Il foulard rosso - Un sogno a … metà
di
EsseElle
genere
sentimentali
Sono le sette e mezzo, sono mezzo addormentato davanti al bancone del bar mezzo vuoto, sono mezzo interessato da ciò che “dice” la televisione, ascolto solo con un orecchio ciò che dicono gli altri avventori, a mezza brioche realizzo che non era quella che avevo ordinato.
Il personale dell'ufficio dimezzato, sarò solo –
Proprio una giornata a metà.
Mentre mi accingo a bere il caffè mi sento spingere, accidenti, il bancone è, pure lui, mezzo vuoto e qualcuno ha il coraggio di spingere.
Mi giro “mezzo” arrabbiato e con un insieme di stupore e piacere - mezzo e mezzo - ti vedo sorridente e raggiante, in un attimo sono completamente sveglio; anche la brioche che sto mangiando non è poi così male.
Hai i capelli sciolti sulle spalle, indossi una gonna al ginocchio con un piccolo spacco, le calze velate e un paio di scarpe decolleté con un tacco di sei/sette centimetri abbinate alla borsetta, un golfino d’angora molto morbido, e sopra, al mattino è ancora fresco, uno spolverino leggero con un foulard di seta rosso; hai sempre avuto gusto nel vestire.
Ci accomodiamo a un tavolino, accavalli le gambe, si apre lo spacco, per richiudere la gonna accentui il movimento, riesco a intravedere il candore della tua pelle, indossi delle calze autoreggenti, non quell’orrore di collant; come già detto, hai gusto nel vestire.
Termino di bere il caffè mentre sorseggi, per farmi compagnia, una spremuta d’arancia.
Solo ora ti chiedo il perché di questa sorpresa, “Ne avevo voglia, … ti dispiace?” mi rispondi quasi risentita.
“Non sia mai detto, anzi ... ” rispondo “solo che purtroppo ho poco tempo da dedicarti, fra un’ora devo aprire l’ufficio al pubblico”.
“Anch’io ho poco tempo, vediamo di non sprecarlo in questo … mezzo bar” è la tua replica mentre mi scruti con quegli occhi che riescono a leggermi nel pensiero.
Pago, raggiungiamo la mia auto e andiamo allo studio, lavorare soli a volte ha i suoi vantaggi.
Lasciamo i soprabiti nell’ingresso e ci accomodiamo nell’ufficio, mi siedo sulla mia poltrona e ti avvicino a me, sei in piedi tra le mie gambe, sbottono la gonna che scivola subito a terra, osservo le tue gambe affusolate avvolte nelle calze, lo slip è veramente minuscolo e di pizzo trasparente; il pube è quasi completamente rasato tranne un piccolo ciuffo impertinente.
Ti sfilo il golf, sotto non indossi nulla, ammiro incantato la tua figura seminuda per me, i tuoi capezzoli sono turgidi per lo sfregamento con la lana e per la piacevole situazione che si è venuta a creare.
Tuffo il mio volto in quelle grazie di Dio, bacio e stringo i seni alternando delicatezza a forza, le mie mani esplorano tutto il tuo corpo, non un centimetro è tralasciato, la tua pelle è liscia, fresca e profumata.
Le tue mani e la tua bocca ricambiano le mie carezze e i miei baci, potrei e soprattutto vorrei rimanere per ore avvinghiato a te per goderti tutta.
Ora sei completamente nuda, sdraiata sulla scrivania con le gambe sollevate e divaricate, il mio volto è sprofondato nel centro del mondo e gusto con passione il nettare che sprigioni.
La mia voglia di possederti è pari alla tua di essere posseduta, mi libero completamente dei vestiti e finalmente entro in te, i nostri movimenti e i nostri respiri sono sincronizzati e accelerano sempre di più fino a fermarsi di colpo al momento del massimo piacere.
Ora siamo soddisfatti, il tempo è passato velocissimo, dobbiamo ricomporci.
Un ultimo bacio, ci rivestiamo a malavoglia e andiamo nell’ingresso, indosso il soprabito, apro la porta per uscire con te ed accompagnarti, mi giro, non ti vedo, ti chiamo … una volta, due volte, nessuna risposta, l’ufficio è vuoto, … sono solo.
“Accidenti che sogno!” mi dico ad alta voce con un tocco di rammarico, richiudo la porta, mi tolgo il soprabito e torno nello studio.
