In campeggio

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In campeggio


Primo giorno

La ragazza alla reception era sembrata un po’ confusa mentre le spiegavo dove volevamo essere sistemati, ma alla fine ci aveva trovato il posto che cercavamo. Le avevo spiegato che io, mia moglie, e un nostro caro amico stavamo cercando il posto più isolato possibile. Ci aveva portato al fondo del campeggio, un piccolo spiazzo sul bordo del bosco, con la tenda più vicina a oltre cinquanta metri di distanza. Il Sig. Gianni aveva annuito il suo assenso, e io mi ero messo subito al lavoro.

“Attento con la cena, ragazzo”, mi aveva avvisato il Sig. Gianni “Non voglio ancora panini molli e uova rotte, come l’ultima volta … o ti faccio assaggiare la frusta!”

“Sì Signore” avevo risposto abbassando un po’ la testa.

“Buon divertimento Lardoso” aveva aggiunto la Sig.ra Francesca, con un sorriso dolce ma condiscendente. “Torniamo subito.”

E con quello si erano messi in costume da bagno e se n’erano andati a esplorare i dintorni.

Di soppiatto, avevo spiato il culetto della Sig.ra Francesca ondeggiare deliziosamente nel minuscolo tanga mentre si era incamminata col Sig. Gianni a prendere le bici dal portabiciclette sul retro della macchina. E dico ‘di soppiatto’ perché avevo notato che il Sig. Gianni si stava portando dietro la cinghia, e sono sicuro che stesse controllandomi colla coda dell’occhio. L’ultima volta che il Sig. Gianni mi aveva sorpreso a guardare il culetto della Sig.ra Francesca si era tolto la cinghia dei pantaloni e mi aveva frustato a sangue. Quindi ero sicuro che se la stesse portando dietro proprio per essere pronto a farmi il culo a strisce.

Mentre se ne erano andati in sella alle loro bici ridacchiando, avevo gettato un’occhiata all’interno della macchina: avevo ancora un sacco di lavori da fare.

Quando la Sig.ra Francesca e il Sig. Gianni erano ritornati, due ore dopo, avevo sistemato la nostra area di campeggio alla perfezione. La grande tenda l’avevo sistemata proprio ai margini del bosco, e la piccola davanti, in modo da assicurare alla Sig.ra Francesca e al Sig. Gianni la massima privacy. Avevo inoltre sistemato un grande telo di plastica a coprire l’area pranzo e l’angolo cottura, e avevo acceso il fuoco. Mi mancavano ancora solo poche cose da scaricare.

“Dov’è la cena?” aveva chiesto il Sig. Gianni.

“N-non l’ho ancora p-preparata … S-signore.”

“E perché no?”

“N-non ho f-fatto in tempo, S-signore.”

“Beh, allora muoviti e preparala, ché ho fame. E aggiungiti tre demeriti” aveva ordinato.

Ora, qui devo brevemente spiegare qualcosa. Quando il Sig. Gianni mi aveva portato via mia moglie e si era stabilito a casa nostra, mi era nata questa fantasia di essere non solo fatto cornuto, ma anche fisicamente punito da quel maschio dominante. E avevo anche inventato un sistema di mancanze e correlative punizioni, ma il Sig. Gianni non ne era sembrato interessato. Aveva pensato che fosse già di per sé quanto meno strano avermi ancora attorno dopo che era diventato ‘l’uomo di casa’ --per cui l’idea di aggiungere un giochino SM non lo interessava.

Alla fine però, aveva cominciato a intravvedere il beneficio di castigarmi. E io avevo subito realizzato che le punizioni che aveva preso con sempre maggior gusto ad amministrarmi non mi eccitavano poi come avevo pensato. Non scenderò in dettagli, ma in breve il Sig. Gianni prese a utilizzare – rendendolo sempre più severo – il sistema meriti/demeriti che avevo inventato.

