Bello e “possibile”? - seconda parte
di
Lizzie
genere
prime esperienze
Era passato più di un mese da quando avevo perso la verginità con la persona che avevo scelto, adesso avevo voglia di esperienza, avevo cercato un altro approccio con “lui”, ma continuava a evitarmi, mi ero quindi rassegnata. Da qualche giorno chiacchieravo spesso con un nuovo assistente del professore di filosofia morale, i suoi discorsi mi annoiavano, ma già tra le studentesse girava voce del rigonfiamento nei suoi pantaloni, lo avevo notato anche io e pensavo sarebbe stato un piacere “fare la sua conoscenza”. Cominciammo a pranzare sempre più spesso insieme, io attuavo tutte le tecniche sul lanciare messaggi chiari che trovavo su Internet, la cosa funzionò. Un giorno propose di rimanere a pranzo nella stanza del suo professore, che era in viaggio per un seminario. Stavo cominciando a raccogliere la carta da gettare che sentii distintamente il rumore della porta che veniva chiusa a chiave. Rimasi immobile in attesa, non tardò ad arrivarmi alle spalle, mi infilò le mani sotto il vestito e le poggiò sui fianchi sussurrandomi all’orecchio: “Nessuno verrà a cercarci….ti desidero da tanto…” e lo sentii, in tutta la sua grandezza contro il mio culo. Mi voltai e ci baciammo, famelicamente, mi accorsi che neanche lui doveva essere molto esperto, perché muoveva le mani senza una direzione precisa, gliele afferrai e me le portai alle tette, passò i pollici sui capezzoli attraverso il tessuto. Mi spinse verso la scrivania, mi aiutò a sedermi e liberò il suo pene enorme, lo guardai stupita, era veramente grande! In realtà era il secondo che vedevo, il primo mi era sembrato sopra la media, ma questo era davvero troppo! “Hai un preservativo?” Gli chiesi non riuscendo a togliergli gli occhi da lì sotto. “Io sono pulito….non ho mai…” si interruppe. Lo guardai e vidi che era arrossito, vero è che veniva da un paesino sperduto, ma nessuna aveva mai avuto voglia di farsi un giro con tutto quel ben di dio? “Non hai mai avuto una ragazza?” Chiesi. “Si, ma ogni volta che provavamo a farlo aveva paura di farsi male!” Ecco! Allora non ero io a credere che fosse troppo! Deglutii, anche io ero praticamente quasi vergine, ma l’eccitazione mi era salita ancora di più scoprendo che per lui sarei stata la prima. Lo attirai verso di me, cominciai a leccargli le labbra, lui presto unì la sua lingua alla mia e con premura spostò i miei slip e mi penetrò, senza delicatezza, senza attenzione. Era infoiato e mi teneva ferma mentre mi scopava selvaggiamente, non era bravo come era stato “lui”, anche se ero inesperta mi resi conto che anche per lui la strada sarebbe stata lunga. Sentivo di essere stretta per lui e l’attrito fra la sua carne e la mia era quasi insopportabile, come se potessi lacerarmi da un momento all’altro. Mentre mi sbatteva teneva gli occhi chiusi e mugolava “Che bello…..che bello…..che bello….” Io cominciai a provare piacere per la dimensione, dopo essermi abituata, ma sentivo che non avrei raggiunto l’orgasmo. Lo sentii velocizzare sempre più, mi chiese: “Posso venirti dentro?” Risposi affermativamente, per me non era un problema e per lui era un regalo. Si svuotò in me emettendo strani suoni. Quando finì, si rese conto di non essere durato neanche tre minuti. “Scusami….tu non sei venuta”. “Tranquillo” risposi un po’ dispiaciuta in realtà. “Io so farmi perdonare!” e si abbassò in ginocchio fra le mie gambe. Cominciò a leccarmi, così facendo leccò il suo stesso seme, mi eccitai ancora di più, era inesperto a scopare, ma con la lingua era un mago, doveva aver donato parecchi orgasmi alla sua ex fidanzata. Mi leccava le grandi labbra, il clitoride e poi infilava la lingua nel mio buco, ogni colpo di lingua mi mandava scosse, afferrò il clitoride fra le labbra e mentre lo succhiava lo colpiva ripetutamente con la punta della lingua, finché non esplosi in un meraviglioso orgasmo liberatore, mentre gli afferravo i capelli con le mani. Si rialzò in piedi e sorrise, ricambiai, ci sistemammo, riordinammo la stanza e ci accingemmo a uscire, fu lì che lo vidi, “lui”, il mio uomo irraggiungibile. Ci fissava con gli occhi socchiusi, sembrava aver capito tutto. Lo salutammo di sfuggita andando via, lui non rispose, prima di scendere le scale mi voltai a guardarlo un’altra volta, era ancora fermo lì e mi stava fissando. Mi allontanai veloce con il cuore in subbuglio.
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