Il percorso di mia moglie nel mondo del sesso parte 2

di
genere
prime esperienze

Cap. 3 Una proposta indecente.

Arrivati a casa, per prima cosa, Erica si fece una lunga doccia calda.
Erano le tre di notte, ma era sabato, anzi ormai domenica e quindi avremmo potuto dormire fino a tardi.
Ma eravamo entrambi stanchi così andammo subito a letto.
Ma l’adrenalina che ancora circolava nel nostro organismo impediva ad entrambi di prendere sonno.
Così le chiesi nuovamente cosa aveva provato durante la sua rovente esibizione.
“All’inizio un grande imbarazzo.
Quando cominciarono a spuntare cazzi tutto intorno a me mi prese la voglia di scappare.
Poi mi dissi che eravamo li per quello e non volevo deluderti con la mia codardia.
Così cominciai a prenderli in mano ed a massaggiarli un po’ l’uno un po’ l’altro.
Quando ad uno ad uno cominciarono a rizzarsi diventando sempre più duri mi resi conto del potere che avevo, letteralmente, nelle mie mani.
Allora ho cominciato ad eccitarmi, avevo voglia
Una voglia che ben conoscevo, voglia di sesso, ma mi rendevo conto che non era la stessa voglia che provavo facendo l’amore con te.
Era una voglia di…‘quantità’, voglia di tanti cazzi, un gran numero di cazzi, tutti per me, che volevano me.
Vedere tutti quegli uccelli ritti come soldatini, già scappellati, alcuni già con una goccia di liquido lattiginoso per l’eccitazione mi faceva girare la testa.
Sentivo la figa inondarsi, ho deciso di mollare ogni freno inibitore ed ho preso a succhiarli uno ad uno.
Contemporaneamente sentivo mani che mi palpavano le tette, altre che mi schiaffeggiavano il culo, dita inserite nella figa, uccelli che ci si strusciavano contro, qualche cazzo che la penetrava e cominciava a pompare.
Mi sono destreggiata meglio che potevo in mezzo a quella folla di arrapati.
Alla fine ho pensato che come debutto poteva bastare e li ho mollati lì e ti ho raggiunto al bar.
Gli applausi scroscianti, mentre attraversavo la sala, mi hanno preso alla sprovvista ma mi hanno reso orgogliosa di me stessa. ”
Non avrebbe potuto fare una radiocronaca più esauriente di quello che era avvenuto quella sera.
“Amore sei stata un fenomeno, tutti i presenti hanno seguito l’azione con entusiasmo e passione.
Sono sicuro che molti tra gli spettatori, rosi dall’invidia, si sono fatti una sega.
Ti assicuro che gli applausi finali erano generali, non soli i soci del club, ma anche i barman, le camerierine che avevano interrotto il servizio per assistere alla tua esibizione hanno partecipato all’ovazione generale. “
Erica aveva un’espressione leggermente perplessa.
“ Ma scusa, in fondo cosa c’era di particolare nella mia esibizione.
Non sono lì tutti per questo?
Cosa c’era di eccezionale in tutto quello che è successo ? “
Mi venne una gran tenerezza, le accarezzai il viso con la massima dolcezza
“Amore, di eccezionale innanzi tutto c’eri tu.
Non ti rendi conto di quanto sei bella.
Ma nella fattispecie è vero che sono tutti lì fondamentalmente per fare sesso.
Ma quasi sempre è sesso tra una, od a volte anche più persone, ma rigorosamente quasi di nascosto.
Quando, due o più persone si appartano, vanno nei privè fuori dallo sguardo degli altri.
Esibizioni pubbliche, davanti a tutti, senza alcun pudore sono eventi rari.
Sempre sesso è, sesso trasgressivo in quanto tra persone che si conoscono al momento, ma mai trasgressivo quanto quando è davanti ad un pubblico di sconosciuti.
Vedere una donna, una bellissima donna, che viene praticamente stuprata davanti a tutti, sapendola consenziente, è estremamente eccitante.“
Lei abbassò lo sguardo, quasi si vergognasse.
‘Non credevo fosse una cosa insolita, pensavo fosse normale.
Beh, comunque, a me è piaciuto e penso di rifarlo.”
La guardai negli occhi e decisi di farle la proposta che mi era saltata in mente contando gli stupratori che si erano affollati intorno a lei.
