L'inizio
di
Cuckie
genere
scambio di coppia
Era un tarlo che logorava la mia fantasia da molto tempo.
All'inizio era un modo per eccitarmi, di inventare o immaginare situaziL'iniziooni in cui lei era l'oggetto del desidero di altri uomini, di uomini decisi, determinati, sicuri del fatto loro. Di uomini che la rendevano soddisfatta, appagata.
Poi avevo iniziato a parlarne con lei nei momenti di intimità, cercando di capire le sue reazioni.
Le sussurravo di immaginare un altro insieme a me, di pensare a cosa avrebbe fatto se insieme al mio avesse potuto giocare con un altro membro.
Le prime volte sembrava infastidita, pur senza rispondere esplicitamente. Si vedeva chiaramente che si chiedeva perché le facessi quelle proposte.
Non si espose mai a risposte in nessun senso, eppure a volte avevo come la sensazione che si eccitasse anche lei.
"Lo vorresti veramente? " fu quello che infine mi chiese una volta. "Non lo so" risposi. "Mi eccita pensarlo ed immaginarlo ma non so se poi lo accetterei fino in fondo" continuai a dirle. "E tu lo faresti? " le chiesi.
Non ricevetti nessuna risposta.
Le mie fantasie continuavano incessantemente e tornavo spesso sull'argomento, solo e sempre in 'quei' momenti.
C'era sempre un qualcosa che mi spingeva a credere che un qualche tarlo si fosse insinuato nella mente di lei.
Lei.
La mia signora.
Una signora per bene, seria, per nulla trasgressiva. Una signora molto lineare e prevedibile. Non molto aperta sessualmente se non in rare occasioni in cui aveva bevuto un bicchiere in più e si lasciava un pò andare con parole leggermente più audaci. Ma nulla che potesse travalicare dei limiti che il perbenismo in lei insito le aveva imposto . Pochissimo sesso orale. Mai anale.
Eppure era una bella donna, piacente., mora, alta, una quarta di seno ben portata. Un paio di chili di troppo ma che in fondo la rendevano più morbida e appetitosa.
Non amava vestire in modo appariscente. In genere vestiva in maniera molto semplice, mai scomposta, anche se in occasioni particolari come cerimonie e avvenimenti importanti ci teneva ad essere bella ed ammirata.
Bella e ammirata come quella sera.
Avevamo deciso per una cena in un ristorante elegante in riva al mare. Così lei si presentò con un abito bianco molto leggero che lasciava trasparire, in maniera discreta, una biancheria intima di pizzo nero.
Un sandalo molto fine ai piedi e un trucco un po più accentuato del solito la rendevano davvero una donna bellissima.
A cena era disinvolta e simpatica. Mangiammo del buon pesce e bevemmo del buon vino quando, ad un certo punto, mi macchiai la camicia bianca con uno schizzo.
Chiedi permesso per andare in bagno per cercare di smacchiare e lei mi seguì offrendosi di aiutarmi.
Così cercò di ripulirmi la camicia mentre eravamo in bagno lasciando la porta socchiusa. Mentre lei si adoperava per riparare al danno io non riuscii a tener ferme le mani che si posarono sul suo sedere, iniziando a massaggiarlo per poi indugiare sotto il vestito fino a stringerla a me con entrambe le mie mani sul suo culo.
Rimanemmo poco tempo e poi tornammo a tavola. La vedevo strana, un pochino nervosa, leggermente a disagio. Non capivo perché ma non me ne curai più di tanto. Quel suo stato d'animo continuò per tutta la cena, fino al dolce e all'amaro. Poi si rilasso' e andammo insieme in macchina.
Durante il tragitto verso casa all'improvviso mise una mano sulla mia patta iniziando a massaggiare.
Era piacevole, ma non era un comportamento da lei. Capii che aveva voglia di far l'amore e le misi una mano sotto il vestito fino ad arrivare alle sue mutandine.
Erano bagnate fradicie.
Continuai ad accarezzarla fino ad arrivare a casa.
