Le regole di Milena pt.2
di
Subjack12
genere
dominazione
Da quel giorno iniziammo a frequentarci in maniera assidua, quasi ossessiva. Andavamo a feste, facevamo viaggi, ma soprattutto scopavamo. Scopavamo con una intensità ed una passione che non avevo mai provato prima. Partecipammo anche a qualche orgia organizzata in qualche villa nelle vicinanze. Fu in una di quelle orge che scoprimmo il bdsm, il piacere di controllare l’altro, la sensazione che ti lascia avere nelle mani il tuo partner che si abbandona completamente alla tua volontà.
Milena aveva una villa nella collina che sovrastava la città. Circondata da un muro di sassi piuttosto alto, le garantiva una certa privacy e la sicurezza che nessuno potesse sbirciare dentro. Fu in quella casa che allestimmo una stanza per i nostri giochi. L’entrata era nascosta dietro una libreria che si poteva aprire con un codice, proprio come accade in certi film. All’interno avevamo messo un letto, una gogna, una croce di S.Andrea, un armadio dove mettere i vestiti di entrambi per i giochi di ruolo, al muro avevamo appeso frustini, paddle, manette e corde, mentre in una cassettiera sex toys, lubrificanti, preservativi e guanti in lattice.
Se uno dei due avesse trovato la porta aperta, avrebbe saputo che l’altro lo stava aspettando e si sarebbe dovuto sottomettere all’altro. Sperimentammo di tutto, tranne quello che riguardava feci, piscio e sangue.
Era inutile, con lei perdevo la cognizione del tempo e di tutto quello che succedeva nel mondo. Mi sembrava di vivere in una bolla. Ma tutto ciò ebbe un peso, un peso rilevante in tutta questa faccenda. La naturale conseguenza di essere totalmente immerso nel mondo di Milena fu la perdita del lavoro. Le feste, i giochi con lei, mi facevano arrivare in ritardo al lavoro e comunque mi privavano della concentrazione necessaria per lavorare. Licenziato. Ero un cane bastonato. Come avrei potuto permettermi quella vita, pagare affitto e bollette?
E come succede ai cani bastonati, devi avere la fortuna che qualcuno ti salvi da quella situazione. Come avrete sicuramente capito, quella persona per me fu Milena. Mi aiutò, a suo modo, ma mi tirò fuori da quella situazione.
Eravamo a casa sua seduti sul divano, le stavo confessando quanto avessi il morale a terra e quanto fossi preoccupato per il futuro.
“Trasferisciti qua – mi disse lei con un gran sorriso – ti occuperai delle faccende domestiche finchè non troverai altro”
“Sei sicura?” le chiesi io in un misto tra stupore, gratitudine e incredulità. Nessuno mi aveva mai aiutato così tanto.
“Certo! Ormai stiamo insieme da abbastanza tempo per fare questo passo – mi rispose mentre si metteva a cavalcioni sopra di me iniziando a baciarmi sul collo – così magari puoi stare nudo in casa a fare le pulizie e io posso guardare questo bel ben di Dio tutto il tempo”
Non avevo molte alternative se volevo continuare a stare con lei, ma comunque accettai di buon grado senza dare troppo peso alle parole sul discorso della nudità.
Iniziò così la nostra nuova vita da conviventi che, se possibile, prevedeva ancora più sesso di quanto già non facessimo. Non ne avevamo mai abbastanza l’uno dell’altra. Ma le cose, in parte, sarebbero cambiate da lì a poco tempo.
Un giorno ero in giardino a sistemare alcune cose a bordo piscina, non mi accorsi subito del suo arrivo, ma quando mi girai era ferma con le gambe leggermente divaricate, capelli raccolti in una coda di cavallo, mani sui fianchi di cui una impugnava un frustino, uno sguardo severo che non le avevo mai visto. Il suo corpo era fasciato da una tuta in lattex nera, lucida, che metteva in risalto le sue forme, mentre ai piedi indossava un paio di scarpe con tacco alto, anch’esse nere e lucide. Rimasi di sasso, era bellissima, ma quello sguardo mi incuteva timore.
“Vieni” mi disse mentre si girava ed entrava in casa.
La seguii fino alla stanza dei giochi. Avevo il cuore a mille.
“Spogliati – mi disse con tono perentorio – avevamo un accordo io e te”
“Che accordo?” le risposi mentre mi spogliavo
“Le faccende di casa, avresti dovuto farle nudo, ma vedo che te ne sei semplicemente fragato”
“Ma..io…pensavo fosse solo così per dire” dissi intimorito
“Ma Ma Ma – disse ancora più arrabbiata – sai solo borbottare. Adesso ti faccio capire io che non era solo per dire e che da oggi voglio che tu sia sempre nudo a meno che non te lo dica io”
Mi prese cazzo e palle e mi tirò alla gogna. Mi mise in posizione e la chiuse. Non aspetto un secondo di più e cominciò a frustarmi il sedere con forza. Nonostante fossi un po’ allenato dopo i nostri giochi, non ero di sicuro abituato a subire frustate così forti. Avevo il sedere in fiamme, mi faceva male, ma non avevo la forza di reagire o lamentarmi.
