Celestino cap.V
di
Bepi
genere
pissing
Celestino
Cap.: V
Si invita a leggere i precedenti
Venerdì 29 giugno 1956 ( Gli occhi sono lo specchio dell’anima )
Michele,anziano bovaro dell’azienda per età e per tempo ,aveva in consegna e tutela in quel giorno il ragazzo,per fargli sperimentare e provare altre sfumature erotiche con persone mature. Nella fattoria era responsabile della crescita e dell’alimentazione e svezzamento degli animali. Usava maniere forti con i piccoli e per il lavoro che faceva non poteva avere tanta cura della sua persona. Oltre che odorare di stallatico, spesso sapeva di popò di vitellino.
Dalla sua partenza dall’istituto in quel lunedì erano passati pochi giorni. Il nostro eroe, da un adolescente senza conoscenze e storie di sesso, aveva percorso e superato in breve tempo esperienze sessuali uniche,sotto la direzione del conte con l’ausilio del fattore. Tramite teoria , pratica, osservazione e partecipazione accompagnata da passione stava diventando una leggenda della libido, della lussuria, della lascivia. Passare le prove non era facile: questo può verificarsi solamente se la natura ci ha dato il dono dell’apertura mentale non farcita da tabù.
Venne svegliato come tutti i giorni dalla lingua della “Fisa”. Gli stava lambendo dolcemente le guance; gli frizionava il viso, le ascelle finché non lo destò per farsi accarezzare il grifo. Oggi avrebbe ripreso la scuola con Michele e sarebbe stato lui che lo avrebbe sciolto dalle catene, lavato e sciacquato. Parlava con la vacca, coccolandola, facendosi lambire l’addome e il petto dalla sua rugosa e ruvida lingua. Non era molto insozzato,ma aveva bisogno di svuotare la vescica. Si comportò come gli animali a quattro zampe lontano dal suo guanciale lasciando che gli spruzzi rimbalzanti dal pavimento bagnassero le sue ginocchia,le braccia e il suo viso. Attendeva,come tutte le bestie, l’arrivo degli stallieri e nel frattempo salutava le sue compagne di mangiatoia,standosene seduto. Una folata d’aria segnalò l’apertura delle stalle e l’entrata delle carriole. Gli animali si alzarono disponendosi in attesa delle pulizie delle greppie, delle lettiere e della prima razione di foraggio.
Giunse anche Michele con pantaloni trattenuti in vita da un legaccio, canizie pettorale avanzata, mani callose, pesanti e unte, scalzo, con dita dei piedi infarcite di sterco d’animale, barba incolta e lorda. Posizionò il giovane a gattoni salutandolo con una gran manata sulle natiche che si arrossarono e avvamparono vistosamente. Presolo per il collare, lo accompagnò sotto le poppe di una vacca per la colazione affinché suggesse il latte direttamente dalle mammelle. Con una mano appoggiata a terra ,l’altra su una poccia per spremere e mungere.
Uno nuovo sculaccione gli fece capire che la tetta doveva tenerla in bocca senza aiuto della mano e solamente con l’aiuto del palato doveva bere la secrezione bianca. La mano sinistra del bovaro era poggiata nella sua zona perineale sfinterica,con l’indice all’interno dell’ano per governare meglio il suo fisico ,mentre la destra con il mignolo in bocca lo aiutava a spillare. Il mandriano teneva con Celestino il medesimo comportamento che aveva con i vitellini,quando gli conduceva tirandoli alle vacche,tenendoli per la testa e per la coda. Al ragazzo aveva messo un dito nel sedere per controllarlo meglio provocando la sua morbida defecazione giù per le cosce .Riportato al suo posto per il collare,terminò la colazione forzata aspirando l’ulteriore pastura dal secchio ,già predisposto , con due dita del mandriano in bocca; come i vitelli per far loro lasciare la suzione dalla tetta. Questi esercizi servivano per impratichirsi nella stimolazione e suzione orale del pene e della zona circostante.
Michele,slacciatosi i calzoni, sedutosi sulla trave della mangiatoia presentò all’adolescente il suo bacino pelvico da succhiare,aspirare, suggere e spremere come aveva fatto con la tetta dalla vacca o da umettare, lappare, mordere o addentrarsi verso e nell’ano con la lingua. Sudicia per non lavarla accuratamente ,odorante e puzzolente di urina riconoscibile tra centinaia di altri odori,con residui fecali fu compresso e forzato ad adoperare la sua via orale con il suo organo interno. Per il ragazzo quegli effluvi erano stimolanti,conturbanti e afrodisiaci. Sull’apertura di quel glande splendeva e risaltava una stilla di liquido pre-eiaculatorio. Attirava ed eccitava. Gli occhi del ragazzo erano posati e fermi sulla verga; le sue mani si allungarono timidamente e castamente sulla stele umida di rugiada trasparente; il viavai in quella stalla si era fermato dominato da una quiete e da un silenzio di attesa e di curiosità. Tutti erano avvezzi e assuefatti nell’azienda a stare e mostrarsi ignudi, ma trovarsi dinanzi ad un giovane adolescente svestito preso dall’ansia di manipolare,massaggiare,aspirare,succhiare,gustare appieno quel pene era conturbante ed emozionante.
