Il percorso di mia moglie nel mondo del sesso. Erica a battere il marciapiede
di
zolder
genere
prime esperienze
Cap. 5 Erica a battere il marciapiede.
Il giorno dopo, a colazione, facemmo i conti.
“Dunque, ricapitolando: 12 pompini della casa a 10 euro, 120 euro; 8 chiavate alla pecorina a 40 euro, 320 euro; 5 inculate a 50 euro, 250 euro; più supplemento gangbang 100 euro. In totale 820 euro. Non male per una notte di lavoro.” ricapitolai da buon ragioniere. “Oggi vado in banca e ti apro un conto.”
“Duro lavoro, ma, quando si ama il proprio lavoro…..” rispose Erica. “Certo che fare la puttana è molto redditizio. In una sola serata lo stipendio di metà mese di una impiegata di banca.”
“Ci stai facendo un pensierino? Non è che mi sbanchi?”.
“Non ti preoccupare. Posso sempre mettermi in proprio.” rispose lei ridendo.
Io non raccolsi la provocazione e non ribattei alla battuta, ma tra me e me, pensai che era proprio lì che volevo portarla.
Il percorso che avevo in mente per lei stava procedendo alla grande.
Alla fine di una serata, tornando a casa, deviai dal solito percorso per passare in una zona dove sapevo c’era un nutrito stuolo di prostitute che battevano.
Era una zona appartata, non un viale cittadino, in una zona boscosa dove si potevano vedere donne di diverse nazionalità.
Donne dell’est, donne di colore, brasiliane, anche viados, tutte abbigliate in maniera provocante. Alcune anche completamente nude tranne calze autoreggenti e scarpe dal tacco vertiginoso.
C’era un gran viavai di auto. Molti si limitavano a rallentare per buttare uno sguardo a tutto quel campionario di umanità. Alcuni si fermavano a contrattare. Qualcuno apriva lo sportello e caricava la puttana per portarla ad un hotel a ore dove lei aveva la sua base.
Anch’io rallentai.
Erica guardava, assorta, senza proferir parola.
Io accostai davanti ad una splendida ragazza, completamente nuda, mora, con due tette della quarta misura, un culo da sballo, tipico delle brasiliane.
Lei vide Erica e chiese: “Volete un lavoretto a tre? Sono 300 euro e vi faccio tutto, Bocca, figa, culo. Per la tua donna ho un vasto assortimento di dildo di tutte le dimensioni. Gliele ne ficco uno in culo mentre le lecco la passerina mentre tu mi inculi.”
Erica la guardava con una espressione interessata.
Io le diedi uno sguardo interrogativo al che lei fece un segno di diniego,
Mi congedai e ripartii.
Erica era rimasta assorta.
“Cosa stai pensando?” le chiesi. “Tu lo faresti?”
“Non so cosa dire. E’ il massimo della trasgressione.” mi rispose. “Completamente nuda in mezzo ad una strada a vendermi a chiunque. Non so se ne avrei il coraggio. Guardandola mi sono immaginata al suo posto e mi sono eccitata. Mi sento umida la sotto.”
“Pensaci, a me farebbe immensamente piacere.” dissi io. “Naturalmente non vorrei che intraprendessi una carriera da prostituta. Sarebbe una avventura di una notte.”
“Ma come potremmo fare. Non posso venire qui, mettermi nuda sul marciapiede. Sarei subito assalita da tutte le altre, per non parlare del loro pappone, che potrebbe anche obbligarmi ad entrare nella sua scuderia.”
“Hai perfettamente ragione. Non potresti certamente venire a battere qui. Ma ho qualche idea. Tu pensaci. Se non ti va, non c’è problema. Se invece la cosa potesse interessarti potremmo organizzare un nostro piccolo territorio, lontano da puttane e papponi.”
Per il resto della strada non proferimmo parola.
Lei era pensierosa, ad un certo punto si alzo la gonna e prese a masturbarsi lentamente.
Quando raggiunse l’orgasmo, con una voce alterata dal piacere gridò :
“Si, siiii…. Lo faccio…. In mezzo alla strada completamente nuda…. Sotto lo sguardo di tutti. Faccio la puttana si…. puttana, puttana, perché sono una puttana, una troia, una vacca.”.
A questo punto si accasciò sul sedile, con gli occhi chiusi ed un sorriso beato sulle labbra.
Dopo qualche minuto si riprese, mi tiro giù la zip, mi estrasse l’uccello dai pantaloni, e prese a spompinarmi con passione.
Io continuavo a guidare con lei tra le gambe che me lo leccava, succhiava, ingoiandolo in profondità fino alle palle.
Non ci volle molto perchè avessi un orgasmo, eiaculando una gran quantità di sborra direttamente nella sua gola.
Lei deglutì e la ingoiò completamente.
Per finire, mi leccò accuratamente il cazzo, come fosse un gelato, leccandosi infine le labbra con grande soddisfazione.
La spedizione nei territori della prostituzione, faceva parte della mia strategia per portare Erica al prossimo livello nel suo cammino del sesso, verso una completa accettazione della sua natura di puttana.
In realtà avevo già in mente dove Erica avrebbe potuto prostituirsi senza particolari pericoli.
A quel tempo abitavamo in un paesino a nord di Milano, il cosiddetto Interland.
E’ un vasto territorio disseminati da paesini, più o meno densamente abitati, intervallati da brevi tratti di campagna e da numerosi boschi anch’essi di varie dimensioni, collegati tra di loro dalla statale che collega Milano a Como.
E’ una strada molto trafficata, usata dai numerosi pendolari, che la mattina raggiungono il posto di lavoro e la sera tornano a casa.
Ma la notte è poco frequentata, tranne durante il weekend, quando le persone si prendono una serata di liberta per divertirsi e magari per andare a puttane.
Vicino a casa nostra, ai bordi della statale, c’era un boschetto, al cui interno c’era un’area attrezzata per i picnic domenicali, con lunghe tavolate, servizi igienici, ed un vasto parcheggio, il posto ideale per appartarsi.
Il boschetto era giusto ai margini del paese, per cui la strada era ancora delimitata da marciapiedi ed illuminata da potenti lampioni.