“Ma guarda un po’ – anziché lamentarti ti stai eccitando – ho io qualcosa per te”
La sentii armeggiare alle mie spalle, non capivo cosa stesse succedendo. Mi versò qualcosa sul buco del culo e lo massaggiò. Nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che mi infilò in un sol colpo lo strapon nel culo e iniziò a scoparmi con forza, tenendomi i fianchi con le mani e infilando le unghie nella carne. Ci misi un po’ a riprendere fiato e a cercare di rilassarmi il più possibile per non sentire troppo dolore.
Dopo un po’ si sfilò da dentro di me, aprì la gogna e mi fece sdraiare sul letto. Mi mise due cavigliere con una barra per tenere le gambe divaricate e attaccò quest’ultima al gancio di un verricello che avevamo appeso sopra il letto. Mi ritrovai così con le gambe divaricate ed alzate e con il culo ben esposto. Mi legò anche i polsi al letto.
Ritornò dentro di me, sempre senza troppi complimenti. Mi guardava con un sorriso beffardo e sexy allo stesso tempo mentre gemevo sotto i suoi colpi. Si spostò con il busto in avanti strizzando e tirando con le mani i capezzoli. Urlai dal dolore. Poi una sua mano mi cinse il collo, costringendomi a fare fatica a respirare.
“Per questa volta ti è andata fin troppo bene – mi disse – ma dalla prossima farò sul serio se ci sarà da punirti per qualche tua distrazione”.
Annuii con la testa per farle capire che avevo perfettamente inteso ciò che diceva.
Si tolse da dentro di me, mi abbassò le gambe, ma sempre lasciandole agganciate al verricello. Prese una benda e me la mise. La sentii di nuovo armeggiare con qualcosa. Ancora una volta il culo violato, ma questa volta doveva essere un dildo normale perché la potevo sentire muoversi nella stanza. Poco dopo la sentii sopra di me, prese il mio cazzo duro in mano e se lo infilò dentro. Mi scopò con la sua solita carica erotica. Venni in poco tempo con tutta l’eccitazione che avevo in corpo, così lei si tolse da sopra il mio cazzo e si mise sulla mia bocca.
“Leccami e fammi venire”
La leccai meglio che potevo mentre il mio sperma mi colava dalla sua figa dentro la mia bocca. Venne anche lei aggiungendo così anche i suoi umori e il suo orgasmo.
Milena aveva una villa nella collina che sovrastava la città. Circondata da un muro di sassi piuttosto alto, le garantiva una certa privacy e la sicurezza che nessuno potesse sbirciare dentro. Fu in quella casa che allestimmo una stanza per i nostri giochi. L’entrata era nascosta dietro una libreria che si poteva aprire con un codice, proprio come accade in certi film. All’interno avevamo messo un letto, una gogna, una croce di S.Andrea, un armadio dove mettere i vestiti di entrambi per i giochi di ruolo, al muro avevamo appeso frustini, paddle, manette e corde, mentre in una cassettiera sex toys, lubrificanti, preservativi e guanti in lattice.
Se uno dei due avesse trovato la porta aperta, avrebbe saputo che l’altro lo stava aspettando e si sarebbe dovuto sottomettere all’altro. Sperimentammo di tutto, tranne quello che riguardava feci, piscio e sangue.
Era inutile, con lei perdevo la cognizione del tempo e di tutto quello che succedeva nel mondo. Mi sembrava di vivere in una bolla. Ma tutto ciò ebbe un peso, un peso rilevante in tutta questa faccenda. La naturale conseguenza di essere totalmente immerso nel mondo di Milena fu la perdita del lavoro. Le feste, i giochi con lei, mi facevano arrivare in ritardo al lavoro e comunque mi privavano della concentrazione necessaria per lavorare. Licenziato. Ero un cane bastonato. Come avrei potuto permettermi quella vita, pagare affitto e bollette?
E come succede ai cani bastonati, devi avere la fortuna che qualcuno ti salvi da quella situazione. Come avrete sicuramente capito, quella persona per me fu Milena. Mi aiutò, a suo modo, ma mi tirò fuori da quella situazione.
Eravamo a casa sua seduti sul divano, le stavo confessando quanto avessi il morale a terra e quanto fossi preoccupato per il futuro.
“Trasferisciti qua – mi disse lei con un gran sorriso – ti occuperai delle faccende domestiche finchè non troverai altro”
“Sei sicura?” le chiesi io in un misto tra stupore, gratitudine e incredulità. Nessuno mi aveva mai aiutato così tanto.
