Giacomo e Fabrizio (4)
di
Preaflex2
genere
gay
Fabrizio è lieto, non sa se la sua attesa servirà a qualcosa però sa di avere finalmente uno scopo nella vita, attendere il suo padrone se e quando verrà.
Ogni giorno non vede l'ora di tornare dal lavoro per trascorrere il pomeriggio nell'orto, che è accanto al muro della cascina e vicino alla strada che percorre Giacomo per recarsi agli allenamenti, gli basta anche solo accorgersi del passaggio della sua Fiat 124 Sport azzurra targata Bergamo, ha imparato a riconoscere il suono del suo motore bialbero.
E spesso la riconosce, la strada è frequentata ma non troppo e a quella certa ora del pomeriggio la probabilità che sia la sua è alta. Poco per volta riconosce anche la figura imponente di Giacomo alla guida, e ogni volta fa lunghi gesti di saluto finchè l' auto non scompare. Talvolta anche Giacomo risponde con un colpo di clacson, non riconoscendo bene l'altro ma immaginando che può essere colui che quel giorno l'aveva aiutato. Altre volte se il tempo è brutto Fabrizio è in casa ma quando è l'orario rimane presso la finestra sulla strada e come un cane fedele, così si sente, attende anche da lì di vederlo passare. Sono trascorse circa due settimane da quel giorno in cui si erano incontrati e arriva fatidico il giorno in cui Giacomo tiene fede alla sua parola. Fabrizio si trova in cucina a lavare alcuni gambi di sedano che ha appena raccolto quando il rumore del bialbero gli giunge più forte del solito, potente e maschio anche quello. Subito si reca alla finestra sulla strada e vede la 124 fermarsi, per poco non sviene ma non è il momento, una mano alla tempia imitando le ‘sciure’ che escono dal parrucchiere nell’accertarsi che la loro pettinatura cotonata sia a posto, toglie veloce il grembiule e si accinge ad uscire di casa per andargli incontro.
Giacomo sta entrando dal portone aperto di accesso alla cascina ed emozionato riconosce immediatamente l'aia che vide tante volte da piccolo, non è cambiata molto, gli sembra assai minuscola ora che è adulto, e le case ancora più decrepite, non avendo avuto manutenzione. Ecco gli pare di riconoscere quella dei nonni, disabitata e triste, ed accanto una casa, unica tra le altre con gli infissi riverniciati. E' quella di Fabrizio che gli si fa incontro felice e festoso, e ancora subito gli si inginocchia davanti grato 'Grazie grazie Giacomo per essere passato a trovarmi'. 'Io sono Fabrizio', gli dice ancora immaginando, come in effetti è, che non ricordi il suo nome.
'Sono io che ti ringrazio' gli risponde Giacomo 'quel giorno mi hai risolto un grosso problema, senza di te non sarei potuto entrare in campo dall'inizio'. Fabrizio è orgoglioso di essere stato utile al suo padrone, ancora declina la sua offerta di denaro per quel provvido aiuto. 'Sai che' continua il calciatore 'qui stavano i miei nonni, Geppi e Caterina, li conoscevi ?'. No, Fabrizio non li conosceva, da un rapido scambio di date risulta che erano morti prima che lui e la sua famiglia venissero a vivere lì. Certo Fabrizio potrebbe mentire e inventarsi qualcosa perchè il suo Dio abbia altro in comune con lui, assieme all' anno di nascita che scoprono di condividere, ma non vuole, dinanzi a lui si sente nudo, completamente limpido e puro. 'Giacomo per me è un grande onore che tu degni la mia modesta persona e la mia povera casa della tua presenza', Fabrizio quasi si commuove, e invitando l'altro a varcare il suo uscio afferma di non volere rovinargli l'appetito per la cena in famiglia, anzi rinvigorirlo e quindi elenca gli aperitivi e gli stuzzichini di cui dispone. Nell' entrare in casa Giacomo ricorda nostalgico l'immagine della casa dei nonni ed avverte un profumo deciso e piacevole di sedano. 'Se hai un sedano lo mangio volentieri, mi da appetito, mi piace ed è salutare'. Fabrizio lo fa sedere sulla chaise longue e felice si reca in cucina a preparare il sedano con un piattino di olio e sale, un bitter e una bottiglia d'acqua minerale che gli porge su un vassoio.