Un posto da mignotte, ideale per battere il marciapiede.
E venne il giorno del debutto.
Scegliemmo un sabato sera, per molti giorno di libera uscita, dopo una faticosa settimana di lavoro, alla ricerca di svago e…. puttane.
Erica era molto agitata.
“Sei sicura di volerlo fare?” le chiesi, “se hai dei ripensamenti non c’è problema.
“Sicura è una parola grossa, la cosa mi eccita da morire, sono tutta bagnata, ma , nello stesso tempo, mille pensieri mi affollano la mente.”.
“Per cominciare non vorrei passasse una gazzella dei carabinieri con conseguente denuncia per atti osceni in luogo pubblico e esercizio della prostituzione.’
“L’esercizio della prostituzione non è più un reato, e gli atti osceni in luogo pubblico non prevedono l’arresto ma una semplice sanzione.” Le risposi.
“E se il tizio fosse violento e mi stuprasse in mezzo alla strada?”
“Sarebbe anche questa una nuova esperienza, comunque io sarei pronto ad intervenire in ogni momento. Mi sono anche procurato un taser stordente nel caso servisse.” la rassicurai.
“E quanto devo chiedere?” domandò Erica.
“Tu non hai prezzo, ma una puttana è puttana solo se vende il suo corpo. Ed oggi è il tuo debutto nella prostituzione. Normalmente le escort d’alto bordo chiedono una cifra a forfait. Ma oggi tu sarai una comune prostituta di strada, per cui le tue tariffe saranno a prestazione. 30 euro per un pompino, 50 per la figa, 100 per il culo. Nel caso si presentassero situazioni particolari, che so, sesso con più persone o altro, decidi tu.”
Adesso ad Erica non restava che entrare nel personaggio.
Si spogliò completamente, indossò le calze autoreggenti, si mise ai piedi zatteroni che le regalavano almeno 15 centimetri di altezza, oltre a rendere la sua camminata particolarmente sensuale, costringendola a dimenare il culo in maniera molto erotica ad ogni passo che faceva.
L’unico altro indumento che portava era una borsetta di piccole dimensioni in cui tenere i preservativi e dove mettere i soldi guadagnati con il sudore della figa.
A questo punto si incamminò verso il suo nuovo luogo di lavoro.
Si piazzò sotto un lampione, davanti alla stradina in terra battuta, che si inoltrava nel boschetto.
Io mi piazzai dietro un cespuglio, piazzato poco distante, in una posizione leggermente sopraelevata, con una telecamera ad alta definizione, e cominciai a registrare, inquadrando Erica che aveva cominciato a camminare avanti ed indietro senza allontanarsi mai più di una decina di metri.
Azionai lo zoom per inquadrarla a figura intera, mettendola in primo piano. Poi restrinsi ancora il campo inquadrando il suo culo ondeggiante.
Dopo pochi minuti un’automobile che arrivava ad una velocità sostenuta, arrivata alla sua altezza frenò bruscamente, senza riuscire a fermarsi davanti a lei.
Innestò la retromarcia e si posizionò davanti ad Erica.
Il guidatore abbassò il finestrino e sporgendosi disse: “Cazzo, non ci credo, da dove sbuchi? Passo spesso da queste parti e non ho mai visto puttane. Perché sei una puttana, vero? Non credo tu sia una sonnambula uscita dal letto senza accorgertene.”
A questo punto Erica si abbassò per rispondere ed il suo culo si alzo in maniera provocante.
Molto spudoratamente, sapendo che stavo inquadrandola, allargò le gambe, in modo che si potessero vedere culo e figa in primo piano.
Restrinsi nuovamente l’inquadratura, mettendo in primo piano il suo buco del culo, per spostarmi sulla figa, che appariva molto bagnata.
“Hai indovinato, sono una puttana, ed oggi è il giorno del mio debutto. Vuoi essere il mio primo cliente?” rispose Erica.
“Sarà un onore. Quanto?”
“Sono in promozione. Trenta euro per un pompino, cinquanta per la figa, cento per il culo.”
“Affare fatto, Sali. Io sono Andrea, tu come ti chiami”. Disse Andrea ed aprì la portiera del passeggero.
“Io Erica ma chiamami Puttana, è più intimo.” Rispose, ed entrò.
Lo guidò verso l’area picnic.
Io li segui senza farmi vedere, e mi nascosi dietro un cespuglio, vicino ad una tavolata su cui avevamo steso una coperta trapuntata, dove Erica avrebbe consumato i suoi rapporti mercenari.
Giunti all’interno dell’area, Erica guidò Andrea al tavolo attrezzato.
Fermata la macchina, Andrea, arretrò al massimo il sedile del passeggero, e si calò i pantaloni, rivelando un cazzo di notevoli dimensioni già in tiro.
“Non lo faccio in macchina, è squallido, oltretutto gli spazi sono troppo ristretti. Davanti si rischia di prendere la leva del cambio nel buco del culo, al posto di un sano cazzo. Dietro si devono fare acrobazie anche solo per girarsi. Posteggia la macchina e seguimi.”
“Il cambio nel buco del culo sarebbe un bello spettacolo. Vederti che ti inculi su e giù con un pezzo di metallo nello sfintere sarebbe per niente male.”
“Perché no. Se vuoi si può fare, ma ci sarebbe un extra da pagare.”
“Davvero? Quanto?”
“Hai lo smart phone? Per duecento euro ti faccio uno spettacolino che puoi registrare”.
“Cazzo è una figata. Affare fatto” disse Andrea e scese dalla macchina, aprì la portiera del viaggiatore e vi si piazzò davanti, imbracciando lo smart phone.
Erica, a quel punto, si passò una mano sulla figa, che era fradicia della sua eccitazione, e lubrificò ben bene la leva del cambio, che aveva un pomello di plastica di dimensioni ragguardevoli, mise il culo in posizione, con le due mani si allargò le chiappe, puntò il pomello nel suo buco del culo e, cominciò ad abbassarsi lentamente.
Il culo di Erica non era vergine, ma neppure sfondato, per cui all’inizio ci fu una certa resistenza alla penetrazione.
