Venere del nord
di
Anonima
genere
saffico
È ormai quasi estate, in questa splendida città del Nord, avvolta dal grande fiume come una bella donna in una stola di sontuosa pelliccia.
Sono venuta qui, ospite di amici,per riposarmi, dopo mesi di lavoro frenetico e per concedermi una pausa, tra una storia d'amore appena finita, annegata nella noia, e la prossima che, me lo sento, sarà sfavillante; è il mio istinto di cacciatore che mi porta a sperare in una preda sempre migliore della precedente; per ora passeggio sotto gli antichi portici, per via Mazzini, ricca di splendidi negozi dove entro, a volte, per comperare piccole cose, da portare via per ricordo.
Vago per Piazza delle Erbe, tra bancarelle di tutti i colori, sorrido a un pesante complimento che mi rivolgono due ragazzi; arrivo fino a S Anastasia, la splendida chiesa che il Pisanello affrescò, lasciandoci il dipinto che preferisco in assoluto: S. Giorgio e la principessa; entro e mi fermo in ammirazione di fronte a questo capolavoro, al di là del tempo e dello spazio; come al solito mi perdo nelle mie fantasie, fino a che non mi accorgo che è l'ora di tornare a casa; nel pomeriggio i miei amici aspettano ospiti, che io trovo piuttosto barbosi, tutti così "bene",anche un po' bigotti e reazionari; ma Annamaria mi ha promesso una sorpresa, per oggi, "vedrai, ti piacerà questa ragazza, si chiama Giulia, ha la tua stessa età, è molto ricca e molto libera, dicono che sia un po' strana..." ora, dato l'ambiente di questi miei amici (che in verità è quello di mia madre), strana può voler dire un sacco di cose, io spero sia "l'andar appena un po' contro corrente" che per una città come questa è già una apprezzabile stranezza.
Rientro a casa, e nel primo pomeriggio arrivano gli ospiti, sempre i soliti, gentilissimi e ammuffiti; poi ecco Giulia e qui rimango davvero sorpresa, perché Giulia è il ritratto vivente del S. Giorgio di Pisanello: gli stessi zigomi alti, la bocca piccola e carnosa e soprattutto i capelli, biondi e ricciuti, disposti a corona intorno al viso; due splendidi occhi azzurropervinca completano il quadro; è alta, magra, sotto la camicetta leggera il seno è quasi assente, mentre nei jens risaltano i fianchi stretti; mi sorride, dandomi la mano e noto i denti piccoli, da bambina; penso ai miei, quadrati e forti e a quanto siamo diverse, io nera, seno rigoglioso, fianchi morbidi, pelle olivastra; subito ci isoliamo, io e Giulia, come se ci fossimo riconosciute identiche in quel gruppo di persone così diverse da noi; parliamo di tutto, cinema, arte, le dico del Pisanello, ride, mi propone di uscire per tornare a vederlo insieme, tanto lì che facciamo? accetto; come posso resistere alla sua parlata dolce e liquida, l'accento veneto mi trasmette sempre una grande tentatrice dolcezza.
Così torniamo in Piazza delle Erbe, dove, sottobraccio, ci scambiamo impressioni, battute, facciamo acquisti, ci sediamo ad un caffè, compiaciute degli sguardi ammirati degli uomini: "insieme siamo una potenza" dico io e lei annuisce e mi accarezza una mano; mi fa piacere quel contatto, stranamente lo trovo naturale e ricambio con una stretta; poi torniamo in S. Anastasia e davanti al S.Giorgio le dico "guardati, il Pisanello ti aveva in mente quando ha dipinto questa meraviglia"; lei sorride, e risponde "avrebbe dovuto prendere te per modella, tu saresti stata un vero santo guerriero, così nera, e forte e bellissima...".
