Lo zio-marito ed il piccolo prolasso
di
Dolly
genere
trans
Vi ringrazio per i commenti, gli insulti e le proposte che mi state inviando via mail.e che con i miei racconti seghiate i vostri cazzi fino a farli sborrare. Ammetto che mi piacerebbe prendervela tutta in culo.
Eravamo rimasti al punto che lo zio era entrato in casa di Gerlando e, dopo avermi spostato il body bianco e intrufolato la sua manona sotto i miei collant, mi aveva piantato il suo ditone nel culo aiutato dalle spinte che stavo dando al mio sfintere rovinato. IL bacio che fu lungo ed appassionato e Gerlando guardo incuriosito la scena fino a che non squillò il telefono di casa e, dopo aver parlato in calabrese stretto, attaccò e ci comunico che sarebbe tornato dopo un po di ore, concedendo del tempo a mio zio per scaricarsi per bene dentro di me.
Zio sfilò il dito, me lo fece leccare per bene e poi ci mettemmo a fare un bel 69 sdraiati sul lettone delle perversioni, dove io pompavo la su asta enorme, almeno 25 cm, e lui mi leccava il buco del culo talmente bene, con delicatezza, che mi si aprii in maniera incredibile formando una vera e propria rosa da cui sgorgava continuamente del liquido saporito. Poi mi alzò come un fuscello, essendo io 1,60 x 58 kg, e mi fece impalare sul suo cazzo piano piano fino a che non lo ebbi nello stomaco dove, andando su e giù, gli praticai il pompino con il culo, una mia specialità, che consiste nello stringere i muscoli anali quando salivo e di rilassarli quanto scendevo, simulando un vero e proprio prompino. Dopo un tempo interminabile, sempre in quella posizione, ove io mi abbassavo per baciarlo in bocca, mi scaricò nel retto un fiume di sperma che lo sentii risalire per le pieghe dell'intestino e depositarsi in ogni anfratto.Rimanemmo così finchè non scese il turgore del pisello, io mi rivestii, lasciando gelosamente che il suo sperma mi impregnasse, e parlammo.
Gli confidai piagnucolando le nefandezze che subivo, il mio stato di prostrazione e di umiliazione, spiegandogli che tutto ciò mi arrapava da morire e non sapevo come fare e lui, con pazienza, mi spiego che dovevo immeditamente lasciare quella casa per evitare di non potermi più rialzare dal baratro in cui ero.
Quindi decise per me, intimandomi di fare le valigie, e mi portò via, senza avvertire Gerlando. Io ero molto impaurita da una reazione violenta di quest'ultimo, al che zio mi prese per il viso, mi bacio, e mi disse che ci avrebbe pensato lui e che mi avrebbe protetta.Davanti a quelle vera dichiarazione di protezione maschile, mi sciolsi e sentii un'eccitazione incredibile, più potente delle solite, che mi sciolse il buchetto da cui uscii un po di sperma dello zio che imbrattò calze e pantacollant. Gli dissi che non potevo tornare a casa perché avevo litigato con i miei ed allora decise di portarmi nella sua barca, ormeggiata al molo di un paese nei dintorni, dove avrei potuto vivere. Disse che a me ci avrebbe pensato lui, mantenendomi e fornendomi tutto il necessario per vivere.
Feci le valigie e partimmo immediatamente. Arrivati alla marina, passammo il cancello e mi presentò ai due guardiani - due signori tunisini di mezza età - molto simpatici ed educati, a cui disse che io avrei soggiornato nella sua barca e che mi avrebbero dovuto prestare aiuto per qualunque cosa mi servisse; loro si resero subito disponibili e ci accompagnarono all'imbarcazione, 12 metri, ove salimmo io e zio e, dopo entrati, mi aiutò a sistemare le mie cose.
io mi tolsi i pantacollant mentre zio faceva il caffè, rimasi con le mie calze castoro tutte bagnate dietro di sperma. Feci vedere la cosa a zio e ridemmo insieme dell'accaduto e, seduta sul divanetto, mi fece raccontare il perchè mi chiamassi dolly. Dopo averglielo spiegato lui abbracciò e mi disse che trovava molto eccitante avere una pecorella stitica in casa e che mi avrebbe aiutato nell'evacuazione mediante abbondanti clisteri di sborra e di piscio; al che, per ringraziarlo di tutto ciò, mi accovacciai in terra alla pecorina e, dopo avergli sfilato scarpe e calzini, leccai tutti i suoi piedi odorosi, affinché capisse per bene la mia devozione verso di lui.
