Piccolo scricciolo. Il decimo trofeo.
di
L'Iperbolico D'Annunzio
genere
etero
Aveva gli occhi leggermente all'orientale, tratto che accentuava di più quando metteva l'eyeliner. Il fisico minuto, uno scricciolo di 48kg per 1.56 m. Ma il culetto sapeva il fatto suo. Piccolo, ma capiente. Normalmente ho sempre cercato culi di una certa importanza dove potersi aggrappare e darsi la spinta per le vogate. Chi ha letto altri miei racconti sa che per me il culo di una donna è un oggetto sacro ma profanabile e io nell'azienda dove lavoro ne ho profanati una decina. Alcuni solo per scommessa con me stesso. Il decimo per l'appunto differiva dagli altri per forma e dimensione. Arriva un certo punto nella vita che vuoi assaggiare anche cose nuove. Vi risparmio il corteggiamento costato due mazzi di fiori, l'ultimo libro del suo autore preferito e due colazioni complete al baretto vicino il lavoro in cui per di più ci baciammo. Successe il venerdì in una stanzetta adibita ad ambulatorio in cui ci sono solo due sedie, un tavolino e un lettino per le visite mediche. Quello è il momento in cui tutti alle 14 staccano e resta solo chi è in turno. Lei aveva una felpa nera con cappuccio, pantaloni jeans neri e stivaletti. Entrati nella stanza, chiusa la porta alle nostre spalle con due mandate inizia a sbottonarle i jeans, mi piace sempre iniziare da loro. Rimasta con la felpa e le mutandine bianche con qualche merletto e centralmente una piccola chiazza di umido. La presi di peso e la misi seduta sul tavolo, mentre io ero seduto sulla sedia più in basso e avevo il mio volto quasi all'altezza del suo sesso. Non era alta più di 1,60m ma in così bassa statura aveva tutto, poco ma di tutto. I suoi seni una seconda, piccoli e proporzionati potevano stare comodamente nella mia bocca. Intanto io andavo su e giù con le labbra e baciavo avidamente il suo collo, i suoi seni e il suo ventre. Nel suo gesto di alzare il bacino e sfilarsi le piccole mutandine ho capito subito che esigeva un lavoretto orale. Io in queste situazioni non mi faccio mai parlare dietro e affondai il mio viso tra le sue piccole cosce leccando avidamente ogni goccia dei suoi umori. Lei tratteneva a stento i suoi gemiti e con la mano sinistra mi spingeva la testa sul suo pube facendomi mancare l'aria. Ad un tratto senti la mia lingua diventare sempre più umida e calda e capii che era copiosamente venuta. In queste situazioni le donne hanno appena finito il riscaldamento. Ma adesso toccava a me e non sarei uscito da quella stanza senza il mio decimo trofeo. Quel culetto cosi piccolo ma allo stesso tempo accogliente presto sarebbe stato mio e girata a 90 gradi con la sua pancia sulla scrivania cominciai a giochicchiare tra le sue natiche con il mio arnese che era oramai in tiro con la punta diretta a quel magnifico buchino. Da dietro le stimolavo i capezzoli per mantenere alta la sua eccitazione in modo che non avrebbe fermato il mio intento. In effetti noi uomini pensiamo che alle donne non piaccia il sesso anale, però vi devo dire che tutto dipende da come conduci il gioco fin dall'inizio. Ad una donna davvero eccitata puoi chiedere di tutto. Infatti non incontrai resistenze. Oddio, a parte lo sfintere esterno che era un po' strettino, ma con delle pomate lubrificanti che avevamo nell'armadietto delle medicazioni il mio principino riuscì ad entrare agevolmente. Iniziava l'operazione clistere, cosi la chiamavo. Ogni tanto inarcava la schiena non so se per il fastidio o per l'eccitazione anche se più volte mi incoraggiava a scoparla con parole spinte. "Sono una troia, sono un troione". Diceva ansimando. Quel buchino era talmente stretto che amplificava tutte le mie sensazioni. Le mie braccia rese forti dalla palestra la afferavano lungo il costato facendola sentire in mio potere. Sono i momenti in cui alle donne il patriarcato magicamente piace. Non durai più di 7 minuti lo devo ammettere, ma la quantità di sperma che quel culo mi tiró fuori era veramente copiosa. Il mio liquido caldo le saliva per tutto il colon, il getto particolarmente violento sicuramente è riuscito a superare le anse e passare la flessura splenica. Tolto il Principino fuoriuscì l'aria accumulata, un fantastico odore misto al suo profumo di ciclamino. Lei in una smorfia di dolore si giró e si rimise in piedi. Afferrandomi il cazzo, non proprio eretto mi portó al piccolo lavandino che usiamo per igienizzarci le mani tra una visita e l'altra. Sapone e acqua calda, mi lavava l'asta che stava pian piano ridiventando dura complice quel massaggio che dal glande arrivava allo scroto. Adesso voleva essere deflorata proprio li davanti, ma quel candido culetto mi aveva portato via anche l'anima. "Non garantisco la performance" le dissi sorridendo. In effetti anche se il Principino stava tornando duro sollecitato dall'ondeggiare di quelle tettine e quel boschetto di peli pubici, non avrei potuto garantire nulla. Inizia ad aiutarmi con fantasie veramente molto sporche mentre prendendola in braccio le infilai l'asta dentro la fica iniziando un gioco di andirivieni che cominciava a soddisfarla. Mi baciava avidamente mentre era tra le mie braccia. Piccolo scricciolo eri piena di me da ogni orifizio. Oddio, mancava ancora la sua bocca, ma per oggi avevo dato abbastanza. Intanto le sue unghie sembravano affondare nella mia schiena e più si avvicinava l'orgasmo e più lei affondava sussurrando ansimando parole del tipo: "scopami, scopami ti prego, non ti fermare". Venne per la secondo volta nonostante il mio pene non fosse duro come quando era nel suo culo. Cercammo per la stanza le sue mutandine, ci rivestimmo e in me la soddisfazione per il decimo trofeo conquistato. Quando cammino per i corridoi del lavoro e incontro un culetto che mi sono fatto sento come una parte di me dentro loro, come se le avessi ribattezzate nel mio nome e ad ognuno ho dato un nuovo nome, come se fossero rinate per me.
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