“Erica ho avuto un’idea, mi è saltata in mente all’improvviso vedendoti sotto attacco di tutti quegli uomini arrapati.
Ho pensato potesse essere eccitante che avessi una remunerazione per le tue prestazioni, diventeresti sostanzialmente una prostituta.
A me ecciterebbe moltissimo sapere che mia moglie fa sesso a pagamento.
Una tariffa per ogni tipo di prestazione.
Una tariffa per i pompini, un po’ più per una chiavata, il top per prenderlo nel culo.
Più un bonus per rapporti con più persone.
Naturalmente non sarebbero i soci del club a pagarti, non sarebbe nemmeno legale.
Sarei io che provvederei a saldare il conto giornaliero in base al numero ed al tipo dei rapporti.
Ogni sera tu mi presenteresti la ‘bolla dei lavori effettuati’ ed io provvederei a farti bonifico su un conto intestato a te che chiameremmo.. che so… ‘Conto prestazioni speciali’, o magari ‘Conto di Madame Popadour’.
E’ una idea che, quando mi è frullata in testa, mi ha provocato una gigantesca erezione.
Spero che questa proposta non ti offenda e non sentirti minimamente obbligata a prenderla in considerazione.
Cosa ne dici ?”
Lei mi guardò con un sorrisetto malizioso e rispose :
“Perché no ?”
“A questo punto non ci resta che creare un listino prezzi e stendere un contratto vincolante tra le parti.“ dissi io.
Così mi misi al computer e scrissi il listino prezzi della novella prostituta.
Come intestazione misi una foto di Erica stesa su un divano, nuda, le mani dietro la testa in modo che le tette apparissero in tutto il loro splendore, nella posizione della ‘MAJA DESNUDA’
Sotto:
‘MENU’ PREMIATO BORDELLO ERICA’
ANTIPASTI.
Pompino della casa. 10 Euro.
PRIMI.
Chiavata alla missionaria. 30 Euro.
Smorzacandela. 35 Euro.
Chiavata alla pecorina. 40 Euro.
SECONDI.
Inculata singola. 50 Euro.
Sandwich figa/culo. 60 Euro.
SUPPLEMENTI.
Supplemento Gang Bang. 100 Euro. (minimo 3 partecipanti),

Poi lo stampai e lo feci vedere ad Erica.
“So che le tariffe sono assolutamente inadeguate rispetto al valore delle tue prestazioni, ma penso, o meglio spero, che anche con tariffe così basse finirò in bancarotta.
Se dovesse succedere spero tu mi faccia un prestito, possibilmente non a tassi di usura.”
Lei si mise a ridere e mi chiese: “Cosa è una Gang Bang?”
“ E’ il sesso di gruppo. Quando i protagonisti sono più di due, parecchi più di due, non solo tre o quattro ma, a volte, decine.”
“Praticamente un orgia” disse Erica.
“Si ma nelle orge ci sono partecipanti maschi e partecipanti femmine, con frequenti scambi di partner.
Anche nelle Gang Bang i maschi sono tanti, ma la femmina una sola, tocca a lei prendersi tutti i cazzi.”
Per maggior chiarezza andai al computer e digitai.
‘Wikipedia Gang Bang’
La risposta fu.
Una gang bang (ammucchiata, detta anche grigliata) è una pratica sessuale in cui un soggetto, di sesso maschile o femminile, svolge attività sessuali con una moltitudine di partner, non necessariamente del sesso opposto. Si differenzia dall'orgia, ovvero dal sesso di gruppo, di cui costituisce una variante, perché in questo caso la relazione è uno a molti, nel senso che il soggetto protagonista della gang bang è al centro dell'attenzione di tutti gli altri partecipanti.
“Le orge mi potrebbero interessare, non so se me la sentire di farmi una Gang Bang, o meglio, di essere ‘fatta’ in una Gang Bang.” Disse Erica.
“Amore non temere, il menù è un modo scherzoso per elencare quel che ti potrebbe accadere, ma nessuna delle voci elencate ti saranno mai imposte.
Sarai tu e solo tu a decidere se una ‘ordinazione’ è disponibile, se non ti andasse si può sempre dire che abbiamo esaurito il piatto.
Capita anche nei migliori ristoranti.”