Demo Seestin! … sbrigate! … ciapa sta sberla! … e … movate! … Una mano di Michele posata sulla testa del ragazzo tirava decisa verso il suo sesso grosso e lungo, mentre l’altra lo porgeva. Celestino strusciava il suo volto sull’asta da cui usciva liquido filante trasparente; guardava l’uomo con devozione aspirando con calma ed emozione i suoi olezzi. Un forte desiderio di averlo nel suo alveo orale pervase il tenero, sensibile bramato corpo dell’adolescente. Non fece resistenza.
Uhmmm, … ohhhh, … ahh, … Quel cazzo gli riempiva completamente la bocca. La sua lingua lambiva,titillava,lappava,leccava il pene dal glande alla radice; sfiorava, poppava e suggeva i testicoli asportando sudore e untume anche dall’inguine e dalla zona perineale. Usava quella zucchina come fosse un pennello per applicare e spalmare quei liquidi pre-eiaculatori sul suo collo e sul viso. Rituffava il volto sotto lo scroto di Michele per sentire e captare l’odore dell’ano; utilizzava e gettava la lingua nel foro grinzoso con la speranza di provocare una violenta e impetuosa eiaculazione. Godeva ormai, senza essere toccato ai genitali, anche solo masturbando un pene con la bocca e dal suo gioiello uscivano copiosi liquidi opalescenti. Le mani dell’uomo striavano la giovane colonna dorsale facendola vibrare e contorcere dal
piacere;risalivano su per la cervicale; bloccavano il movimento di suzione per arrestare il suo godimento in arrivo; davano la bocca del ragazzo alla sua per grufolare; pizzicavano i capezzoli di Celestino per inturgidirgli e intumidirgli; le tensioni dei corpi erano allo spasimo.
Bastaaa, … ohhh, … ancoraaaaaaaaaaaa, … accompagnati da incitamenti dei presenti,dediti ormai alla sodomia e all’onanismo.
L’anziano bovaro,per bloccare l’intensità e il lirismo del rapporto, afferrato e attirato per le natiche al suo torace il giovane lo rovistava con la sua lingua in gola chiedendogli ardire,ricompensa e restituzione. Le lingue si intrecciavano frugando roventi nelle gole, scambiandosi salive, mentre una mano del ragazzo massaggiava su e giù lentamente e dolcemente l’asta dell’uomo gustandone l’umidità. Gradualmente l’allievo scendeva ungendo e baciando il torace villoso verso l’oggetto a cui doveva venerazione; si fermava docile e muto per chiedere istruzioni e delucidazioni;con la mano libera, spinto e sdraiato il maestro di traverso la greppia,scese ubbidiente lungo il fisico attempato per introdursi fra i glutei impastando rigandone la muscolatura;due dita trovarono la rosa raggrinzita dell’entrata anale in attesa di essere penetrata; spasmi di piacere all’intrusione corsero lungo il corpo adulto provocando sussulti e vibrazioni all’asta aspirata e succhiata dall’adolescente. Il sesso del ragazzo sobbalzava, oscillava, tremolava in sintonia con il suo inviolato e fresco sfintere. Umidori comparivano nell’insenatura delle natiche del nostro eroe facendo capire che godeva analmente. Era arrivato a provare piacere anale senza subire manipolazioni o sfregamenti. La bocca,da cui uscivano materie schiumose e fluide,seguiva il movimento della mano; a volte si fermava permettendo all’arto di scivolare dolcemente su e giù per osservare sorridendo attentamente l’uomo. Si sentiva ogni tanto un plof ,come un suono di bottiglia stappata, con risucchio successivo. Era il movimento a ventosa insegnato che dava piaceri diversi provocato dalla lingua e dal palato sul glande. Michele non era più in grado di dirigere il gioco, anzi lo subiva contorcendosi e contraendosi nella inutile ed illusoria ricerca di opporsi all’imminente orgasmo. Il giovane manovrava le dita della sua mano sinistra nello sfintere dell’adulto con movimenti ondulatori e sussultori,mentre il suo alveo orale titillava e schiacciava il frenulo per risucchiare e fagocitare poi tutto il glande; la mano destra palpava,frizionava, manipolava e carezzava i testicoli bagnati e roridi di saliva.
