Confessioni di una madre frustrata - Capitolo 3
di
Mari1980
genere
incesti
Elena
Crescendo, Angelo diventava un ragazzino più maturo e educato della media dei suoi coetanei, timido con gli estranei ma più estroverso con le persone con cui entrava in confidenza.
Con questi ultimi ha sempre la battuta pronta, è spiritoso e il suo sguardo sornione fissa l’interlocutore cercando di creare una complicità in ogni argomento di discussione.
Chiaramente, il rito della “coccola del seno” è finito con il passare del tempo.
Con la crescita, ho lasciato a mio figlio i suoi spazi e i suoi svaghi, senza più esercitare con lui alcun “rito” che temevo potesse pregiudicarne lo sviluppo, nel rispetto di quanto mi ero ripromessa.
Quanto ai suoi svaghi, la sua prima e vera passione è stata per la lettura.
Avremo speso il bilancio di una nazione in libri, con librerie sue sparse per tutta casa.
Anche io leggo molto (perlopiù romanzi rosa), ma lui è di un altro livello. Legge di tutto, da Ovidio ai trattati di fisica.
In casa nostra, era una scena assolutamente usuale quella di salutarlo la mattina mentre uscivo, vederlo alzare il naso dal libro per salutarmi affettuosamente (con un bel paio di baci sulla guancia) e tornare la sera trovandolo esattamente dove lo avevo lasciato.
Mio figlio ama baciarmi, è un dato di fatto. In casa ogni occasione è buona per salutarci con uno o più baci. La sua scelta preferita è quella di darmi tre baci in rapida successione, due sulle guance e uno sulla fronte.
E io ricambio allo stesso modo, anche quando combino un pasticcio stampandogli le impronte delle mie labbra con il rossetto e mi tocca dirgli: “scusa tesoro, ti ho macchiato tutte le guance, vai a sciacquarti il viso! Devo smetterla di usare questo rossetto carminio, ogni volta faccio disastri.” Quanto a lui, mi sorrideva e mi diceva “tranquilla mà, anzi è il mio preferito, ti fa delle labbra ancora più belle e dovresti usarlo più spesso, non fare la modesta! Ho conosciuto le mamme di molti miei amici e nessuna di loro può reggere il confronto con te. Sei la prima in ogni possibile classifica di bellezza, un gradino sopra Elena di Troia!”.
Questo complimento mi imbarazzava perché implicava che Angelo passasse tempo a fare dei confronti sul mio aspetto fisico e quello di altre mamme. Come ha deciso questo mio “primato”? Quali elementi ha considerato? Le mie labbra? Il mio seno? Il mio sedere?
Di solito parliamo di mille argomenti e si confida sempre con me, ma su questo tema non ho il coraggio di chiedergli maggiori dettagli. Mi basta sapere che sono la prima nella sua classifica, sopra nientemeno che ad Elena di Troia, riferimento dotto e divertente tipico del suo modo di esprimersi.
Mi chiesi tra me e me se i suoi amichetti gli avessero fatto battute sul doppio senso su Elena “di Troia” ed Elena “la Troia”, però conoscendolo capii che non c’erano implicazioni volgari o sessuali nel suo complimento.
Non saprei dirvi esattamente quando mio figlio ha conosciuto la sessualità e quale sia stata la sua reazione alla scoperta di quel mondo.
Nelle nostre confidenze mi ha sempre parlato di come trascorresse il tempo libero anche con amici e amiche ma, da quanto mi ha detto, non ha mai avuto fidanzatine fino alla fine delle superiori.
Credo abbia scoperto il mondo del sesso nel corso dell’adolescenza, e potrei esserne stata involontariamente una delle responsabili.
Mio marito stava via per settimane intere per i suoi viaggi d’affari e quando tornava a casa era un marito affettuoso e un buon padre.
Purtroppo, a causa delle sue frequenti assenze, facevamo poco sesso. Quando stava a casa era sempre una gioia, anche perché finalmente potevo dare sfogo ai miei desideri di donna (all’epoca avevo 38 anni).
Una sera, dopo che era stato via quasi un mese, ero davvero consumata dall’astinenza. Avevo una voglia matta di farlo.
