Runnin' through my head
di
alessiaZimi
genere
masturbazione
Arrivo a casa, già mi manca.
Parole vuote di circostanza mi riempiono i sensi, rimpiazzano la sua voce.
Artiglio il ricordo del suo profumo per non farlo sfuggire via.
Abbandono lo zaino, scalpitando impaziente: voglio il mio angolo di solitudine.
Salgo gli scalini due alla volta; la traccia residua della mia voce rimane l'unico indizio della mia presenza.
Entro in camera, chiudo a chiave, sospiro appoggiandomi alla porta: cerco un momento solo per me; nessuna condivisione, nessuna intrusione né interruzione.
Vaghe forme che ricordano lunghe dita affusolate si formano dietro ai miei occhi chiusi.
Mi concentro e trasformo quelle crisalidi nell'immagine delle sue labbra carnose e invitanti.
Sogno di appiccicarmi ad esse. Voglio assaporare la carne.
Il desiderio guida le mie mani, mi ordina di eliminare le superflue barriere di tessuto che aderiscono alla mia pelle.
Obbedisco, privata di qualsiasi volontà.
Sono nuda, ora, in compagnia di quel ricordo.
Decido per una cosa a tre, recupero le cuffie, apro Spotify.
All the things she said, per l'appunto: certe coincidenze sono solo volontà manifesta dell'universo, il suo modo per dirmi di essere proprio dove dovevo trovarmi.
Scaldo il pavimento col calore dei miei piedi scalzi; mi infilo nel mio bozzolo di seta.
I contorni della mia anima si fanno più labili, ora che un'irrefrenabile bramosia di contatto sconvolge la mia mente.
Accarezzo e stuzzico estremità sensibili e già all'erta.
Sono le mie dita o le sue, quelle che sento circondarmi i seni?
Come un treno a vapore, fischiando e fumando e correndo all'impazzata dentro di me, l'orgasmo urla a gran voce il suo richiamo, nominandomi, affascinandomi.
Gli occhi sono ancora chiusi, non ho il coraggio di aprirli: troppo diafana è questa passione.
Non vedo quella persona, ma la osservo attraverso le sinapsi elettriche che continuano a scaricare ossitocina, come cascate d'acqua scroscianti, nel mio cervello.
I miei capezzoli implorano il suo tocco.
Erti, urlano il suo nome.
All the things she said.
Ti voglio.
Due semplici parole sono state tutto ciò che mi ha detto.
Due semplici parole sono state tutto ciò che mi ha regalato.
Due semplici parole sono state la causa dei brividi e degli spasmi che sto covando nel ventre.
Le dita mi baciano in segreto lì, dove il desiderio sfocia in passione, dove umida è la carne al tatto, dove ardente è ciò che ora c'è dentro.
Un piccolo rivolo matura, diventando torrente.
La punta delle dita si trasforma nella sua lingua.
Questo è il mio desiderio.
Ti voglio.
Ti voglio anche io.
E' tutto ciò che riesco a sospirare, l'esatto momento in cui la chiazza si spande nel lenzuolo.
Ti voglio.
Parole vuote di circostanza mi riempiono i sensi, rimpiazzano la sua voce.
Artiglio il ricordo del suo profumo per non farlo sfuggire via.
Abbandono lo zaino, scalpitando impaziente: voglio il mio angolo di solitudine.
Salgo gli scalini due alla volta; la traccia residua della mia voce rimane l'unico indizio della mia presenza.
Entro in camera, chiudo a chiave, sospiro appoggiandomi alla porta: cerco un momento solo per me; nessuna condivisione, nessuna intrusione né interruzione.
Vaghe forme che ricordano lunghe dita affusolate si formano dietro ai miei occhi chiusi.
Mi concentro e trasformo quelle crisalidi nell'immagine delle sue labbra carnose e invitanti.
Sogno di appiccicarmi ad esse. Voglio assaporare la carne.
Il desiderio guida le mie mani, mi ordina di eliminare le superflue barriere di tessuto che aderiscono alla mia pelle.
Obbedisco, privata di qualsiasi volontà.
Sono nuda, ora, in compagnia di quel ricordo.
Decido per una cosa a tre, recupero le cuffie, apro Spotify.
All the things she said, per l'appunto: certe coincidenze sono solo volontà manifesta dell'universo, il suo modo per dirmi di essere proprio dove dovevo trovarmi.
Scaldo il pavimento col calore dei miei piedi scalzi; mi infilo nel mio bozzolo di seta.
I contorni della mia anima si fanno più labili, ora che un'irrefrenabile bramosia di contatto sconvolge la mia mente.
Accarezzo e stuzzico estremità sensibili e già all'erta.
Sono le mie dita o le sue, quelle che sento circondarmi i seni?
Come un treno a vapore, fischiando e fumando e correndo all'impazzata dentro di me, l'orgasmo urla a gran voce il suo richiamo, nominandomi, affascinandomi.
Gli occhi sono ancora chiusi, non ho il coraggio di aprirli: troppo diafana è questa passione.
Non vedo quella persona, ma la osservo attraverso le sinapsi elettriche che continuano a scaricare ossitocina, come cascate d'acqua scroscianti, nel mio cervello.
I miei capezzoli implorano il suo tocco.
Erti, urlano il suo nome.
All the things she said.
Ti voglio.
Due semplici parole sono state tutto ciò che mi ha detto.
Due semplici parole sono state tutto ciò che mi ha regalato.
Due semplici parole sono state la causa dei brividi e degli spasmi che sto covando nel ventre.
Le dita mi baciano in segreto lì, dove il desiderio sfocia in passione, dove umida è la carne al tatto, dove ardente è ciò che ora c'è dentro.
Un piccolo rivolo matura, diventando torrente.
La punta delle dita si trasforma nella sua lingua.
Questo è il mio desiderio.
Ti voglio.
Ti voglio anche io.
E' tutto ciò che riesco a sospirare, l'esatto momento in cui la chiazza si spande nel lenzuolo.
Ti voglio.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
Seconda stella a destra, questo è il cammino...
Commenti dei lettori al racconto erotico