Ma Erica, con gli occhi chiusi, concentrata, prese a ruotare il bacino con lenti movimenti, fino a che il pomello cominciò ad entrare.
Un centimetro, due centimetri, poi, con un plop, il pomello fu tutto dentro.
La leva del cambio era lunga una ventina di centimetri o poco più.
Il culo di Erica aveva assaggiato cazzi di ben altre dimensioni.
Ma le dimensioni del pomello erano comunque superiori alla cappella di qualunque superdotato.
Erica cominciò un lento movimento, su e giù, su e giù, con gli occhi chiusi, e la mascella serrata.
Ma dopo un certo numero di introduzioni, il suo viso si distese, ed assunse un’espressione beata, cominciava a prenderci gusto.
Dopo di che cominciò ad incularsi con lena, e con una mano, prese a sgrillettarsi la figa.
Cominciò a mugolare, per finire in un crescendo di eccitazione.
Alla fine si accasciò sul sedile.
Andrea, durante la ripresa, si era tirato fuori l’uccello ed aveva cominciato a masturbarsi.
“Cazzo, non ce la faccio più. Il cazzo mi scoppia.” disse.
Erica allora scese dalla macchina, e portò Andrea al tavolo che avevamo preparato, si inginocchiò davanti a lui, cominciò a leccargli l’uccello.
Se lo ficco in bocca, e prese a pomparlo, introducendolo sempre più a fondo, fino alle palle.
Con tutta l’eccitazione accumulata, Andrea ci mese poco a venire, scaricando tutto lo sperma accumulato sulla faccia di Erica.
Lei si deterse il viso con le dita, succhiando un dito alla volta, infilandoselo in bocca, quasi stesse facendo un pompino alle dita.
Alla fine, prese a leccargli l’uccello tenendogli le palle tra le mani.
“Magnifico, mai avuto un pompino così. Ma non è finita. Lasciami un minuto per ricaricare le palle e mi faccio tutto il menu. Bocca, figa e culo.” disse Andrea.
Erica si alzò in piedi, gli prese il cazzo tra le mani e cominciò a segarlo.
A poco a poco l’uccello riprese vigore.
“Voltati, mettiti alla pecorina che ti inculo.” Le grido Andrea.
Erica lentamente si girò, si chinò, con le mani si allargò le chiappe, mostrando il buco del culo, ancora aperto per la penetrazione che aveva appena subito.
Lui le punto il cazzo al buco del culo glielo spinse fino in fondo con un unico movimento, e prese a montarla selvaggiamente.
Con le mani le afferrò le tette, tirandole a se come fossero redini per una monta, strizzandole senza pietà.
Erica cominciò ad assecondare le sue spinte, mugolando di piacere.
Ad ogni penetrazione si sentiva lo schiocco del corpo di lui contro il culo di Erica.
Andò avanti per qualche minuto, selvaggiamente.
Alla fine rallento il ritmo ed eiaculò nel culo di Erica.
Quando tirò fuori l’uccello un fiotto di sperma fuoriuscì e prese a colare sulle gambe di Erica.
Il cazzo dell’uomo era imbrattato di sperma.
Lei non se ne curò e gli si inginocchiò di nuovo di fronte, gli prese l’uccello tra le mani, e iniziò di nuovo a leccarlo, dalla radice alla cappella soffermandosi in cima solleticandolo con la lingua, provocando una rinnovata erezione.
Lui prese a tremare per l’eccitazione.
“Mi hai fatto venire voglia. Ce la fai a fottermi nella figa?” chiese Erica.
“Abbi pietà. Non sono Superman. Una piccola pausa per ricaricarmi. Ma non posso perdermi una simile occasione.” Disse lui.
Ancora una volta Erica gli prese l’uccello tra le mani, se lo portò alla bocca solleticandogli la cappella con la lingua, e strofinandolo lentamente con le mani.
Quando il cazzo riprese la giusta rigidezza, Erica spalancò lo sportello posteriore, si sdraiò sul divano, sporgendo il culo di mezzo metro, sollevò le gambe allargandole a compasso.
La sua figa, fradicia dei suoi umori e dello sperma colato dal buco del culo, era li, invitante, pronta ad essere chiavata.
Lui non se lo fece dire due volte e prese a fotterla con rinnovato vigore.
Questa volta ci volle un po’ più di tempo, non era Superman ma se la cavava abbastanza, ed alla fine venne nuovamente, riversando quello che restava della sborra rimasta nelle sue palle, nella figa di Erica.
Erica, con lo sperma che le colava dalla figa e dal buco del culo, si rimise in piedi e presentò Il conto della sua prima prestazione da prostituta professionista al suo cliente.
“Dunque, duecento euro, come concordato, per la prestazione extra del cambio nel culo, trenta euro per il pompino, cento euro per l’inculata, e cinquanta euro per la chiavata. In totale fanno trecento ottanta euro.” Riepilogò Erica.
Andrea tirò fuori il portafoglio e, dopo aver rovistato in ogni suo anfratto, disse costernato : “Mi spiace ma ho soltanto duecentoventi euro, posso farti un assegno?”
“Cazzo. Non prendo assegni. Così imparo a chiedere subito i soldi, prima di farmi mettere un cazzo in culo.” Disse Erica. “Va beh! Consideriamola una promozione. In fondo sono nuova e devo farmi una clientela.”
“Considerami tuo cliente per sempre. La prossima volta, vengo rifornito e ti do quello che manca” Disse Andrea e diede le banconote ad Erica.
“Queste le incornicio. E’ la mia prima marchetta.” Disse lei.
A questo punto salirono in macchina ed Andrea riportò Erica nella sua postazione di lavoro.
Nelle ore successive, molte macchine si fermarono.
Alcuni si limitavano a dare uno sguardo, altri chiedevano il prezzo ma poi proseguivano, qualcuno chiedeva di provare la merce ed allora Erica si avvicinava al finestrino e si lasciava palpare le tette, qualcuno, più esigente, voleva una visione della figa ed Erica si voltava, si piegava a novanta gradi e piazzava il culo davanti al finestrino.