Mio marito era tornato un paio di giorni fa ma non c’era stato modo di fare sesso; generalmente cercavamo di evitare di farlo la sera mentre Angelo dormiva, preferendo farlo la mattina o il pomeriggio mentre mio figlio non era a casa.
Quella sera, mio marito era uscito per una birra con gli amici e sapevo che sarebbe tornato a breve.
Entrai in camera di Angelo e lo trovai che dormiva come un sasso. Gli accarezzai appena i capelli e tornai in camera per spogliarmi.
Stavolta non volevo attendere, avevo una voglia matta di fare sesso e speravo che Angelo non si svegliasse.
Indossai solo una camicetta da notte rosa trasparente e mi distesi a letto.
Tenni accesa solo la luce tenue della lampada sul comodino e aprii leggermente le gambe, accarezzandomi lentamente. Misi due dita nella mia vagina e la trovai gonfia e con le labbra totalmente fradice.
La mia vagina è piuttosto carnosa, con le grandi labbra leggermente paffute, più allungate delle piccole labbra e un clitoride ben pronunciato in cima. Prima la curavo in maniera maniacale e lasciavo solo un ciuffetto di peli appena accennato. Se devo giocarci, mi piace torturare le grandi labbra per poi infilarci le dita una dopo l’altra, in un crescendo molto appagante.
I capezzoli erano dritti come due chiodi ed estremamente sensibili. Palpai le mie mammelle, compiacendomi della loro grandezza e della loro morbidezza. Nonostante la gravidanza e l’allattamento (e le successive coccole, direi) erano ancora discretamente sode e non troppo “scese”. Se dovessi fare un paragone, le mie tette somigliano a quelle di Serena Grandi, anche se di colore più scuro (olivastro).
Non infilai il terzo dito nella mia vagina scegliendo piuttosto di attendere il suo arrivo per darci dentro.
Decisi di aspettare mio marito così e guai se non mi avesse scopata come si deve, stavo ribollendo tutta.
Avevo già deciso come sarebbe andata, prima lo avrei osservato spogliarsi, poi gli avrei detto di avvicinarsi in piedi per mostrarmi il suo cazzo mentre non era ancora del tutto in tiro; quindi, lo avrei delicatamente masturbato per farlo drizzare completamente e a quel punto gli avrei preso in bocca solo la cappella, leccandone e succhiandone ogni centimetro, mettendo la lingua nel buchino in cima alla sua cappella, giocando col suo prepuzio. Stavolta non c’erano fimosi da guarire, solo tanta voglia da soddisfare.
Nell’intimità, mio marito mi diceva che ho le labbra di una perfetta pompinara. Il che forse è vero. Sono sempre stata orgogliosa anche delle mie labbra e ho sempre preferito rossetti di tonalità rosso scuro o acceso, per valorizzarne il contorno molto pronunciato ma non troppo gonfio.
Stavolta avrei reso onore al titolo; dopo la cappella, avrei preso in gola tutta l’asta fino a strozzarmici e dopo un paio di ciucciate e averlo raddrizzato per bene, avrei detto a mio marito di stendersi a letto e lo avrei cavalcato fino allo sfinimento.
Di solito mi piaceva da matti fare sesso nella posizione della pecorina, lasciandomi montare beata da mio marito che sfogava tutta la propria eccitazione in bei colpi di reni. Ma stavolta no, stavolta avrei diretto io le danze.
Dio, non resistevo più. Misi il terzo dito in figa e sentii il clitoride muoversi di vita propria, turgidissimo.
Dopo essermi sfogata cavalcandolo, probabilmente mi sarei calmata. A quel punto avrei preso il cazzo di mio marito in mano e lo avrei masturbato accarezzandolo anche con le mie mammelle fino a farlo venire sulle mie tette e sul mio viso, come al solito, e avrei, come al solito, assaggiato il suo sperma soddisfatta.
A quel punto non riuscii a trattenermi e allungai un dito sul mio capezzolo destro e mossi ritmicamente le tre dita nella mia vagina, arrivando all’orgasmo.