Salimmo in fretta in camera da letto e lei neanche si spogliò. Si buttò sul letto a gambe aperte togliendosi le mutandine. "Scopami" mi disse, ed io che avevo il cazzo in tiro da quando eravamo in auto, non mi feci pregare. Entrai in lei come un coltello nel burro tanto era bagnata. Iniziai a scoparla lentamente e poi sempre più forte. Lei gemeva e provava vero piacere incitandomi a fottere sempre più forte. Poi mi chiese di mettermi sotto e mi cavalcò. Lo sentiva tutto dentro e si muoveva sinuosamente sopra di me. Le stringevo i capezzoli mentre lei mi montava ed eravamo entrambi in paradiso. Finché le sue labbra iniziarono a parlare: "non ti sei accorto di niente stasera? ".
Al mio diniego iniziò a raccontare. " C'era quel tizio seduto di fronte al nostro tavolo, quel bel ragazzo con la barba corta. Mi guardava incessantemente e mi sorrideva. Ero a disagio, tanto che volevo alzarmi e cambiare posto, quando tu ti sei macchiato la camicia e siamo andati in bagno.
Mentre cercavo di pulirti e tu hai messo le tue mani sul mio culo ho visto dallo specchio che lui era dietro la porta e ci vedeva. Mi guardava dallo specchio coi suoi occhi profondi e con la mano si massaggiava il pacco, non vergognandosi di farmelo notare".
"E tu non mi hai detto niente? " le chiesi. Non mi rispose ma,, anzi, fece lei una domanda: "se lui fosse entrato e avesse iniziato ad accarezzarmi e a giocare con noi tu cosa avresti fatto? ".
Era sopra di me e il mio cazzo era tutto dentro di lei. Non riuscii a trattenermi e le venni dentro inondandola e grugnendo dal piacere improvviso.
Non dicemmo più niente quella sera. In silenzio, piano piano, ci addormentammo. Ma quel silenzio aveva più parole di qualsiasi altro discorso.
All'inizio era un modo per eccitarmi, di inventare o immaginare situaziL'iniziooni in cui lei era l'oggetto del desidero di altri uomini, di uomini decisi, determinati, sicuri del fatto loro. Di uomini che la rendevano soddisfatta, appagata.
Poi avevo iniziato a parlarne con lei nei momenti di intimità, cercando di capire le sue reazioni.
Le sussurravo di immaginare un altro insieme a me, di pensare a cosa avrebbe fatto se insieme al mio avesse potuto giocare con un altro membro.
Le prime volte sembrava infastidita, pur senza rispondere esplicitamente. Si vedeva chiaramente che si chiedeva perché le facessi quelle proposte.
Non si espose mai a risposte in nessun senso, eppure a volte avevo come la sensazione che si eccitasse anche lei.
"Lo vorresti veramente? " fu quello che infine mi chiese una volta. "Non lo so" risposi. "Mi eccita pensarlo ed immaginarlo ma non so se poi lo accetterei fino in fondo" continuai a dirle. "E tu lo faresti? " le chiesi.
Non ricevetti nessuna risposta.
Le mie fantasie continuavano incessantemente e tornavo spesso sull'argomento, solo e sempre in 'quei' momenti.
C'era sempre un qualcosa che mi spingeva a credere che un qualche tarlo si fosse insinuato nella mente di lei.
Lei.
La mia signora.
Una signora per bene, seria, per nulla trasgressiva. Una signora molto lineare e prevedibile. Non molto aperta sessualmente se non in rare occasioni in cui aveva bevuto un bicchiere in più e si lasciava un pò andare con parole leggermente più audaci. Ma nulla che potesse travalicare dei limiti che il perbenismo in lei insito le aveva imposto . Pochissimo sesso orale. Mai anale.
Eppure era una bella donna, piacente., mora, alta, una quarta di seno ben portata. Un paio di chili di troppo ma che in fondo la rendevano più morbida e appetitosa.