“Ciapa, … vegnooo, … ohhhh, … siiiiiiiiiiiiiiiiii, … ciapaaaaaaaaaaaaaaa, … in bocaaaaaaa, … tegneo in boca che voio veder, … siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, … irrigidendosi, l’asta di Michele eruttò con copiose e traboccanti spruzzate il contenuto dei suoi testicoli in gola all’adolescente che comunque continuava a pulire quella carne di cui era diventato esperto e addestrato assaggiatore.
Uhmmmm, … buona, … e … rivoli bianchi dagli angoli delle labbra scivolavano sul mento.
L’educatore, portatosi a sedere, … preso il mite e dolce adolescente, espostolo ai presenti per mostrare gli esiti del pompino, si portò le giovani, toniche rotondità,amate dall’impudicizia e dalla lascivia,sulle ginocchia per riprendere e completare la lezione.
Ti xi sta bonn, … e te me ghe fato morir de piaser, … desso te go da provocar e far sborar, … anca da … el cueo, … ma prima vojo ciapar ancora a to boca, … ca la xe … tanto bona da gustar, … e serca … anca ti … de cognoser a mia.
Celestino,semigirato e abbracciato strettamente al suo educatore, si concesse al limare dell’uomo; lui stesso chiedeva la lingua da succhiare e dava la sua per baci lussuriosi e sfrenati di estrema sensuale carnalità,nel frattempo la mano mancina dello stalliere pizzicava, graffiava massaggiava i vasti mediali del giovanetto sino all’inguine. Questi si contorceva, contraeva e allungava quando l’organo prensile dell’uomo scivolava sul suo clarinetto, si rilassava e allargava quando si spostava guizzando oltre il perineale sino allo sfintere palpitante,fremente e ansioso di essere preso,penetrato,violato.
Il desiderio a causa dell’intenso conturbante stimolo spingeva il ragazzino a far conoscere e offrire alla vista e alla lingua dell’uomo la sua zona perianale per goderla e possederla. Quel tenero corpo si divincolava e torceva nel tentativo di rinviare e resistere all’eiaculazione dando così la sua palpitante apertura anale alla lingua del suo dominatore. Costui mordeva quel foro,lo allargava con le dita per darlo alla sua lingua per rilassarlo, ammorbidirlo inculcando a quel muscolo fremente la voglia di farsi aprire completamente e in profondità.
Lo sperma colava,scivolava e scendeva sull’addome del giovane mentre la sua rosea stretta apertura sfinterica palpitava, tremava espellendo umori segno di un ulteriore evidente orgasmo sfinterico.
Con un indice di Michele al suo interno anale, che ancora lo massaggiava,disteso e calmato,scivolato con la testa verso il pavimento sassoso e bagnato,chiese il bianco lattescente muschiato acidulo dono degli astanti. Il villano,appoggiato il glande sull’aperto orifizio,fece scorrere la sua calda urina all’interno del corpo docile e arrendevole del ragazzo, spossato dagli orgasmi avuti. Nel contempo stendeva e ungeva le cosce,l’addome,e con l’aiuto degli altri, il petto e il viso con i liquidi spermatici di tutti i presenti. Egli doveva essere permeato e saturato di odori,profumi degli umori eiaculatori maschili e doveva sentirne la necessità trasformandola in un bisogno. Chi lo avvicinava lo doveva riconoscere per questa caratteristica e particolarità. Qualcuno glielo versò in bocca direttamente dalla canna, perché, assaporandolo, lo assumesse.
Na sberla, … uhmmm, … ghin gavessimo de qesti, … xovane, … beo, … con qel cueo che el gà, … da magnar, … el capisse suito, … el te gusta, el paron el ga visto giusto, … staolta gavemo un bon toso da goder, … el xe brao e bon, … Erano queste le espressioni dei villani che assistettero alla lezione eseguita da Michele sul ragazzo, e questo doveva dare il suo giudizio al fattore.
In attesa della decisione del conte, sul da farsi su quello che doveva subire e a cui doveva partecipare nel primo pomeriggio, fece un’abbondante colazione in compagnia degli altri, che volentieri gli porgevano il loro arnese perché ne facesse la conoscenza , ne sentisse lo spessore e il turgore. Sebbene il conte avesse fretta ed il ragazzo fosse quasi pronto a offrire la sua
verginità, si decise di posticipare il rito pomeridiano di quel giorno al martedì 3 luglio con la visita medica. Comunque vennero date lo stesso istruzioni affinché tutti i villani stessero in masseria a riposarsi, visto il caldo, in attesa di partecipare come scopofili nel tardo pomeriggio per ridare al ragazzo ancora il loro contributo, nel frattempo a testa tracannarono, come da ordini, una grande brocca d’acqua. Celestino rimase presso la sua lettiera a riposarsi scaldato dagli aliti delle vacche.
