È inevitabile. Fra l’altro, non avendolo nemmeno mai fatto con nessuna ragazza, è chiaro che queste storie mi eccitino”. Ci fissammo negli occhi. Sentivo che stava per accadere qualcosa, ma ero troppo imbarazzato per reagire. Fu lei ad interrompere la pausa: “Lo sai che non voglio rovinare la nostra amicizia dopo così tanti anni, ma vorrei anche che la prima volta con una donna fosse speciale. E devo ammettere che l’idea di essere io ad insegnarti mi eccita molto”. Non servì dire altro. Mi avvicinai a lei, appoggiandole cautamente le mani sui fianchi morbidi. Sollevai lo sguardo, guardando le sue labbra sottili e leggermente aperte. Avvicinai le mie alle sue ed improvvisamente sentì un forte calore sprigionarmi da dentro. Le bocche si schiusero e le nostre lingue si intrecciarono avide. Entrambi avevamo il respiro pesante, mentre le mie mani iniziarono a scorrere lungo la sua schiena, sempre più giù, posandosi sulle sue natiche rotonde. Misi da parte la timidezza e le strizzai, accarezzandole di tanto in tanto mentre continuavamo il gioco di lingue. Improvvisamente, sentì la sua mano appoggiarsi sul mio pene ormai marmoreo. Strusciò le dita sul tessuto dei pantaloni. Fu un attimo e si staccò da me. Con entrambe le mani cercò di abbassarmi in un colpo solo pantaloni e mutande, lasciando che il mio membro fuoriuscisse orgoglioso. Era tozzo e pulsante. Non disse nulla, me lo prese in mano ed iniziò lentamente a segarmi. Non stavo capendo nulla, era estasiato. Con un briciolo di razionalità, mi guardai in giro e vidi un angolo più riparato dove potevamo metterci, non lontano dal sentiero. Le presi la mano e mi affrettai a raggiungere quel posticino più riparato. Nemmeno il tempo di arrivare che baciai di nuovo la mia amica, percependo chiaramente il suo desiderio. Dopo di che, si inginocchiò davanti a me, accarezzò il mio pene, aprì la bocca e lo ingoiò. Sentire quel calore, la lingua che scorreva sul mio glande e vedere il mio pene che spariva nella sua bocca con un rumore di risucchio mi fece perdere la testa. Avevo sognato per così tanto tempo quel momento e finalmente era arrivato. Vedevo la sua testa muoversi avanti e indietro, mentre le sue dita giocavano con il mio scroto. L’eccitazione era tale che sentivo che non avrei potuto durare a lungo. “Marti, sto per venire”. Invece di allontanarsi, continuò il risucchio, finché non fui attraversato da un tremore improvviso, mentre mi svuotavo nella sua bocca. Gemevo e ansimavo, ma lei non si mosse di un centimetro. Anzi, aveva ingoiato tutto e stava finendo di pulire il mio membro appena svuotato. “Lo sapevo che eri esperta”. “La prossima volta però tocca a te” e dicendo questo si toccò velocemente tra le gambe. “Non vedo l’ora” le dissi. Le diedi un ultimo rapido bacio, la abbracciai, la presi per mano e ritornammo sul sentiero, pronti per continuare la passeggiata.
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