Inizialmente, avevo proposto che i demeriti implicassero punizioni, ma che ogni merito avrebbe avuto l’effetto di annullare un demerito. Per ogni demerito, io avrei potuto scegliere tra vari metodi disciplinari. Per esempio, all’inizio ogni demerito valeva trenta cinghiate, o venti colpi di frusta, o venti colpi di battipanni, o dieci bastonate colla canna, o due giorni extra aggiunti alla mia tabella di masturbazione supervisionata da mia moglie e/o il suo amante (per il resto del tempo, dovevo portare una cintura di castità). Gradualmente, però, il Sig. Gianni aveva modificato le tabelle, così che per ogni demerito la punizione era prima raddoppiata, poi triplicata. Inoltre cominciarono a occorrere prima due, poi tre meriti per annullare ogni singolo demerito.



* * *

Così, avevo cominciato a preparare la cena, mentre il Sig. Gianni e la Sig.ra Francesca se ne erano rimasti seduti davanti al fuoco parlando di quello che volevano fare durante la vacanza. E con tre demeriti tra capo e collo, continuavo a pensare; secondo le ultime tabelle, questo significava 270 cinghiate, oppure 180 colpi di frusta o di battipanni, o 90 bastonate …

Avendo finito di scaricare la macchina, preparare le tende e la cena a tempo di record, avevo sperato di guadagnarmi almeno tre meriti, così che i demeriti mi fossero ridotti a due. Ma quando il Sig. Gianni e la Sig.ra Francesca avevano finito di mangiare, e io stavo cominciando a pulire, mi ero accorto che così non sarebbe stato.

“Lardoso!” ... uh, oh!

“Tra poco farà buio. Ho bisogno di qualcosa con cui castigarti. Quando hai finito di riassettare, vai a cercare un buon bastone per frustarti. E che sia ben resistente, mi raccomando. Tre demeriti fanno duecentosettanta frustate, e se mi si spezza il bastone prima che abbia finito di somministrartele come è successo l’anno scorso, giuro che ci aggiungo cinquanta scudisciate collo sjambok!”

A dire il vero, visto che avrei dovuto trovare un bastone per farmi picchiare, avrebbero dovuto essere solo 90 colpi, e non 270. Ma chi si sarebbe azzardato a farlo notare al Signor Gianni?

Marcava male ... molto male!

“Sissignore” avevo risposto.

Sapevo che dovevo trovare un buon ramoscello, con una buona elasticità. Uno troppo secco mi avrebbe solo tagliato la pelle, e presto si sarebbe rotto. Ma una buona sferza ben flessibile avrebbe inflitto il massimo dolore sulla carne nuda del mio sedere, richiedendo solo un minimo sforzo da parte del Sig. Gianni per impartirmi la punizione. Alla fine avevo trovato il ramoscello perfetto: circa un metro e venti di lunghezza e due centimetri di spessore, robusto ma flessibile, senza troppe foglie.

Avevo impiegato alcuni minuti per toglierle tutte e lisciare per bene la superficie della sferza, ma quando avevo terminato sapevo di aver creato uno strumento di correzione molto efficace. Mentre porgevo al Sig. Gianni il bastone, una sensazione di orgoglio per la mia abilità manuale si era mescolate alle solite emozioni d’intensa umiliazione e paura del castigo.

Ridacchiando di me, la Sig.ra Francesca era entrata nella tenda per prepararsi per la serata, mentre il Sig. Gianni e io ci eravamo incamminati verso il bosco; io davanti, e lui di dietro, facendo sibilare la sferza a ogni passo. Mi aveva fatto portare il nastro da pacchi, e io sapevo perché. Quando era stato soddisfatto di aver raggiunto un posto abbastanza isolato dal resto del campeggio, mi aveva ordinato di denudarmi e piegarmi in avanti.