Si prese cura di me, mi comprò tantissime calze - anche autoreggenti - e pantacollant, scapine con il tacco aperte davanti da dove poter vedere il piede inguainato dalle calze, body a perizoma. Il medico di sua fiducia mi prescrisse di evitare dilatazioni anali per un mese, al fine di far richiudere il buco che sembrava aver perso elasticità. Visto che però il mio culo aveva bisogno di essere quotidianamente riempito, chiesi a zio se poteva comprarmi delle uova anali cosicché potessi sentirmi piena senza tenere dilatato l'ano come con i plug; lui mi accontentò e me ne prese di diverse misure che io inserivo per tutto il giorno.
In quel mese mi presi cura di me stessa, curando il mio corpo, perfezionando il trucco e verstendomi ed indossando tutte le calze che zio mi regalò.Facevo delle passeggiate per il molo ed andavo sempre a trovare i due guardiani che erano molto premurosi con me e mi facevano sempre tanti complimento per il vestiario e per quanto ero bella, senza mai permettersi nulla di spinto. Raccontai loro il mio essere femminuccia e li vedevo che erano sul punto di rottura; in effetti percepii che nemmeno le uova nel culo erano più sufficienti a soddisfarmi e, dopo circa 10 giorni, venni invitata a cena nel loro casotto. Mi presentai da loro con delle calze bianche lucide, gonna e camicetta, con sotto un body bianco a perizoma e ben truccata. Mentre loro preparavano io mi misi seduta sul divano con le gambe accavallate e mi porsero una birra. Mi guardavano con bramosia ed anche io sentivo che il culo si stava bangnando e le contrazioni anali dell'eccitamento spingevano fuori le due uova che avevo all'interno. Comunque cenammo e, al termine, ci mettemmo sul divano a parlare e dopo aver chiesto il permesso, pian paino cominciarono a mettermi le mani sulle coscie. Io mi sciolsi e cominciai a baciarli in bocca a turno mentre tiravano fuori i loro cazzi.
Mi piegai su uno di essi ed iniziai a succhiargli il cazzo, mettendomi a pecorina verso l'altro che mi baciò il culo alzuandomi la gonna e slacciandomi il body da sotto; spinse con il suo dito nell'ano senza togliere le calze ed il mio sfintere si aprì, senntendo che le uova comincivano ad uscire. mi staccai dal cazzo che stavo succhiando, girai la testa e dissi a quello dietro di guardare bene; spinsi più forte, diventando tutta rossa in volto, il mio culo si aprì a dismisura e vencendo la resistenza della calze, partorii le uova una dopo l'altra, unitamente al mio liquido e ad un po di aria. lo spettatore rimase di sasso e io, sorridendo, dissi che ero la loro gallinella ed ero pronta per essere fecondata e che avevo tanto bisogno di sborra nel culo. Devo dire che mi farcirono per bene per ore e mi riempirono il retto fino all'orlo, reinserendomi dentro le uova una per ognuno. Prima di andare via, riemerse la mia servizievolezza, e chiesi di poter riassettare la casetta per ringraziarli e loro, di buon gusto, accettarono.
Tornai in barca accompagnata da loro e mi misi subito a letto con le calze ed il culo pieno. Passai la notte a farmi ditalini goduriosi nel culo ed a leccare la sborra saporita che usciva al mio culo, respingendo dentro le uova ogni volta che provavano ad uscire. La mattina mi venne a far visita zio che mi trovò in posizione fetale sul letto con le calze bagnate all'altezza dell'ano. Io mi svegliai e subito mi bacio, chiedendomi se la sera precedente avevo fatto la monella; io mi scusai e gli raccontai l'accaduto, dicendogli che avevo troppo bisogno di farmi farcire il culo. Lo pregai di non arrabiarsi e di non punirmi e lui, invece, se sedette sul letto, mi prese in braccio e mi abbraccio, baciandomi a lungo ed intensamente. Nel frattempo iniziò a toccarmi l'ano da sopra le calze, il quale si dischiuse e cominciò a far uscire del liquido marroncino ed io gli dissi che stavo per evaquare le uova che ancora tenevo dentro dal giorno prima. Lui continuò ad accarezzarmi ed improvvisamente squirtai di culo sparando fuori le uova, mise immediatamente un dito nell'ano spalancato e mi disse che avevo un meraviglioso inizio di prolasso del retto e, questa cosa, mi fece sentire davvero una femmina, una pecorella rotta. Mi alzai, mi girai di spalle, tirai le calze più possibile nelle natiche, mi piegai a 90 e spinsi lo sfintere finquando non sentii che il prolasso si spiaccicava sulle calze.chiedendo a zio di leccarmi. Lui lo fece con gusto e venni nuovamente, imbrattandomi tutta di una mistura animalesca.