Pur essendo una personalità famosa il calciatore non ha perso i suoi gusti semplici, anche lui viene da una famiglia modesta ed apprezza quell'accoglienza spontanea, la sua modestia gli fa gli spiacere che l'amico, tale lo considera data la sua giovialità e l’ immediata simpatia che gli suscita, lo faccia sedere sulla poltrona importante e lui resti li sulla sedia con uno sguardo adorante. La casa è modesta ma molto pulita e in ordine e si sente a suo agio.
Si mette a sgranocchiare il sedano nostrano, croccante e fresco. Indossa una maglia, che rivela il suo bel pelo castano dallo scollo a V, di colore chiaro che fa spiccare la quadratura delle spalle sul nero del rivestimento della poltrona, lo sguardo fiero ma gentile, pantaloni un poco più scuri pieni dei suoi muscoli e scarpe, a occhio numero 44, di tipo mocassino sportivo. Incantato a contemplarlo, dopo i complimenti per il goal di quel giorno della bucatura e qualche luogo comune, Fabrizio si trova di fronte a un dilemma, le due strategie le ha pensate bene e a lungo ma quale adottare ? Atterrito dal pensiero che potrebbe essere la prima ed ultima volta che si trova solo con lui, gioca il tutto per tutto e decide di mettere in atto la più spudorata.
' Sarai stanco, io ho appena finito un corso di massaggi, posso fartene uno rilassante ai piedi ?'. Stupito e timoroso perchè, conscio dell'importanza delle sue estremità, non si fida, non conoscendola per nulla, dell'abilità di Fabrizio, Giacomo rimane li incerto, vorrebbe declinare gentilmente l'offerta ma l'altro ha già srotolato un tappeto e lo sta stendendo sotto i suoi piedi. Non vorrebbe offenderlo e rimane un attimo allibito mentre lo guarda liberare i suoi piedi da scarpe e calze, Fabrizio appare accorgersene e sorridendo dice : 'No che stupido scusa, figurati, i tuoi piedi meritano il massimo io non vorrei fare qualcosa di sbagliato che li danneggia.’
Si ferma in atteggiamento riflessivo. Fa un lungo respiro e riprende - come a pronunciare una profonda verità che gli viene dal più fitto dell’ animo, come è davvero, e la fiducia nella quale lo fa vincere l’imbarazzo e la timidezza. ‘Questa è la tua terra, che onori della tua presenza, lascia che la tua terra , grata, omaggi i tuoi piedi che ti hanno fatto diventare un grande'. E così dicendo si sdraia a terra e, sollevato dolcemente un piede, comincia a leccarne il tallone. Poi una pausa e riprende la parola ' Giacomo sei tornato qui degnati di accettare questo omaggio da uno che è rimasto nella semplicità della terra, ti prego, lo meriti, permettimi di dimostrarti che sei il Dio della tua terra'. E riprende leccando dolcemente l'altro tallone, il calciatore si è fatto una doccia ma un minimo di sudore è presente, dovuto probabilmente al breve tempo trascorso dai piedi nelle scarpe, e cerca di assaporarlo al massimo. Si è eccitato da quando Giacomo è entrato in casa sua, ma abilmente non lo da a vedere. Giacomo lo ascolta con interesse ma capisce subito che si tratta di un fr**io. D’altra parte quella sensazione dei piedi leccati è piacevole, si è grande, famoso, e un figlio della sua terra, perchè non dovrebbe calpestarla con padronanza ed avere da lei sottomissione e rispetto ? . E’ vero, è conosciuto e amato da tutti perché nonostante la fama resta il ragazzo semplice, generoso e altruista di sempre, l’orgoglio fiero del grande campione non lo fa pesare, tuttavia è presente dentro di lui, e questo atto di adorazione lo lusinga. 