Dolly e l'opera di bene

di
genere
trans

Come ordinatomi da un porco autoritario, vi debbo raccontare il periodo in cui sono stata la femmina di Gerlando, il contadino calabrese, ma è necessario raccontare prima cosa accadde per dare un ordine cronologico agli eventi e di depravazione che stavo vivendo.


Armando era partito per fare il militare e io mi trovai sola, senza la necessaria giuda di un padrone e senza essere riempita tutti i giorni, continuando comunque regolarmente ad indossare collant e pantacollant come ordinatomi e ad infilare plug anali per tenere aperto il buchetto.


Con il passare del tempo la voglia di essere sfondata ed usta divenne irresistibile e gli inserimenti di vari oggetti nel culo che praticavo tutte le notti nel mio letto, dove squirtavo da esso bagnanado tutte le calze, non placavano affatto la fame che avevo...anzi.

Un giorno di luglio passai casualmente davanti al centro anziani del mio paese dopo aver fatto un giro in bici e vidi tutti questi anzianotti che giocavano a carte e bevevano vino allegramente. Io avevo bisogno di bere un po di acqua visto che la pedalata sotto il sole con tutto quello che portavo addosso mi fece sudare tantissimo ed inoltre dovevo tirare fuori dal culo il plug che ormai, stando seduta sul sellino, era sparito all'interno agevolato dalla pressione e dalla produzione di liquidi che producevo per il godimento.

Entrai nel centro seguita dagli sguardi dei vecchi ed andai al mini bar, dove chiesi ad un signore un bicchiere d'acqua ed il permesso di andare in bagno. Lui si alzo, mi squadrò da capo a piedi e mi diede il bicchiere continuando a fissarmi poi mi chiese se volevo aiutarli, dietro compenso, a tenere in ordine il posto poichè era da loro autogestito. Mi piacque subito l'idea ed accettai senza pensare e, dicendo che potevo iniziare da subito, andai al bagno per l'operazione di estrazione.

Non appena calai le calze color carne e i pantacollant bianchi, entrambi bagnati dal mio sudore, notai una macchia marroncina all'altezza dell'ano e capii il motivo degli sguardi. Estremamente eccitata di ciò, cagai fuori il plug e mi masturbai furiosamente a pecora con tre dita, schizzando dal culo come un fontanella bagnando ancora le calze ed in terra, depositando anche qualche pallina. Ancor più eccitata dalla scena, mi leccai le dita, mi ricomposi, e lascia per terra il prodotto del mio culo, uscendo dal bagno e comunicando che avrei iniziato da li a pulire perchè sporco. A quel punto venne il mio datore di lavoro imprecando perché aveva detto di averlo pulito e, quando vide cosa c'era in terra guardò il mio culo e mi chiese se fossi stata io; abbassai gli occhi e scusandomi mi precipitai a raccogliere il tutto piegandomi a 90 e facendo vedere bene la macchia che si era espansa.

La reazione del vecchio fu immediata; chiuse la porta, si pose ditro di me e cominciò a spingere con un ditone la dove c'era la macchia, incontrando subito il plug che finì nuovamente nel culo per quanto era aperto e bagnato. Io ovviamente lo lasciai fare rimanendo nella mia posizione naturale e chiedendo con una vocina da troia cosa stesse facendo, lui di rimando mi scoprì le natiche ed infilò da vero porco la lingua nel mio ano che mi face sbrodolare ancor di più al punto che il mio sfintere cedette e sparai fuori il plug. Lui si alzò, tirò fuori il cazzo, e me lo piantò dentro con forza pompandomi finquando non mi fece il pieno. Al termine lo estrasse, mi infiliò nuovamente il plug e mi fece leccare il cazzo per purirlo da tutti i residui, poi mi disse di continuare a pulire.

Da quel momento e per il mese seguente andai tutti i giorni al centro, pulivo e riordinavo, servivo ai tavoli e facevo prevalentemente seghe a coloro che me lo chiedevano o che me lo mettevano in mano, mi facevo ispezionare l'ano da tutte le dita che ne avevano voglia. Di solito ciò avveniva quando mi facevano mettere seduta sulle loro gambe come la loro nipotina e, saltando da una sedia all'altra, mi prendevo tutte le dita nel culo rilasciando molto liquido sulle loro mani callose che poi mi facevano leccare quasi sempre. Spesso mi facevano togliere i pantacollant e rimanevo solamente in collant, sfoggiando calze di tutti i colori e fattezze che mi venivano regalati quotidianamente dai miei gentili amanti, i quali qualche volta mi ci sborravano sopra così da costringermi a tenerle indosso per tutto il giorno.


A volte, mi facevano mettere a pecora sotto il tavolino e, mentre giocavano a carte e bevevano vino, io li spompinavo a turno con i collant abbassati fino ai glutei ricevendo nell'ano il ditone del piede di quello che avevo alle spalle ed ingoiando avidamente tutto il loro succo acre. Qualcuno per malizia eo per problemi, faceva pure un po di pipi che io diligentemente ingoiavo con la mia bocca vellutata.


Ritengo di aver fatto una grande opera di bene a loro, così come anche loro ne fecero parecchio a me perché, dovete sapere, che ricevere il ditalino al culo è una delle pratiche che preferisco in assoluto.


Poi una mattina di agosto, facendo un giretto in bici per i campi agghindata come al solito, vidi delle pannocchie e la voglia di averne una all'interno divenne irresistibile. Fu cosi che a discapito del mio culo e della mia dignità, peraltro mai stata troppo evidente, conobbi Gerlando che racconterò nel prossimo capitolo.

Devotamente, Dolly  - calze81@libero.it
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scritto il
2024-04-10
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