“Domani apriamo un conto in una banca diversa dalle nostre a nome tuo, Il primo bonifico per l’apertura del conto sarà 120 euro”
“Perché 120 euro?” chiese Erica.
Perchè hai fatto pompini a 12 uomini, 12 x 10 a pompino, totale 120 euro.”
“Erano 12? Non li ho contati.”
“Li ho contati io e ti assicuro che se ci fosse stato più spazio attorno a te ora il primo bonifico sarebbe molto più sostanzioso.”
“Ma, se erano 12, non mi spettava anche il bonus Gang Bang?”
‘”No amore, per essere una Gang Bang bisogna che almeno 2 uomini ti abbiano posseduta o nella figa o nel culo fino a raggiungere l’orgasmo, sborrandoti nella figa o nel culo o sul corpo, meglio se in faccia.
I pompini sono ‘antipasti’, elementi coreografici, giusto per scaldare l’ambiente, arricchiscono il menù e sicuramente molto graditi.
Bisogna inoltre precisare che, per mettere in conto un piatto servito, è necessario sia stato interamente consumato dal cliente.
Ovvero il cliente abbia eiaculato, insomma abbia sborrato dentro o fuori di te, in caso contrario sarebbe come se il cliente, non gradendolo, l’avesse rimandato in cucina.
E’ vero che ieri sera hai fatto 12 pompini, ma solo alcuni sono venuti.
Te li ho accreditati tutti ugualmente per incoraggiamento.”
Lei rispose ridendo: “Va be’. Grazie per la generosità. La prossima volta ci starò attenta.’
Successivamente scrivemmo un contratto a cui allegammo il listino prezzi e lo sottoscrivemmo entrambi.
Tra me e me fui estremamente soddisfatto del risultato raggiunto.
Mi consideravo il Pigmalione di Erica nella sua istruzione per raggiungere il top della categoria.
Aveva superato il primo livello.
Passava da: ‘ASPIRANTE PUTTANA’ ad ‘APPRENDISTA PUTTANA’.

















Cap. 4 Primi passi nella prostituzione.

La settimana successiva, sempre di sabato, tornammo al club.
La prima cosa da decidere era l’abbigliamento.
Avevamo riservato un armadio per i soli abiti trasgressivi e l’avevamo chiamato ‘L’armadio della puttana’.
Per la ‘Première’ avevamo scelto un abito lungo, con profondi spacchi laterali e scollature abissali.
Per la replica pensammo fosse opportuno un cambiamento di 180 gradi.
Quindi componemmo un miniabito in due pezzi.
La parte superiore era costituita da un top di dimensioni minime, con un’ampia scollatura, annodato sotto il seno, con un nodo semplice che avrebbe potuto sciogliersi senza bisogno di interventi manuali.
La parte inferiore da una minigonna con la vita all’altezza del pube che avrebbe potuto indossare anche in pubblico, ma con profonde spaccature laterali.
Il tutto rigorosamente senza mutandine.
Le gambe fasciate da autoreggenti d’ordinanza in rete.
Ai piedi scarpe con tacco a spillo di dieci centimetri.
Se la volta precedente la superficie coperta del corpo di Erica era abbondantemente sopra il 70 percento, salvo quanto potesse scoprirsi in seguito a movimenti neanche particolarmente esagerati grazie ad ampi spacchi ed a profonde scollature, questa volta la superficie coperta era forse attorno al 30 percento.
Facemmo il nostro ingresso verso mezzanotte, quando il club era già molto affollato.
I singoli tendevano a venire presto per non perdersi nessuna occasione.
Le coppie ad ore più avanzate per non trovarsi isolate in mezzo al nulla.
Noi, con un pizzico di presunzione, avevamo tardato al massimo, neanche fossimo le star della serata, sapendo che saremmo stati attesi con trepidazione da un buon numero delle persone che avevano partecipato alla serata precedente e, probabilmente, da nuovi ammiratori attirati dal passa parola.
Già all’ingresso il concierge ci aveva accolto con un gran sorriso, non con l’indifferenza della prima volta, subito seguito dal direttore del club che ci dette un caldo benvenuto.
Ci fu subito uno sgranare d’occhi da parte di tutti i presenti.
Attraversammo la sala, Erica, ancheggiando vistosamente a causa dell’altezza dei tacchi, ma pure intenzionalmente per attirare la massima attenzione su di se.
