La macchina nuova

di
genere
feticismo

La macchina nuova
-Gira a destra tra cinquanta metri, prima del semaforo.- mi dice Veronica, la mia fidanzata.
Entriamo nel cancello del concessionario di automobili, con lo stesso stato d’animo dei bambini al lunapark, con lo sguardo già vigile su ciò che circondava la nostra piccola utilitaria. Ci aveva servito fedelmente per una decina d’anni, senza battere ciglio, ma ora era giunto il momento di sostituirla. Fortunatamente, Veronica e io ce la cavavamo abbastanza bene, tanto da poter conciliare la nostra passione per le auto con l’acquisto di una nuova, non necessariamente solo come semplice “mezzo di trasporto”. Dopo mesi di ricerca, avevamo puntato una BMW coupé a una cinquantina di chilometri da dove abitavamo, finalmente diretti a vederla e, se avesse passato l’esame, a comprarla. Una volta accomodati all’interno, il venditore responsabile ci accompagna nel reparto usato (si, ce la cavavamo bene, ma non così bene da permetterci una BMW nuova fiammante), dove stazionava un gruppo ampio ed eterogeneo di macchine più o meno vecchie, per arrivare poi nel parcheggio della nostra prediletta. Mezz’ora circa di visita, compreso giro di prova, ne siamo subito innamorati: sarà la nostra prossima auto. Prendiamo appuntamento per tornare la settimana seguente, a firmare le carte e ritirare il veicolo, poi saliamo in macchina, felici, direzione casa.
-Finalmente, sono proprio contento, non vedevo l’ora’- dico a Veronica, mentre trafficava con il navigatore per impostare la destinazione.
-Siii, pensa che bello, me la farai guidare vero?-
-Mmmmh, ci devo pensare.- sorrido, con aria di sfida.
-Ma come?!- Veronica finge di rimanerci male, mentre stavamo per imboccare il casello autostradale. -Ha un bel motore, il cambio automatico, di cosa hai paura?-
-Proprio per questo.- le rispondo io, stavolta ridendo di gusto e ritiro il ticket. -E poi, macchina nuova significa più giretti, dovremo deciderci a fare anche il telepass.- aggiungo, porgendole il biglietto da conservare.
-Guarda che poi mi vendico, ho tanti altri modi io, ricordatelo.- dice lei maliziosa.
-A cosa ti riferisci?- domando, fingendo disinteresse.
-Lo sai…-
-Se lo sapessi, non te lo chiederei!-
-Va bene, allora forse più tardi te ne darò una breve dimostrazione pratica.- mi dice Veronica, sempre con un sorrisino invitante dipinto sulle belle labbra lucide.
Era primavera inoltrata, non faceva ancora troppo caldo ma, nonostante ciò, Veronica sente il bisogno di sbottonarsi la camicetta che portava quel giorno, mentre mi lancia qualche occhiata di sottecchi. Sa benissimo quanto mi piaccia guardarla mentre si toglie qualsiasi tipo di indumento, è un gesto che trovo altamente intimo e dolce e, allo stesso tempo, altamente erotico e intriso di passione, lo spogliarsi di qualcosa davanti alla persona che si ama e di cui ci si fida. Tenendo sempre gli occhi fissi sulla strada, le dico:
-Che combini? Mi distraggo così.-
-E chi ti ha detto o dato il permesso di guardare, scusa? Guarda la strada o ci andiamo a schiantare!.- ribatte lei.
- Si, ma tu provochi!-
-Mi sto solo slacciando la camicia, fa un po’ caldo qui.- fa finta di giustificarsi Veronica.
Rimane in canottiera, che a stento copriva il reggiseno sotto. Poi, il mio sguardo cade sulle sue gambe: indossa dei pantaloncini tessuto jeans, non troppo corti e sopra dei collant leggeri, data la temperatura non ancora estiva. Quasi inconsciamente, inizio a desiderare che si sfili anche i pantaloncini, poi mi concentro subito sulla strada. Veronica si piega in avanti, chinandosi verso le scarpe: sento che se le sta slacciando e inizio a capire il modo in cui intende vendicarsi. Alza entrambe le gambe a livello del cruscotto, senza appoggiare le scarpe (anche se l’auto è da cambiare, va rispettata, brava ragazza), e io non posso fare a meno di rivolgerle un breve sguardo: con la destra, si toglie lentamente la sinistra, già slacciata, che scivola via con facilità. Non posso fare a meno di soffermarmi sul suo piedino sinistro: il collant, scuro ma velatissimo (sarà al massimo 15 denari, forse meno) sparisce nella parte finale sotto un morbido calzino corto grigio, più scuro nella zona della pianta a causa del sudore, che disegna quasi perfettamente la forma della deliziosa estremità della mia fidanzata, dita comprese. Non contenta, Veronica agita la sua gamba sinistra nell’abitacolo, cercando di allargare le dita del piede, costrette in due strati di calze, e avvicinandolo verso il mio volto. Inizio a percepire un leggero e inebriante profumo sprigionarsi dalle sue dita ma, mentre sto pregustando la sensazione di calore e umidità che mi sta per sfiorare il viso e un odore sempre più intenso, lei ritrae la gamba sorridendo maliziosamente.
-Cosa stavi per fare?- mi provoca.
-Io? Io sto guidando, tu invece cosa stai facendo? Mi distrai.- ribatto io.
-Proprio questa è l’idea, visto che mi devo sempre vendicare, ricordi? Non puoi avere tutto, devi soffrire un po’, altrimenti che vendetta sarebbe? E poi….- e non finisce nemmeno la frase, mentre sento qualcosa appoggiato sulla mia gamba destra, ma in quel momento sono impegnato in un sorpasso e resisto alla tentazione di guardare in basso. Lasciatomi alle spalle il veicolo sorpassato, mi rimetto in prima corsia, tranquillo, per gustarmi ciò che mi sta accadendo. Veronica muove il suo piedino avanti e indietro lungo la coscia, soffermandosi proprio nel punto dove inizia a notare un importante rigonfiamento nei miei pantaloni. Inizio a respirare con difficoltà e le chiedo se possiamo accostare.

CONTINUA
scritto il
2024-03-07
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