In una delle auto c’erano tre uomini, probabilmente di ritorno da una festa, particolarmente euforici, che le chiesero se era disponibile per un incontro a tre.
“Tutti insieme o uno per volta?” chiese Erica.
“Tutti insieme, una bella gang bang.” Rispose uno di loro e gli altri annuirono con entusiasmo.
“Sono duecento euro a testa, servizio completo, bocca, figa culo” propose lei.
“Sali, affare fatto.”
“Un momento, vedere moneta, vedere cammello, non si fa credito.” Disse Erica dopo l’esperienza della sua prima prestazione.
I tre tirarono fuori i portafogli, racimolarono la cifra e la diedero ad Erica, che la mise nella borsetta/cassa, unico indumento che aveva addosso, oltre a calze e scarpe.
Incassata la marchetta, Erica salì in macchina e li guidò al suo bordello personale.
“Come ci organizziamo?” chiese uno dei tre.
“Vi consiglio di spogliarvi il più possibile. Per una gang bang occorre spazio. I vestiti sarebbe un intralcio. Sempre che non vi vergogniate.” disse Erica.
I tre si guardarono, parlottarono tra loro, poi cominciarono a spogliarsi.
Si misero tutti nudi, era estate, e l’unico problema avrebbero potuto essere le zanzare.
“In riga tutti e tre. Vedo che non avete bisogno della tromba per l’alza bandiera, ma un bel pompino sarà utile per lubrificarvi il cazzo. Se no mi rompete il culo.” Disse Erica.
I tre si allinearono davanti ad Erica, e lei prese in bocca un uccello dopo l’altro, ogni volta per poche pompate, in modo da intensificare l’eccitazione, ma senza rischiare che venissero.
Se lo infilava in gola fino alle palle, lo leccava, ci spargeva sopra fiumi di saliva.
Quando i tre cazzi furono ben lubrificati, Erica si alzò, li condusse davanti al tavolo ed alla panca, su cui era apparecchiata la trapunta salva culo e disse:
“Allora, decidete i turni. Facciamo tre sessioni, in modo che ognuno di voi possa mettermelo sia in culo che nella figa che in bocca.” Disse Erica.
I tre complottarono brevemente poi uno dei tre disse : “Abbiamo deciso, come facciamo?”
“Chi è quello che mi incula?”
Si fece avanti uno dei tre, con un cazzo di almeno una spanna, largo come un wuberone.
“Te pareva che il più dotato mi capitasse per primo. Povero il mio culo” disse Erica.
Poi gli ordinò: “Siediti sulla panca, allarga le gambe, prenditi l’uccello in mano, e tienilo ben dritto”.
Lui obbedì ed Erica si voltò, salì in piedi sulla panca, gli si mise a cavalcioni, e si abbassò lentamente, si puntò la cappella all’ingrsse del culo.
In un primo momento lo sfintere oppose resistenza. La cappella dell’uomo spingeva senza riuscire a penetrare. Poi, tutto d’un colpo, l’uccello entrò per una decina di centimetri.
Erica continuò ad abbassarsi fino ad averlo completamente dentro. Stette immobile per alcuni secondi, poi prese a dimenarsi con un movimento rotatorio, il cazzo sempre ficcato in profondità nel suo buco del culo.
“Come ti chiami?” gli chiese Erica.
“Mmm...ario” balbettò lui.
“Io Erica.” Disse lei. “Ti piace Mario? Hai una moglie? Te lo dà il culo?”
“Se me lo dava, sarei qui?”
A questo punto Erica chiese : “A chi tocca la figa?”
Si fece avanti un uomo basso e tarchiato, ma con un gran cazzo, peggio del primo.
Lungo almeno trenta centimetri, dal diametro fuori misura, almeno sette centimetri.
Per prenderlo in mano ci volevano entrambe le mani.
“Chi sei? Il fratello di Rocco Siffredi?” chiese Erica.
Lui sorrise compiaciuto, ma non aveva voglia di parlare, si prese l’uccello in mano, lo puntò alla figa di Erica e lo spinse lentamente dentro.
Man mano che il cazzo entrava, Erica spalancava gli occhi con un’espressione preoccupata, ma alla fine fu tutto dentro.
E lui cominciò una lenta chiavata, si vedeva che se la godeva tutta.
Erica chiuse gli occhi estasiata.
Il terzo cliente assisteva menandosi l’uccello.
Ad un certo punto però disse: “Erica…. non ti scordar di me.”
Erica rise e disse: “Vieni fiorellino.. che ti faccio un pompino reale.”
Uno alla volta i tre vennero inondando Erica di sborra.
I tre si sedettero sulla panca con i cazzi che, lentamente, si stavano afflosciando.
Erica si inginocchiò di fronte a loro e comincio a pomparli alternativamente, ingoiandoli fino alle palle, leccandoli dal basso in alto, solleticando la cappella con la lingua.
Non ci volle molto perché tutti e tre riprendessero vigore.
Al secondo turno il culo toccò al sosia di Rocco Siffredi, ed Erica ne patì un po’, ma lui fu molto delicato ed alla fine anche Erica godette fino in fondo l’impalamento.
La scena di ripetè per la terza volta e alla fine i clienti soddisfatti caricarono Erica in macchina e la riportarono a battere al suo posto di lavoro.
Andò avanti fino a tarda notte.
Alle tre Erica aveva caricato tredici clienti, e a quel punto, l’avevo caricata io e portata a casa.
Erica era sfinita.
Dopo aver fatto una doccia ristoratrice, andammo entrambi a letto e piombammo in un sonno profondo.
Il giorno dopo era domenica.
Dopo aver fatto colazione ci sedemmo intorno ad un tavolo per fare il punto della situazione.
In primo luogo quanto aveva incassato: 1480 euro.
“Non male.” commentò lei “Se dovessi continuare a battere sarebbero circa 25.000 euro al mese.”
“E tu lo faresti?” domandai io. “Torneresti su quel marciapiede tutte le sere?”
“Ti dirò,” rispose lei “E’ stato molto eccitante. Mi sono sentita una vera puttana. Ma è stato più che altro il fascino della trasgressione. Ma sarebbe un lavoro, non più un divertimento. Voglio fare nuove esperienze, provare nuove sensazioni.”