Usciamo, fa molto caldo ora, i mattoni rimandano nella piazza il sole assorbito durante il giorno; "io abito qui, proprio davanti alla chiesa al terzo piano, appartamento ristrutturato da mio padre, lo vuoi vedere?"; rimango di stucco, un appartamento in quella zona deve costare un capitale, figuriamoci se non salgo a vederlo e poi Giulia è così fascinosa, non so che cosa mi aspetta lassù, ma qualunque cosa sia so che sarà splendida; e la casa lo è, splendida: basta affacciarsi alla finestra del salotto per vedere la meravigliosa facciata trecentesca di S. Anastasia; Giulia mi chiede se voglio bere, ma soprattutto se desidero farmi una doccia, siamo veramente sudate e anche un po' stanche; rispondo con entusiamo di sì, a tutte e due le domande; mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, dentro un mare di piastrelle azzurre piene di pesci e con grande piacere lascio che l'acqua mi scorra addosso, canticchiando un pezzo dell'adorato Vasco; sento il vetro scorrevole aprirsi, Giulia entra nel box, "posso lavarmi con te?" chiede; io mi volto, ora so che la stavo aspettando, la guardo e sotto l'acqua vedo i suoi occhi brillare, i seni piccoli e appuntiti e sotto il pube completamente rasato, da bimba: ha un corpo splendido, efebico, e una pelle color del miele; le sorrido e lei allunga una mano e mi accarezza un seno, dicendo "che meraviglia, è da quando ti ho visto che ho voglia di toccarti e di mangiarti, hai delle tette golose, sembrano fatte di panna scura", poi si accosta a me, il pube contro il mio, spingendomi verso la parete, mentre l'acqua continua a scendere, e mi bacia.
Un bacio profondo, così non sono mai stata baciata, un bacio che esplora via via le labbra, la lingua e tutti gli anfratti e i rilievi della bocca, i denti, e per un tempo così lungo che non so se a passare sono i secondi o le ore; ora io mi muovo contro di lei, cercando sollievo nel suo ventre; e quando l'eccitazione è tale che mi pare di essere una gemma pronta a scoppiare, senza rendermene conto, stringo tra le gambe una coscia di Giulia, per trovare sollievo nell'orgasmo imminente; allora lei, lasciate le mie labbra, comincia a succhiarmi i capezzoli, tesi fino al dolore, e con dita sapienti sfiora il clitoride gonfio, per affondare poi dentro di me, e strofinare di nuovo il clitoride, fino a portarmi ad un piacere quasi insostenibile, mentre mi apro il più possibile davanti alla mano che mi fruga; esplodo in un grido di liberazione, mentre lei mi stringe a sé, chiedendomi "ti è piaciuto?".
Non rispondo, la testa sulla sua spalla, le accarezzo i capelli bagnati; poi chiudo l'acqua, spingo la mia amica fuori, perché ora ho voglia io di darle piacere, e so già come; dopo esserci asciugate a vicenda, la porto al grande letto dalle lenzuola color malva dove ci sdraiamo vicine; Giulia dice "che vuoi fare? non importa, se non lo desideri, non devi ricambiare per forza.." io le passo un dito sulle labbra, la bacio leggermente, poi le allargo le lunghe gambe e con la mano accarezzo la sua morbida fessura glabra; lei sospira e chiude gli occhi; allora accosto la punta della lingua al suo taglio preciso e stretto come fosse un sesso di vergine; mi perdo dentro di lei, leccandola avidamente, poi cerco il clitoride, lo aspiro, lo addolcisco di saliva, lo faccio andare e venire, come fosse un piccolo fallo; poi la lecco tra le natiche, che si sollevano, perché io possa penetrarla anche lì con più facilità; il mio dito medio vi affonda per intero; solo allora Giulia grida, mentre io continuo a passare la mia lingua e le mie mani da un'apertura all'altra del suo corpo...
Siamo sfinite, ci abbracciamo, la testa bionda e ricciuta del Pisanello sul mio seno, le gambe intrecciate; restiamo così, né all'una né all'altra resta più la forza di parlare.