'Sei diventato un calciatore famoso con la tua forza e la tua bravura' continua Fabrizio interrompendo il leccaggio ' accetta questo segno di ammirazione, per te per il Re che sei nel campo e nella tua famiglia ', dice, spontaneamente complementare al pensiero dell’ attraente atleta. E badando di non essere troppo avido ed appassionato ma invece calmo e meticoloso continua a leccare quelle piante meravigliose. Lecca solo le piante con estrema cura, trascinando la lingua metodicamente per tutta la superfice, prima uno, poi l'altro, cinque colpi di lingua alternativamente per ognuno. Sente la superficie dura e callosa sul tallone e morbida al centro, vorrebbe inghiottire le dita e succhiare ingordamente gli spazi interdigitali alla ricerca di qualche sapore più forte, frammento di pelle o caccola, ma si trattiene. Miracolosamente Giacomo è rimasto spiazzato e lo sta lasciando fare: gli doveva qualcosa, può lasciarlo fare, non è dannoso e anzi gli procura sollievo e rilassamento, Fabrizio se ne accorge, i muscoli del piede dalla tensione iniziale si sono sciolti, lo sente sgranocchiare un altro gambo di sedano, ora molto lentamente, e si sarebbe bello anche essere quel gambo di sedano, altrettanto lentamente passa e ripassa la lingua reggendo delicatamente al bisogno la gamba sul polpaccio, quanto basta per avvertire la potenza di quei muscoli, tutto il suo essere è concentrato nelle papille gustative della lingua, per captare ogni cosa della pianta di quei piedoni straordinari e vincenti, forma sapore conformazione, la diversa scabrosità delle varie regioni. La passione che gli sta divampando dentro e facendolo eccitare, accuratamente nascosto nelle mutande strettissime e nei calzoni abbondanti che ha indossato, la effonde completamente col cervello nella lingua figurandosi scaraventato calpestato come uno zerbino, preso a calci e pugni da quel maschione, scopato a sangue, pisciato in bocca, in un turbinio vorticoso di queste fantasie che entusiasmano il suo animo mentre fuori resta lento, paziente, adeso come una lumaca a quei piedazzi divini. Di un uomo etero perfetto e fedele alla moglie, lungi da Fabrizio ogni rivalità o tentativo di fargliela tradire, vuole davvero solo onorarlo, esaltare quanto è virile e superiore, e lui infima checca miserabile e sottomessa tutto qui. Non appena sente che ha finito di mangiare il sedano si distoglie, lo guarda negli occhi e vede lo sguardo stupito ed interrogativo dell’altro. Non vuole esagerare ‘ spero ti sia piaciuto, solo un attimo che ti ripulisco’, e uscito di fretta dalla stanza, nel timore di sentire parole di disapprovazione, corre a prendere un catino con acqua, una saponetta Camay nuova e un asciugamano. Giacomo in effetti non sa cosa dire, sa che Fabrizio si è comportato da fro*io, loro da ragazzi giocavano a sottomettersi con i piedi ma tutti volevano dominare, schiacciare … eppure non ha fatto alcun atto omosessuale e quindi proibito come avrebbe detto il suo curato, erano entrambi completamente vestiti. La lavanda dei piedi l’aveva fatta anche Gesù, tuttavia ... Se non considera tutti i lacci e vincoli della cultura e della religione , riflettendo su quella tenera lingua che umilmente onorava i suoi piedi suo vanto, non prova rabbia anzi serenità. Quindi non dice nulla, e Fabrizio mentre con cura glieli lava, asciuga e ricalza di calze e scarpe, non alza lo sguardo su di lui. Rialzatosi dice ‘ non so come ringraziarti Giacomo, spero che ripasserai quando vorrai, io ci sono sempre ’ , e con un grande e sottomesso sorriso chiede se vuole un’altra acqua tonica. L’altro imbarazzato evidentemente risponde ‘Si è fatto tardi, arrivederci’, con una certa freddezza. Giacomo vuole inginocchiarsi ancora, come ha sempre fatto prima e dopo i loro incontri finora, pregarlo di ritornare, ma ha già ottenuto molto, molto molto più di quello che sperava, e gli ha già espresso chiaramente il desiderio di rivederlo. Non vuole assolutamente essere pressante, lo segue fino all’auto, si dicono ciao, gli fa strada e lo saluta con un breve cenno della mano.
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