La saga di Ildefonso, Francesca e Gianni - Divento la nuova cameriera

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genere
tradimenti

Capitolo 1

Dopo l’insopportabile umiliazione subita per mano di Gianni nell’area di sosta la settimana precedente, Ildefonso aveva abbandonato qualsiasi velleità di confrontarsi di nuovo con l’uomo che era ormai diventato, a tutti gli effetti, la sua nemesi.

Quando Gianni suonò alla porta, Ildefonso corse ad aprirgli. Il pungolo di umiliazione che provava al ricordo di essere stato piegato sul cofano della macchina e frustato sul sedere come un bambino l’ultima volta che aveva visto Gianni gli faceva mancare il fiato e le parole.

Fu salvato dal dover dire qualcosa da sua moglie, che arrivò subito. Aveva passato tutta la mattina a prepararsi, provando diversi vestiti e chiedendo a Ildefonso che cosa pensava che a Gianni potesse piacere.

La vista degli shorts che aveva finito per mettersi gli avrebbe fatto drizzare il pisellino, se non fosse che era imprigionato nella sua gabbietta di metallo, e nascosto tra le sue cosce.

Francesca prese a baciare il collo a Gianni, che sorrise e le afferrò il culo con la sua grossa mano.

Era ovvio che Francesca voleva subito trascinare Gianni in camera da letto, ma Gianni la fece aspettare. C’era qualcosa da risolvere prima.

Guardò severo Ildefonso. La povera Sissy si ritrasse, abbassando gli occhi sotto lo sguardo del maschio Alpha. In un tono pacato ma severo, Gianni disse, “La scorsa settimana non hai dimostrato di aver chiaramente capito il tuo nuovo ruolo. Hai obiettato ai miei ordini”.

Si fermò un attimo prima di continuare, “Credi di essere ancora l’uomo in questa casa?”

Ildefonso si contorceva e scosse la testa, guardando il pavimento.

“Va bene,” proseguì Gianni, “Sai chi è l’uomo nuovo di casa adesso?”

“È-è L-lei, S-Signore” biascicò Ildefonso.

“Dillo più forte ... fai sapere ai vicini chi è il nuovo uomo di tua moglie.”

Arrossendo visibilmente, Ildefonso disse ad alta voce, “Gianni è il nuovo uomo di casa”.

Gianni lo obbligò poi a proclamare ad alta voce che sua moglie era fortunata ad avere un vero uomo con un vero cazzo, e che lo stesso Ildefonso era una sissy, utile solo come cameriera.



* * *

Francesca stava lì a osservare la scena, a vedere suo marito soccombere completamente al suo nuovo amante. Si sentiva in imbarazzo per Ildefonso mentre lo osservava spogliarsi obbediente fino alle mutande e inginocchiarsi sul pavimento duro.

Lei era così pronto a sentire Gianni dentro di lei di nuovo! Non aveva mai provato nulla più grande dei sette centimetri e mezzo del pisellino di Ildefonso, e i pochi giorni che aveva passato con i 20 centimetri dell’asta di Gianni non erano certo stati abbastanza.

Finalmente Gianni ordinò a Ildefonso di mettersi al lavoro in giardino, e adesso lei aveva il suo nuovo uomo tutto per se. Fece una smorfia di disprezzo vedendo Ildefonso trottare fuori di casa mentre sua moglie stava per essere scopata alla grande.

Ildefonso si sentì profondamente mortificato mentre tirava fuori il tosaerba dal capanno del giardino. Gianni gli aveva permesso di indossare solo le sue mutandine da donna, e i vicini stavano già guardando. Tuttavia, rifiutarsi avrebbe solo voluto dire un altro orribile castigo colla frusta.

Accese la falciatrice mentre il tutù rosa a fronzoli sventolava nella brezza. Doveva farlo!

E mentre Ildefonso si umiliava davanti a tutto il quartiere, sua moglie era in estasi totale. Il weekend precedente non era stata pronta per l’enormità del cazzo di Gianni, ma stava abituandosi in fretta. La sua lingua andava esplorando ogni centimetro della lunghezza di quel meraviglioso membro, arricciandosi per lambire le palle una volta raggiuntane la base.

Ma non ebbe molto tempo per adorare quel durissimo palo di carne: Gianni era pronto per scopare.