Sono venuta qui, ospite di amici,per riposarmi, dopo mesi di lavoro frenetico e per concedermi una pausa, tra una storia d'amore appena finita, annegata nella noia, e la prossima che, me lo sento, sarà sfavillante; è il mio istinto di cacciatore che mi porta a sperare in una preda sempre migliore della precedente; per ora passeggio sotto gli antichi portici, per via Mazzini, ricca di splendidi negozi dove entro, a volte, per comperare piccole cose, da portare via per ricordo.
Vago per Piazza delle Erbe, tra bancarelle di tutti i colori, sorrido a un pesante complimento che mi rivolgono due ragazzi; arrivo fino a S Anastasia, la splendida chiesa che il Pisanello affrescò, lasciandoci il dipinto che preferisco in assoluto: S. Giorgio e la principessa; entro e mi fermo in ammirazione di fronte a questo capolavoro, al di là del tempo e dello spazio; come al solito mi perdo nelle mie fantasie, fino a che non mi accorgo che è l'ora di tornare a casa; nel pomeriggio i miei amici aspettano ospiti, che io trovo piuttosto barbosi, tutti così "bene",anche un po' bigotti e reazionari; ma Annamaria mi ha promesso una sorpresa, per oggi, "vedrai, ti piacerà questa ragazza, si chiama Giulia, ha la tua stessa età, è molto ricca e molto libera, dicono che sia un po' strana..." ora, dato l'ambiente di questi miei amici (che in verità è quello di mia madre), strana può voler dire un sacco di cose, io spero sia "l'andar appena un po' contro corrente" che per una città come questa è già una apprezzabile stranezza.
Rientro a casa, e nel primo pomeriggio arrivano gli ospiti, sempre i soliti, gentilissimi e ammuffiti; poi ecco Giulia e qui rimango davvero sorpresa, perché Giulia è il ritratto vivente del S. Giorgio di Pisanello: gli stessi zigomi alti, la bocca piccola e carnosa e soprattutto i capelli, biondi e ricciuti, disposti a corona intorno al viso; due splendidi occhi azzurropervinca completano il quadro; è alta, magra, sotto la camicetta leggera il seno è quasi assente, mentre nei jens risaltano i fianchi stretti; mi sorride, dandomi la mano e noto i denti piccoli, da bambina; penso ai miei, quadrati e forti e a quanto siamo diverse, io nera, seno rigoglioso, fianchi morbidi, pelle olivastra; subito ci isoliamo, io e Giulia, come se ci fossimo riconosciute identiche in quel gruppo di persone così diverse da noi; parliamo di tutto, cinema, arte, le dico del Pisanello, ride, mi propone di uscire per tornare a vederlo insieme, tanto lì che facciamo? accetto; come posso resistere alla sua parlata dolce e liquida, l'accento veneto mi trasmette sempre una grande tentatrice dolcezza.
Così torniamo in Piazza delle Erbe, dove, sottobraccio, ci scambiamo impressioni, battute, facciamo acquisti, ci sediamo ad un caffè, compiaciute degli sguardi ammirati degli uomini: "insieme siamo una potenza" dico io e lei annuisce e mi accarezza una mano; mi fa piacere quel contatto, stranamente lo trovo naturale e ricambio con una stretta; poi torniamo in S. Anastasia e davanti al S.Giorgio le dico "guardati, il Pisanello ti aveva in mente quando ha dipinto questa meraviglia"; lei sorride, e risponde "avrebbe dovuto prendere te per modella, tu saresti stata un vero santo guerriero, così nera, e forte e bellissima...".