Al suono della campanella, in breve tempo tutti i villani dell’azienda si trovarono sotto i portici della fattoria attorno ad una tinozza posta sotto il ballatoio,che correva lungo tutto l’esteso fienile . Michele in ginocchio, dopo aver condotto il ragazzo al centro e vicino al mastello, presogli i il pene con la punta verso il contenitore,gli ordinò di versare tutta la sua piscia in quel bacino nettandoglielo con un bacio aspirato e prosciugante nella sua bocca. Su intimazione le posizioni si invertirono con una sfumatura iniziale diversa: la prima parte di ogni minzione doveva essergli indirizzata addosso dove meglio si pensava ,non in bocca; e doveva essere visto da ogni lavorante,sito sul ballatoio. C’era anche il conte, … coccolato da Roberto. Il vecchio mandriano indirizzò,guidato dal giovane, il primo trattenuto spruzzo sulla fronte del novizio mentre la maggior parte dei liquidi della vescica finirono nel tino,e come da istruzioni,il lingam del vecchio venne asciugato dalla gola e dal palato dell’iniziando. A turno ciascun spettatore ripeté i gesti di Michele e sempre più vapore copriva e si levava dal tino mentre il profumo di urina si espandeva nell’ambiente. Tutto il suo fisico era rorido di gocce gialle. Tutti erano avvolti di solo aria ,eccitati,euforici e turbati. Il Proprietario terriero, rimasto ultimo assieme al fattore,postosi alle spalle dell’alunno , alzatogli il mento con entrambe le mani, chiese al suo maggiordomo di innaffiarli entrambi,cercando soprattutto il volto del ragazzo. L’asta del nobile posava sulla spalla e affiancava il volto di quel liceale chiedendo di essere liberata dalla dolorosa tensione erotica del momento, per cui il possessore,portatosi innanzi, la presentò alle labbra di Celestino per riceverne sollievo.
Era da un bel po’ in ginocchio e ora la sua cavità orale era occupata e piena del fallo del conte; e questi tenendo l’adolescente per la chioma spingeva sino all’ugola il glande dettando ritmi e il tempo.
Non stringi ancora bene, … e non ingoi profondamente, … rilassati, … prova , … oltre, … daiiiiiiiiiiiiiii, … suuuuuuuuuuuuu, … bravissssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiimooooooooooooo, … ingoia, … bevi, … siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, … ohhhhhh, …
Dalla bocca del nostro uscivano bianco-dorati schiumosi filamenti ,mentre il suo esofago si reidratava e si irrorava della piscia del conte.
Aspirare,succhiare,leccare,titillare,umettare: è quasi perfetto,ma deve migliorare, … per cui Michele , … continua, … dai, … che voglio vedere … e … tastare l’orifizio, … su, …
All’ordine ,seguì l’esecuzione .Il nostro fu preso per i capelli con la mano sinistra dal bovaro mentre quella destra andava a conoscere la lingua del ragazzo,come per i vitellini. Fu immerso energicamente nei liquidi caldi-dorati del tino per succhiare,aspirare,bere. Difficile e arduo. Scalciava per avere la testa completamente immersa e beveva per la mano che frugava nella bocca. Le immersioni duravano poco,ma
erano sufficienti per farlo tossire ogni qualvolta lo sollevavano dal tino e quel tempo bastò alle mani esperte e agili del padrone per ispezionare e perlustrare il palpitante vibrante orifizio fra le sode adolescenziali natiche e a pesare, palpando, i testicoli e il pene. Aveva un sederino da prendere, … da mordere, … da penetrare, rompere e fottere , … era pronto. Doveva provare ad essere attivo per capire il perché un uomo ama l’ano. Avrebbe partecipato, da educando, per il giorno successivo all’orgia serale con degli invitati poiché si doveva conoscere le sue capacità a leccare,mordere, graffiare,penetrare , sbattere, fottere e a muovere le mani o la lingua nello sfintere. Ascoltava silenzioso le istruzioni. Alla fine venne sollevato e immerso nel liquido del mastello , affinché quel colore e gli effluvi di urina diventassero nella sua mente necessari ,come l’acqua o il pane. Urinoterapia. Vi sarebbe rimasto sino alla fine dei lavori serali nelle stalle. Dall’alto era iniziata una cascata di escrementi umani ordinata da Michele,che cadevano nel contenitore e su di lui mentre Romeo, al suo fianco, lo salutava dandogli una mano da leccare,pulire e succhiare. Sarebbe rientrato nella stalla per dormire nella lettiera già pronta senza essere lavato.
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