Zio mi disse che potevo essere l'amante dei due tunisini, che erano stati autorizzati a fottermi quando lui non c'era, ma che dovevo ricordarmi che ormai ero sua moglie e che dovevo comportarmi bene. Io ovviamente ubbidii e passai i miei giorni a fare la servizievole donna delle pulizie per i tunisini - che mi riempivano regolarmente il culo - e la mogliettina premurosa di mio zio quantdo veniva a trovarmi.
Quando uscivamo in barca, mi faceva indossare un costumino a perizoma intero di colore bianco, con sotto le immancabili collant bianche stavolta del modello con l'apertura ricamata dietro il culo. Io prendevo il sole e mi prendevo cura dei bisogni di mio marito, facendo talvolta la civettuola mettendomi a pecorina sul ponte della barca davanti al timone e facendo il giochino delle espulsioni delle uova dall'ano che a lui tanto piaceva. Quando si cominciava ad arrossare la pelle delle gambine costrette nei collant, mi faceva con premura mettere sotto la sedia del timone e mi faceva leccare i suoi piedi ed il suo cazzone.
Alcune volte venivano con noi in barca alcuni suoi amici, davvero porci, a cui facevo il rituale pompino di benvenuto non appena salivano in barca con relativo ingoio di sperma e poi passavo la giornata a preparare il pranzo agghindata con calze con buco, body di pizzo a perizoma e ciabattine di pelo. Durante queste giornate venivo usata a richiesta da chi ne aveva voglia e, quando dormivamo in rada, stavamo tutti nel letto insieme dove venivo continuamente inseminata dai miei stalloni per tutta la notte.
Sto ancora vivendo nella barca e sono l'attuale seconda moglie di mio zio. Sono sempre in attesa che venga a prendere ed usare quello che è su di diritto mentre continuo a consolare i miei due tunisini che sono molto lontani dalle loro famiglie e si sentono soli. Anzi, ora vado a preparare il pranzo perché tra poco arriveranno e saranno molto affamati. Speriamo che siano molto carichi perché in questo momento il mio sfintere aperto, da cui la rosa del piccolo prolasso si sta strofinando sulle calze, mi sta eccitando come una cagna.
Ho tanta voglia di ricevere sulla mia mail altri vostri commenti su di me.
Amorevolmente, Dolly - calze81@libero.it
Eravamo rimasti al punto che lo zio era entrato in casa di Gerlando e, dopo avermi spostato il body bianco e intrufolato la sua manona sotto i miei collant, mi aveva piantato il suo ditone nel culo aiutato dalle spinte che stavo dando al mio sfintere rovinato. IL bacio che fu lungo ed appassionato e Gerlando guardo incuriosito la scena fino a che non squillò il telefono di casa e, dopo aver parlato in calabrese stretto, attaccò e ci comunico che sarebbe tornato dopo un po di ore, concedendo del tempo a mio zio per scaricarsi per bene dentro di me.
Zio sfilò il dito, me lo fece leccare per bene e poi ci mettemmo a fare un bel 69 sdraiati sul lettone delle perversioni, dove io pompavo la su asta enorme, almeno 25 cm, e lui mi leccava il buco del culo talmente bene, con delicatezza, che mi si aprii in maniera incredibile formando una vera e propria rosa da cui sgorgava continuamente del liquido saporito. Poi mi alzò come un fuscello, essendo io 1,60 x 58 kg, e mi fece impalare sul suo cazzo piano piano fino a che non lo ebbi nello stomaco dove, andando su e giù, gli praticai il pompino con il culo, una mia specialità, che consiste nello stringere i muscoli anali quando salivo e di rilassarli quanto scendevo, simulando un vero e proprio prompino. Dopo un tempo interminabile, sempre in quella posizione, ove io mi abbassavo per baciarlo in bocca, mi scaricò nel retto un fiume di sperma che lo sentii risalire per le pieghe dell'intestino e depositarsi in ogni anfratto.Rimanemmo così finchè non scese il turgore del pisello, io mi rivestii, lasciando gelosamente che il suo sperma mi impregnasse, e parlammo.
Gli confidai piagnucolando le nefandezze che subivo, il mio stato di prostrazione e di umiliazione, spiegandogli che tutto ciò mi arrapava da morire e non sapevo come fare e lui, con pazienza, mi spiego che dovevo immeditamente lasciare quella casa per evitare di non potermi più rialzare dal baratro in cui ero.