Il giorno dopo, a colazione, facemmo i conti.
“Dunque, ricapitolando: 12 pompini della casa a 10 euro, 120 euro; 8 chiavate alla pecorina a 40 euro, 320 euro; 5 inculate a 50 euro, 250 euro; più supplemento gangbang 100 euro. In totale 820 euro. Non male per una notte di lavoro.” ricapitolai da buon ragioniere. “Oggi vado in banca e ti apro un conto.”
“Duro lavoro, ma, quando si ama il proprio lavoro…..” rispose Erica. “Certo che fare la puttana è molto redditizio. In una sola serata lo stipendio di metà mese di una impiegata di banca.”
“Ci stai facendo un pensierino? Non è che mi sbanchi?”.
“Non ti preoccupare. Posso sempre mettermi in proprio.” rispose lei ridendo.
Io non raccolsi la provocazione e non ribattei alla battuta, ma tra me e me, pensai che era proprio lì che volevo portarla.
Il percorso che avevo in mente per lei stava procedendo alla grande.
Alla fine di una serata, tornando a casa, deviai dal solito percorso per passare in una zona dove sapevo c’era un nutrito stuolo di prostitute che battevano.
Era una zona appartata, non un viale cittadino, in una zona boscosa dove si potevano vedere donne di diverse nazionalità.
Donne dell’est, donne di colore, brasiliane, anche viados, tutte abbigliate in maniera provocante. Alcune anche completamente nude tranne calze autoreggenti e scarpe dal tacco vertiginoso.
C’era un gran viavai di auto. Molti si limitavano a rallentare per buttare uno sguardo a tutto quel campionario di umanità. Alcuni si fermavano a contrattare. Qualcuno apriva lo sportello e caricava la puttana per portarla ad un hotel a ore dove lei aveva la sua base.
Anch’io rallentai.
Erica guardava, assorta, senza proferir parola.
Io accostai davanti ad una splendida ragazza, completamente nuda, mora, con due tette della quarta misura, un culo da sballo, tipico delle brasiliane.
Lei vide Erica e chiese: “Volete un lavoretto a tre? Sono 300 euro e vi faccio tutto, Bocca, figa, culo. Per la tua donna ho un vasto assortimento di dildo di tutte le dimensioni. Gliele ne ficco uno in culo mentre le lecco la passerina mentre tu mi inculi.”
Erica la guardava con una espressione interessata.
Io le diedi uno sguardo interrogativo al che lei fece un segno di diniego,
Mi congedai e ripartii.
Erica era rimasta assorta.
“Cosa stai pensando?” le chiesi. “Tu lo faresti?”
“Non so cosa dire. E’ il massimo della trasgressione.” mi rispose. “Completamente nuda in mezzo ad una strada a vendermi a chiunque. Non so se ne avrei il coraggio. Guardandola mi sono immaginata al suo posto e mi sono eccitata. Mi sento umida la sotto.”
“Pensaci, a me farebbe immensamente piacere.” dissi io. “Naturalmente non vorrei che intraprendessi una carriera da prostituta. Sarebbe una avventura di una notte.”
“Ma come potremmo fare. Non posso venire qui, mettermi nuda sul marciapiede. Sarei subito assalita da tutte le altre, per non parlare del loro pappone, che potrebbe anche obbligarmi ad entrare nella sua scuderia.”
“Hai perfettamente ragione. Non potresti certamente venire a battere qui. Ma ho qualche idea. Tu pensaci. Se non ti va, non c’è problema. Se invece la cosa potesse interessarti potremmo organizzare un nostro piccolo territorio, lontano da puttane e papponi.”
Per il resto della strada non proferimmo parola.
Lei era pensierosa, ad un certo punto si alzo la gonna e prese a masturbarsi lentamente.
Quando raggiunse l’orgasmo, con una voce alterata dal piacere gridò :
“Si, siiii…. Lo faccio…. In mezzo alla strada completamente nuda…. Sotto lo sguardo di tutti. Faccio la puttana si…. puttana, puttana, perché sono una puttana, una troia, una vacca.”.
A questo punto si accasciò sul sedile, con gli occhi chiusi ed un sorriso beato sulle labbra.
Dopo qualche minuto si riprese, mi tiro giù la zip, mi estrasse l’uccello dai pantaloni, e prese a spompinarmi con passione.
Io continuavo a guidare con lei tra le gambe che me lo leccava, succhiava, ingoiandolo in profondità fino alle palle.
Non ci volle molto perchè avessi un orgasmo, eiaculando una gran quantità di sborra direttamente nella sua gola.
Lei deglutì e la ingoiò completamente.
Per finire, mi leccò accuratamente il cazzo, come fosse un gelato, leccandosi infine le labbra con grande soddisfazione.
La spedizione nei territori della prostituzione, faceva parte della mia strategia per portare Erica al prossimo livello nel suo cammino del sesso, verso una completa accettazione della sua natura di puttana.
In realtà avevo già in mente dove Erica avrebbe potuto prostituirsi senza particolari pericoli.
A quel tempo abitavamo in un paesino a nord di Milano, il cosiddetto Interland.
E’ un vasto territorio disseminati da paesini, più o meno densamente abitati, intervallati da brevi tratti di campagna e da numerosi boschi anch’essi di varie dimensioni, collegati tra di loro dalla statale che collega Milano a Como.
E’ una strada molto trafficata, usata dai numerosi pendolari, che la mattina raggiungono il posto di lavoro e la sera tornano a casa.
Ma la notte è poco frequentata, tranne durante il weekend, quando le persone si prendono una serata di liberta per divertirsi e magari per andare a puttane.
Vicino a casa nostra, ai bordi della statale, c’era un boschetto, al cui interno c’era un’area attrezzata per i picnic domenicali, con lunghe tavolate, servizi igienici, ed un vasto parcheggio, il posto ideale per appartarsi.
Il boschetto era giusto ai margini del paese, per cui la strada era ancora delimitata da marciapiedi ed illuminata da potenti lampioni.
Un posto da mignotte, ideale per battere il marciapiede.