Non amava vestire in modo appariscente. In genere vestiva in maniera molto semplice, mai scomposta, anche se in occasioni particolari come cerimonie e avvenimenti importanti ci teneva ad essere bella ed ammirata.
Bella e ammirata come quella sera.
Avevamo deciso per una cena in un ristorante elegante in riva al mare. Così lei si presentò con un abito bianco molto leggero che lasciava trasparire, in maniera discreta, una biancheria intima di pizzo nero.
Un sandalo molto fine ai piedi e un trucco un po più accentuato del solito la rendevano davvero una donna bellissima.
A cena era disinvolta e simpatica. Mangiammo del buon pesce e bevemmo del buon vino quando, ad un certo punto, mi macchiai la camicia bianca con uno schizzo.
Chiedi permesso per andare in bagno per cercare di smacchiare e lei mi seguì offrendosi di aiutarmi.
Così cercò di ripulirmi la camicia mentre eravamo in bagno lasciando la porta socchiusa. Mentre lei si adoperava per riparare al danno io non riuscii a tener ferme le mani che si posarono sul suo sedere, iniziando a massaggiarlo per poi indugiare sotto il vestito fino a stringerla a me con entrambe le mie mani sul suo culo.
Rimanemmo poco tempo e poi tornammo a tavola. La vedevo strana, un pochino nervosa, leggermente a disagio. Non capivo perché ma non me ne curai più di tanto. Quel suo stato d'animo continuò per tutta la cena, fino al dolce e all'amaro. Poi si rilasso' e andammo insieme in macchina.
Durante il tragitto verso casa all'improvviso mise una mano sulla mia patta iniziando a massaggiare.
Era piacevole, ma non era un comportamento da lei. Capii che aveva voglia di far l'amore e le misi una mano sotto il vestito fino ad arrivare alle sue mutandine.
Erano bagnate fradicie.
Continuai ad accarezzarla fino ad arrivare a casa.
Salimmo in fretta in camera da letto e lei neanche si spogliò. Si buttò sul letto a gambe aperte togliendosi le mutandine. "Scopami" mi disse, ed io che avevo il cazzo in tiro da quando eravamo in auto, non mi feci pregare. Entrai in lei come un coltello nel burro tanto era bagnata. Iniziai a scoparla lentamente e poi sempre più forte. Lei gemeva e provava vero piacere incitandomi a fottere sempre più forte. Poi mi chiese di mettermi sotto e mi cavalcò. Lo sentiva tutto dentro e si muoveva sinuosamente sopra di me. Le stringevo i capezzoli mentre lei mi montava ed eravamo entrambi in paradiso. Finché le sue labbra iniziarono a parlare: "non ti sei accorto di niente stasera? ".
Al mio diniego iniziò a raccontare. " C'era quel tizio seduto di fronte al nostro tavolo, quel bel ragazzo con la barba corta. Mi guardava incessantemente e mi sorrideva. Ero a disagio, tanto che volevo alzarmi e cambiare posto, quando tu ti sei macchiato la camicia e siamo andati in bagno.
Mentre cercavo di pulirti e tu hai messo le tue mani sul mio culo ho visto dallo specchio che lui era dietro la porta e ci vedeva. Mi guardava dallo specchio coi suoi occhi profondi e con la mano si massaggiava il pacco, non vergognandosi di farmelo notare".
"E tu non mi hai detto niente? " le chiesi. Non mi rispose ma,, anzi, fece lei una domanda: "se lui fosse entrato e avesse iniziato ad accarezzarmi e a giocare con noi tu cosa avresti fatto? ".
Era sopra di me e il mio cazzo era tutto dentro di lei. Non riuscii a trattenermi e le venni dentro inondandola e grugnendo dal piacere improvviso.
Non dicemmo più niente quella sera. In silenzio, piano piano, ci addormentammo. Ma quel silenzio aveva più parole di qualsiasi altro discorso.
2
6
voti
voti
valutazione
7.4
7.4
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
L'inizio (2a parte)
Commenti dei lettori al racconto erotico