Quindi decise per me, intimandomi di fare le valigie, e mi portò via, senza avvertire Gerlando. Io ero molto impaurita da una reazione violenta di quest'ultimo, al che zio mi prese per il viso, mi bacio, e mi disse che ci avrebbe pensato lui e che mi avrebbe protetta.Davanti a quelle vera dichiarazione di protezione maschile, mi sciolsi e sentii un'eccitazione incredibile, più potente delle solite, che mi sciolse il buchetto da cui uscii un po di sperma dello zio che imbrattò calze e pantacollant. Gli dissi che non potevo tornare a casa perché avevo litigato con i miei ed allora decise di portarmi nella sua barca, ormeggiata al molo di un paese nei dintorni, dove avrei potuto vivere. Disse che a me ci avrebbe pensato lui, mantenendomi e fornendomi tutto il necessario per vivere.
Feci le valigie e partimmo immediatamente. Arrivati alla marina, passammo il cancello e mi presentò ai due guardiani - due signori tunisini di mezza età - molto simpatici ed educati, a cui disse che io avrei soggiornato nella sua barca e che mi avrebbero dovuto prestare aiuto per qualunque cosa mi servisse; loro si resero subito disponibili e ci accompagnarono all'imbarcazione, 12 metri, ove salimmo io e zio e, dopo entrati, mi aiutò a sistemare le mie cose.
io mi tolsi i pantacollant mentre zio faceva il caffè, rimasi con le mie calze castoro tutte bagnate dietro di sperma. Feci vedere la cosa a zio e ridemmo insieme dell'accaduto e, seduta sul divanetto, mi fece raccontare il perchè mi chiamassi dolly. Dopo averglielo spiegato lui abbracciò e mi disse che trovava molto eccitante avere una pecorella stitica in casa e che mi avrebbe aiutato nell'evacuazione mediante abbondanti clisteri di sborra e di piscio; al che, per ringraziarlo di tutto ciò, mi accovacciai in terra alla pecorina e, dopo avergli sfilato scarpe e calzini, leccai tutti i suoi piedi odorosi, affinché capisse per bene la mia devozione verso di lui.
Si prese cura di me, mi comprò tantissime calze - anche autoreggenti - e pantacollant, scapine con il tacco aperte davanti da dove poter vedere il piede inguainato dalle calze, body a perizoma. Il medico di sua fiducia mi prescrisse di evitare dilatazioni anali per un mese, al fine di far richiudere il buco che sembrava aver perso elasticità. Visto che però il mio culo aveva bisogno di essere quotidianamente riempito, chiesi a zio se poteva comprarmi delle uova anali cosicché potessi sentirmi piena senza tenere dilatato l'ano come con i plug; lui mi accontentò e me ne prese di diverse misure che io inserivo per tutto il giorno.
In quel mese mi presi cura di me stessa, curando il mio corpo, perfezionando il trucco e verstendomi ed indossando tutte le calze che zio mi regalò.Facevo delle passeggiate per il molo ed andavo sempre a trovare i due guardiani che erano molto premurosi con me e mi facevano sempre tanti complimento per il vestiario e per quanto ero bella, senza mai permettersi nulla di spinto. Raccontai loro il mio essere femminuccia e li vedevo che erano sul punto di rottura; in effetti percepii che nemmeno le uova nel culo erano più sufficienti a soddisfarmi e, dopo circa 10 giorni, venni invitata a cena nel loro casotto. Mi presentai da loro con delle calze bianche lucide, gonna e camicetta, con sotto un body bianco a perizoma e ben truccata. Mentre loro preparavano io mi misi seduta sul divano con le gambe accavallate e mi porsero una birra. Mi guardavano con bramosia ed anche io sentivo che il culo si stava bangnando e le contrazioni anali dell'eccitamento spingevano fuori le due uova che avevo all'interno. Comunque cenammo e, al termine, ci mettemmo sul divano a parlare e dopo aver chiesto il permesso, pian paino cominciarono a mettermi le mani sulle coscie. Io mi sciolsi e cominciai a baciarli in bocca a turno mentre tiravano fuori i loro cazzi.