E venne il giorno del debutto.
Scegliemmo un sabato sera, per molti giorno di libera uscita, dopo una faticosa settimana di lavoro, alla ricerca di svago e…. puttane.
Erica era molto agitata.
“Sei sicura di volerlo fare?” le chiesi, “se hai dei ripensamenti non c’è problema.
“Sicura è una parola grossa, la cosa mi eccita da morire, sono tutta bagnata, ma , nello stesso tempo, mille pensieri mi affollano la mente.”.
“Per cominciare non vorrei passasse una gazzella dei carabinieri con conseguente denuncia per atti osceni in luogo pubblico e esercizio della prostituzione.’
“L’esercizio della prostituzione non è più un reato, e gli atti osceni in luogo pubblico non prevedono l’arresto ma una semplice sanzione.” Le risposi.
“E se il tizio fosse violento e mi stuprasse in mezzo alla strada?”
“Sarebbe anche questa una nuova esperienza, comunque io sarei pronto ad intervenire in ogni momento. Mi sono anche procurato un taser stordente nel caso servisse.” la rassicurai.
“E quanto devo chiedere?” domandò Erica.
“Tu non hai prezzo, ma una puttana è puttana solo se vende il suo corpo. Ed oggi è il tuo debutto nella prostituzione. Normalmente le escort d’alto bordo chiedono una cifra a forfait. Ma oggi tu sarai una comune prostituta di strada, per cui le tue tariffe saranno a prestazione. 30 euro per un pompino, 50 per la figa, 100 per il culo. Nel caso si presentassero situazioni particolari, che so, sesso con più persone o altro, decidi tu.”
Adesso ad Erica non restava che entrare nel personaggio.
Si spogliò completamente, indossò le calze autoreggenti, si mise ai piedi zatteroni che le regalavano almeno 15 centimetri di altezza, oltre a rendere la sua camminata particolarmente sensuale, costringendola a dimenare il culo in maniera molto erotica ad ogni passo che faceva.
L’unico altro indumento che portava era una borsetta di piccole dimensioni in cui tenere i preservativi e dove mettere i soldi guadagnati con il sudore della figa.
A questo punto si incamminò verso il suo nuovo luogo di lavoro.
Si piazzò sotto un lampione, davanti alla stradina in terra battuta, che si inoltrava nel boschetto.
Io mi piazzai dietro un cespuglio, piazzato poco distante, in una posizione leggermente sopraelevata, con una telecamera ad alta definizione, e cominciai a registrare, inquadrando Erica che aveva cominciato a camminare avanti ed indietro senza allontanarsi mai più di una decina di metri.
Azionai lo zoom per inquadrarla a figura intera, mettendola in primo piano. Poi restrinsi ancora il campo inquadrando il suo culo ondeggiante.
Dopo pochi minuti un’automobile che arrivava ad una velocità sostenuta, arrivata alla sua altezza frenò bruscamente, senza riuscire a fermarsi davanti a lei.
Innestò la retromarcia e si posizionò davanti ad Erica.
Il guidatore abbassò il finestrino e sporgendosi disse: “Cazzo, non ci credo, da dove sbuchi? Passo spesso da queste parti e non ho mai visto puttane. Perché sei una puttana, vero? Non credo tu sia una sonnambula uscita dal letto senza accorgertene.”
A questo punto Erica si abbassò per rispondere ed il suo culo si alzo in maniera provocante.
Molto spudoratamente, sapendo che stavo inquadrandola, allargò le gambe, in modo che si potessero vedere culo e figa in primo piano.
Restrinsi nuovamente l’inquadratura, mettendo in primo piano il suo buco del culo, per spostarmi sulla figa, che appariva molto bagnata.
“Hai indovinato, sono una puttana, ed oggi è il giorno del mio debutto. Vuoi essere il mio primo cliente?” rispose Erica.
“Sarà un onore. Quanto?”
“Sono in promozione. Trenta euro per un pompino, cinquanta per la figa, cento per il culo.”
“Affare fatto, Sali. Io sono Andrea, tu come ti chiami”. Disse Andrea ed aprì la portiera del passeggero.
“Io Erica ma chiamami Puttana, è più intimo.” Rispose, ed entrò.
Lo guidò verso l’area picnic.
Io li segui senza farmi vedere, e mi nascosi dietro un cespuglio, vicino ad una tavolata su cui avevamo steso una coperta trapuntata, dove Erica avrebbe consumato i suoi rapporti mercenari.
Giunti all’interno dell’area, Erica guidò Andrea al tavolo attrezzato.
Fermata la macchina, Andrea, arretrò al massimo il sedile del passeggero, e si calò i pantaloni, rivelando un cazzo di notevoli dimensioni già in tiro.
“Non lo faccio in macchina, è squallido, oltretutto gli spazi sono troppo ristretti. Davanti si rischia di prendere la leva del cambio nel buco del culo, al posto di un sano cazzo. Dietro si devono fare acrobazie anche solo per girarsi. Posteggia la macchina e seguimi.”
“Il cambio nel buco del culo sarebbe un bello spettacolo. Vederti che ti inculi su e giù con un pezzo di metallo nello sfintere sarebbe per niente male.”
“Perché no. Se vuoi si può fare, ma ci sarebbe un extra da pagare.”
“Davvero? Quanto?”
“Hai lo smart phone? Per duecento euro ti faccio uno spettacolino che puoi registrare”.
“Cazzo è una figata. Affare fatto” disse Andrea e scese dalla macchina, aprì la portiera del viaggiatore e vi si piazzò davanti, imbracciando lo smart phone.
Erica, a quel punto, si passò una mano sulla figa, che era fradicia della sua eccitazione, e lubrificò ben bene la leva del cambio, che aveva un pomello di plastica di dimensioni ragguardevoli, mise il culo in posizione, con le due mani si allargò le chiappe, puntò il pomello nel suo buco del culo e, cominciò ad abbassarsi lentamente.
Il culo di Erica non era vergine, ma neppure sfondato, per cui all’inizio ci fu una certa resistenza alla penetrazione.