Io la tenevo al braccio, anche per sostenerla onde evitare rovinose quanto imbarazzanti cadute.
Attraversammo la sala avviandoci verso uno dei pochi divani ancora liberi, con numerosi occhi incollati sul culo di Erica.
Appena seduti fummo circondati da una torma di aspiranti partners.
Alcuni, che ci avevano visti il sabato precedente, sperticandosi nelle lodi dello spettacolo offerto da Erica.
Altri esprimendo grandi apprezzamenti per la sua bellezza e complimentandosi per il suo abbigliamento.
Abbigliamento che, appena Erica si fu seduta, mise in mostra abbondantemente le sue grazie.
In particolare, quando si sedette accavallando le gambe, con quel gesto che è quasi automatico in tutte le donne, le profonde spaccature laterali si aprirono lasciando fugaci visioni della sua figa.
I primi approcci non potevano evidentemente essere di natura sessuale, quindi fu subissata da richieste di ballo.
Mi venne da ridere, la situazione mi ricordava certi film in cui debuttanti in società, avevano un ‘carnet’ in cui segnavano in sequenza la lista degli aspiranti danzatori.
Erica, dopo avermi domandato se non avessi nulla in contrario, accettò, senza esitazione, l’invito di uno qualsiasi scelto dal mazzo.
Il club aveva un DJ che alternava compilation di balli lenti e balli un po' più movimentati, con una prevalenza di balli lenti.
Ogni tanto qualcuno lo avvicinava e, sottovoce richiedeva un ballo particolare.
Quando Erica salì sulla pista da ballo con il suo temporaneo partner la musica era un lento.
Quale migliore occasione per Fred Astaire di avvinghiarsi a lei come un pitone, con il bacino proteso in avanti, e le mani sul culo che la costringevano a restare appiccicata a lui come un francobollo.
L’ho definito ‘pitone’ perchè notoriamente i pitoni hanno una stretta asfissiante.
Però tutti sanno che i pitoni, essendo rettili, non sono provvisti di braccia.
Evidentemente lui era di una razza speciale provvista di lunghe braccia che terminavano in possenti mani con potenti artigli atti a trattenere le prede.
Inoltre la gonna, con i suoi profondi spacchi, rendeva estremamente facile sollevarla scoprendo tutto il suo magnifico culo.
Così Erica si ritrovò le chiappe ‘ravanate‘ per tutta la durata del ballo, con l’aggiunta di tentativi di raggiungere il buco del culo.
Mentre ballavano vidi che il ‘tipo’ le sussurrava qualcosa nell’orecchio.
Immaginai che probabilmente erano frasi che, nella mente dell’uomo, costituissero un potente afrodisiaco tipo.
“Sei una gran gnocca,”
“Hai un culo fantastico, e sono sicuro che la tua figa è un caldo nido per ogni tipo di uccelli, che ne diresti di ospitare il mio?”
“Mi fai tirare il cazzo come non mai.”
Ed altre poetiche frasi della stessa natura.
Erica ascoltava senza reagire, ma le vedevo sulle labbra un sorrisetto che, probabilmente, il suo cavaliere interpretava come di soddisfazione ma io ero sicuro che si divertiva un mondo alle sue spalle.
Ad un certo punto vidi Erica scuotere la testa in segno di diniego rispondendo all’ultima frase dell’uomo.
Ero sicuro che le avesse proposto di appartarsi per poter godere delle sue capacità amatorie.
Finalmente il brano finì ed i due ballerini tornarono al divano.
Erica, per sedersi accanto a me, dovette fissare intensamente l’uomo che, quando era salita sulla pista da ballo, aveva preso il suo posto.
L’uomo assunse una espressione innocente come a dire ‘Chi? Io?’ ma alla fine si rassegnò e si alzò.
Erica si sprofondò nel posto tornato libero e mi guardò, alzando gli occhi al cielo, confermando silenziosamente la ricostruzione che avevo fatto della stimolante conversazione intervenuta sulla pista da ballo.
Sono sicuro che non tutti i frequentatori del club appartenessero alla specie ‘homo stupidus vulgaris’ come quello che Erica si era dovuto sorbire, anche se la natura particolare del club tendeva ad aumentarne il numero.
Sicuramente la maggior parte era sufficientemente intelligente da capire che, anche se le donne che frequentano questi ambienti, è lì fondamentalmente per fare sesso, glielo si poteva suggerire con intelligenza.