Mi piegai su uno di essi ed iniziai a succhiargli il cazzo, mettendomi a pecorina verso l'altro che mi baciò il culo alzuandomi la gonna e slacciandomi il body da sotto; spinse con il suo dito nell'ano senza togliere le calze ed il mio sfintere si aprì, senntendo che le uova comincivano ad uscire. mi staccai dal cazzo che stavo succhiando, girai la testa e dissi a quello dietro di guardare bene; spinsi più forte, diventando tutta rossa in volto, il mio culo si aprì a dismisura e vencendo la resistenza della calze, partorii le uova una dopo l'altra, unitamente al mio liquido e ad un po di aria. lo spettatore rimase di sasso e io, sorridendo, dissi che ero la loro gallinella ed ero pronta per essere fecondata e che avevo tanto bisogno di sborra nel culo. Devo dire che mi farcirono per bene per ore e mi riempirono il retto fino all'orlo, reinserendomi dentro le uova una per ognuno. Prima di andare via, riemerse la mia servizievolezza, e chiesi di poter riassettare la casetta per ringraziarli e loro, di buon gusto, accettarono.
Tornai in barca accompagnata da loro e mi misi subito a letto con le calze ed il culo pieno. Passai la notte a farmi ditalini goduriosi nel culo ed a leccare la sborra saporita che usciva al mio culo, respingendo dentro le uova ogni volta che provavano ad uscire. La mattina mi venne a far visita zio che mi trovò in posizione fetale sul letto con le calze bagnate all'altezza dell'ano. Io mi svegliai e subito mi bacio, chiedendomi se la sera precedente avevo fatto la monella; io mi scusai e gli raccontai l'accaduto, dicendogli che avevo troppo bisogno di farmi farcire il culo. Lo pregai di non arrabiarsi e di non punirmi e lui, invece, se sedette sul letto, mi prese in braccio e mi abbraccio, baciandomi a lungo ed intensamente. Nel frattempo iniziò a toccarmi l'ano da sopra le calze, il quale si dischiuse e cominciò a far uscire del liquido marroncino ed io gli dissi che stavo per evaquare le uova che ancora tenevo dentro dal giorno prima. Lui continuò ad accarezzarmi ed improvvisamente squirtai di culo sparando fuori le uova, mise immediatamente un dito nell'ano spalancato e mi disse che avevo un meraviglioso inizio di prolasso del retto e, questa cosa, mi fece sentire davvero una femmina, una pecorella rotta. Mi alzai, mi girai di spalle, tirai le calze più possibile nelle natiche, mi piegai a 90 e spinsi lo sfintere finquando non sentii che il prolasso si spiaccicava sulle calze.chiedendo a zio di leccarmi. Lui lo fece con gusto e venni nuovamente, imbrattandomi tutta di una mistura animalesca.
Zio mi disse che potevo essere l'amante dei due tunisini, che erano stati autorizzati a fottermi quando lui non c'era, ma che dovevo ricordarmi che ormai ero sua moglie e che dovevo comportarmi bene. Io ovviamente ubbidii e passai i miei giorni a fare la servizievole donna delle pulizie per i tunisini - che mi riempivano regolarmente il culo - e la mogliettina premurosa di mio zio quantdo veniva a trovarmi.
Quando uscivamo in barca, mi faceva indossare un costumino a perizoma intero di colore bianco, con sotto le immancabili collant bianche stavolta del modello con l'apertura ricamata dietro il culo. Io prendevo il sole e mi prendevo cura dei bisogni di mio marito, facendo talvolta la civettuola mettendomi a pecorina sul ponte della barca davanti al timone e facendo il giochino delle espulsioni delle uova dall'ano che a lui tanto piaceva. Quando si cominciava ad arrossare la pelle delle gambine costrette nei collant, mi faceva con premura mettere sotto la sedia del timone e mi faceva leccare i suoi piedi ed il suo cazzone.
Alcune volte venivano con noi in barca alcuni suoi amici, davvero porci, a cui facevo il rituale pompino di benvenuto non appena salivano in barca con relativo ingoio di sperma e poi passavo la giornata a preparare il pranzo agghindata con calze con buco, body di pizzo a perizoma e ciabattine di pelo. Durante queste giornate venivo usata a richiesta da chi ne aveva voglia e, quando dormivamo in rada, stavamo tutti nel letto insieme dove venivo continuamente inseminata dai miei stalloni per tutta la notte.
Sto ancora vivendo nella barca e sono l'attuale seconda moglie di mio zio. Sono sempre in attesa che venga a prendere ed usare quello che è su di diritto mentre continuo a consolare i miei due tunisini che sono molto lontani dalle loro famiglie e si sentono soli. Anzi, ora vado a preparare il pranzo perché tra poco arriveranno e saranno molto affamati. Speriamo che siano molto carichi perché in questo momento il mio sfintere aperto, da cui la rosa del piccolo prolasso si sta strofinando sulle calze, mi sta eccitando come una cagna.
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Gerlando il contadino
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