Le regole di Milena

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genere
dominazione

Come ci sono arrivato qua? Su un letto di ospedale. Nulla di grave, anzi, però per capire come sono arrivato qua, con mia moglie al mio fianco che guarda distrattamente il cellulare mentre io dormo ancora, beh, bisogna riavvolgere il nastro di parecchi anni.

Avete presente “la goccia che scava la pietra”? Goccia dopo goccia, con calma, l’acqua scava e modella la roccia. Ecco, in questo caso io sono la roccia e mia moglie quella goccia, imperterrita, che senza fretta arriva al suo scopo.

Io sono Giacomo e quando tutto ebbe inizio avevo poco più di trent’anni, mi ero trasferito in questa nuova città dopo che l’ultima storia d’amore era naufragata. Avevo lasciato tutto, mi ero trovato un lavoro come impiegato, un appartamento e mi godevo in tranquillità la mia vita da scapolo.

Una mattina ero lavoro e, uscendo dall’ufficio del mio capo dopo una riunione non proprio allegra, incrociai una ragazza che mi lasciò completamente senza fiato da quanto era bella. Milena, questo era il nome di questa donna che mi aveva fatto sussultare il cuore. Sprigionava una sicurezza di sé che raramente avevo visto, ma dando comunque la sensazione di avere anche un cuore. Lei non era di certo lì per me, era lì per il mio capo, per questioni di lavoro e, di certo, non potevo nemmeno lontanamente immaginare che quella donna sarebbe diventata mia moglie.

Ovviamente quella mattina non ci parlammo nemmeno, io ero troppo in basso nella scala gerarchica per avere a che fare con lei. Ma il fato volle che quella sera ci ritrovassimo nello stesso locale. Lei con delle amiche, elegante, sexy, provocante, con un sorriso che più forte di una calamita nel suo vestito nero, aderente, con una gamba coperta e l’altra lasciata nuda. Io ero da solo, con i vestiti del lavoro, seduto al bancone mentre guardavo il telefono mentre sorseggiavo una birra.

“Ciao”, mi disse cogliendomi alla sprovvista. Non l’avevo vista arrivare, non ero pronto ad avere a che fare con una donna di quel livello.

“Se non sbaglio – continuò lei – noi ci siamo già visti oggi vero?”

“Ciao – risposi io con una faccia da ebete – sì, questa mattina eri nell’azienda dove lavoro”

Si sedette vicino a me, avevo il cuore a mille. Come era possibile che volesse parlare con me?

Ad ogni modo parlammo a lungo quella sera, per poi finire a letto, a casa mia visto che era la più vicina. Fu semplicemente magnifico. Sentire il suo corpo muoversi sopra il mio mi dava delle sensazioni mai provate prima e mai scorderò. Sensuale, passionale, calda. Le sue labbra sulle mie erano piene di passione. Accarezzavo il suo corpo. Non riuscivo a trovare un singolo difetto. Una volta finito rimase sopra di me, mi disse che voleva sentire il mio cazzo ancora dentro per po’. Ci addormentammo.

Ovviamente mi svegliai solo, era stato tutto un sogno, mi ero preso una sbronza colossale, anche se non avevo nessun post sbornia. L’appartamento era vuoto, ma quella mattina sembrava ancora più vuoto ed il silenzio ancora più assordante. Sconsolato mi preparai un caffè, un paio di biscotti e poi andai a fare due passi per prendere un po’ di aria in quello che sembrava essere un bel sabato mattina primaverile. Arrivato in un parco mi misi su una panchina di fronte ad un laghetto con dei cigni. Cercai di scacciare i pensieri di quella mattina chiudendo gli occhi e facendomi immergere dai raggi del sole.

Ad un tratto mi arrivò un messaggio. Il nome che compariva era “WIFE”. Rimasi a contemplare quella scritta per non so quanto tempo cercando di capire a chi avessi mai potuto attribuire quella parola. La mia ex non poteva essere, era sempre stata con il suo nome “originale”, al limite avrei potuto metterla come “stronza”, ma di sicuro non come “wife”. Decisi di aprire quel messaggio e rimasi sbalordito: era un selfie di Milena, in tenuta da corsa, e un buongiorno.

Quindi il mio non era stato solo un sogno, era tutto reale! Un sorriso comparve sulla mia faccia come non avevo da tempo.

Subjack12@gmail.com
scritto il
2023-09-29
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