Fino a quel momento ero riuscita a trattenere i miei mugolii, purtroppo nel momento dell’orgasmo mi scappò un piccolo urlo di piacere.
Aprii gli occhi di colpo e vidi la porta leggermente aperta e, in penombra, la figura di mio figlio, di spalle, che si allontanava.
Ebbi un tuffo al cuore e mi alzai goffamente. Passai dal corridoio e arrivai alla sua stanza. Si stava rimettendo tra le coperte e, quando mi vide entrare, mi chiese timidamente “è tutto ok mamma? Ti ho sentita urlare e pensavo fosse successo qualcosa”. Gli sorrisi rassicurante, finalmente lucida, e gli dissi soltanto “tranquillo amore, è stato brivido di passaggio, capita, ora torna a dormire”.
Sembrò essersi convinto, mi avvicinai a lui e gli rimboccai le coperte, dandogli un piccolo bacio della buonanotte.
Non mi accorsi nemmeno che la mia vagina grondava liquidi che mi colavano sulle gambe, e che prima avevano macchiato anche la camicia da notte. Sperai non si fosse accorto di questo dettaglio.
Mi rimisi a letto. Odoravo di sesso e di vergogna. Dopo qualche minuto, sentii mio figlio andare in bagno e, dopo poco, tirare lo sciacquone.
Era solo andato a fare pipì? Pregai che non avessi traumatizzato mio figlio in qualche modo. Quando mio marito (finalmente) tornò, mi trovo che fingevo di dormire.
Stendendosi a letto, mio marito azzardò un approccio accarezzandomi la schiena. Ma continuai a fingere di dormire e non insistette. I giochi sono fatti, direbbero in casinò. E non ero molto contenta di come fossero andati.
Il mattino dopo, mi svegliai per prima (sono molto mattiniera) e mi feci un caffellatte, guardando assorta il sole sorgere.
Mio marito si svegliò per secondo e mi raggiunse, nervoso, in cucina; lì mi guardò risentito, come se si stesse preparando a litigare e mi disse con durezza:
“non appena Angelo esce per andare a scuola dobbiamo parlare”.
Mari19.80@outlook.it
Crescendo, Angelo diventava un ragazzino più maturo e educato della media dei suoi coetanei, timido con gli estranei ma più estroverso con le persone con cui entrava in confidenza.
Con questi ultimi ha sempre la battuta pronta, è spiritoso e il suo sguardo sornione fissa l’interlocutore cercando di creare una complicità in ogni argomento di discussione.
Chiaramente, il rito della “coccola del seno” è finito con il passare del tempo.
Con la crescita, ho lasciato a mio figlio i suoi spazi e i suoi svaghi, senza più esercitare con lui alcun “rito” che temevo potesse pregiudicarne lo sviluppo, nel rispetto di quanto mi ero ripromessa.
Quanto ai suoi svaghi, la sua prima e vera passione è stata per la lettura.
Avremo speso il bilancio di una nazione in libri, con librerie sue sparse per tutta casa.
Anche io leggo molto (perlopiù romanzi rosa), ma lui è di un altro livello. Legge di tutto, da Ovidio ai trattati di fisica.
In casa nostra, era una scena assolutamente usuale quella di salutarlo la mattina mentre uscivo, vederlo alzare il naso dal libro per salutarmi affettuosamente (con un bel paio di baci sulla guancia) e tornare la sera trovandolo esattamente dove lo avevo lasciato.
Mio figlio ama baciarmi, è un dato di fatto. In casa ogni occasione è buona per salutarci con uno o più baci. La sua scelta preferita è quella di darmi tre baci in rapida successione, due sulle guance e uno sulla fronte.
E io ricambio allo stesso modo, anche quando combino un pasticcio stampandogli le impronte delle mie labbra con il rossetto e mi tocca dirgli: “scusa tesoro, ti ho macchiato tutte le guance, vai a sciacquarti il viso! Devo smetterla di usare questo rossetto carminio, ogni volta faccio disastri.” Quanto a lui, mi sorrideva e mi diceva “tranquilla mà, anzi è il mio preferito, ti fa delle labbra ancora più belle e dovresti usarlo più spesso, non fare la modesta! Ho conosciuto le mamme di molti miei amici e nessuna di loro può reggere il confronto con te. Sei la prima in ogni possibile classifica di bellezza, un gradino sopra Elena di Troia!”.