Poi mi aveva frustato come al solito, con l’unica differenza del nastro da pacchi sulla mia bocca, così che nessuno mi sentisse urlare. E come al solito, quando aveva smesso di frustarmi io singhiozzavo come una bambina di otto anni, e il mio sedere era talmente livido e gonfio che non riuscivo nemmeno a rimettermi il costume.

Eravamo ritornati alla tenda, il maschio alfa che faceva strada a testa alta, e il perdente sottomesso, col costume alle ginocchia e il culo appena battuto a strisce vola che lo seguiva a capo chino.



* * *

La Sig.ra Francesca aveva aspettato nella tenda che il Sig. Gianni finisse di correggermi colla frusta. Quando eravamo ritornati, l’ingresso alla tenda era parzialmente aperto, così che avevo avuto un secondo per intravedere il suo abbigliamento. Si era messa biancheria di seta bianca, completa di tanga, reggiseno semi-trasparente, calze e reggicalze di pizzo. Mi faceva impazzire di gelosia che si agghindasse così per lui, e lui lo sapeva. Era entrato nella tenda sogghignando.

Sapevo che cosa dovevo fare. Mi ero seduto sul mio sedere battuto di fresco appena fuori della loro tenda, ed ero rimasto di guardia. Se qualcuno si fosse avvicinato, il mio dovere era di tenerlo lontano, così che il Sig. Gianni e la Sig.ra Francesca potessero avere la loro intimità.

Non era arrivato nessuno. Per quanto anche solo una minima distrazione sarebbe stata carina per me …

Quello che infatti era cominciato come una serie di soffici mugolii femminili, era ben presto diventato una serie interminabile di sospiri e urla soffocate di piacere. La tenda aveva addirittura cominciato a traballare.

Poi, finalmente, i rumori erano cessati.

“Lardoso!”

Con gli occhi bassi ero entrato nella tenda, porgendo un asciugamano al Sig. Gianni. Poi mi ero inginocchiato ai piedi della Sig.ra Francesca.

“Che cosa aspetti Lardoso?” aveva detto stizzita la Sig.ra Francesca, “Avanti, muoviti, sai che cosa devi fare!”

Senza osare alzare gli occhi, ero strisciato tra le sue meravigliose gambe e avevo preso a leccarle la pisella fracica della sborra del Sig. Gianni.

Soddisfatta del mio lavoro, mi aveva poi scacciato con un micidiale ceffone sulla testa.



Secondo giorno

Mi ero svegliato presto e silenziosamente avevo cominciato a preparare la colazione cercando di non svegliare il Sig. Gianni e la Sig.ra Francesca. Il mio sedere bruciava ancora per le bastonate che mi aveva amministrato il Sig. Gianni la sera prima - un richiamo costante al fatto che sarebbe bastato anche solo un minimo errore per assaggiare di nuovo la frusta. Una motivazione eccellente per svolgere il mio lavoro in modo perfetto!

Mentre finivo di preparare, li avevo sentiti svegliarsi. Avevo sentito le fusa assonnate che la Sig.ra Francesca andava facendo al Sig. Gianni … mentre nella mia mente la vedevo strusciarsi voluttuosamente addosso a lui.

So che molti cornuti hanno delle grosse difficoltà vedendo le proprie mogli fare l'amore con altri uomini, ma per me la cosa più difficile è sempre stata vedere e ascoltare la Sig.ra Francesca e il Sig. Gianni scambiarsi gesti affettuosi quotidiani, e apparentemente banali, quali un bacio, un sorriso, una carezza … lo so che suona strano, ma queste sono le ‘piccole cose’ che mi schiantano. Quindi, essere lì ad ascoltarli svegliarsi insieme (cosa che di solito non mi capitava mai) era quasi insopportabile. Volevo andarmene, ma sapevo che avrei dovuto essere lì quando fossi stato chiamato a servire la prima colazione.

Ciò che infatti era successo di lì a pochi minuti.

Quando ero entrato nella tenda, avevo subito notato che erano entrambi completamente nudi. La Sig.ra Francesca era rannicchiata contro il Sig. Gianni e gli stava accarezzando il petto.

