La frusta
di
CUba
genere
sadomaso
Mi chiamo Giada, ho 24 anni e me ne sento 80. La mia vita è stata difficile fin da subito: quando avevo 2 anni e mezzo, mio padre abbandonò me e mia madre, lasciandoci senza niente.Senza un uomo, lei impazziva, ed era violenta, ma dopo pochi mesi, incontrò Fernando e andammo a vivere a casa sua. Immediatamente, mi presentò come una bambina viziata e capricciosa che andava messa in riga e che lei, poverina, non ce la faceva più e aveva bisogno d'aiuto. Credo che all'inizio lui non fosse un violento e faceva fatica a somministrarmi punizioni corporali per marachelle totalmente inventate da lei. A sei anni, avevo du e fratellastri di 1 e 2 anni e mezzo, e io ero il capro espiatorio. Lui, intanto, ci aveva preso gusto e, per la minima infrazione, vera o falsa che fosse, prendeva o la sua ciabatta di plastica, spessa ma flessibile, oppure lo zoccolo. Erano i suoi strumenti d'elezione ma non disdegnava il battipanni e la cinghia. "Vai e preparati", mi diceva, e dovevo andare nello stanzino e farmi trovare completamente nuda. Lui cbiudeva a chiave e mi colpiva con sadismo. A 14 anni facevo le stagioni negli hotel a lavorare come una schiava, a 18, mi dissero che non c'era più posto per me e che dovevo togliere le tende. Non riuscii neppure a finire le scuole. Non sapevo dove andare e contattai una vecchia datrice di lavoro in Romagna: l'albergo era chiuso ma lei m'invitò ugualmente ad andare. Le raccontai tutto con gli occhi gonfi di lacrime e alla fine si offrì di ospitarmi in cambio di lavoro. Si mostrò subito scontenta dei miei servizi e dopo una settimana, mi colpì da dietro con il bastone di una scopa accusandomi di averle rotto un vaso. Quell'episodio, rappresentò il suo lasciapassare e mi disse che, da quel momento in poi, sarei stata percossa sulla pelle nuda per la minima cosa. Mi morsi la lingua per averle raccontato dei miei precedenti e preparai una fuga. Avrei preso il treno per Riccione,pur senza i soldi per il biglietto e avrei cercato fortuna lì. Mi alzai che ancora non era sorto il sole e con il mio zaino e una borsa, sgattaiolai piano fino alla porta di servizio. Avevo le tennis in mano ed in apnea, non volevo far rumore neanche con il respiro... in poche ore sarei sfuggita alla mia aguzzina, non mi sembrava vero. Dopo essermi chiusa la porta alle spalle, tirai un sospiro di sollievo e mi chinai per infilarmi le scarpette. Sentii i miei capelli bagnati dalla brina e subito dopo violentemente strattonati, lei era dietro di me e mi aveva scoperto. Mi portò dentro, spogliò e legò al letto. Mi frusto le natiche così ferocemente che a un certo punto non sentii più i colpi, dopo mi diede da bere e mi lasciò stare. Credo di aver dormito qualche ora prima di essere ridestata da una frustata insopportabile sulla scapola destra. "Ti darò 30 frustrate sulla schiena, devi contarle". In mano aveva una frusta per cavalli e mi sferzò fino a farmi sanguinare, lasciandomi esanime. Il giorno dopo si concentrò sulle cosce e sulle gambe. Il giorno dopo ancora arrivò Victor, il suo factotum bosniaco."Ora ci occuperemo in due, di te, lurida baldracca", mi disse lei. Avevo la pelle della parte posteriore del corpo, aperta e anche solo il contatto con gli indumenti mi faceva impazzire di dolore, figuratevi cosa provai quando Victor mi afferrò con violenza dai fianchi, mi strappò gli abiti e mi portò in cucina per i capelli. "Ora ti spacchiamo in due come una noce di cocco", mi disse lei, mentre lui si slacciava i pantaloni. Ero vergine e non mi ero mai neanche masturbata, per paura che mamma e Fernando potessero venirlo a sapere. Victor tirò fuori dalle mutande un arnese mostruoso che in nessun modo assomigliava ai peni che avevo visto sul web. Mi fece sedere sul tavolo, facendomi utlare di dolore, e lei mi aprì la figa frugandomi da per tutto. Probabilmente, avermi, era quello che desiderava fin dal primo giorno. "È chiusa a chiave questa baldracca!" Disse con rabbia a Victor, non ce la farai ad aprirla con tutto quel po' po' di meraviglia che ti ritrovi, ci vuole un po'di preparazione. E invece no, Victor, dopo svariati tentativi mi dilatò all'inverosimile con quel tronco, uscendo completamente e rientrando non so quante volte e alla fine mi venne dentro e poi se ne andò. Lei mi accompagnò in bagno sorreggendomi, perché non ero in grado di camminare da sola. Era contenta ma allo stesso invidiosa, voleva sia avermi lei che, probabilmente, avere lui. Preparò la vasca per farmi lavare, mi adagiò nell'acqua tiepida e quindi, con un'unghia. Da aquila mi graffiò a sangue dalla vulva fino all'incavo dei seni. Ero sfinita e svenni. Da quel giorno , Victor usa la mia figa come si usa un antistress ed entrambi si sfogano sul mio corpo frustandomi come una schiava. Ho avuto il primo orgasmo involontario circa tre mesi fa e da allora, anche se mi vergogno a dirlo, la frusta, il bastone, la cinghia, la ciabatta, il tubo dell'acqua, quasi li cerco, perché so che dopo sarò completamente bagnata e potrò sfregarmi a lungo con la spigna della doccia, venendo innumerevoli volte. Ma quello cbe letteralmente mi fa impazzire, sono i colpi con una ciabatta che prendo sovente sulla figa, da entrambi. È tutta graffiata, con ecchimosi e quando finiscono, li supplico di essere aperta in due con violenza e proprio ieri, lui mi è entrato dentro con tutta la mano, per la prima volta. Nonostante mi abbia lacerata e si sia reso necessario l'intervento di un'infermiera per ricucirmi, è stato esaltante sentire il piacere mescolarsi a un dolore da urlo quando lei mi ha masturbato con forza usando il braccio.
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Commenti dei lettori al racconto erotico