Questo complimento mi imbarazzava perché implicava che Angelo passasse tempo a fare dei confronti sul mio aspetto fisico e quello di altre mamme. Come ha deciso questo mio “primato”? Quali elementi ha considerato? Le mie labbra? Il mio seno? Il mio sedere?
Di solito parliamo di mille argomenti e si confida sempre con me, ma su questo tema non ho il coraggio di chiedergli maggiori dettagli. Mi basta sapere che sono la prima nella sua classifica, sopra nientemeno che ad Elena di Troia, riferimento dotto e divertente tipico del suo modo di esprimersi.
Mi chiesi tra me e me se i suoi amichetti gli avessero fatto battute sul doppio senso su Elena “di Troia” ed Elena “la Troia”, però conoscendolo capii che non c’erano implicazioni volgari o sessuali nel suo complimento.
Non saprei dirvi esattamente quando mio figlio ha conosciuto la sessualità e quale sia stata la sua reazione alla scoperta di quel mondo.
Nelle nostre confidenze mi ha sempre parlato di come trascorresse il tempo libero anche con amici e amiche ma, da quanto mi ha detto, non ha mai avuto fidanzatine fino alla fine delle superiori.
Credo abbia scoperto il mondo del sesso nel corso dell’adolescenza, e potrei esserne stata involontariamente una delle responsabili.
Mio marito stava via per settimane intere per i suoi viaggi d’affari e quando tornava a casa era un marito affettuoso e un buon padre.
Purtroppo, a causa delle sue frequenti assenze, facevamo poco sesso. Quando stava a casa era sempre una gioia, anche perché finalmente potevo dare sfogo ai miei desideri di donna (all’epoca avevo 38 anni).
Una sera, dopo che era stato via quasi un mese, ero davvero consumata dall’astinenza. Avevo una voglia matta di farlo.
Mio marito era tornato un paio di giorni fa ma non c’era stato modo di fare sesso; generalmente cercavamo di evitare di farlo la sera mentre Angelo dormiva, preferendo farlo la mattina o il pomeriggio mentre mio figlio non era a casa.
Quella sera, mio marito era uscito per una birra con gli amici e sapevo che sarebbe tornato a breve.
Entrai in camera di Angelo e lo trovai che dormiva come un sasso. Gli accarezzai appena i capelli e tornai in camera per spogliarmi.
Stavolta non volevo attendere, avevo una voglia matta di fare sesso e speravo che Angelo non si svegliasse.
Indossai solo una camicetta da notte rosa trasparente e mi distesi a letto.
Tenni accesa solo la luce tenue della lampada sul comodino e aprii leggermente le gambe, accarezzandomi lentamente. Misi due dita nella mia vagina e la trovai gonfia e con le labbra totalmente fradice.
La mia vagina è piuttosto carnosa, con le grandi labbra leggermente paffute, più allungate delle piccole labbra e un clitoride ben pronunciato in cima. Prima la curavo in maniera maniacale e lasciavo solo un ciuffetto di peli appena accennato. Se devo giocarci, mi piace torturare le grandi labbra per poi infilarci le dita una dopo l’altra, in un crescendo molto appagante.
I capezzoli erano dritti come due chiodi ed estremamente sensibili. Palpai le mie mammelle, compiacendomi della loro grandezza e della loro morbidezza. Nonostante la gravidanza e l’allattamento (e le successive coccole, direi) erano ancora discretamente sode e non troppo “scese”. Se dovessi fare un paragone, le mie tette somigliano a quelle di Serena Grandi, anche se di colore più scuro (olivastro).
Non infilai il terzo dito nella mia vagina scegliendo piuttosto di attendere il suo arrivo per darci dentro.
Decisi di aspettare mio marito così e guai se non mi avesse scopata come si deve, stavo ribollendo tutta.