“Certo! Ormai stiamo insieme da abbastanza tempo per fare questo passo – mi rispose mentre si metteva a cavalcioni sopra di me iniziando a baciarmi sul collo – così magari puoi stare nudo in casa a fare le pulizie e io posso guardare questo bel ben di Dio tutto il tempo”
Non avevo molte alternative se volevo continuare a stare con lei, ma comunque accettai di buon grado senza dare troppo peso alle parole sul discorso della nudità.
Iniziò così la nostra nuova vita da conviventi che, se possibile, prevedeva ancora più sesso di quanto già non facessimo. Non ne avevamo mai abbastanza l’uno dell’altra. Ma le cose, in parte, sarebbero cambiate da lì a poco tempo.
Un giorno ero in giardino a sistemare alcune cose a bordo piscina, non mi accorsi subito del suo arrivo, ma quando mi girai era ferma con le gambe leggermente divaricate, capelli raccolti in una coda di cavallo, mani sui fianchi di cui una impugnava un frustino, uno sguardo severo che non le avevo mai visto. Il suo corpo era fasciato da una tuta in lattex nera, lucida, che metteva in risalto le sue forme, mentre ai piedi indossava un paio di scarpe con tacco alto, anch’esse nere e lucide. Rimasi di sasso, era bellissima, ma quello sguardo mi incuteva timore.
“Vieni” mi disse mentre si girava ed entrava in casa.
La seguii fino alla stanza dei giochi. Avevo il cuore a mille.
“Spogliati – mi disse con tono perentorio – avevamo un accordo io e te”
“Che accordo?” le risposi mentre mi spogliavo
“Le faccende di casa, avresti dovuto farle nudo, ma vedo che te ne sei semplicemente fragato”
“Ma..io…pensavo fosse solo così per dire” dissi intimorito
“Ma Ma Ma – disse ancora più arrabbiata – sai solo borbottare. Adesso ti faccio capire io che non era solo per dire e che da oggi voglio che tu sia sempre nudo a meno che non te lo dica io”
Mi prese cazzo e palle e mi tirò alla gogna. Mi mise in posizione e la chiuse. Non aspetto un secondo di più e cominciò a frustarmi il sedere con forza. Nonostante fossi un po’ allenato dopo i nostri giochi, non ero di sicuro abituato a subire frustate così forti. Avevo il sedere in fiamme, mi faceva male, ma non avevo la forza di reagire o lamentarmi.
“Ma guarda un po’ – anziché lamentarti ti stai eccitando – ho io qualcosa per te”
La sentii armeggiare alle mie spalle, non capivo cosa stesse succedendo. Mi versò qualcosa sul buco del culo e lo massaggiò. Nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che mi infilò in un sol colpo lo strapon nel culo e iniziò a scoparmi con forza, tenendomi i fianchi con le mani e infilando le unghie nella carne. Ci misi un po’ a riprendere fiato e a cercare di rilassarmi il più possibile per non sentire troppo dolore.
Dopo un po’ si sfilò da dentro di me, aprì la gogna e mi fece sdraiare sul letto. Mi mise due cavigliere con una barra per tenere le gambe divaricate e attaccò quest’ultima al gancio di un verricello che avevamo appeso sopra il letto. Mi ritrovai così con le gambe divaricate ed alzate e con il culo ben esposto. Mi legò anche i polsi al letto.
Ritornò dentro di me, sempre senza troppi complimenti. Mi guardava con un sorriso beffardo e sexy allo stesso tempo mentre gemevo sotto i suoi colpi. Si spostò con il busto in avanti strizzando e tirando con le mani i capezzoli. Urlai dal dolore. Poi una sua mano mi cinse il collo, costringendomi a fare fatica a respirare.
“Per questa volta ti è andata fin troppo bene – mi disse – ma dalla prossima farò sul serio se ci sarà da punirti per qualche tua distrazione”.
Annuii con la testa per farle capire che avevo perfettamente inteso ciò che diceva.
Si tolse da dentro di me, mi abbassò le gambe, ma sempre lasciandole agganciate al verricello. Prese una benda e me la mise. La sentii di nuovo armeggiare con qualcosa. Ancora una volta il culo violato, ma questa volta doveva essere un dildo normale perché la potevo sentire muoversi nella stanza. Poco dopo la sentii sopra di me, prese il mio cazzo duro in mano e se lo infilò dentro. Mi scopò con la sua solita carica erotica. Venni in poco tempo con tutta l’eccitazione che avevo in corpo, così lei si tolse da sopra il mio cazzo e si mise sulla mia bocca.
“Leccami e fammi venire”
La leccai meglio che potevo mentre il mio sperma mi colava dalla sua figa dentro la mia bocca. Venne anche lei aggiungendo così anche i suoi umori e il suo orgasmo.
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