Ma Erica, con gli occhi chiusi, concentrata, prese a ruotare il bacino con lenti movimenti, fino a che il pomello cominciò ad entrare.
Un centimetro, due centimetri, poi, con un plop, il pomello fu tutto dentro.
La leva del cambio era lunga una ventina di centimetri o poco più.
Il culo di Erica aveva assaggiato cazzi di ben altre dimensioni.
Ma le dimensioni del pomello erano comunque superiori alla cappella di qualunque superdotato.
Erica cominciò un lento movimento, su e giù, su e giù, con gli occhi chiusi, e la mascella serrata.
Ma dopo un certo numero di introduzioni, il suo viso si distese, ed assunse un’espressione beata, cominciava a prenderci gusto.
Dopo di che cominciò ad incularsi con lena, e con una mano, prese a sgrillettarsi la figa.
Cominciò a mugolare, per finire in un crescendo di eccitazione.
Alla fine si accasciò sul sedile.
Andrea, durante la ripresa, si era tirato fuori l’uccello ed aveva cominciato a masturbarsi.
“Cazzo, non ce la faccio più. Il cazzo mi scoppia.” disse.
Erica allora scese dalla macchina, e portò Andrea al tavolo che avevamo preparato, si inginocchiò davanti a lui, cominciò a leccargli l’uccello.
Se lo ficco in bocca, e prese a pomparlo, introducendolo sempre più a fondo, fino alle palle.
Con tutta l’eccitazione accumulata, Andrea ci mese poco a venire, scaricando tutto lo sperma accumulato sulla faccia di Erica.
Lei si deterse il viso con le dita, succhiando un dito alla volta, infilandoselo in bocca, quasi stesse facendo un pompino alle dita.
Alla fine, prese a leccargli l’uccello tenendogli le palle tra le mani.
“Magnifico, mai avuto un pompino così. Ma non è finita. Lasciami un minuto per ricaricare le palle e mi faccio tutto il menu. Bocca, figa e culo.” disse Andrea.
Erica si alzò in piedi, gli prese il cazzo tra le mani e cominciò a segarlo.
A poco a poco l’uccello riprese vigore.
“Voltati, mettiti alla pecorina che ti inculo.” Le grido Andrea.
Erica lentamente si girò, si chinò, con le mani si allargò le chiappe, mostrando il buco del culo, ancora aperto per la penetrazione che aveva appena subito.
Lui le punto il cazzo al buco del culo glielo spinse fino in fondo con un unico movimento, e prese a montarla selvaggiamente.
Con le mani le afferrò le tette, tirandole a se come fossero redini per una monta, strizzandole senza pietà.
Erica cominciò ad assecondare le sue spinte, mugolando di piacere.
Ad ogni penetrazione si sentiva lo schiocco del corpo di lui contro il culo di Erica.
Andò avanti per qualche minuto, selvaggiamente.
Alla fine rallento il ritmo ed eiaculò nel culo di Erica.
Quando tirò fuori l’uccello un fiotto di sperma fuoriuscì e prese a colare sulle gambe di Erica.
Il cazzo dell’uomo era imbrattato di sperma.
Lei non se ne curò e gli si inginocchiò di nuovo di fronte, gli prese l’uccello tra le mani, e iniziò di nuovo a leccarlo, dalla radice alla cappella soffermandosi in cima solleticandolo con la lingua, provocando una rinnovata erezione.
Lui prese a tremare per l’eccitazione.
“Mi hai fatto venire voglia. Ce la fai a fottermi nella figa?” chiese Erica.
“Abbi pietà. Non sono Superman. Una piccola pausa per ricaricarmi. Ma non posso perdermi una simile occasione.” Disse lui.
Ancora una volta Erica gli prese l’uccello tra le mani, se lo portò alla bocca solleticandogli la cappella con la lingua, e strofinandolo lentamente con le mani.
Quando il cazzo riprese la giusta rigidezza, Erica spalancò lo sportello posteriore, si sdraiò sul divano, sporgendo il culo di mezzo metro, sollevò le gambe allargandole a compasso.
La sua figa, fradicia dei suoi umori e dello sperma colato dal buco del culo, era li, invitante, pronta ad essere chiavata.
Lui non se lo fece dire due volte e prese a fotterla con rinnovato vigore.
Questa volta ci volle un po’ più di tempo, non era Superman ma se la cavava abbastanza, ed alla fine venne nuovamente, riversando quello che restava della sborra rimasta nelle sue palle, nella figa di Erica.
Erica, con lo sperma che le colava dalla figa e dal buco del culo, si rimise in piedi e presentò Il conto della sua prima prestazione da prostituta professionista al suo cliente.
“Dunque, duecento euro, come concordato, per la prestazione extra del cambio nel culo, trenta euro per il pompino, cento euro per l’inculata, e cinquanta euro per la chiavata. In totale fanno trecento ottanta euro.” Riepilogò Erica.
Andrea tirò fuori il portafoglio e, dopo aver rovistato in ogni suo anfratto, disse costernato : “Mi spiace ma ho soltanto duecentoventi euro, posso farti un assegno?”
“Cazzo. Non prendo assegni. Così imparo a chiedere subito i soldi, prima di farmi mettere un cazzo in culo.” Disse Erica. “Va beh! Consideriamola una promozione. In fondo sono nuova e devo farmi una clientela.”
“Considerami tuo cliente per sempre. La prossima volta, vengo rifornito e ti do quello che manca” Disse Andrea e diede le banconote ad Erica.
“Queste le incornicio. E’ la mia prima marchetta.” Disse lei.
A questo punto salirono in macchina ed Andrea riportò Erica nella sua postazione di lavoro.
Nelle ore successive, molte macchine si fermarono.
Alcuni si limitavano a dare uno sguardo, altri chiedevano il prezzo ma poi proseguivano, qualcuno chiedeva di provare la merce ed allora Erica si avvicinava al finestrino e si lasciava palpare le tette, qualcuno, più esigente, voleva una visione della figa ed Erica si voltava, si piegava a novanta gradi e piazzava il culo davanti al finestrino.
In una delle auto c’erano tre uomini, probabilmente di ritorno da una festa, particolarmente euforici, che le chiesero se era disponibile per un incontro a tre.
