Il nervo.
di
Giani
genere
sadomaso
Ho iniziato a essere picchiata molto forte che avevo 3 anni, mio padre me le dava con un pezzo di canna per l'acqua, soprattutto sulle cosce nel tratto sotto il sedere, mentre mia madre usava la classica cucchiarella. A 7 anni, mio padre decise che ero abbastanza grande per provare il nervo di bue bagnato. Finita la terza media lasciai la scuola per lavorare nella campagna dei miei e in casa. Ero un'adolescente bionda, con la pelle molto delicata e il nervo mi apriva sovente la pelle. Mio padre morì che avevo 16 anni. A 18, mia madre mi legava al letto nuda fino a farmi urlare e sanguinare.
A 18 anni e mezzo andai a vivere con il signore cinquantenne da cui facevo le pulizie e ci sposammo. Lui sapeva delle violenze che subito e voleva salvarmi, coccolarmi, accudirmi.
O almeno, così diceva.
Manifestò la sua indole violente dopo poco tempo, unendo alle botte il sesso. Mi disse che quando gli raccontai del nervo bagnato, si eccittò così tanto da rivolgersi a un bovaro e farsene fabbricare 5, tutti finemente lavorati, pensando a me. Quando me lo disse, tremai e quando mi portò nel seminterrato, in una stanzetta con i muri imbottiti, mi feci la pipì addosso per la paura. Mi fece spogliare, con un panno umido mi pulì la vulva e poi mi masturbò a lungo, facendomi venire ripetutamente, quindi mi legò al letto supina, mi spalancò le gambe, le appoggiò su dei supporti alti come quelli che si usano per le partorienti, e prese un guinzaglio per cani sottile. Urinai nuovamente e nuovamente fui asciugata. Poi iniziò a colpirmi quasi subito l'interno cosce, facendomi contare i colpi, 20 in tutto. Quando terminò, gocce di sangue mi rigavano entrambe le cosce. Poi mi penetrò senza che fossi lubrificata, lo fece in modo violento e quando finì,sanguinavo anche da lì. Non aspettò che guarissi, no. La sera stessa mi penetrò con la mano fino a oltre il polso e svenni per il dolore. Dopo usò i nerbi regolarmente: sulla schiena, concentrandosi sui lombi, dove il dolore è fortissimo, sotto le natiche e sulle gambe davanti. Mi masturbava e penetrava con violenza prima e dopo. A 19 anni, lo provocavo continuamente perché mi frustasse e quando era via, mi masturbavo pensando al nerbo bagnato o ingrassato, per renderlo più malleabile, che mi squassava la carne. Per l'interno cosce prese a utilizzare un ramo di salice oppure uno scudiscio. A 19 anni e mezzo, consentì a due amici di assistere al mio tormento e pagando profumatamente, potevano penetrarmi. Ma non fistarmi e soprattutto, non frustarmi.
Tre mesi fa, mi sono svegliata in una casa in campagna, nuda e legata strettissima mani e piedi. Poco dopo, entrò un signore di 62 anni e mi disse che mi aveva comprata e dunque appartenevo a lui; era il cognato di uno dei due amici che era venuto solo una volta. Mi prese in mano la vulva, che dopo aver subito innumerevoli cerette, era stata trattata con il laser e adesso era completamente liscia, e la strinse forte con il pugno. Mi bagnai, vergognandomene molto, desideravo essere penetrata con ogni fibra del mio essere. Ma non era ancora ora. Mi slegò le caviglie e le gambe furono aperte e legate in alto a un supporto del baldacchino. Lui si allontanò e torno con una scatola di aghi. Urinai sul letto ma era una cosa prevista: sotto avevo una traversa che mi fu tolta e sostituita con una asciutta. Mi prese nuovamente la vulva in mano, aprendola con le dita ma senza penetrarmi, facendomi impazzire. Avevo capito cosa stava per succedermi e lo implorai di non farlo, ma non ci fu verso. Il primo spillone passò di parte la sommita del labbro sinistro, sul quale fui trafittà con un totale di 5 spilloni sul lato sinistro e cinque sul lato destro. Poi fu il turno delle piccole labbra, del meato urinario e infine, del bulbo del clitoride. Persi i sensi e mi risvegliai con il suo pugno dentro che andava avanti e indietro fortissimo e gli spilli ancora dentro. Ora ho ventisei anni, mi ha fatto partorire tre volte senza mai risparmiarmi la frusta. Non mi ha mai permesso di mettere su un chilo di troppo, neanche durante le gravidanze. Dopo il terzo parto,ho subito una vaginoplastica che ristretto il canale così tanto che sento più dolore adesso di quando ero vergine. Sono appagata e felice, il sesso è una cosa meravigliosa.