Nel frattempo il DJ aveva messo una nuova compilation, questa volta di musica Pop.
Erica, rinfrancata perché con questa musica avrebbe evitato un nuovo assalto di serpenti del genere ‘Conscrictor’, accetto l’invito di un nuovo Fred Astair.
Ad Erica piace il ballo e balla anche molto bene, con assoluta naturalezza, mentre io, con suo sommo rammarico, in pista assumo le fattezze e le movenze dell’orso YOGHI.
Così questa volta potè esibirsi in piena libertà.
Ma il ritmo imponeva movimenti spesso ‘sussultori’.
Saltelli, ancheggiamenti, giravolte, estensione delle braccia in tutte le direzioni.
L’abbigliamento di Erica non era progettato per sopportare tutti questi movimenti, anzi.
Ad ogni ancheggiamento lo spacco del lato apposto si apriva abbondantemente, ad ogni giravolta l’intera gonna si alzava come un lenzuolo… lenzuolo? meglio, come un fazzoletto steso ad asciugare in una giornata di vento.
Ogni volta che alzava le braccia le tette traboccavano dal top, spesso fuoriuscendo senza che Erica si preoccupasse di ripristinarle.
Alla fine il nodo semplice che stringeva il top al petto si sciolse e le tette apparvero completamente nel loro splendore, sobbalzando in su ed in giù quando saltellava, da una parte all’altra quando ruotava il busto.
Non era uno striptease nel vero senso del termine, piuttosto un flash striptease, in cui il sesso appariva e spariva di volta in volta.
Attorno a lei le altre coppie avevano creato uno spazio ‘vitale’ che permetteva di poterla ammirare senza difficoltà.
Il suo Fred Astair, ai primi passi, accennò un affiatamento nella danza, ma ben presto si fermò ad una certa distanza da lei unendosi a tutti gli altri spettatori avendo perlomeno il vantaggio della prima fila.
Vi lascio immaginare quanti sguardi concupiscenti si concentrarono su di lei.
Alla fine del pezzo Erica ringraziò educatamente il suo partner e si avviò verso il divano.
Aveva un po' di affanno ma io, previdente, le feci trovare sul tavolinetto di fronte al divano un bicchiere di fresco vino bianco.
Lei lo bevve quasi d’un fiato.
Si rassetto l’abbigliamento in modo (si fa per dire) decoroso e mi rivolse un sorriso carico di soddisfazione.
Nel frattempo sulla pista continuavano i balli ‘movimentati’.
Erica questa volta non aspettò l’invito di nessuno e risalì in pista da sola ballando con la stessa foga.
Questo per più balli consecutivi.
Ogni volta che tornava al divano le facevo trovare un bicchiere dello stesso vinello che lei beveva con gratitudine.
Ad un certo punto dagli altoparlanti uscì una musica che nessuno si aspettava.
Il classico CanCan del ‘Moulin Rouge’.
Il DJ, molto intelligentemente, alla presenza di una ballerina così vivace, dalla presenza scenica di primo piano, aveva voluto fare una provocazione.
Balla questo se sei capace.
Erica, in un primo momento alzò lo sguardo, stupita, poi, senza alcuna esitazione, si lanciò al centro della pista, si tolse le scarpe dai tacchi alti visibilmente inadatti alla performance, ed iniziò ad improvvisare i passi di quel ballo, in base al ricordo di spezzoni di film ambientati a Parigi durante la Belle Epoque.
Il ballo, all’epoca estremamente scandaloso, vedeva una schiera di ballerine, con le gonne alle caviglie come usava all’epoca, zampettare sul palcoscenico slanciando alternativamente le gambe in aria, prendendosi l’orlo della lunga gonna con le mani ed alzandolo mostrando le gambe fasciate da mutandoni che ora neanche le suore portano più ma, allora, erano il massimo della trasgressione.
Solo che Erica non aveva una lunga gonna ne, tanto meno, mutandoni a coprire le sue pudenda.
Lei sopperiva alzando il corto gonnellino mostrando la figa in piena evidenza anche perché, simultaneamente, slanciando in alto una gamba dopo l’altra aumentava notevolmente la visibilità del suo sesso.
Alzava le gambe quasi a compasso, il piede fin sopra la testa, mostrando una dote da contorsionista che non le conoscevo.