Avevo già deciso come sarebbe andata, prima lo avrei osservato spogliarsi, poi gli avrei detto di avvicinarsi in piedi per mostrarmi il suo cazzo mentre non era ancora del tutto in tiro; quindi, lo avrei delicatamente masturbato per farlo drizzare completamente e a quel punto gli avrei preso in bocca solo la cappella, leccandone e succhiandone ogni centimetro, mettendo la lingua nel buchino in cima alla sua cappella, giocando col suo prepuzio. Stavolta non c’erano fimosi da guarire, solo tanta voglia da soddisfare.
Nell’intimità, mio marito mi diceva che ho le labbra di una perfetta pompinara. Il che forse è vero. Sono sempre stata orgogliosa anche delle mie labbra e ho sempre preferito rossetti di tonalità rosso scuro o acceso, per valorizzarne il contorno molto pronunciato ma non troppo gonfio.
Stavolta avrei reso onore al titolo; dopo la cappella, avrei preso in gola tutta l’asta fino a strozzarmici e dopo un paio di ciucciate e averlo raddrizzato per bene, avrei detto a mio marito di stendersi a letto e lo avrei cavalcato fino allo sfinimento.
Di solito mi piaceva da matti fare sesso nella posizione della pecorina, lasciandomi montare beata da mio marito che sfogava tutta la propria eccitazione in bei colpi di reni. Ma stavolta no, stavolta avrei diretto io le danze.
Dio, non resistevo più. Misi il terzo dito in figa e sentii il clitoride muoversi di vita propria, turgidissimo.
Dopo essermi sfogata cavalcandolo, probabilmente mi sarei calmata. A quel punto avrei preso il cazzo di mio marito in mano e lo avrei masturbato accarezzandolo anche con le mie mammelle fino a farlo venire sulle mie tette e sul mio viso, come al solito, e avrei, come al solito, assaggiato il suo sperma soddisfatta.
A quel punto non riuscii a trattenermi e allungai un dito sul mio capezzolo destro e mossi ritmicamente le tre dita nella mia vagina, arrivando all’orgasmo.
Fino a quel momento ero riuscita a trattenere i miei mugolii, purtroppo nel momento dell’orgasmo mi scappò un piccolo urlo di piacere.
Aprii gli occhi di colpo e vidi la porta leggermente aperta e, in penombra, la figura di mio figlio, di spalle, che si allontanava.
Ebbi un tuffo al cuore e mi alzai goffamente. Passai dal corridoio e arrivai alla sua stanza. Si stava rimettendo tra le coperte e, quando mi vide entrare, mi chiese timidamente “è tutto ok mamma? Ti ho sentita urlare e pensavo fosse successo qualcosa”. Gli sorrisi rassicurante, finalmente lucida, e gli dissi soltanto “tranquillo amore, è stato brivido di passaggio, capita, ora torna a dormire”.
Sembrò essersi convinto, mi avvicinai a lui e gli rimboccai le coperte, dandogli un piccolo bacio della buonanotte.
Non mi accorsi nemmeno che la mia vagina grondava liquidi che mi colavano sulle gambe, e che prima avevano macchiato anche la camicia da notte. Sperai non si fosse accorto di questo dettaglio.
Mi rimisi a letto. Odoravo di sesso e di vergogna. Dopo qualche minuto, sentii mio figlio andare in bagno e, dopo poco, tirare lo sciacquone.
Era solo andato a fare pipì? Pregai che non avessi traumatizzato mio figlio in qualche modo. Quando mio marito (finalmente) tornò, mi trovo che fingevo di dormire.
Stendendosi a letto, mio marito azzardò un approccio accarezzandomi la schiena. Ma continuai a fingere di dormire e non insistette. I giochi sono fatti, direbbero in casinò. E non ero molto contenta di come fossero andati.
Il mattino dopo, mi svegliai per prima (sono molto mattiniera) e mi feci un caffellatte, guardando assorta il sole sorgere.
Mio marito si svegliò per secondo e mi raggiunse, nervoso, in cucina; lì mi guardò risentito, come se si stesse preparando a litigare e mi disse con durezza:
“non appena Angelo esce per andare a scuola dobbiamo parlare”.
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