L’afferrò la mise alla pecorina. Francesca chiuse gli occhi, assaporando il momento in cui sentì quel cazzo duro come una roccia penetrarla spaccandola quasi in due.

Mentre Gianni la riempiva sorrise, sentendo il rumore del tosaerba dalla finestra.



Capitolo 2

Qualcosa scattò nella mente di Ildefonso mentre finiva di falciare l’erba, sapendo che Gianni era dentro che pistonava come un indemoniato la pisella morbida e pelosa di sua moglie.

Era finita. Questo era quello che si provava a perdere.

Non aveva mai voluto che Gianni o chiunque altro prendesse in consegna la sua vita. Voleva solo che Francesca avesse rapporti sessuali occasionali con altri uomini.

Eppure eccolo lì, a occuparsi di faccende domestiche mentre un altro uomo era arrivato a portargli via tutto. Oltre tutto, Ildefonso era in balia di questo intruso per poter liberare il pisellino dalla trappola nella quale gli era stato rinchiuso. Non aveva mai passato più di un giorno o al massimo due senza masturbarsi da quando era un adolescente, e le sue palle pulsavano quasi costantemente.

Quando tornò in casa, venne accolto dai ritmici e acuti gemiti di sua moglie. S’immaginava Gianni che la dominava, allargandole le gambe mentre la pompava senza fine. Avrebbe voluto essere un uomo come Gianni.

Guardò il suo piccolo pene dimenarsi nella sua gabbietta sotto le mutandine di pizzo e, avvilito, si diresse verso la doccia degli ospiti.

I suoni provenienti da quella che era stata la sua camera da letto continuarono a lungo. Finì la doccia e si infilò un nuovo paio di mutandine. Non si era fatto la ceretta alle gambe dal fine settimana precedente, e quel po’ di peluria che gli era ricresciuta lo aiutava a sentirsi un po’ meno femminile.

Era duro ascoltare i gemiti continui di sua moglie mentre caricava la lavastoviglie e iniziava il bucato.

Infine ci fu una lunga pausa.

“Lardoso, puoi venire adesso.” Francesca lo chiamò dalla camera da letto.

Ildefonso timidamente aprì la porta. Non riusciva a guardare nessuno dei due amanti negli occhi. Francesca si tirò via le coperte. “Vieni a sdraiarti qui, ciccione”, e fece un cenno allo scendiletto accanto a lei.

Quando Ildefonso si fu sdraiato per terra, Francesca scese dal letto strisciando su di lui, colle cosce ai lati del suo petto.

Ildefonso era così eccitato ora! Cominciò a simulare il movimento della scopata, ma si accorse subito dell’espressione severa di sua moglie.

Lo guardò dritto negli occhi e sibilò, “Tu non scoperai mai più, ciccione! D’ora in poi servi solo per pulirmi colla lingua!”

Ildefonso sapeva che era vero. Eppure, faceva male sentirselo dire da sua moglie, quella che lo conosceva meglio di tutti.

Rabbrividì quando lei si abbassò sul suo volto, appoggiandogli la pisella fracica sulla bocca. Poi il buio scese sul suo mondo. Francesca gli afferrò i capelli e cominciò lentamente a dondolare i fianchi mentre cavalcava il suo volto. Ildefonso fece del suo meglio per mantenere il ritmo della moglie, estendendo sempre più la lingua. Fu ricompensato dall’eiaculazione appiccicosa di Gianni, che cercò di ingoiare in fretta in modo che il retrogusto non gli rimanesse troppo a lungo in bocca.

Francesca lo cavalcò selvaggiamente, finché il collo cominciò a dolergli. Lei si strofinava come un’ossessa sulla sua bocca, assaporando ogni momento. Era il sesso migliore che avessero mai avuto.



Capitolo 3

Purtroppo, la mancata ceretta di Ildefonso non passò inosservata.

Francesca scese dal suo viso, lasciando una scia di liquido seminale appiccicoso sul suo mento. Gli sorrise e poi gli mollò un micidiale ceffone. “Gianni ha notato che non ti sei depilato come una femminuccia per bene”.

Ildefonso guardò la sua nemesi ghignare compiaciuto.

Francesca gli afferrò il mento fra le dita, costringendolo a guardarla negli occhi. “Ora vai a ripulirti e a farti la ceretta. Quando sei pronto, verrai in soggiorno per l’ispezione e la tua razione di frustate prima di andare a letto.”