Per il massimo della gioia di tutti gli spettatori, si tolse anche il body buttandolo di lato.
Le sue tette sobbalzavano prepotentemente ad ogni sua mossa con un effetto che si sommava alla visione delle sue parti basse e che ne moltiplicavano la sensualità.
Ballò per tutta la durata del brano, nient’affatto breve, senza mostrare segni di stanchezza.
Terminò in maniera classica con una spaccata che temetti potesse procurarle dolorose distorsioni.
Tutta la salo piombò in un fragoroso applauso.
Mi affrettai verso di lei per aiutarla ad alzarsi dalla scomoda posizione.
Ci avviammo verso il nostro divano e tutti quelli che vi erano seduti, senza bisogno di alcuna richiesta, si alzarono permettendo ad Erica visibilmente spossata, di stendersi.
Tutti attorno a lei si congratulavano per la sua performance, al di là del comunque notevole lato sensuale dell’esibizione.
Lei, prima di sdraiarsi, bevve l’ennesimo bicchiere di vino fresco che le avevo fatto trovare, si sdraiò con il fiatone che le faceva alzare il seno nudo e si rilassò lentamente.
Parve quasi addormentarsi.
Ma, dopo pochi minuti, l’effetto dell’adrenalina che agiva nel suo corpo la risvegliò.
Si guardò intorno e, alla vista di tutti quegli uomini adoranti, me compreso, che la circondavano, con la massima naturalezza, si sfilò anche la microgonna restando completamente nuda, sdraiata sul divano.
Si stirò languidamente, si portò le braccia dietro la testa inarcando il busto a mostrare le sue splendide tette, sensualmente appoggiate al busto ma volte una a destra e l’altra a sinistra a causa della posizione, sollevò le gambe divaricandole mostrando la figa aperta.
In un primo tempo tutti i presenti furono colti di sorpresa e misero un certo tempo a reagire.
Poi si fu un generale assalto alla fortezza.
Tutti si precipitarono a cercarsi spazio attorno a lei.
Alcuni davanti al divano, dopo aver spostato il tavolino dei drink per avere libertà si manovra.
Molti altri dietro alla spalliera, non eccessivamente alta, sporgendosi su di lei.
I più vicine iniziarono a palparla su tutto il corpo.
Chi le strizzava le tette, che le accarezzava il ventre, i più arditi cercavano di insinuare le mani sulla, o meglio, dentro la sua figa.
Uno, più temerario, prese a infilarle un dito nella figa muovendolo avanti e indietro.
Poi ne introdusse due contemporaneamente, poi tre, poi tutti escluso il pollice, infine raggruppando anche il pollice intorno a tutte le altre dita cercò di introdurre l’intera mano nella figa di Erica, in pratica le stava praticando quello che nei siti porno era definito ‘Fisting’.
Erica non si ritrasse, anzi cominciò a dimenarsi mostrando un visibile piacere.
Ma Erica, pur gradendo la manovra, non aveva la capienza per accogliere l’intera mano, capacità che mi ripromettevo avrebbe acquisito nel tempo grazie ai molti esercizi pratici, così il masturbatore si limitò a spingere le dita più in profondità che poteva ruotandole lentamente.
Erica cominciò a mugolare sottovoce e prese la mano del tizio e la spinse dentro di sé per quanto poteva entrare.
Lo spettacolo provocò un vero alzabandiera generale in tutti gli spettatori.
Anche sotto i pantaloni si vedevano chiaramente poderose erezioni.
Uno ad uno, dalle patte aperte, spuntarono cazzi in quantità.
Erica si mise a sedere e, come la volta precedente, li scappellò uno ad uno, segandoli una decina di volte ognuno per poi passare al cazzo successivo.
Ci furono casi di spintonamento che in un campo di calcio avrebbero causato un sacco di falli.
Tutti si accalcavano attorno a lei per avere la propria razione di sesso.
Quando Erica valutò che la foresta di cazzi avesse raggiunta la massima altezza prese a ficcarseli in bocca facendo brevi pompini passando, come si suol dire di fiore in fiore, o meglio, di cazzo in cazzo.
Contemporaneamente teneva occupate entrambe le mani facendo brevi seghe, come per i pompini passando di cazzo in cazzo.