……
È mezzogiorno sospendo il lavoro per la pausa pranzo, vado al parcheggio, salgo in auto e … … … appoggiato sul sedile lato passeggero fa bella mostra di sé uno stupendo e profumato foulard rosso.
Il personale dell'ufficio dimezzato, sarò solo –
Proprio una giornata a metà.
Mentre mi accingo a bere il caffè mi sento spingere, accidenti, il bancone è, pure lui, mezzo vuoto e qualcuno ha il coraggio di spingere.
Mi giro “mezzo” arrabbiato e con un insieme di stupore e piacere - mezzo e mezzo - ti vedo sorridente e raggiante, in un attimo sono completamente sveglio; anche la brioche che sto mangiando non è poi così male.
Hai i capelli sciolti sulle spalle, indossi una gonna al ginocchio con un piccolo spacco, le calze velate e un paio di scarpe decolleté con un tacco di sei/sette centimetri abbinate alla borsetta, un golfino d’angora molto morbido, e sopra, al mattino è ancora fresco, uno spolverino leggero con un foulard di seta rosso; hai sempre avuto gusto nel vestire.
Ci accomodiamo a un tavolino, accavalli le gambe, si apre lo spacco, per richiudere la gonna accentui il movimento, riesco a intravedere il candore della tua pelle, indossi delle calze autoreggenti, non quell’orrore di collant; come già detto, hai gusto nel vestire.
Termino di bere il caffè mentre sorseggi, per farmi compagnia, una spremuta d’arancia.
Solo ora ti chiedo il perché di questa sorpresa, “Ne avevo voglia, … ti dispiace?” mi rispondi quasi risentita.
“Non sia mai detto, anzi ... ” rispondo “solo che purtroppo ho poco tempo da dedicarti, fra un’ora devo aprire l’ufficio al pubblico”.
“Anch’io ho poco tempo, vediamo di non sprecarlo in questo … mezzo bar” è la tua replica mentre mi scruti con quegli occhi che riescono a leggermi nel pensiero.
Pago, raggiungiamo la mia auto e andiamo allo studio, lavorare soli a volte ha i suoi vantaggi.
Lasciamo i soprabiti nell’ingresso e ci accomodiamo nell’ufficio, mi siedo sulla mia poltrona e ti avvicino a me, sei in piedi tra le mie gambe, sbottono la gonna che scivola subito a terra, osservo le tue gambe affusolate avvolte nelle calze, lo slip è veramente minuscolo e di pizzo trasparente; il pube è quasi completamente rasato tranne un piccolo ciuffo impertinente.
Ti sfilo il golf, sotto non indossi nulla, ammiro incantato la tua figura seminuda per me, i tuoi capezzoli sono turgidi per lo sfregamento con la lana e per la piacevole situazione che si è venuta a creare.
Tuffo il mio volto in quelle grazie di Dio, bacio e stringo i seni alternando delicatezza a forza, le mie mani esplorano tutto il tuo corpo, non un centimetro è tralasciato, la tua pelle è liscia, fresca e profumata.
Le tue mani e la tua bocca ricambiano le mie carezze e i miei baci, potrei e soprattutto vorrei rimanere per ore avvinghiato a te per goderti tutta.
Ora sei completamente nuda, sdraiata sulla scrivania con le gambe sollevate e divaricate, il mio volto è sprofondato nel centro del mondo e gusto con passione il nettare che sprigioni.
La mia voglia di possederti è pari alla tua di essere posseduta, mi libero completamente dei vestiti e finalmente entro in te, i nostri movimenti e i nostri respiri sono sincronizzati e accelerano sempre di più fino a fermarsi di colpo al momento del massimo piacere.
Ora siamo soddisfatti, il tempo è passato velocissimo, dobbiamo ricomporci.
Un ultimo bacio, ci rivestiamo a malavoglia e andiamo nell’ingresso, indosso il soprabito, apro la porta per uscire con te ed accompagnarti, mi giro, non ti vedo, ti chiamo … una volta, due volte, nessuna risposta, l’ufficio è vuoto, … sono solo.
“Accidenti che sogno!” mi dico ad alta voce con un tocco di rammarico, richiudo la porta, mi tolgo il soprabito e torno nello studio.
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È mezzogiorno sospendo il lavoro per la pausa pranzo, vado al parcheggio, salgo in auto e … … … appoggiato sul sedile lato passeggero fa bella mostra di sé uno stupendo e profumato foulard rosso.
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