Ildefonso non aveva mai visto sua moglie comportarsi così. Lo eccitava come una bestia. Voleva ... no, aveva bisogno di scoparla!

Invece, obbediente, andò al bagno degli ospiti. Non gli era piaciuta la ceretta la settimana precedente, e non gli piacque nemmeno ora. Si presentò in salotto mezz’ora dopo.

Francesca non gli permise di tenere su le mutandine per l’ispezione. Rimase in piedi completamente nudo, le gambe divaricate, il viso rosso barbabietola, mentre Francesca si prese il suo tempo alla ricerca di punti che potesse aver mancato. Gianni era sdraiato sul divano, visibilmente divertito.

“Devi fare un lavoro migliore sul retro delle gambe”, commentò Francesca. “Ma nel complesso non è troppo male. Adesso, sei pronto per le tue frustate?”

Ildefonso la guardò confuso, ma Francesca disse, “Al ritiro, ci hanno insegnato a frustare le nostre sissy ogni sera prima di mandarle a letto, a meno che il loro comportamento non sia stato ineccepibile.”

A Ildefonso la cosa non piacque, ma a malincuore annuì. Francesca aggiunse, “D’ora in poi andrai a letto tutte le sere alle 20:00”

Ildefonso protestò, “Ma questo è pazzesco! Sono un adulto, non un bambino piccolo!”

“In realtà, non sei né l’uno né l’altro” lo interruppe Francesca, “Sei solo una cameriera. E se mai vorrai tornare a farti le pugnette, farai bene a non alzare la cresta!”

Ildefonso sentì un tintinnio e vide Gianni seduto sul divano, dondolare un mazzo di chiavi. La chiave per la sua cintura di castità era attaccata al portachiavi di Gianni, e l’espressione compiaciuta e vittoriosa sul volto della sua nemesi lo colpì come un pugno nello stomaco.

Avrebbe voluto provare a saltargli addosso e portargli via le chiavi, ma sapeva che sarebbe finita male. Ciò che gli era stato richiesto erano obbedienza e sottomissione. Sapeva che cosa doveva fare, glielo avevano insegnato al resort. Ma sapere quello che doveva fare non rendeva la cosa affatto più facile.

Si voltò verso Gianni, col cuoricino da sissy che gli batteva forte, “Per favore Signore, posso andare a prendere la frusta perché Lei mi corregga prima di andare a dormire?”

Gianni ridacchiò e l’autorizzò con un gesto sprezzante della mano.

Al resort, avevano dato a ciascuna delle coppie una frusta di pelle. Non era un oggetto simpatico: era morbida e tuttavia pesante, e le corregge garantivano una buona velocità dei colpi e un dolore notevole.

Gianni e Ildefonso non scambiarono molte parole. Non ne avevano bisogno.

Francesca sentì un misto di pietà e di ripugnanza quando suo marito timidamente consegnò la frusta al suo nuovo amante e chiese di essere disciplinato. Ildefonso non resisteva più: era stato completamente domato. E il suo enorme culone bianchiccio e flaccido sembrava così ridicolo mentre si chinava sul divano …

Gianni era forte, e frustò Ildefonso in maniera magistrale. Il rimbalzo delle corregge sulle sue chiappe flaccide a ogni frustata era accompagnato da un patetico strillo. Sissy Ildefonso si meritava una punizione memorabile, e Gianni aveva tutte le intenzioni d’amministrargliela. Ildefonso si dibatteva e piangeva e singhiozzava, ma non tentava di sottrarsi alla sua disciplina. No, decisamente no: come uomo, Ildefonso non esisteva più.

La sua vista era offuscata dalle lacrime quando s’inginocchiò davanti a Gianni, baciò la frusta, e lo ringraziò per averlo corretto. Il suo sedere era in fiamme, quando finalmente Gianni lo mandò a letto.

Mentre camminava su per le scale verso la stanza degli ospiti, guardò di soppiatto sua moglie seminuda che si strusciava addosso a Gianni sul divano, e giocosamente gli mordicchiava le orecchie.

Il suo micro pisellino si contrasse nella sua prigione d’acciaio.

E sarebbe stata una lunga notte.


scritto il
2013-02-22
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