“Tutti insieme o uno per volta?” chiese Erica.
“Tutti insieme, una bella gang bang.” Rispose uno di loro e gli altri annuirono con entusiasmo.
“Sono duecento euro a testa, servizio completo, bocca, figa culo” propose lei.
“Sali, affare fatto.”
“Un momento, vedere moneta, vedere cammello, non si fa credito.” Disse Erica dopo l’esperienza della sua prima prestazione.
I tre tirarono fuori i portafogli, racimolarono la cifra e la diedero ad Erica, che la mise nella borsetta/cassa, unico indumento che aveva addosso, oltre a calze e scarpe.
Incassata la marchetta, Erica salì in macchina e li guidò al suo bordello personale.
“Come ci organizziamo?” chiese uno dei tre.
“Vi consiglio di spogliarvi il più possibile. Per una gang bang occorre spazio. I vestiti sarebbe un intralcio. Sempre che non vi vergogniate.” disse Erica.
I tre si guardarono, parlottarono tra loro, poi cominciarono a spogliarsi.
Si misero tutti nudi, era estate, e l’unico problema avrebbero potuto essere le zanzare.
“In riga tutti e tre. Vedo che non avete bisogno della tromba per l’alza bandiera, ma un bel pompino sarà utile per lubrificarvi il cazzo. Se no mi rompete il culo.” Disse Erica.
I tre si allinearono davanti ad Erica, e lei prese in bocca un uccello dopo l’altro, ogni volta per poche pompate, in modo da intensificare l’eccitazione, ma senza rischiare che venissero.
Se lo infilava in gola fino alle palle, lo leccava, ci spargeva sopra fiumi di saliva.
Quando i tre cazzi furono ben lubrificati, Erica si alzò, li condusse davanti al tavolo ed alla panca, su cui era apparecchiata la trapunta salva culo e disse:
“Allora, decidete i turni. Facciamo tre sessioni, in modo che ognuno di voi possa mettermelo sia in culo che nella figa che in bocca.” Disse Erica.
I tre complottarono brevemente poi uno dei tre disse : “Abbiamo deciso, come facciamo?”
“Chi è quello che mi incula?”
Si fece avanti uno dei tre, con un cazzo di almeno una spanna, largo come un wuberone.
“Te pareva che il più dotato mi capitasse per primo. Povero il mio culo” disse Erica.
Poi gli ordinò: “Siediti sulla panca, allarga le gambe, prenditi l’uccello in mano, e tienilo ben dritto”.
Lui obbedì ed Erica si voltò, salì in piedi sulla panca, gli si mise a cavalcioni, e si abbassò lentamente, si puntò la cappella all’ingrsse del culo.
In un primo momento lo sfintere oppose resistenza. La cappella dell’uomo spingeva senza riuscire a penetrare. Poi, tutto d’un colpo, l’uccello entrò per una decina di centimetri.
Erica continuò ad abbassarsi fino ad averlo completamente dentro. Stette immobile per alcuni secondi, poi prese a dimenarsi con un movimento rotatorio, il cazzo sempre ficcato in profondità nel suo buco del culo.
“Come ti chiami?” gli chiese Erica.
“Mmm...ario” balbettò lui.
“Io Erica.” Disse lei. “Ti piace Mario? Hai una moglie? Te lo dà il culo?”
“Se me lo dava, sarei qui?”
A questo punto Erica chiese : “A chi tocca la figa?”
Si fece avanti un uomo basso e tarchiato, ma con un gran cazzo, peggio del primo.
Lungo almeno trenta centimetri, dal diametro fuori misura, almeno sette centimetri.
Per prenderlo in mano ci volevano entrambe le mani.
“Chi sei? Il fratello di Rocco Siffredi?” chiese Erica.
Lui sorrise compiaciuto, ma non aveva voglia di parlare, si prese l’uccello in mano, lo puntò alla figa di Erica e lo spinse lentamente dentro.
Man mano che il cazzo entrava, Erica spalancava gli occhi con un’espressione preoccupata, ma alla fine fu tutto dentro.
E lui cominciò una lenta chiavata, si vedeva che se la godeva tutta.
Erica chiuse gli occhi estasiata.
Il terzo cliente assisteva menandosi l’uccello.
Ad un certo punto però disse: “Erica…. non ti scordar di me.”
Erica rise e disse: “Vieni fiorellino.. che ti faccio un pompino reale.”
Uno alla volta i tre vennero inondando Erica di sborra.
I tre si sedettero sulla panca con i cazzi che, lentamente, si stavano afflosciando.
Erica si inginocchiò di fronte a loro e comincio a pomparli alternativamente, ingoiandoli fino alle palle, leccandoli dal basso in alto, solleticando la cappella con la lingua.
Non ci volle molto perché tutti e tre riprendessero vigore.
Al secondo turno il culo toccò al sosia di Rocco Siffredi, ed Erica ne patì un po’, ma lui fu molto delicato ed alla fine anche Erica godette fino in fondo l’impalamento.
La scena di ripetè per la terza volta e alla fine i clienti soddisfatti caricarono Erica in macchina e la riportarono a battere al suo posto di lavoro.
Andò avanti fino a tarda notte.
Alle tre Erica aveva caricato tredici clienti, e a quel punto, l’avevo caricata io e portata a casa.
Erica era sfinita.
Dopo aver fatto una doccia ristoratrice, andammo entrambi a letto e piombammo in un sonno profondo.
Il giorno dopo era domenica.
Dopo aver fatto colazione ci sedemmo intorno ad un tavolo per fare il punto della situazione.
In primo luogo quanto aveva incassato: 1480 euro.
“Non male.” commentò lei “Se dovessi continuare a battere sarebbero circa 25.000 euro al mese.”
“E tu lo faresti?” domandai io. “Torneresti su quel marciapiede tutte le sere?”
“Ti dirò,” rispose lei “E’ stato molto eccitante. Mi sono sentita una vera puttana. Ma è stato più che altro il fascino della trasgressione. Ma sarebbe un lavoro, non più un divertimento. Voglio fare nuove esperienze, provare nuove sensazioni.”
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