Ad un certo punto si alzò in piedi ed invitò quattro uomini, con il cazzo dalle maggiori dimensioni, a calarsi i pantaloni ed a sedersi sul divano.
Lei si inginocchiò davanti a loro e prese a spompinarli uno ad uno passando da uno all’altro, ognuno per parecchi secondi, senza smettere di segare i due accanto, ma senza farli raggiungere l’orgasmo, per prolungare il loro godimento.
Quando sentiva che ormai l’eruzione era inevitabile, estraeva rapidamente l’uccello dalla bocca continuando a segarlo con la mano fino a quando lo sperma le zampillava in faccia.
L’ingoio sarebbe stato molto gradito ma, in previsione della quantità di sperma che prima della fine della serata avrebbe dovuto ingurgitare, era meglio evitare il rischio di una indigestione.
Appena uno aveva raggiunto l’orgasmo si alzava, prontamente sostituito da un altro cazzo.
Ma la posizione di Erica per spompinare quelli seduti sul divano era praticamente la classica posizione alla pecorina.
Inginocchiata davanti alla selva di cazzi seduti sul divano, mostrava il buco del culo e la figa che, oltretutto era praticamente fradicia per l’eccitazione.
Non ci fu bisogno di alcun invito, il più lesto si mise subito in posizione dietro di lei puntando l’uccello alla sua figa ed iniziando a pompare selvaggiamente.
Una volta raggiunto l’orgasmo veniva prontamente sostituito da un altro cazzo.
Qualche volta l’obiettivo non era la figa ma il buco del culo.
Erica non aveva il culo vergine, e non ero stato neanche io a sverginarglielo, l’avevo trovato già disponibile all’uso, ancorchè piuttosto stretto.
Quando Erica sentiva un cazzo all’entrata del buco del culo si irrigidiva per un attimo ma non cercava di deviarlo.
D’altronde, tra il suo naturale umore prodotto dalla figa e la quantità di sperma che si stava accumulando nelle sue parti basse, la lubrificazione era garantita.
Quasi tutti vennero dentro di lei eruttandole un mare di sperma sia nella figa che nel buco del culo.
Sperma che le colava ormai abbondante sulle gambe.
Era uno spettacolo allucinante, che non partecipava ammirava affascinato, era un peccato non poterlo filmare, nel club era vietato, per evidenti ragioni di privacy, sia filmare che fotografare.
Io, dal canto mio, avevo tirato fuori un blocco notes e segnavo diligentemente l’elenco dei piatti serviti annotando il valore della consumazione.
Dopo che avevo annotato 12 pompini della casa, 8 chiavate alla pecorina, e 5 inculate singole Erica appariva un tantino provata.
Per cui dissi a tutti che lo spettacolo era finito, lasciai che i lavori in corso terminassero, per evitare il rischio linciassero me e stuprassero lei.
Ci furono alcune isolate proteste ma la maggior parte, anche quelli in fila con già i pantaloni calati, compresero che era ora di porre termine allo spettacolo.
La faccia di Erica era una maschera di sperma, gli occhi due fessure appiccicose, dalla sua figa e dal suo culo colava sperma fino alle caviglie.
Che potesse raggiungere da se le docce, a questo punto indispensabili, era fuori questione a causa dello sperma che le chiudeva gli occhi.
La presi in braccio nuda come era e mi diressi verso le docce accompagnato da uno scrosciare di applausi.
Qualche buon cuore mi seguì portandomi i suoi, diciamo così, ‘abiti’.
Rimase in doccia per quasi mezz’ora, poi uscì con un gran sorriso come niente fosse successo.
Uscito dalle docce e trovammo un sacco di gente che le rinnovò un fragoroso applauso.
All’uscita il direttore ci aspettava e non voleva pagassimo il conto dei numerosi drink consumati, e ci disse che le prossime visite al club sarebbero state completamente gratuite.
Non accettai perché non volevo che l’accesso gratuito, rendesse sottinteso qualche anche minimo obbligo da parte nostra.
Così lasciammo il club avviandoci verso casa.
Erica mi chiese “Come pensi sia andato il mio primo esame da prostituta?”
Le risposi “30 e lode amore, 300 e lode, 1000 e lode, non avresti potuto fare meglio.”
E lei “Penso che tu abbia da pagare un conto piuttosto salato quando faremo i conti”.

di
scritto il
2023-05-20
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