Usciamo, fa molto caldo ora, i mattoni rimandano nella piazza il sole assorbito durante il giorno; "io abito qui, proprio davanti alla chiesa al terzo piano, appartamento ristrutturato da mio padre, lo vuoi vedere?"; rimango di stucco, un appartamento in quella zona deve costare un capitale, figuriamoci se non salgo a vederlo e poi Giulia è così fascinosa, non so che cosa mi aspetta lassù, ma qualunque cosa sia so che sarà splendida; e la casa lo è, splendida: basta affacciarsi alla finestra del salotto per vedere la meravigliosa facciata trecentesca di S. Anastasia; Giulia mi chiede se voglio bere, ma soprattutto se desidero farmi una doccia, siamo veramente sudate e anche un po' stanche; rispondo con entusiamo di sì, a tutte e due le domande; mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, dentro un mare di piastrelle azzurre piene di pesci e con grande piacere lascio che l'acqua mi scorra addosso, canticchiando un pezzo dell'adorato Vasco; sento il vetro scorrevole aprirsi, Giulia entra nel box, "posso lavarmi con te?" chiede; io mi volto, ora so che la stavo aspettando, la guardo e sotto l'acqua vedo i suoi occhi brillare, i seni piccoli e appuntiti e sotto il pube completamente rasato, da bimba: ha un corpo splendido, efebico, e una pelle color del miele; le sorrido e lei allunga una mano e mi accarezza un seno, dicendo "che meraviglia, è da quando ti ho visto che ho voglia di toccarti e di mangiarti, hai delle tette golose, sembrano fatte di panna scura", poi si accosta a me, il pube contro il mio, spingendomi verso la parete, mentre l'acqua continua a scendere, e mi bacia.
Un bacio profondo, così non sono mai stata baciata, un bacio che esplora via via le labbra, la lingua e tutti gli anfratti e i rilievi della bocca, i denti, e per un tempo così lungo che non so se a passare sono i secondi o le ore; ora io mi muovo contro di lei, cercando sollievo nel suo ventre; e quando l'eccitazione è tale che mi pare di essere una gemma pronta a scoppiare, senza rendermene conto, stringo tra le gambe una coscia di Giulia, per trovare sollievo nell'orgasmo imminente; allora lei, lasciate le mie labbra, comincia a succhiarmi i capezzoli, tesi fino al dolore, e con dita sapienti sfiora il clitoride gonfio, per affondare poi dentro di me, e strofinare di nuovo il clitoride, fino a portarmi ad un piacere quasi insostenibile, mentre mi apro il più possibile davanti alla mano che mi fruga; esplodo in un grido di liberazione, mentre lei mi stringe a sé, chiedendomi "ti è piaciuto?".
Non rispondo, la testa sulla sua spalla, le accarezzo i capelli bagnati; poi chiudo l'acqua, spingo la mia amica fuori, perché ora ho voglia io di darle piacere, e so già come; dopo esserci asciugate a vicenda, la porto al grande letto dalle lenzuola color malva dove ci sdraiamo vicine; Giulia dice "che vuoi fare? non importa, se non lo desideri, non devi ricambiare per forza.." io le passo un dito sulle labbra, la bacio leggermente, poi le allargo le lunghe gambe e con la mano accarezzo la sua morbida fessura glabra; lei sospira e chiude gli occhi; allora accosto la punta della lingua al suo taglio preciso e stretto come fosse un sesso di vergine; mi perdo dentro di lei, leccandola avidamente, poi cerco il clitoride, lo aspiro, lo addolcisco di saliva, lo faccio andare e venire, come fosse un piccolo fallo; poi la lecco tra le natiche, che si sollevano, perché io possa penetrarla anche lì con più facilità; il mio dito medio vi affonda per intero; solo allora Giulia grida, mentre io continuo a passare la mia lingua e le mie mani da un'apertura all'altra del suo corpo...
Siamo sfinite, ci abbracciamo, la testa bionda e ricciuta del Pisanello sul mio seno, le gambe intrecciate; restiamo così, né all'una né all'altra resta più la forza di parlare.
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