A 18 anni e mezzo andai a vivere con il signore cinquantenne da cui facevo le pulizie e ci sposammo. Lui sapeva delle violenze che subito e voleva salvarmi, coccolarmi, accudirmi.
O almeno, così diceva.
Manifestò la sua indole violente dopo poco tempo, unendo alle botte il sesso. Mi disse che quando gli raccontai del nervo bagnato, si eccittò così tanto da rivolgersi a un bovaro e farsene fabbricare 5, tutti finemente lavorati, pensando a me. Quando me lo disse, tremai e quando mi portò nel seminterrato, in una stanzetta con i muri imbottiti, mi feci la pipì addosso per la paura. Mi fece spogliare, con un panno umido mi pulì la vulva e poi mi masturbò a lungo, facendomi venire ripetutamente, quindi mi legò al letto supina, mi spalancò le gambe, le appoggiò su dei supporti alti come quelli che si usano per le partorienti, e prese un guinzaglio per cani sottile. Urinai nuovamente e nuovamente fui asciugata. Poi iniziò a colpirmi quasi subito l'interno cosce, facendomi contare i colpi, 20 in tutto. Quando terminò, gocce di sangue mi rigavano entrambe le cosce. Poi mi penetrò senza che fossi lubrificata, lo fece in modo violento e quando finì,sanguinavo anche da lì. Non aspettò che guarissi, no. La sera stessa mi penetrò con la mano fino a oltre il polso e svenni per il dolore. Dopo usò i nerbi regolarmente: sulla schiena, concentrandosi sui lombi, dove il dolore è fortissimo, sotto le natiche e sulle gambe davanti. Mi masturbava e penetrava con violenza prima e dopo. A 19 anni, lo provocavo continuamente perché mi frustasse e quando era via, mi masturbavo pensando al nerbo bagnato o ingrassato, per renderlo più malleabile, che mi squassava la carne. Per l'interno cosce prese a utilizzare un ramo di salice oppure uno scudiscio. A 19 anni e mezzo, consentì a due amici di assistere al mio tormento e pagando profumatamente, potevano penetrarmi. Ma non fistarmi e soprattutto, non frustarmi.
Tre mesi fa, mi sono svegliata in una casa in campagna, nuda e legata strettissima mani e piedi. Poco dopo, entrò un signore di 62 anni e mi disse che mi aveva comprata e dunque appartenevo a lui; era il cognato di uno dei due amici che era venuto solo una volta. Mi prese in mano la vulva, che dopo aver subito innumerevoli cerette, era stata trattata con il laser e adesso era completamente liscia, e la strinse forte con il pugno. Mi bagnai, vergognandomene molto, desideravo essere penetrata con ogni fibra del mio essere. Ma non era ancora ora. Mi slegò le caviglie e le gambe furono aperte e legate in alto a un supporto del baldacchino. Lui si allontanò e torno con una scatola di aghi. Urinai sul letto ma era una cosa prevista: sotto avevo una traversa che mi fu tolta e sostituita con una asciutta. Mi prese nuovamente la vulva in mano, aprendola con le dita ma senza penetrarmi, facendomi impazzire. Avevo capito cosa stava per succedermi e lo implorai di non farlo, ma non ci fu verso. Il primo spillone passò di parte la sommita del labbro sinistro, sul quale fui trafittà con un totale di 5 spilloni sul lato sinistro e cinque sul lato destro. Poi fu il turno delle piccole labbra, del meato urinario e infine, del bulbo del clitoride. Persi i sensi e mi risvegliai con il suo pugno dentro che andava avanti e indietro fortissimo e gli spilli ancora dentro. Ora ho ventisei anni, mi ha fatto partorire tre volte senza mai risparmiarmi la frusta. Non mi ha mai permesso di mettere su un chilo di troppo, neanche durante le gravidanze. Dopo il terzo parto,ho subito una vaginoplastica che ristretto il canale così tanto che sento più dolore adesso di quando ero vergine. Sono appagata e felice, il sesso è una cosa meravigliosa.
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