Quando il Sig. Gianni e la Sig.ra Francesca avevano iniziato il loro rapporto di coppia, al Sig. Gianni non piaceva l'idea ch’io fossi presente mentre uno di loro due era nudo. Erano state le lusinghe della Sig.ra Francesca che alla fine lo avevano ‘ammorbidito’ all'idea. Ricordo ancora quando gli aveva detto come sarebbe stato eccitante per lei avere il suo maritino al loro servizio mentre erano nudi.

“Fagli vedere quant’è piccolo rispetto a te”, gli aveva detto.

Fa delle cose incredibili per la psiche di un uomo vedere il pene che porta all’orgasmo sua moglie, rendendosi conto quanto al confronto appaia pateticamente piccolo e inadeguato il suo. Il mio cervello aveva veramente ‘cliccato’ la prima volta che avevo visto il pene del Sig. Gianni: avevo immediatamente capito che non avrei mai più fatto l'amore con la Sig.ra Francesca. Anzi, a partire da quel momento sarei stato fortunato se fossi riuscito a masturbarmi un paio di volte al mese!



* * *

E per quanto da allora il pene del Sig. Gianni lo avessi visto parecchie volte, quella mattina entrando nella tenda con il vassoio della colazione in mano non avevo potuto fare a meno di avvertire la solita fitta di gelosia che mi pugnalava il cuore. Ma mi ero subito reso conto che, come al solito, per loro era quasi come se non fossi lì.

La Sig.ra Francesca aveva afferrato un pezzo di pane tostato, mentre con l’altra mano era scesa in basso, cominciando ad accarezzare il membro del Sig. Gianni che andava inturgidendosi. E non appena aveva sentito il pene del Sig. Gianni crescerle nella mano, la sua attenzione era stata distolta dal cibo: aveva appoggiato le labbra al collo del Sig. Gianni, e aveva preso a mordicchiarglielo al posto del pane tostato.

Il Sig. Gianni non aveva resistito a lungo. Le aveva afferrato la coscia e se l’era seduta su di lui. E non appena il suo pene si era completamente eretto, lei aveva smesso di accarezzarglielo e ne aveva guidato il glande tra le labbra della sua pisella.

L’avevo sentita sussultare dolcemente mentre si abbassava con studiata lentezza lungo il grosso pene del Sig. Gianni. Ero rimasto in ginocchio e avevo tenuto la testa bassa, reggendo ancora in mano il vassoio del cibo.

La Sig.ra Francesca era rimasta immobile ancora per qualche istante, assaporando la sensazione del pene del Sig. Gianni interamente sepolto dentro di lei. Poi aveva iniziato un’altra lenta ascesa lungo quell’enorme palo di carne.

Non si erano nemmeno presi la briga di cacciarmi fuori a fare la guardia. Il Sig. Gianni aveva solo continuato a pompare la Sig.ra Francesca per venti minuti o giù di lì –anche se a me erano sembrate delle ore.

Infine era venuto, esplodendo a fiotti il suo carico nella pisella della Sig.ra Francesca. Poi aveva smesso di muoversi, ma il suo pene era rimasto saldamente piantato dentro di lei.

Quindi la Sig.ra Francesca si era chinata su di lui e aveva cominciato a baciargli le labbra. Avevano continuato a pastrugnarsi per alcuni minuti, mentre il pene di lui andava ammorbidendosi, e una copiosa quantità di sperma cominciava a fuoriuscire dalla pisella di lei.

A quel punto, le ginocchia mi stavano uccidendo ormai. Non sapevo quanto tempo ancora sarei potuto rimanere ancora lì fermo.

Alla fine la Sig.ra Francesca mi aveva ordinato di infilare la testa tra le sue gambe.

Avevo messo giù il cibo e mi ero messo al lavoro.



Sdraiato a pancia in giù




scritto il
2013-02-22
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